13/02/2018

Domande all’urologo sull’apparto urinario

Ecco le risposte ad alcuni dubbi sui problemi che possono interessare le vie urinarie.

Che cosa sono le cisti renali?

Le cisti renali sono formazioni ripiene di liquido che, nella maggior parte dei casi, non provocano particolari disturbi. Sono di natura benigna (cioè non sono tumori nell’accezione negativa del termine).  Sono più frequenti in età adulta e il rischio aumenta con il passare degli anni. In casi molto rari, possono causare dolore alla schiena, al fianco e all’addome oppure crescere al punto da ostacolare il lavoro dei reni.

Se non ci sono sintomi non occorre fare nulla, altrimenti è necessario sottoporsi a una particolare procedura: la puntura percutanea che si esegue in anestesia locale e consiste nell’aspirare il liquido dall’interno della cisti. Sul piano della prevenzione non esiste nulla.

Che cos’è il rene mobile?

È una condizione spesso legata a un’importante perdita di peso, caratterizzata da un’anomala discesa del rene verso il basso durante il passaggio dalla posizione seduta o sdraiata alla posizione eretta. In pratica, quando ci si alza, il rene lascia la sua sede naturale e “precipita” per un tratto superiore ai 5 centimetri. Il rischio è che l’uretere si pieghi, impedendo all’urina di attraversarlo per raggiungere la vescica. La conseguenza più immediata è la comparsa di un dolore analogo a quello della colica provocata da un calcolo.

Più frequente nelle donne, è favorito dal dimagrimento eccessivo e dalle numerose gravidanze.

Chi deve controllare la funzionalità renale perché potrebbe manifestare dei problemi nel corso della vita?

Ci sono persone fortemente a rischio di andare incontro a un’insufficienza renale cronica, per familiarità o stile di vita: gli obesi, i diabetici, i cardiopatici, gli ipertesi, i forti fumatori, i consumatori abituali di Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei). Anche chi ha il colesterolo alto, così come chi ha consanguinei con problemi ai reni, ha maggiori probabilità di svilupparne.

In tutte queste eventualità è, dunque, raccomandabile controllare periodicamente il funzionamento dei reni effettuando un esame delle urine, un’analisi del sangue per dosaggio della creatinina ed eventualmente un’ecografia renale. Fermo restando che è sempre opportuno sentire il parere del proprio medico curante.

A volte agli uomini capita che dopo la minzione si verifichi una perdita inaspettata di qualche goccia di urina. È un fenomeno preoccupante?

Si tratta di “perdite innocenti” che spesso hanno anche i bambini e sono dovute alla fuoriuscita di quella piccola quantità di urina che può rimanere nell’uretra al termine della minzione, quando non si ha la pazienza di attendere che si sia svuotata del tutto. Non ha nulla a che vedere con l’incontinenza urinaria (vedi capitolo relativo).

È vero che il clima sempre più caldo può favorire i calcoli renali?

Uno studio effettuato dall’Università di Dallas (Texas) ha ipotizzato un legame tra il global warming (riscaldamento globale) e la maggiore frequenza dei calcoli renali nella popolazione. I ricercatori hanno, infatti, avuto modo di osservare che l’incidenza della calcolosi tra le persone che vivono in zone particolarmente calde è più alta rispetto alla media rilevabile in altre realtà.

È probabile che la causa sia riconducibile al maggiore rischio di disidratazione, dovuto anche a una sudorazione continua e importante, che rende le urine più concentrate.

La comparsa della cistite può essere determinata dallo stress?

In effetti lo stress mentale prolungato, che non si riesce ad allentare, così come lo stress fisico, dovuto per esempio a una malattia infettiva da cui si è guariti da poco, possono rendere più vulnerabili nei confronti degli agenti infettivi che possono raggiungere la vescica. Si ipotizza, inoltre, che lo stress psicofisico abbia un suo ruolo nelle manifestazioni della cistite interstiziale.

Perché la cistite è meno frequente tra gli uomini?

