19/01/2018

La cheratosi attinica

Cosa è la cheratosi attinica: lo screening, le cause e i sintomi, le possibili cure e la prevenzione

Questa malattia è sempre stata considerata tipica delle categorie professionali costrette a trascorrere molte ore al sole, come agricoltori, pescatori, marinai e muratori. Oggi le cose stanno cambiando.

Infatti, la cheratosi attinica è in forte crescita in special modo fra le persone (soprattutto donne) di età compresa fra i 40 e i 50 che amano la tintarella. Il sole, infatti, svolge un ruolo molto nocivo, favorendo la comparsa della malattia.

I sintomi

La cheratosi attinica è una malattia cutanea frequente soprattutto dopo i 50 anni, caratterizzata dalla presenza di piccole chiazze dure sulla pelle.

In alcuni casi, in corrispondenza delle macchie si può avvertire prurito o pizzicore. Inoltre può subentrare un’infiammazione (con arrossamento nella zona circostante).

Le manifestazioni compaiono soprattutto nelle zone più esposte alla luce solare: fronte, labbro inferiore, dorso delle mani, padiglione auricolare.

Come evolvono le macchie

Inizialmente compaiono piccole desquamazioni della cute e macchie ruvide, di colore giallastro o grigiastro, con un alone rosato-rosso, che solo in un secondo tempo si trasformano in vere e proprie crosticine, dalla consistenza dura.

Le desquamazioni possono durare anche diversi anni, alternando periodi di remissione (durante i quali si attenuano) ad altri di riacutizzazione (durante i quali ricompaiono).

Le crosticine, invece, una volta comparse, non scompaiono più: possono staccarsi, anche senza provocare sanguinamento, ma poi si riformano sempre.

Il disturbo non va trascurato perché potrebbe anche avere un’evoluzione negativa (può degenerare in un tumore della pelle).

Le cause

Le cheratosi attinica o cheratosi solare, come dice anche il nome stesso, è la conseguenza di un’esposizione cronica al sole.

Le radiazioni solari, infatti, a lungo andare sono in grado di alterare il Dna delle cellule: penetrano attraverso la pelle e arrivano negli strati più profondi dove agiscono sui cheratinociti, le cellule della cute che hanno il compito di difenderla.

I cheratinociti, di conseguenza, si riproducono in modo anomalo, accumulandosi e dando luogo, in superficie, alla comparsa di macchie e crosticine.

I fattori di rischio

  • Oltre all’esposizione al sole, ci sono altri fattori che aumentano il rischio di cheratosi attinica.
  • Innanzitutto, il fatto di avere occhi e pelle chiara: in genere, infatti, ciò è indice di una maggiore sensibilità cutanea.
  • Anche le persone con efelidi sono vulnerabili. Le efelidi sono piccole macchie irregolari di colore bruno chiaro che compaiono su naso, zigomi, fronte e décolleté. Con l’esposizione solare, queste chiazze si fanno più grosse ed evidenti.
  • Infine, l’esposizione al sole e alle lampade abbronzanti nel tempo aumentano le probabilità di ammalarsi. È anche per questo che i giovani sono solitamente più protetti rispetto ai soggetti più adulti e anziani.

Le cure

La cheratosi attinica non va assolutamente trascurata. Per gli esperti, infatti, costituisce un vero e proprio tumore localizzato della pelle.

È necessario, dunque, cercare di intervenire il prima possibile e nel modo più adatto per evitare eventuali peggioramenti.

Oggi il medico ha a disposizione varie soluzioni per curare la malattia. Ecco le principali.

La terapia fotodinamica (Pdt)

Consiste nell’applicazione sulla lesione di un unguento (ala-acido 5-aminolevulinico) che si lega in modo selettivo alle cellule alterate. Trascorsa un’ora, la lesione viene esposta a una luce Led per cicli di alcuni minuti. La luce innesta una reazione fotochimica nelle cellule in cui l’unguento di ala si è concentrato, distruggendole e mantenendo intatte quelle circostanti non alterate.

