13/10/2017

Miopia

La miopia è il difetto visivo più diffuso in tutto il mondo, anche in Italia. Consiste nella difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti lontani.
A parte i casi di lieve entità, richiede l’uso di occhiali o di lenti a contatto. L’unica soluzione in grado di risolvere il problema, però, è rappresentata dall’intervento chirurgico.

Non si vede bene da lontano

Per miopia si intende la difficoltà a mettere bene a fuoco gli oggetti che si trovano a distanza.
Alla base possono esserci due cause diverse:

  • l’aumentata lunghezza del bulbo oculare, causata da un eccessivo accrescimento dell’occhio stesso;
  • una curvatura eccessiva della cornea e del cristallino.

In entrambi i casi, i raggi luminosi provenienti dagli oggetti lontani non riescono a essere messi a fuoco dalla retina (si focalizzano davanti a essa). Di conseguenza, le immagini appaiono sfuocate.
Se i difetti anatomici sono accentuati, il difetto visivo è più marcato. In questo caso, gli oggetti lontani appaiono molto indistinti e annebbiati.
L’unità di misura del difetto visivo è la diottria. Si parla di miopia lieve quando il difetto non supera le quattro-cinque diottrie, di miopia intermedia sino a otto-nove diottrie, di miopia elevata al di sopra di questi valori.

Compare fin da piccoli

Nella maggior parte dei casi, la miopia viene diagnosticata tra gli otto e i dodici anni di età. Durante l’adolescenza, quando il corpo cresce più rapidamente, il difetto tende a peggiorare. Dopo i vent’anni, di solito, le variazioni della miopia sono minime o nulle.
Seppure di rado, la miopia può cominciare anche in età adulta, ma si tratta quasi sempre di forme molto lievi, dovute a disturbi del cristallino.
Fra i sintomi del problema ci sono l’affaticamento visivo, il mal di testa e lo strabismo. Il segno classico, però, è la difficoltà a vedere nitidamente gli oggetti lontani, come i cartelli stradali o la lavagna a scuola.

Le soluzioni

Il rimedio tradizionale è rappresentato dagli occhiali o dalle lenti a contatto, ma per risolvere la miopia in maniera definitiva, o quasi, è necessario ricorrere a un intervento chirurgico.
Oggi si hanno a disposizione due diverse strade: le tecniche laser oppure l’impianto di lenti intraoculari (Iol). Entrambe le soluzioni vanno eseguite dopo i 18 anni di età, quando il difetto è stabile da almeno un anno.
Il laser che viene utilizzato per correggere i difetti refrattivi si chiama laser a eccimeri. Si tratta di un raggio di luce di un solo colore (nella fascia degli ultravioletti) che, sotto la guida di un sistema computerizzato, rimodella la curvatura della cornea in maniera tale da correggere il problema visivo. Infatti, permette di ottenere una modificazione del potere refrattivo della cornea e una messa a fuoco ottimale.
Nei casi nei quali non è indicata la correzione con laser della miopia, in genere per scarso spessore corneale o per difetti troppo elevati, si ricorre all’impianto di lenti correttive da camera anteriore.

Le tecniche laser

Il laser a eccimeri può essere utilizzato per eseguire tre tecniche diverse: la Prk, la Lasek e la Lasik. Tutte sono ambulatoriali, precise e in genere danno buoni risultati. È il medico oculista a stabilire se la persona può essere operata e con quale metodica, in relazione alle sue condizioni di salute generali e dell’occhio in particolare.
In ogni caso, prima di procedere è sempre necessario praticare l’anestesia topica (cioè locale): si instilla nell’occhio da operare qualche goccia di collirio anestetico. Si attende qualche minuto, quindi il soggetto viene fatto accomodare su un lettino. Dopo aver applicato sull’occhio un piccolo divaricatore palpebrale, si inizia l’intervento.
In caso di miopia lo scopo è asportare il tessuto nella parte centrale della cornea, in modo da renderla più piatta (se ne asportano strati sottilissimi in maniera concentrica). Così le immagini vengono messe a fuoco più lontano.

La Prk
La Prk è una tecnica di superficie: il laser viene cioè indirizzato sulla superficie della cornea.
Per prima cosa si rimuove l’epitelio, lo strato più superficiale della cornea. In questo modo, il laser può raggiungere lo strato sottostante del tessuto corneale, lo stroma, e modificarne la curvatura. Così le immagini tornano a essere messe a fuoco in modo corretto sulla retina.
L’intervento ha una durata di circa tre minuti. Al termine, si applica una speciale lente a contatto protettiva, che va tenuta per cinque-sette giorni, anche durante la notte. Nel giro di 72 ore al massimo, l’epitelio ricresce. Se necessario, il medico può prescrivere farmaci riepitelizzanti sotto forma di collirio, che ne accelerano la riformazione.
L’occhio può anche essere protetto, durante il sonno, con una conchiglia (da usare per la prima settimana).
Dal giorno stesso dell’intervento bisogna assumere colliri antibiotici e antinfiammatori secondo la prescrizione dell’oculista.
Nei due-tre giorni successivi al trattamento possono comparire modesti fastidi post-operatori, quali lacrimazione, fotofobia, dolore e bruciore.
La persona ci vede bene dopo circa due settimane.