L’uretra femminile è molto più corta di quella maschile, quindi i batteri provenienti dall’esterno possono raggiungere molto agevolmente la vescica. In più l’uretra femminile, per sua naturale caratteristica, è piuttosto esposta alle aggressioni esterne rispetto a quella maschile. Per finire gli uomini possiedono una difesa in più nei confronti dei batteri responsabili di cistite, poiché le secrezioni prodotte dalla prostata (assente nella donna) ne contrastano la proliferazione.

È certo che fare pipì dopo un rapporto sessuale può prevenire la cistite?

È noto da tempo che il rischio di sviluppare una cistite cosiddetta “post coito” si riduce se si urina subito dopo l’amplesso. Vale sia per l’uomo sia per la donna.

L’urina infatti possiede proprietà disinfettanti; inoltre, nel suo tragitto verso l’esterno può riuscire a trascinare con sé eventuali agenti infettivi. Posto questo, l’impiego del profilattico, in caso di rapporti con partner occasionali, deve rimanere un imperativo categorico.

L’esame rapido delle urine è attendibile?

Il test rapido delle urine è molto usato, per esempio, dai pediatri perché si può eseguire velocemente in ambulatorio, immergendo direttamente nell’urina una striscia a base di un particolare reagente.

Permette di verificare in modo attendibile se c’è un’infezione delle vie urinarie in atto e anche se nell’urina ci sono proteine. Viene usato in gravidanza per tenere monitorata l’albumina, la cui anomala presenza nelle urine può indicare un’insufficienza renale. I risultati che fornisce sono attendibili.

È vero che l’uso di cateteri favorisce la cistite?

L’inserimento del catetere (sonda flessibile) in vescica è spesso responsabile della comparsa di una cistite in quanto la sonda può trasportare migliaia di germi presenti all’esterno o nell’uretra.

Proprio per questo, sarebbe opportuno che si ricorresse alla metodica solo quando è strettamente indispensabile.

In gravidanza lo stimolo frequente di fare pipì è sempre segno di un problema?

Negli ultimi mesi di gravidanza l’utero ingrossato va a comprimere la vescica aumentando la frequenza con cui si manifesta lo stimolo di fare pipì. Non si tratta, dunque, di un problema dovuto a un’infezione, ma di un fenomeno di natura meccanica.

Se invece allo stimolo frequente si associano altri sintomi, come per esempio bruciore e fastidio, si deve pensare a un’infezione e quindi occorre rivolgersi tempestivamente al ginecologo per poi effettuare un’urinocoltura. Le statistiche dicono che circa il 2-8 per cento delle donne incinte va in contro a una cistite nel corso della gravidanza. Cala infatti la della tonicità degli ureteri e della parete della vescica a causa dell’aumento del progesterone, l’ormone prodotto in abbondanza durante la gestazione che agisce sui tessuti muscolari (le pareti degli ureteri e della vescica sono costituite da muscoli) provocandone il rilasciamento.

Il rilasciamento e la conseguente dilatazione degli ureteri impedisce all’urina prodotta dal rene di raggiungere rapidamente la vescica. Si formano quindi ristagni entro cui possono proliferare batteri che possono aggredire la vescica.

Allo stesso tempo, la temporanea perdita di tono della vescica ne può impedire il completo svuotamento e anche in questo caso può favorire i ristagni di urina che costituiscono il terreno ideale per la proliferazione dei germi.

Anche in gravidanza la cistite va curata con gli antibiotici, che dovrà prescrivere il medico.

Le infezioni delle vie urinarie possono provocare perdite di odore sgradevole?

La presenza di perdite maleodoranti associate ai sintomi classici della cistite non deve far pensare a un’infezione delle vie urinarie (o comunque non solo a questa) ma a una malattia a trasmissione sessuale. Le secrezioni di odore sgradevole sono infatti dovute ad agenti infettivi che hanno per bersaglio i genitali: più comunemente Clamidia e Trichomonas.