25/10/2017

L’influenza

Ogni anno, colpisce da quattro a otto milioni di persone, in alcuni casi causando conseguenze importanti. Sono numeri che rendono l’influenza una delle malattie infettive più diffuse in assoluto. Eppure, molti la sottovalutano. Ecco allora di che si tratta e come affrontarla.

Di che cosa si tratta

Molti etichettano con il nome di influenza qualsiasi malattia delle prime vie respiratorie caratterizzata da febbre e sintomi da raffreddamento. Tuttavia, la vera influenza è una sola: si tratta di una malattia infettiva acuta dell’apparato respiratorio scatenata da virus appartenenti al genere Orthomyxovirus.

Oggi, si conoscono tre sottotipi di virus influenzali:

– il tipo A, che circola nell’uomo e negli animali e può dare origine a epidemie e pandemie;

– il tipo B, che circola nell’uomo e, solitamente, provoca solo piccole epidemie, specialmente nei bambini;

– il tipo C, che circola solo nell’uomo e non causa epidemie, ma solo forme cliniche molto lievi.

Ogni anno i vari ceppi mutano e si trasformano: ecco perché una persona non può mai considerarsi immune e può riammalarsi più volte nel corso della sua vita.

La modalità di trasmissione

L’influenza stagionale si trasmette principalmente per via aerea: i virus responsabili della malattia possono entrare nell’organismo se la persona inala le goccioline di saliva o di muco emesse da un soggetto infetto mentre starnutisce, tossisce o parla.

Il contagio, però, può avvenire anche in maniera indiretta: se si toccano oggetti usati dalla persona malata e poi si portano le mani alla bocca o al naso, i virus possono penetrare nelle vie respiratorie. Essi, infatti, sopravvivono anche fuori dall’organismo e si diffondono facilmente negli ambienti chiusi e affollati. Ecco perché ci si può ammalare non solo fra le pareti domestiche, ma anche negli ambulatori dei medici e nei luoghi pubblici.

I malati iniziano a essere contagiosi 36-48 ore prima della comparsa dei sintomi: anche per questo la malattia si diffonde facilmente. Un adulto può trasmettere il virus da tre a sette giorni dopo l’inizio della malattia. I bambini rimangono contagiosi più a lungo.

Come si manifesta

L’influenza si manifesta con un insieme di sintomi da raffreddamento. Il più caratteristico è la febbre, che compare in modo improvviso in associazione a un disturbo delle vie respiratorie, come raffreddore, mal di gola o tosse. La temperatura sale progressivamente nelle prime 24 ore, superando solitamente i 38°C, ma dopo quattro-cinque giorni si abbassa gradualmente.

La persona può manifestare anche uno o più sintomi generali. I più comuni sono cefalea, malessere, stanchezza, brividi, sudorazione, dolori osteo-articolari. Nei bambini sono frequenti vomito e diarrea, negli anziani debolezza e stato confusionale.

Anche dopo la guarigione però può permanere una sensazione di spossatezza, specialmente nelle categorie più deboli.

Le possibili complicanze

L’influenza non è una malattia grave: se gestita nel modo corretto, si risolve in alcuni giorni senza lasciare grossi strascichi.

Tuttavia, non è immune da rischi. Specialmente quando si sottovaluta la situazione, trascurando i sintomi, e quando le persone colpite si trovano in condizioni già compromesse, per esempio perché hanno una malattia cronica, o in fasi della vita particolarmente delicate, come la gravidanza e la primissima infanzia, possono subentrare delle complicanze.

Le più comuni? polmoniti batteriche, disidratazione, peggioramento di malattie preesistenti (per esempio, disturbi cronici dell’apparato cardio-vascolare o respiratorio), sinusiti e otiti.

Per questo, ancora oggi l’influenza è la terza causa di morte in Italia per patologia infettiva, preceduta solo da Aids e tubercolosi.

Le cure

Nella maggior parte dei casi, contro l’influenza stagionale non serve un trattamento specifico: i sintomi migliorano spontaneamente nell’arco di alcuni giorni, il tempo necessario all’organismo per debellare l’attacco dei virus.

Durante la fase acuta occorre riposarsi il più possibile, anche se non serve necessariamente stare a letto: l’importante è non fare sforzi, per dare modo al corpo di riprendersi. L’ideale è stare in un ambiente caldo, ma senza coprirsi troppo. Così, si facilita la dispersione del calore e l’abbassamento della febbre.

Per trovare un po’ di sollievo, si può ricorrere all’utilizzo di alcuni farmaci, come gli antipiretici e gli antinfiammatori, che abbassano la febbre e combattono i dolori.

In presenza di muco che ostruisce le vie respiratorie, si possono effettuare suffumigi con acqua calda e bicarbonato o estratto di camomilla oppure aerosol con soluzione fisiologica. In presenza di tosse, il medico può consigliare sciroppi e mucolitici.

Nei soggetti a rischio, il medico può prescrivere antivirali specifici (inibitori della neuraminidasi), che però non garantiscono una grande efficacia.