La Lasek
A differenza della Prk, non prevede l’asportazione completa dell’epitelio corneale, ma il suo sollevamento: in pratica, si applica sull’epitelio una sostanza a base alcolica, che lo prosciuga e lo fa sollevare. A questo punto, con il laser si modifica la curvatura dello stroma per ottenere una corretta refrazione.
L’intervento dura dai cinque ai dieci minuti. Anche in questo caso per favorire la guarigione dei tessuti corneali si applica per qualche giorno una lente a contatto protettiva, che va rimossa dal chirurgo, e si devono assumere colliri antibiotici e antinfiammatori.
Il dolore è inferiore rispetto a quello successivo alla Prk. La vista si recupera entro due settimane.

La Lasik
Questa tecnica non agisce, come le altre due, sullo stroma più superficiale, ma a un livello più profondo.
Con uno strumento che si chiama microcheratomo o con il laser a femtosecondi, si pratica un piccolo taglio nello spessore dello stroma corneale. Il lembo così ottenuto viene sollevato e rimane ancorato per un arco di circonferenza (definita cerniera) alla cornea.
Il microcheratomo è uno strumento meccanico, che effettua l’incisione grazie a una minuscola lama oscillante. Proprio per questo, a volte può verificarsi qualche imprecisione nel taglio dello stroma.
Il laser intrastromale a femtosecondi, invece, provoca all’interno dello stroma corneale una microesplosione (del tutto indolore) che genera minuscole bolle d’aria, che separano le lamelle corneali. L’azione del laser è controllata da un sistema computerizzato, che garantisce massima precisione e sicurezza. In questo caso la tecnica si chiama iLasik (intraLasik).
Dopo aver praticato il taglio, si interviene con il laser per correggere la curvatura. Alla fine dell’intervento (che dura circa due-tre minuti) si riposiziona la lamella, la quale, in poche ore, torna ad aderire alla cornea.
Dopo l’operazione, non essendo stato leso l’epitelio, non sono necessarie lenti a contatto o altre medicazioni e non si hanno nemmeno fastidi. Il recupero è pressoché immediato.
È comunque necessario portare un guscio trasparente per un giorno e utilizzare colliri antibiotici per una-due settimane.

Da sapere

Con le tecniche laser si possono operare entrambi gli occhi, in genere a distanza di qualche giorno l’uno dall’altro.
Non sempre, in seguito all’intervento laser, la persona raggiunge una perfetta acuità visiva. Soprattutto per i problemi più accentuati possono permanere piccoli difetti di vista.
In casi rarissimi possono presentarsi disturbi della vista, in genere transitori, come opacità della visione, aloni, visione distorta. I rischi si verificano soprattutto con la tecnica Prk.
Dopo gli interventi, senza sforzarsi, è possibile leggere e vedere la Tv. Per un mese, invece, è bene non fare sport, soprattutto nuoto, non andare in motocicletta o in bici, non truccarsi.
È necessario sottoporsi a controlli periodici e, una volta conclusi, a una visita una volta l’anno.

L’impianto di lenti intraoculari

Questa tecnica (Iol) prevede l’inserimento di una piccola lente con potere refrattivo, come una piccola lente a contatto, all’interno dell’occhio.
Fino a qualche tempo fa la lente veniva sistemata al posto del cristallino naturale (che veniva dunque asportato). Oggi, invece, esistono lenti sottilissime che permettono di conservare le strutture interne dell’occhio. In questo modo, non si danneggia il meccanismo dell’accomodazione, che consente la visione da vicino.
Ovviamente nel caso in cui il cristallino naturale sia danneggiato (come in presenza di cataratta), viene sostituito da uno artificiale, che corregge anche la miopia.
L’intervento dura circa un quarto d’ora e si svolge in anestesia topica, cioè con collirio. Prevede una piccolissima incisione, che si rimargina da sola, attraverso la quale viene inserita la lentina.
Non esiste un’unica tecnica di impianto di Iol, bensì diverse: è il medico che indica la procedura migliore per il caso specifico.
Dopo l’operazione, è necessario portare un bendaggio per pochi giorni e utilizzare colliri antibiotici e antinfiammatori per una settimana circa. La capacità visiva viene recuperata dopo due-sette giorni.
Questo trattamento può comportare alcune complicanze, come aumento di pressione interna dell’occhio (glaucoma) o insorgenza di cataratta. Ha però il vantaggio di essere reversibile: in caso di complicanze, la lente artificiale può essere rimossa e la persona conserva il suo cristallino naturale.