26/03/2019

Alzheimer… e se fosse colpa dell’herpes?

Maura Prianti
A cura di Maura Prianti
Pubblicato il 26/03/2019 Aggiornato il 05/04/2019

La forma più frequente di demenza senile può essere scatenata dall'herpes simplex, quello delle vesciole sulle labbra. Siamo tutti a rischio Alzheimer?

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L’Alzheimer, la malattia del cervello che ruba i ricordi, potrebbe essere favorita dalla presenza dell’herpes sulle labbra, le antiestetiche vescicole che spesso compaiono quando si è molto stanchi o stressati. Lo ha dimostrato un recente studio del dipartimento di Sanità pubblica e Malattie infettive dell’università Sapienza di Roma.

Che cosa c’entra questo virus con il cervello?

Il virus herpes simplex 1 è un microrganismo molto diffuso: una volta contratto resta nascosto nel nostro organismo. Ecco perché le vesciole sulle labbra possono comparire più volte nel corso della vita. In alcune persone, a causa del loro sistema immunitario più debole, cioè con meno armi di difesa, le recidive sono davvero molto frequenti. Proprio queste ripetetute riattivazioni del virus favoriscono la comparsa nel cervello di biomarcatori di neurodegenerazione, cioè sostanze tipiche della malattia di Alzheimer.

Lo ha spiegato una ricerca Made in Italy

A stabilire, per la prima volta, che il virus herpes simplex può contribuire all’insorgenza dell’Alzheimer è stato uno studio tutto italiano, finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca e condotto da un team di ricercatori coordinato da Anna Teresa Palamara del dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive della Sapienza, in collaborazione con l’Istituto di Farmacologia traslazionale del Cnr di Roma, l’università Cattolica-fondazione policlinico Gemelli e l’Irccs San Raffaele Pisana.

Tutto dipende dalle scorie

La ricerca, pubblicata sulla rivista “Plos Pathogens, ha dimostrato sui topi che, chi ha spesso le vescicole sulle labbra, ha nel cervello dosi elevate del peptide beta-amiloide (il principale componente delle placche che si formano con la demenza senile) e della proteina tau iperfosforilata (che forma grovigli neurofibrillari, i quali rallentano la  trasmissione degli impulsi nervosi). Si tratta di scorie che accumulandosi favoriscono l’infiammazione cerebrale, che a sua volta scatena l’Alzheimer.

L’herpes, però, si deve nascondere nel cervello

Per fortuna, i danni cerebrali prodotti dall’herpes non sono provocati dalla comparsa sporadica dell’herpes, ma serve che le antiestetiche “bollicine” sulle labbra siano quasi una presenza costante. “Le recidive delle note vescicole – spiega la professoressa Anna Teresa Palamara – sono dovute al fatto che il virus si annida, in forma latente, in alcune cellule nervose situate fuori dal cervello. In seguito a diverse condizioni di stress (come  infezioni concomitanti, calo delle difese immunitarie, esposizione a radiazioni ultraviolette e altre) il virus si riattiva, va incontro a replicazione e alla successiva diffusione. In alcune persone– aggiunge la professoressa Palamara – il virus riattivato può raggiungere anche il cervello, producendo danni che tendono ad accumularsi nel tempo”.

Possiamo stare tranquilli?

Non tutti coloro che soffrono di herpes labiale devono temere di andare incontro alla neurodegenerazione che porta all’Alzheimer. In attesa di conferme  sull’uomo, la ricerca suggerisce che negli individui nei quali è presente un’infezione da herpes latente nel cervello, solo la ripetuta riattivazione del virus nel corso degli anni costituisce un fattore di rischio in più per la malattia che ruba la memoria.

Il legame microbi demenza va approfondito

Adesso, è fondamentale che i ricercatori comprendano quali siano i fattori (genetici e non) dai quali dipende che il virus raggiunga il cervello e lì si annidi in forma latente. “I nostri risultati suggeriscono – conclude Palamara – la necessità di prestare una maggior attenzione al nesso tra microbi e neurodegenerazione, e di lavorare alla messa a punto di nuove strategie terapeutiche e/o preventive, finalizzate a limitare le riattivazioni virali e la diffusione del virus nel cervello”.