Il vaccino

La migliore prevenzione contro l’influenza stagionale è rappresentata dalla vaccinazione, un prodotto liquido iniettabile nei muscoli, costituito da una piccolissima quantità dei virus responsabili della malattia, in grado di scatenare una reazione immunitaria specifica.

Infatti, quando si inietta il vaccino, l’organismo è stimolato a reagire. Così, quando l’influenza arriva davvero, il sistema di difesa riconosce i virus e li combatte senza indebolirsi troppo.

Perché il vaccino abbia effetto è bene farlo in tempo. Dall’iniezione al momento in cui il farmaco diventa efficace, infatti, passano circa due settimane, mentre la sua azione dura cinque-sei mesi.

Per chi è gratuito

Il vaccino antinfluenzale è indicato a tutti. Tuttavia, è offerto gratuitamente e attivamente solo alle persone che, per le loro condizioni particolari, corrono un maggior rischio di andare incontro a complicanze, ossia:

  • soggetti di età pari o superiore a 65 anni;
  • bambini di età superiore ai sei mesi, ragazzi e adulti fino a 65 anni affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza, come:
     malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa l’asma grave, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e la broncopatia cronico-ostruttiva-BPCO)
     malattie dell’apparato cardiocircolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite
     diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi con BMI >30)
     insufficienza renale/surrenale cronica
    – malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie
     tumori
    – malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV
    – malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinale
    – patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici
    – patologie associate ad aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (come malattie neuromuscolari)
    – epatopatie croniche;
  • bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di sindrome di Reye in caso di infezione influenzale;
  • donne che all’inizio della stagione epidemica si trovano nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza;
  • individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti;
  • medici e personale sanitario di assistenza;
  • familiari e persone a contatto con soggetti ad alto rischio;
  • soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori:
     forze di polizia
     vigili del fuoco
     altre categorie socialmente utili potrebbero avvantaggiarsi della vaccinazione, per motivi vincolati allo svolgimento della loro attività lavorativa; a tale riguardo, è facoltà delle Regioni/PP.AA. definire i principi e le modalità dell’offerta a tali categorie è pratica internazionalmente diffusa l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione antinfluenzale da parte dei datori di lavoro ai lavoratori particolarmente esposti per attività svolta al fine di contenere ricadute negative sulla produttività;
  • Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani:
     allevatori
     addetti all’attività di allevamento
     addetti al trasporto di animali vivi
     macellatori e vaccinatori
     veterinari pubblici e libero-professionisti.

Le regole di prevenzione

Per diminuire il rischio di contrarre l’influenza, e in generale tutte le malattie da raffreddamento, è utile anche seguire semplici consigli.
 Bere almeno otto bicchieri di acqua ogni giorno: i liquidi sono necessari al buon funzionamento degli organi e dei meccanismi di difesa e di purificazione. In particolare, hanno bisogno di liquidi le vie respiratorie: se si disidratano, diventano più vulnerabili agli agenti nocivi. Via libera anche a tisane, tè, centrifugati di frutta e verdura, che apportano anche vitamine e minerali: sostanze alleate del sistema di difesa.
 Evitare i luoghi affollati e tenersi ad almeno due metri di distanza dalle persone che tossiscono o starnutiscono.
 Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone, soprattutto dopo aver tossito o starnutito e nei luoghi pubblici, evitare di toccare, con le mani non lavate, occhi, naso e bocca. Le mani, infatti, sono uno dei veicoli principali di contagio.
 Trascorrere più tempo possibile all’aria aperta: l’esposizione ai raggi solari e la permanenza in ambienti esterni stimola in modo positivo i meccanismi di termoregolazione e di difesa.
 Evitare i fazzoletti di cotone, che sono un vero e proprio ricettacolo di germi e virus. Meglio scegliere il fazzoletto di carta, da gettare subito dopo l’utilizzo.
 Utilizzare l’umidificatore perché l’aria troppo secca di casa può disidratare le mucose delle vie respiratorie, rendendole più suscettibili agli attacchi degli agenti infettivi. L’ideale è mantenere la temperatura attorno ai 21-22 gradi e il grado di umidità inferiore al 60%.
 Allattare al seno il proprio piccolo. Il latte materno contiene infatti anticorpi che rendono l’organismo del bebè più forte nei confronti dei virus. Inoltre, apporta anche fattori disinfettanti che rendono ancora più efficace i meccanismi di difesa.
 Nella stagione fredda, l’ideale è vestirsi a cipolla: indossare vari strati di indumenti, da togliere e rimettere a seconda della necessità e della circostanza. In questo modo si sarà coperti a sufficienza negli ambienti freddi, ma non troppo in quelli caldi, evitando dunque di sudare (uscire al freddo quando si è sudati può aumentare il rischio di ammalarsi).
 Inoltre, ricordarsi sempre di mettere una sciarpa davanti a naso e bocca quando si esce da un ambiente molto caldo e in ogni occasione in cui c’è un rapido cambiamento di temperatura, così da evitare il brusco raffreddamento delle vie orali e della gola.