25/10/2017

La parotite

Come morbillo e rosolia, anche la parotite è una malattia endemo-epidemica: è cioè sempre presente, con picchi ogni due-tre anni. Si tratta di una patologia infettiva e contagiosa che interessa soprattutto le prime vie aeree (faringe, laringe e trachea) e le ghiandole salivari.

Di che cosa si tratta

La parotite, detta anche “orecchioni”, è un’infezione virale contagiosa che colpisce le ghiandole salivari parotidee o parotidi, deputate alla produzione della saliva. Si trovano nella parte posteriore della guancia, nell’area compresa tra il padiglione auricolare e la mandibola, sotto e dietro il lobo dell’orecchio.

In genere, l’infezione colpisce prima una parotide e dopo un paio di giorni l’altra, ma non è raro che riguardi un solo lato. In circa il 10% dei casi sono coinvolte altre ghiandole salivari.

La parotite è causata da un virus della famiglia dei Paramyxovirus, il Myxovirus Parotiditis, e colpisce soprattutto i bambini, specialmente quelli dai 5 ai 14 anni. I piccoli, infatti, stando per molte ore nello stesso ambiente, possono facilmente trasmettersi l’un l’altro l’infezione. Sebbene più raramente, può esordire anche durante l’adolescenza e l’età adulta.

Dopo la comparsa della malattia e la successiva guarigione, l’organismo è immunizzato: significa che è protetto da possibili, future nuove insorgenze degli orecchioni.

La modalità di trasmissione

Il Myxovirus Parotiditis si diffonde attraverso le goccioline di saliva emesse dalle persone malate. In pratica, il virus entra dalla bocca e contagia la saliva e le ghiandole salivari parotidee.

La trasmissione può avvenire per contatto diretto con sostanze e materiali contaminati (come le secrezioni nasofaringee).

Mediamente, il soggetto colpito dall’infezione è contagioso a partire dai sei giorni precedenti l’esordio dei sintomi fino ai nove giorni successivi.

La comparsa dell’infezione può avvenire in ogni periodo dell’anno, anche se la maggior incidenza si rileva all’inizio della stagione primaverile e durante quella invernale.

Come si manifesta

Il periodo di incubazione è molto variabile: si va da pochi fino a 20-30 giorni. Terminato questo lasso di tempo, la malattia comincia a dare segni di sé.

I primi sintomi sono poco specifici e possono essere confusi con quelli di una malattia influenzale. Infatti, compaiono febbre lieve, brividi, mal di testa, perdita di appetito e malessere.

Solo in un secondo tempo, si manifestano i segnali dell’infezione in atto: la tumefazione e l’ingrossamento delle ghiandole salivari parotidee, che fanno sembrare le guance e le orecchie più voluminose (da qui la definizione di orecchioni), accompagnati da febbre, che può raggiungere temperature elevate, fino a 39-40°.

Quando le ghiandole si gonfiano e la temperatura sale, spesso subentrano ulteriori fastidi, come il dolore in corrispondenza delle parotidi e le difficoltà nella deglutizione e nella masticazione, che si traducono anche in problemi di alimentazione.

Circa 1/3 degli infetti non manifesta sintomi.

Le possibili complicanze

Nei bambini la malattia si risolve quasi sempre in pochi giorni. In un numero limitato ma comunque significativo di malati, però, può provocare danni all’udito. La parotite rappresenta infatti la principale causa di sordità neurosensoriale infantile acquisita.

Solo in rarissimi casi può causare complicazioni serie, come encefaliti, meningiti, pancreatiti (infiammazioni del pancreas).

Negli adulti queste complicanze sono più frequenti, specie tra il quinto e decimo giorno dopo l’insorgenza dei primi sintomi.

Inoltre, nel 20-30% dei ragazzi può subentrare l’orchite, una malattia infiammatoria molto dolorosa, caratterizzata dal gonfiore di uno o di entrambi i testicoli. Questa, sebbene raramente, può dare sterilità.

Se contratta da una donna incinta da meno di tre mesi può causare aborto.

Le cure

Non esiste una cura specifica contro la malattia, che in genere si risolve spontaneamente nell’arco di 10-20 giorni: dopo due o tre giorni, la tumefazione tende a diminuire e, progressivamente, anche gli altri sintomi si attenuano.

È possibile comunque prendere farmaci sintomatici per alleviare i disturbi. I medicinali più usati in questi casi sono gli analgesici, gli antinfiammatori e gli antifebbrili.

Il vaccino

Il modo migliore per combattere gli orecchioni è giocare d’anticipo, con il ricorso al vaccino specifico, che può essere somministrato in combinazione con altri due, quello contro la rosolia e il morbillo (è il cosiddetto trivalente Mpr). È costituito da virus vivi attenuati, innocui ma in grado di stimolare la risposta immunitaria da parte dell’organismo.

Il vaccino viene inoculato in tenera età, fra i 13 e i 15 mesi di vita. La dose di richiamo è prevista verso i cinque-sei anni.

La vaccinazione comunque può essere effettuata a qualunque età: è raccomandata per i bambini oltre i due anni di età, i ragazzi e gli adulti che non sono stati vaccinati in precedenza.

Il vaccino antiparotite esiste anche in versione tetravalente (Mprv), combinato con i vaccini contro morbillo, rosolia e varicella.