15/09/2020

Come è fatto il seno

Innanzitutto, è bene precisare che, nell’accezione comune, con i termini seno, ghiandola mammaria e mammella ci si riferisce alla stessa cosa.

Tutti sanno che cos’è il seno, pochi saprebbero descriverlo nel dettaglio, spiegando com’è fatto, quali sono i tessuti che lo compongono e come cambia nel corso della vita.

Il seno è costituito da due organi in rilievo, solitamente pari e simmetrici, le mammelle, che sono poste sul muscolo grande pettorale, il principale muscolo toracico che, a sua volta, è situato al di sopra delle coste della parete toracica.

Le mammelle sono costituire da una parte ghiandolare e da altri tessuti complementare.

La ghiandola mammaria

Il nucleo principale di ciascuna mammella è costituito dalla ghiandola mammaria, una ghiandola esocrina (ossia a secrezione esterna), che ha il compito principale di produrre il latte durante l’allattamento materno sotto controllo della prolattina, ormone rilasciato dall’ipofisi.
In realtà, la ghiandola mammaria non è una sola. Infatti, è composta da un numero variabile (da 15 a 20 circa) di lobi, che sono strutture ghiandolari indipendenti fra loro.
A loro volta, i lobi sono costituiti ognuno da molte strutture sacciformi, chiamate lobuli, che durante l’allattamento producono il latte.
Dai lobuli si dipartono alcuni sottili canali che si riuniscono in un unico dotto, detto dotto galattoforo, che si arriva fino al capezzolo e che ha il compito di trasportare il latte.

La ghiandola mammaria può essere paragonata a un grappolo d’uva, dove di norma i lobi corrispondono al raspo del grappolo (ossia quella parte della vite che ha la funzione di collegamento tra acini e ramificazioni) e i lobuli agli acini.

Gli altri tessuti

Le mammelle, comunque, non sono formate solamente da tessuto ghiandolare. Fra e attorno ai lobi troviamo:
– il tessuto adiposo, ossia grasso, che ha il compito di proteggere e isolare il tessuto ghiandolare. Non solo: è riccamente innervato e vascolarizzato e produce varie sostanze;
– il tessuto connettivo, che svolge un’azione di sostegno per la ghiandola mammaria, sia rispetto al piano muscolare sia rispetto al tessuto cutaneo mediante i legamenti di Cooper (che collegano tessuto adiposo e tessuto ghiandolare alla cute e al muscolo pettorale). Nel tessuto connettivo, inoltre, si diramano arterie, vene, dotti linfatici e nervi che avvolgono come una fitta rete l’organo. In particolare, i piccoli vasi linfatici che portano la linfa dalla ghiandola confluiscono in “collettori” che si trovano a livello prevalentemente ascellare: i linfonodi, stazioni di raccolta e filtraggio;

– il tessuto cutaneo, che avvolge e protegge le mammelle.

Non ha veri e propri muscoli

La mammella non ha una vera muscolatura propria. Gli unici muscoli presenti nel seno sono quelli piccolissimi situati attorno ai dotti lattiferi, che servono per espellere il latte, e quelli del capezzolo, che hanno il compito di ergerlo.

* Tuttavia, il seno poggia sul muscolo pettorale, al quale è saldato attraverso i legamenti sospensori. Normalmente, è appoggiato a questo muscolo a un’altezza compresa fra la terza e la settimana costa, ma naturalmente può trovarsi a un livello diverso a seconda della situazione specifica e della conformazione della gabbia toracica.

Cosa sono i quadranti

I medici dividono il seno in quattro quadranti, vale a dire in quattro aree definite idealmente da due linee perpendicolari (una verticale e una orizzontale) che si incontrano a livello del capezzolo:

QSE = quadrante supero esterno

QIE = quadrante infero esterno

QSI = quadrante supero interno

QII = quadrante infero interno.

La struttura esterna

Esternamente il seno è caratterizzato dal capezzolo e dall’areola.

