22/01/2018

L’orticaria

Cosa è l’orticaria: lo screening, le cause e i sintomi, le possibili cure e la prevenzione

Questo disturbo, caratterizzato dalla comparsa sulla pelle di pomfi, ossia di piccoli rilievi simili alle punture di zanzara, è molto diffuso ed è in aumento. Il 20 per cento della popolazione ha almeno un episodio di orticaria nella sua vita e le donne sono più colpite degli uomini, con un picco di età tra i 20 e i 40 anni. La forma acuta, che costituisce circa i due terzi di tutti i tipi di orticaria, ha una durata massima di sei settimane.

Un terzo dei soggetti è affetto poi da forme croniche, la cui causa resta spesso sconosciuta.

In questi casi si parla di orticaria cronica idiopatica, un disturbo che dura a lungo o addirittura per tutta la vita. Questa forma è spesso l’evoluzione di un’orticaria acuta.

I sintomi

L’orticaria si presenta sempre con un’eruzione cutanea accompagnata da prurito e qualche volta da sensazione di bruciore e pizzicore.

L’eruzione cutanea è costituita da pomfi, ossia da lesioni cutanee in rilievo di dimensioni variabili: possono essere di pochi millimetri oppure anche di alcuni centimetri.

I pomfi possono essere rotondeggianti, oppure avere forma irregolare e possono unirsi sulla pelle fino a formare una sorta di carta geografica.

Queste manifestazioni sono transitorie e di solito hanno un decorso che varia da un’ora a 24 ore. I pomfi, una volta regrediti, non lasciano segni, a meno che la persona non abbia grattato la pelle a causa del prurito, fino a lesionare la cute.

Nel 40 per cento dei casi si presenta anche un angioedema, cioè un gonfiore che interessa vaste aree di tessuto sottocutaneo.

La forma acuta e cronica

– L’orticaria acuta colpisce soprattutto i bambini, i soggetti di sesso femminile di età compresa tra i 30 e i 60 anni e le persone con problemi di allergie.

Di solito è scatenata da un agente infettivo (virus o batterio) responsabile di diverse malattie e in genere si risolve da sola nel giro di qualche giorno.

La forma acuta può essere però scatenata anche da altri fattori, come alimenti, sostanze ambientali, punture di insetti, farmaci, freddo, caldo.

– L’orticaria cronica, dal punto di vista delle cause, non è distinguibile dalla forma acuta: può essere scatenata anch’essa da farmaci, alimenti, punture di insetti, infezioni croniche e altro.

La differenza è che i sintomi sono meno evidenti e fastidiosi, ma possono curare più a lungo, oltre le sei settimane, e soprattutto la malattia è caratterizzata da periodi di remissione e di riacutizzazione. I disturbi possono essere resi più intensi dallo stress e dall’assunzione di alcolici, caffeina e dal fumo.

Quando la causa dell’orticaria cronica resta sconosciuta, si parla di orticaria cronica idiopatica.

L’orticaria allergica

In molti casi l’orticaria acuta è di tipo allergico. Si tratta in pratica di una reazione IgE mediata, che cioè coinvolge il sistema immunitario. In pratica, i mastociti (le cellule addette alla reazione immunitaria) si attivano contro l’allergene (un agente normalmente innocuo ma considerato nemico dal sistema immunitario delle persone predisposte) liberando istamina, una sostanza vasoattiva che è alla base di tutte le reazioni cutanee, compreso il prurito. Le cause possono essere:

– Allergeni ambientali, ossia sostanze che si trovano nell’ambiente, come i pollini delle piante, gli acari della polvere domestica, le muffe (presenti per esempio su certe pareti di casa), i peli degli animali.

Allergeni alimentari, soprattutto uova, kiwi, arachidi, crostacei, pomodori.

Farmaci, specialmente antinfiammatori non steroidei (Fans), antibiotici, antistaminici, antidiabetici.

Punture di insetti, come api, vespe e altri imenotteri che scatenano la reazione inoculando un veleno irritante.

L’orticaria da freddo

Freddo intenso, esposizione a neve, ghiaccio e temperature molto basse possono causare la cosiddetta orticaria da freddo, una forma particolare di dermatite che raggiunge il suo picco nel periodo invernale, ma che qualche volta può presentarsi in estate. Questa orticaria ha caratteristiche particolari.

Il prurito può essere intenso, ma i pomfi hanno un aspetto puntiforme e sono localizzati, almeno in una prima fase (se la temperatura si abbassa ulteriormente possono estendersi), alla parte che è venuta a contatto con le basse temperature.

Bastano pochi minuti di esposizione al freddo intenso o il semplice contatto con un oggetto o un liquido freddo perché compaiano i sintomi: può succedere anche se una persona si lava le mani o si fa la doccia a temperature molto basse.

In estate l’orticaria da freddo può insorgere in seguito a un bagno in piscina o in mare con acqua fredda, oppure per colpa di una doccia fredda che molti, erroneamente, fanno per alleviare il caldo.

Altra caratteristica di questa orticaria è il fatto che i disturbi di solito sono più persistenti (durano più di 24 ore) e danno tregua nelle ore notturne.

