13/02/2018

La pielonefrite

Popolarmente chiamata “mal di reni”, la pielonefrite è un’infezione che interessa i reni e le pelvi renali, coinvolgendo anche gli ureteri che di queste ultime sono la prosecuzione naturale.

La malattia in genere risponde bene alle cure, che è importante seguire tempestivamente, per non esporsi a rischi maggiori.

Se trascurata, la pielonefrite può infatti danneggiare in modo irreversibile i reni. 

I sintomi

I sintomi della pielonefrite sono piuttosto caratteristici e permettono al medico di fare la diagnosi e di prescrivere immediatamente la cura ancora prima di avere i risultati dell’urinocoltura. Eccoli:

febbre alta;

brividi;

nausea;

vomito;

diarrea;

indolenzimento costale;

– dolore lombare;

a volte sono presenti i sintomi della cistite;

a volte, è presente sangue nelle urine (ematuria).

Le cause

La pielonefrite è un’infezione causata da agenti infettivi, batteri soprattutto, che raggiungono le alte vie urinarie, cioè ureteri, pelvi e reni, risalendo dalla vescica.

Le persone a cui viene applicato il catetere sono a rischio perché è probabile che durante la procedura agenti infettivi vengano trasportati dall’esterno fino alla vescica.

Sono fattori predisponenti le cistiti ricorrenti, i calcoli renali, le alterazioni congenite e acquisite delle vie urinarie che provocano il reflusso urinario, ossia l’anomala risalita dell’urina dalla vescica verso l’alto. Come per la cistite, le donne sono le più colpite per ragioni anatomiche.

Nella maggior parte dei casi, i batteri implicati sono gli enterobatteri (soprattutto l’Escherichia coli). Più raramente possono essere coinvolti i batteri Klebsiella, Proteus, Stafilococco. Può accadere anche, raramente, che gli agenti infettivi riescano a raggiungere i reni attraverso il sangue.

La diagnosi

La diagnosi di pielonefrite non è sempre agevole, anche se di fronte ai sintomi sopra descritti il medico ipotizza la presenza dell’infezione.

Può però accadere che i disturbi siano dovuti a una cistite che si manifesta in maniera particolarmente grave.

L’urinocoltura può aiutare, segnalando una carica batterica particolarmente alta rispetto a quella che si riscontra di fronte a una semplice cistite.

Un segnale di pielonefrite è dato anche da un alto livello nel sangue di proteina C reattiva, una sostanza che appartiene all’elenco dei “marcatori di infezione”, presente in quantità modeste se si tratta solo di cistite.

Le cure

La cura della pielonefrite prevede l’assunzione di un antibiotico. Spesso il medico prescrive gli stessi principi attivi usati per combattere la cistite.

Può non essere opportuno attendere i risultati dell’antibiogramma, che permetterebbero di dare un antibiotico mirato, per non correre il rischio che la situazione si aggravi e si complichi.

Può essere necessario somministrare gli antibiotici per via endovenosa: in questo caso, occorre il ricovero. L’eventualità si pone nelle forme particolarmente gravi, se la persona è molto anziana o quando non è possibile effettuare la cura per bocca.

Il medico può, inoltre, prescrivere l’antibiotico a cicli, anche nel caso in cui i sintomi siano scomparsi: è una precauzione che viene utilizzata in casi selezionati per prevenire le ricadute.

Oltre all’antibiotico, è opportuno stare a riposo e bere molto, per evitare il rischio di disidratazione e per incrementare la produzione di urina, utile per un “lavaggio” naturale della vescica. Per contrastare il dolore e la febbre, in attesa che l’antibiotico faccia effetto, si può assumere il paracetamolo. 

Di norma, a 48-72 ore dall’inizio della cura con antibiotici i sintomi cominciano a diminuire, per sparire del tutto nell’arco di qualche giorno.

Nelle forme più severe la febbre può invece permanere, anche quando gli altri sintomi sono scomparsi. È buona norma concedersi un periodo di convalescenza, durante il quale evitare strapazzi fisici.

Le possibili complicazioni

Di solito la cura con antibiotico, specialmente se affrontata tempestivamente, permette la guarigione completa in tempi rapidi.

Al termine, dopo qualche giorno, si devono ripetere gli esami delle urine per accertare che gli agenti infettivi non siano più presenti.

Può invece accadere, ma per fortuna si tratta di eventualità rare, che la pielonefrite abbia conseguenze.

La prima conseguenza e la più frequente è il ripetersi continuo delle infezioni, che rende la pielonefrite cronica: in questo caso reni e pelvi renali rimangono in un costante stato di infiammazione, anche nel momento in cui non si riscontrano più batteri nelle urine.

Le altre possibili complicazioni di una pielonefrite acuta non curata in modo adeguato sono:

l’insufficienza renale, caratterizzata dall’incapacità del rene di svolgere il suo compito (vedi capitolo relativo).

un’infezione diffusa all’intero organismo (sepsi), dovuta al fatto che il sangue che irrora i reni può contaminare tutto il circolo sanguigno. Il problema può avere conseguenze particolarmente gravi se interessa un neonato o una persona anziana.

la comparsa di cicatrici e indurimento (fibrosi) del tessuto renale: la frequenza di questa complicazione, che successivamente favorisce l’ipertensione, è maggiore nei bambini.

lo sviluppo di un ascesso renale, ovvero la formazione di un accumulo di pus all’interno del rene, o nella zona direttamente circostante a esso. Si tratta comunque di un’eventualità molto rara, a cui espongono con più frequenza il diabete di tipo II (dell’età adulta) e i calcoli renali.

I segnali d’allarme

Ci sono dei sintomi che non vanno assolutamente trascurati, quando compaiono mentre già ci si sta curando per la pielonefrite. Potrebbero, infatti, esprimere il rischio di complicazioni. Eccoli:

riduzione della quantità di urina emessa e della frequenza con cui si fa pipì;

febbre che non accenna a diminuire;

dolore persistente al fianco o alla schiena;

malessere generale importante, stanchezza invincibile.