Il capezzolo

Il capezzolo è la sporgenza esterna di forma conica o cilindrica che si trova sull’apice della mammella, al centro dell’areola. Si tratta dell’organo in cui confluiscono i dotti galattofori provenienti dai lobuli della ghiandola mammaria.
Contiene ghiandole sebacee, ossia produttrici di grasso, che ne permettono la lubrificazione allo scopo di favorire la suzione del neonato.
Il capezzolo è dotato di fibre muscolari lisce che gli consentono di sporgere all’esterno e di drizzarsi quando viene stimolato: anche questo meccanismo serve per favorire l’allattamento (ma si manifesta anche in caso di eccitazione sessuale).

L’areola

L’areola è una regione circolare pigmentata, che solitamente ha un diametro di tre-cinque centimetri. La sua colorazione non è standard, ma dipende da donna a donna: in genere, nelle donne brune ha un colore più scuro, mentre in quelle bionde più chiaro.
In ogni caso, è costituita da piccole sporgenze, generate dalla presenza sottostante di ghiandole sebacee, chiamate ghiandole del Morgagni.
Sono, inoltre, presenti altre ghiandole lattifere accessorie, cioè i tubercoli di Montgomery, che possono aumentare di volume durante la gravidanza e l’allattamento.

Anche l’areola, come il capezzolo, è formata da fibre muscolari lisce, disposte sia circolarmente sia radialmente: la loro contrazione forma il corrugamento dell’areola.
Inoltre, lungo i margini dell’areola talvolta sono presenti bulbi piliferi: ecco perché alcune donne notano la presenza di peli sottilissimi.

Cambia da donna a donna

La forma della mammella, visibile esternamente, non è uguale in tutte le donne: è infatti determinata dal complesso dei lobi, dallo sviluppo del tessuto connettivo e dallo sviluppo del tessuto adiposo, che variano a seconda della costituzione fisica individuale.
Addirittura, non è raro che le due mammelle siano diverse anche nella stessa donna. Senza considerare che il seno si modifica nel corso della vita (vedi paragrafo successivo).
Il ciclo mestruale, la gravidanza, il parto, l’allattamento, la menopausa, le variazioni del peso corporeo, alcune medicinali contenenti ormoni e perfino il tipo di dieta possono produrre cambiamenti nella forma e nel volume dei seni.
Anche la composizione dei tessuti all’interno del seno è variabile: in alcuni casi prevale il tessuto adiposo, in altri quello ghiandolare. Non bisogna preoccuparsi se si notano difformità tra sé e gli altri: non esiste una forma ottimale del seno e neppure una misura ideale.

Da sapere

Molte donne si allarmano quando, alla palpazione, avvertono un seno ghiandolare o con tanti piccoli noduli. In realtà, occorre sapere che la mammella, proprio per la sua stessa forma e composizione, è nodulare.
Inoltre, occorre sapere che a seconda della prevalenza di uno o dell’altro tessuto all’interno del seno, si distinguono mammelle più o meno compatte, dure, nodose e cistiche.
Ecco perché l’ideale è imparare a conoscere bene il proprio seno e capire come può evolvere con l’età, per individuare eventuali cambiamenti sospetti.

Si modifica nel corso della vita

La ghiandola mammaria, che è solo abbozzata nell’infanzia, si sviluppa nell’adolescenza grazie ad alcuni ormoni (soprattutto gli estrogeni prodotti dalle ovaie) e raggiunge le sue dimensioni finali al termine dello sviluppo (20-25 anni).
In una prima fase si verifica il progressivo innalzamento dei capezzoli, ma il tessuto ghiandolare rimane invariato. A distanza di circa 6-10 mesi, invece, anche la ghiandola mammaria inizia a crescere. Inoltre, si sviluppa il sistema dei dotti galattofori, il sistema adiposo si accresce e l’areola aumenta la sua pigmentazione. Lentamente e gradualmente le mammelle cambiano fino ad assumere la forma più o meno definitiva.
La struttura della mammella, poi, continua a modificarsi nel corso della vita: nelle giovanissime prevale la parte ghiandolare, che raggiunge il massimo sviluppo durante la gravidanza e l’allattamento. Nella donna adulta, invece, questa componente regredisce, sostituita progressivamente da tessuto adiposo.
Ecco perché cambiano gli esami consigliati per la visualizzazione del seno: se prevale la componente adiposa va bene la mammografia, mentre se prevale la componente ghiandolare bisogna abbinare anche l’ecografia (perché una mammella ghiandolare è densa e poco leggibile alla mammografia).

