Malattie infettive generali

Molti pensano di sapere che cosa sono le malattie infettive, salvo poi entrare in confusione quando si tratta di definire concetti come periodo di incubazione, modalità di trasmissione, contagiosità, profilassi.

Prima di entrare nel merito delle principali patologie infettive, dunque, è bene chiarire che cosa si intende esattamente con questa espressione.



Tutta colpa di un germe


Una malattia è detta infettiva quando deriva dal passaggio di un agente infettante vivo da una fonte di infezione a una o più persone recettive, ossia prive di difese (naturali o acquisite) sufficienti per contrastarlo.

Gli agenti infettanti possono essere virus, batteri, protozoi, funghi, muffe, vermi, mentre le sorgenti di infezione sono altre persone infette, animali o ambienti nei quali l’agente abitualmente vive e si moltiplica e da cui può diffondersi.

In tutti i casi, una volta che “il nemico” è entrato in contatto con l’organismo, inizia a riprodursi causando un’alterazione funzionale più o meno seria. In genere, il germe instaura con l’organismo un rapporto di tipo parassitario, poiché per sopravvivere e moltiplicarsi ha bisogno di sfruttare alcune sue funzioni vitali.


Il periodo d’incubazione


Dal momento in cui l’organismo entra in contatto con l’agente infettante a quello in cui compaiono i primi sintomi possono passare pochi istanti o addirittura diversi mesi. Questo lasso di tempo è chiamato “periodo di incubazione”, e la sua durata varia in base alla malattia infettiva e ai rapporti che si instaurano tra il germe e l’ospite.

In questa fase si parla anche di “infezione”: un termine che indica la presenza di microbi che si riproducono all’interno dell’organismo.

L’infezione può anche essere asintomatica, ossia non generare disturbi (i soggetti infetti ma non malati vengono definiti portatori asintomatici). In alcuni casi, il microrganismo rimane silente nel corpo per diversi mesi o addirittura anni e scatenarsi in un altro momento, quando le difese immunitarie sono basse per altri motivi.

Quando invece compaiono dei sintomi, si instaura la malattia vera e propria. Le infezioni, dunque, possono avere caratteristiche cliniche differenti: si va da quadri asintomatici a quadri molto seri.

Nel caso di molte patologie infettive, i soggetti suscettibili, una volta che si sono ammalati, diventano naturalmente immuni.


Non tutte sono contagiose


A differenza di quanto si crede comunemente, infettivo non è sinonimo di contagioso. Le malattie infettive sono contagiose solo quando sono causate da agenti patogeni che vengono trasmessi ad altri soggetti recettivi, tramite via aerea, rapporti sessuali, contatto fra superfici corporee.

Nelle malattie infettive non contagiose, invece, il contatto tra fonte di infezione e ricevente è mediato da “veicoli”, ossia materiali inerti (come suolo, acqua, alimenti, oggetti vari, tipo siringhe) o da “vettori”, cioè altri esseri viventi (animali tipo zanzare, uccelli, roditori e così via).


Come avviene la trasmissione


La trasmissione della malattia infettiva può avvenire in modo diretto o indiretto.

Nel primo caso si verifica un contatto molto stretto fra la fonte di infezione e la persona suscettibile, per esempio il contagio può avvenire mediante rapporti sessuali o per via aerea. In quest’ultimo caso, l’agente patogeno entra nell’organismo tramite le vie respiratorie, veicolato da particelle di saliva in sospensione nell’aria, emesse dall’individuo mentre parla, tossisce o starnutisce.

La trasmissione è indiretta quando il contatto tra fonte di infezione e ricevente è mediato da materiali inerti o da altri essere viventi. Per esempio, la persona può ammalarsi se tocca oggetti infetti e poi si porta le mani alla bocca o al naso oppure se mangia alimenti contaminati.

In tutti i casi, per ammalarsi il soggetto deve trovarsi in uno stato di suscettibilità, cioè non avere difese contro lo specifico agente infettivo.