La diagnosi è semplice e si ottiene, oltre che con un’attenta anamnesi, anche con test di provocazione, che consiste nel porre un cubetto di ghiaccio sull’avambraccio per 3-5 minuti, oppure nell’immergere l’avambraccio in acqua fredda.

L’orticaria da attività fisica

L’attività fisica può indurre un certo tipo di orticaria che rientra in una più ampia famiglia detta delle orticarie colinergiche.

Anche dopo pochi minuti di esercizio fisico (5-15 minuti), soprattutto se c’è abbondante sudorazione e l’attività viene svolta in un ambiente particolarmente riscaldato, possono manifestarsi un forte prurito e un eritema cutaneo esteso. E questo può succedere anche se, subito dopo l’esercizio, la persona fa una doccia o un bagno caldo oppure entra in sauna.

In alcuni casi il consumo di certi alimenti ricchi di istamina dopo l’attività fisica è determinante nello scatenare l’orticaria.

La diagnosi, per queste forme particolari, si può ottenere, oltre che con la visita e un’anamnesi accurata, con un test da sforzo. In pratica, la persona interessata deve pedalare su una cyclette fino a sudare oppure deve eseguire degli esercizi in una stanza calda: basta questo per scatenare, in breve tempo, l’orticaria.

L’orticaria acquagenica

Si parla di orticaria acquagenica quando la pelle entra in contatto con l’acqua (non necessariamente fredda) e si verifica una reazione cutanea.

Il disturbo compare quando una persona espone la pelle al contatto con un liquido, di solito l’acqua (intesa come acqua del rubinetto, del mare, di piscina, di pioggia, di umidità atmosferica), ma anche liquidi come sudore, lacrime, saliva.

Nei punti dove la cute è stata toccata dal liquido compare una vera e propria eruzione cutanea con arrossamento, eritema e presenza di veri e propri ponfi, ossia rigonfiamenti arrossati e pruriginosi.

La manifestazione dura da qualche minuto a un’ora circa, quindi i sintomi regrediscono lentamente, fino a scomparire.

Spesso la reazione è scatenata dal contatto con l’acqua più calda, come per esempio quella della vasca da bagno. Il contatto prolungato con il liquido è ovviamente responsabile di una manifestazione più fastidiosa e intensa.

L’utilizzo di detergenti schiumogeni aggressivi può rendere più seria la reazione. Infatti i saponi impoveriscono il film idrolipidico, la barriera naturale della pelle, composta di lipidi, che ha la funzione di proteggere la cute dalla aggressioni esterne. Se il film idrolipidico diventa più sottile, le molecole d’acqua riescono a penetrare facilmente negli strati superficiali della pelle e a scatenare irritazione.

Nei soggetti particolarmente sensibili, l’orticaria compare anche dopo un bagno in mare o in piscina. A volte è di tipo transitorio: dura cioè qualche mese o qualche anno, poi si risolve.

Più lieve, e quindi meno serio rispetto all’orticaria, è il prurito acquagenico. Compare anch’esso dopo il bagno o la doccia ed è più intenso se per la pulizia personale vengono utilizzati detergenti schiumogeni. Le zone più colpite sono le braccia, le gambe e il tronco. I sintomi si alleviano dopo 20-30 minuti circa.

La diagnosi e gli esami

La visita e l’anamnesi sono fondamentali. Esistono poi esami specifici come il Prist, la ricerca delle IgE nel sangue e il Rast (ricerca delle IgE specifiche) o i test di provocazione che simulano la reazione della pelle a contatto con la sostanza responsabile (Prick test).

Sono importanti però precise domande chiave, oltre a quelle tipiche dell’anamnesi, che il dermatologo pone alla persona soggetta a orticaria. Può chiedere, per esempio, quando si è presentato il disturbo per la prima volta, la frequenza e la durata dei sintomi, i precedenti in famiglia. Inoltre si informa se, in occasione dei sintomi, la persona aveva assunto farmaci o alimenti particolari, rimedi alternativi o integratori alimentari. Tutte condizioni, emozionali o fisiche, che possono scatenare i sintomi dell’orticaria nelle persone predisposte e che lo specialista deve conoscere.

Inoltre possono essere necessari altri esami del sangue come la Ves (velocità di eritrosedimentazione) e la Pcr (proteina C reattiva), che indicano la presenza di un’infezione, oltre all’esame emocromocitometrico completo ed eventualmente ai test di funzionalità epatica e renale e alla ricerca di autoanticorpi circolanti.

Le cure

La prima linea di trattamento dell’orticaria è costituita dagli antistaminici selettivi sui recettori H1 dell’istamina di nuova generazione, privi di effetti sedativi. Diversi studi hanno provato la loro efficacia.

La cura con gli antistaminici resta il trattamento di prima scelta, ma oggi esiste la possibilità di variare il tipo di farmaco, in relazione sia alla durata della malattia sia, soprattutto, alla risposta del soggetto alla cura stessa. Alcuni di questi farmaci esistono anche in forma liofilizzata orale e si assumono semplicemente appoggiando il farmaco sulla lingua, senza bisogno di bere acqua o attendere il momento del pasto.

Nei casi più persistenti è necessario assumere anche cortisonici per via sistemica per periodi relativamente lunghi.

Nel caso di orticaria cronica idiopatica (cioè senza una causa precisa), la ciclosporina è il trattamento di elezione.