25/10/2017

La meningite

È una delle malattie infettive che spaventa di più, anche perché le persone contagiate non accennano a diminuire. In realtà, i casi registrati nei mesi recenti sono perfettamente in linea con i numeri degli ultimi anni.

Tuttavia non si può certo abbassare la guardia: la meningite è realmente pericolosa e bisogna fare il possibile per prevenirla. Vediamo allora come è possibile arginare il pericolo.

Di che cosa si tratta

Con il termine meningite si indica un’infiammazione delle meningi, le membrane che avvolgono e proteggono il cervello e il midollo spinale. Tutti possono contratte la patologia, ma la fascia di età più colpita è quella pediatrica e in particolare i bambini sotto l’anno di età.

La malattia può essere essenzialmente di natura virale oppure batterica. Nel primo caso è dovuta a virus e, in genere, si risolve senza lasciare strascichi. I virus che più comunemente causano meningite sono: Enterovirus, Herpes virus, West Nile virus, Arbovirus.

Nel secondo caso è dovuta a batteri, che possono causare, oltre alla meningite, anche la sepsi, ossia un’infezione sistemica (che interessa l’intero organismo).

Sono tre in particolare i batteri che possono scatenare la malattia: il meningococco, lo pneumococco (o Streptococcus pneumoniae) e l’Haemophilus influentiae di tipo b. Di meningococco esistono diversi sierogruppi. Fra questi, i più diffusi sono cinque: A, B, C, Y, W135. Il più pericoloso è il meningococco C, che insieme al B è anche il più frequente in Italia e in Europa.

La modalità di trasmissione

La trasmissione del meningococco avviene tramite l’inalazione diretta delle goccioline di saliva emesse parlando, tossendo o starnutendo oppure bevendo dallo stesso bicchiere dalla persona infetta.

Occorre sapere però che fuori dall’organismo il batterio sopravvive per un brevissimo periodo di tempo. Perché avvenga il contagio, dunque, è necessario essere stati a lungo con il soggetto infetto.

L’incubazione va dai due ai dieci giorni e la trasmissione si può verificare già nei cinque-sei giorni prima della manifestazione della malattia.

Anche gli altri due batteri si trasmettono per via aerea.

Come si manifesta

La meningite si manifesta con sintomi generici, che possono trarre in inganno, come mal di testa, spossatezza, sonnolenza, inappetenza, nausea, vomito e stato mentale alterato.

Accanto a questi, però, compaiono anche manifestazioni più caratteristiche, che non vanno mai ignorate: febbre alta, rigidità del collo, fotofobia (sensibilità dell’occhio alla luce).

Nei neonati e nei bambini molto piccoli, possono presentarsi anche pianto acuto, sguardo fisso, colorito pallido, irritabilità.

Nel 5-20% dei casi, oltre alla meningite, alcuni batteri possono causare sepsi, ossia un’infezione generalizzata, che si riconosce dalla comparsa improvvisa di febbre e macchioline rosse sulla pelle (le petecchie), spesso associate a ipotensione e shock.

Le possibili complicanze

La sepsi può avere effetti gravi che possono portare anche a danni permanenti, come amputazione degli arti, sordità, ritardo mentale, paralisi motorie, o addirittura alla morte.

Le cure

La persona colpita da meningite deve essere ricoverata al più presto. Per prima cosa, il personale ospedaliero somministra un cocktail di vari farmaci, fra cui antibiotici.

Spesso il rischio è talmente elevato che si imposta la terapia farmacologica anche quando la diagnosi dell’infezione non è confermata.

Anche le persone che sono state a stretto contatto con l’ammalato vengono sottoposte, per sicurezza, alla profilassi antibiotica.

I vaccini

L’unica forma di prevenzione realmente efficace è rappresentata dalla vaccinazione. Al momento ne sono disponibili sei.

– Anti-Hib: il vaccino contro Haemophilus influentiae di tipo b (Hib) si somministra quasi sempre con il vaccino unico chiamato esavalente, che racchiude in un’unica siringa sei vaccini diversi: il DTPa, che protegge contro tetano, difterite e pertosse; l’IPV o anti-polio, che protegge contro la poliomielite; l’anti-Hib, contro l’Haemophilus influenzae di tipo B; l’anti-epatite virale B, che protegge contro l’epatite di tipo B.

Prevede tre dosi gratuite: al terzo, al quinto e all’undicesimo-tredicesimo mese (la terza dose va somministrata ad almeno sei mesi di distanza dalla seconda). Non sono necessari ulteriori richiami.

– Anti-pneumococco: esistono due vaccini anti-pneumococco.

Il PVC13, il più diffuso, è efficace anche nei bambini piccoli e protegge contro i 13 tipi di pneumococco più diffusi nei Paesi industrializzati. Prevede tre dosi che gli esperti consigliano di somministrare simultaneamente alla vaccinazione esavalente, ma in sede anatomica diversa (nel quadricipite dell’altra gamba): al terzo, quinto, undicesimo mese di vita. Tuttavia, può essere somministrato anche più avanti. Nei bambini di età compresa fra i 12 e i 23 mesi si fanno due dosi con intervallo di almeno due mesi. Nei bambini fra i due e i cinque anni si fa una singola dose.

Il polisaccaridico 23-valente può essere usato solo nei bambini sopra i due anni (non ancora vaccinati) e negli adulti.

– Anti-meningococco C: oggi sono disponibili il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC), il più utilizzato nei neonati, e il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y. Entrambi vanno somministrati in un’unica dose intorno al tredicesimo mese.

Può essere consigliata poi una dose in età adolescenziale (a pagamento), meglio con il vaccino quadrivalente che protegge anche da ceppi diffusi in altri Paesi del mondo: infatti, i ragazzi di oggi viaggiano molto e trascorrono tanto tempo in comunità.

– Anti-meningococco B: da poco è disponibile anche un vaccino anti-meningococco B, con diversi dosaggi a seconda dell’età. Idealmente, la prima dose andrebbe somministrata a due mesi, seguita da altre due dosi da effettuare nel primo anno di vita, con un intervallo minimo fra una dose e l’altra di un mese. Inoltre, è necessaria una dose di richiamo fra i 12 e i 23 mesi.

La vaccinazione comunque può essere effettuata anche in seguito.