3 tipi di diffusione


Ci sono malattie infettive molto contagiose, che si diffondono rapidamente, e altre che tendono a causare pochi casi. In relazione alla diffusione, gli esperti distinguono fra forma epidemica, endemica e sporadica.

- Epidemia: si parla di epidemia quando un soggetto ammalato contagia più di una persona e il numero dei casi di malattia aumenta rapidamente in breve tempo poiché è presente un certo numero di individui suscettibili.

- Endemia: la malattia è endemica quando l’agente responsabile è presente in modo stabile nell’area di riferimento e circola nella popolazione, provocando un numero di casi più o meno significativo, distribuito in modo uniforme nel tempo.

- Sporadicità: un caso è sporadico quando si verifica in una popolazione in cui una certa malattia non è stabilmente presente.

Talvolta, il responsabile è un germe presente in modo stabile nel territorio ma confinato nel suo serbatoio naturale che, in via eccezionale, penetra nell’organismo, scatenando la malattia.

È quanto succede, per esempio, con il tetano, causato da un batterio, le cui spore possono essere presenti nel terreno e penetrare nell’organismo tramite ferite.


La prevenzione


Per prevenire una malattia infettiva, si può agire sulla suscettibilità o sul contatto.

Per ridurre la suscettibilità, quando possibile, si può cercare di alzare le difese naturali e di ricorrere alla vaccinazione, una forma di immunizzazione artificiale che protegge gli individui che non hanno mai sviluppato la malattia.

- Ricorrere ai vaccini: I vaccini sono costituiti da uno o più virus/batteri uccisi o attenuati oppure da una parte di essi: quando vengono iniettati nell’organismo, inducono una risposta ben precisa del sistema immunitario, che è il naturale sistema di difesa.

Nel momento in cui l’organismo entra nuovamente in contatto con questi agenti estranei, li riconosce e può mettere rapidamente in campo difese specifiche, debellandoli immediatamente prima che possano causare danni.

- Evitare il contatto con il germe: Per quanto riguarda il contatto, il rischio di contagio si riduce se si riduce l’esposizione dell’organismo al germe.


I consigli per non ammalarsi


Ecco alcune regole che sono sempre valide per diminuire il rischio di contagio e aumentare le proprie difese naturali.

  • Evitare di soggiornare in luoghi affollati o perlomeno imparare a respirare solo con il naso ogni volta che li si frequenta. Il naso, infatti, riesce meglio a difendersi, perché, a differenza della bocca, riesce a trattenere con più facilità eventuali impurità o germi presenti nell’aria.

  • Tenersi ad almeno due metri di distanza dalle persone visibilmente malate.

  • Lavarsi spesso le mani, soprattutto dopo aver tossito o starnutito e quando ci si trova nei luoghi pubblici, ed evitare di toccare con le mani non lavate cibo, occhi, naso e bocca. Le mani, infatti, sono uno dei veicoli principali di contagio.

  • Arieggiare gli ambienti qualche minuto ogni giorno, anche più volte al giorno.

  • Trascorrere più tempo possibile all’aria aperta: l’esposizione ai raggi solari e la permanenza in ambienti esterni stimola in modo positivo i meccanismi di difesa.

  • Nei bagni pubblici non toccare l’asse del water con le mani e non sedervisi sopra.

  • Bere molto: acqua, ma anche tisane, tè, centrifugati di frutta e verdura. I liquidi sono necessari al buon funzionamento degli organi e dei meccanismi di difesa e di purificazione.

  • Allattare al seno il proprio piccolo, se possibile per la neomamma. Il latte materno, infatti, contiene anticorpi che fortificano l’organismo del bebè e fattori disinfettanti che rendono ancora più efficaci i meccanismi di difesa.

  • Non usare spazzolini da denti, posate, bicchieri, tazzine, già utilizzati da altre persone.

  • Proteggersi sempre con il preservativo in caso di rapporti occasionali.



Lista malattie infettive

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