Il gel a base di diclofenac al 3% e sodio ialuronato

Si tratta di un gel a base di diclofenac al 3% e sodio ialuronato, che contiene un potente antinfiammatorio non steroideo (diclofenac) in grado di agire a livello delle cellule epiteliali alterate. Nella maggior parte dei casi, cancella le lesioni (visibili e non visibili) della cheratosi attinica in pochi mesi. Bisogna applicare due volte al giorno (mattina e sera) un velo del farmaco per 60-90 giorni. La durata della cura può anche essere più lunga: dipende dal numero e dall’estensione delle lesioni.

La cura immunologica

Si basa sull’utilizzo di creme a base di imiquimod, il capostipite di una classe di molecole in grado di modulare la risposta del sistema immunitario. In pratica, questa sostanza riesce a combattere le cellule alterate, eliminando anche le crosticine superficiali. La crema va applicata direttamente sulle macchie una volta al giorno, a giorni alterni, per un periodo che va dalle quattro alle otto settimane.

Il laser

Il medico utilizza una luce laser che emette una quantità di calore sufficiente a vaporizzare gli strati superficiali dell’epidermide, eliminando così macchie e crosticine. Dopo l’intervento è necessario sottoporsi a medicazioni con creme antibiotiche per tre-quattro giorni. È utile applicare una crema fotoprotettiva. Per risultati perfetti sono necessarie più sedute a cadenza mensile.

Il curettage

Si basa sull’utilizzo di uno strumento chirurgico fatto come un cucchiaino con un bordo circolare, tagliente da un lato e smussato dall’altro. Il lato tagliente viene fatto passare sull’area da trattare, così da asportare le lesioni. Il trattamento può essere effettuato in anestesia locale. Al termine la pelle si presenta arrossata e può mostrare una ferita, che sarà subito medicata. Nel giro di pochi giorni la cute torna normale. C’è però un rischio abbastanza elevato di recidive.

L’intervento chirurgico

Se non c’è alternativa, il medico può decidere di intervenire chirurgicamente. In anestesia locale asporta la lesione, incidendo la cute. Applica poi pochi punti di sutura, che andranno tolti dopo otto-dieci giorni. In genere, è un intervento ambulatoriale per il quale non è necessario il ricovero. La cute asportata viene sottoposta a esame istologico (analisi di laboratorio) per verificare se si tratta di una lesione benigna o maligna.

Altre soluzioni

Il medico può anche decidere di ricorrere al peeling, l’applicazione di sostanze acide in grado di esfoliare la pelle.

Anche l’uso di retinoidi (derivati della vitamina A, che levigano la pelle) per via orale o locale può essere d’aiuto, soprattutto nelle situazioni più diffuse.

Infine, si può usare la criochirurgia: il medico “brucia” la lesione con l’azoto liquido, una sostanza che forma una bolla che, dopo qualche giorno, si stacca portando la lesione con sé.

Le regole di prevenzione

  • Nelle persone con pelle e occhi chiari anche una normale esposizione solare può essere deleteria. Ecco perché, prima di prendere il sole, sarebbe bene fare una visita dermatologica per ottenere consigli personalizzati sulle protezioni da usare.
  • Non esporsi alla luce diretta del sole per più di 30 minuti (poi si deve restare all’ombra per un tempo analogo). In ogni caso, è meglio evitare le ore più calde, dalle 12 alle 16.
  • Attenzione a mani, orecchie e fronte, le zone più a rischio: vanno sempre protette.
  • Considerare che il sudore diluisce i filtri solari, che quindi vanno applicati con frequenza quando si suda.
  • In aggiunta alla protezione solare, usare cappelli e magliette coprenti soprattutto nei primi giorni di esposizione al sole.
  • Gli uomini calvi o con capelli diradati, molto stempiati o con tagli cortissimi devono proteggere il cuoio capelluto e le orecchie (anche all’interno del padiglione auricolare).
  • Queste regole vanno adottate ovunque: i potenziali effetti nocivi del sole d’estate sono uguali al mare, in montagna e in città.
  • Meglio evitare le lampade solari (in ogni caso, non farne più di 10 all’anno).