20/03/2019

Vinta una dipendenza se ne rischia un’altra?

Dottor Giordano Bertolazzi Pubblicato il 20/03/2019 Aggiornato il 20/03/2019

Essere dipendenti da qualcosa o da qualcuno non comporta automaticamente un danno. L'importante è controllare la "quantità" di tale dipendenza evitando il "troppo".

Una domanda di: Marinella
Gentile dottore,
sono riuscita con grande fatica a smettere di fumare (è quasi un anno!) però sono ingrassata di 12 chili perché mi sono ampiamente consolata con i dolci (odiandomi per questo). Di recente ho letto in FB una riflessione che mi ha letteralmente angosciato: non si riesce a uscire da una dipendenza senza svilupparne un’altra! Così ho pensato che se mai riuscissi a riprendere il controllo dell’alimentazione magari inizierei a bere alcol o magari a drogarmi. Allo stesso tempo penso però che alla mia età – 40 anni e un figlio di quattro anni – dovrei anche avere la maturità necessaria per non infilarmi in simili casini (scusi il termine). Vorrei un suo parere, prima di tutto sull’ipotesi delle dipendenze a catena. Grazie per l’eventuale risposta e cordiali saluti.
Dottor Giordano Bertolazzi
Dottor Giordano Bertolazzi

Gentile Signora,
un grande psicologo del secolo scorso (George Kelly) sosteneva che tutti noi siamo necessariamente dipendenti e che per vivere una buona vita dovremmo esserlo il più possibile e distribuire la nostra dipendenza su più persone, attività o cose. Questo per dirle che l’idea della dipendenza a catena è in parte vera anche se un po’ superficiale e rischiosa da prendere alla lettera. Noi siamo costantemente impegnati a soddisfare i nostri bisogni relazionandoci con persone o attività ed attraverso queste azioni diamo senso alla nostra esistenza. La difficoltà nasce quando investiamo troppo su un tipo di dipendenza, attraverso la quale cerchiamo di soddisfare molti nostri bisogni (esistenziali, affettivi, personali e così via), amiamo troppo, lavoriamo troppo, corriamo troppo, mangiamo troppo, beviamo troppo e via dicendo. Pertanto quando ci accorgiamo di essere nella dimensione del “troppo” (che, in quanto tale, determina un danno) forse dovremmo fermarci ed approfondire come mai un’attività che svolgiamo o una persona nella nostra vita è diventata cosi fondamentale da non poterne fare a meno…
Un cordiale saluto.

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