Da non dimenticare
Il seno cambia di epoca in epoca e di ciclo in ciclo. I mutamenti riguardano la forma, le dimensioni, l’altezza, la proiezione, la consistenza e la struttura.

L’influenza del ciclo mestruale

La mammella è un tessuto che è sotto controllo ormonale ecco perché varia di aspetto nelle diverse fasi del ciclo mestruale.
In particolare, sotto l’influenza degli estrogeni la ghiandola mammaria tende a ingrossarsi, mentre sotto l’azione del progesterone a ridursi. Questo spiega perché nel periodo che precede l’inizio delle mestruazioni, caratterizzato da una forte produzione di estrogeni, il seno si gonfia, appare turgido e teso e spesso dolente e la struttura “nodulare” tende a essere più accentuata.

Con l’arrivo del flusso e dunque la caduta degli estrogeni, invece, rimpicciolisce leggermente, apparendo meno sodo.
Con il passare degli anni, se la donna non va incontro a gravidanza, queste differenze possono acuirsi, specialmente se associate a una conformazione fibrocistica della ghiandola mammaria

Quando arriva la menopausa

Con l’arrivo della menopausa, l’attività delle ovaie diminuisce progressivamente, per cui la ghiandola mammaria non subisce più gli stimoli ormonali. Il risultato? Il tessuto ghiandolare si atrofizza e quello adiposo aumenta.
In menopausa il seno tende ad aumentare di volume, la cute si rilassa e si manifesta perdita di tono.
In quesa fase occorre intensificare i controlli, perché cresce il rischio di tumore.

Che cosa succede con la gravidanza

Le variazioni ormonali che si verificano durante la gestazione si riflettono anche sull’aspetto del seno.
Già durante le prime settimane di gestazione le mammelle tendono a diventare turgide e l’areola tende a scurirsi. I tubercoli di Montgomery diventano più sporgenti e il capezzolo è particolarmente sensibile.
Successivamente, il seno aumenta progressivamente di volume (con tempi e modi diversi da donna a donna), la cute si tende e i vasi sanguigni sottocutanei diventano visibili.
Inoltre, a partire dal quarto mese in poi, dal capezzolo, può fuoriuscire un liquido sieroso e opalescente.

Le trasformazioni nell’allattamento

Con il parto, la mammella raggiunge il massimo della sua attività funzionale. Inizialmente produce il colostro, successivamente, verso il terzo o quarto giorno, avviene la montata lattea.
Il seno diventa più grande e pieno: questa pienezza non è causata solamente dalla maggior quantità di latte, ma anche dall’aumento della quantità di sangue che circola nel seno e dalla secrezione di una maggior quantità di liquido linfatico. Tutto questo avviene in risposta alla riduzione dei livelli degli ormoni della gravidanza presenti nel corpo (che scendono gradualmente dal parto), che consente agli ormoni responsabili della produzione di latte di iniziare ad attivarsi.
A mano a mano che il bambino cresce, la sensazione di pienezza diminuirà. Al termine dell’allattamento la ghiandola mammaria tende a tornare alle sue dimensioni iniziali e in alcuni casi questo fenomeno è accompagnato anche da una perdita del tono e del sostegno mammario.

Il seno c’è anche nell’uomo

Le mammelle sono presenti anche nel corpo maschile. Tuttavia, sono molto meno sviluppate che nelle donne.
Negli uomini, in genere il seno è costituito da un piccolo rilievo, con una piccola areola e un piccolo capezzolo. La struttura ghiandolare è formata da un numero ridotto di strutture e i dotti lattiferi sono brevi e privi di vere e proprie ramificazioni.

In alcuni casi, comunque, durante l’adolescenza si verifica aumento delle dimensioni della mammella maschile: si parla allora di ginecomastia puberale. Quasi sempre, però, entro uno-due anni si verifica una regressione spontanea.