22/01/2021

Quanto sei brava ad ascoltare?

Veronica Colella Pubblicato il 22/01/2021 Aggiornato il 22/01/2021

Essere brave ascoltatrici richiede impegno e tanta pazienza: bisogna prestare attenzione alle parole degli altri anche quando ci annoiamo

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A volte le conversazioni si trasformano in due monologhi paralleli. Non sempre abbiamo la voglia e la pazienza di ascoltare chi si prende dieci minuti per arrivare al punto, figuriamoci quando si tratta un argomento che ci annoia in partenza. È vero, la tecnologia ha ridotto la nostra soglia di attenzione a 8 secondi contro i 9 dei pesci rossi. Eppure, adoriamo parlare e sentiamo più che mai il bisogno di essere ascoltati, di condividere il nostro pensiero e di sentirci finalmente capiti e apprezzati.

Diventare buoni ascoltatori non è solo un modo di ricambiare la cortesia, ma anche di prevenire i tanti malintesi e le pessime figure a cui si va incontro quando si perdono passaggi chiave di un discorso, magari perché ci si è distratti guardando il cellulare o lo smalto sbreccato sulle unghie.

La tecnica dell’ascolto attivo

A mettere da parte l’ego e dedicarsi completamente all’interlocutore si impara, rassicura la psicologa Tania Israel. In un articolo apparso su Ted Ideas, l’esperta consiglia alcuni trucchi per entrare nella giusta predisposizione d’animo e dimostrare di saper ascoltare fino in fondo. Un tema approfondito nel suo ultimo libro di divulgazione, Beyond your bubble (APA Life Tools), dedicato alla difficile arte della comunicazione tra schieramenti opposti.

  1. Usa il linguaggio del corpo. Quando si chiacchiera dal vivo o in video, la postura è importante per mettere gli altri a proprio agio. L’ideale è mantenere quel minimo di contatto visivo che rassicuri l’altro di avere la nostra attenzione (senza esagerare, altrimenti sembra una sfida a chi batte per primo le palpebre), mantenendo una posa rilassata ma aperta. Meglio quindi limitare i segnali di chiusura, come le braccia conserte, o di impazienza, come il piede “ballerino”. La parte più difficile? Attendere educatamente il proprio turno per parlare, soprattutto se il discorso ci appassiona.
  2. Ripeti i punti salienti del discorso. Ripetere o riformulare con parole nostre il punto di vista dell’altro dimostra che siamo stati attenti. Non significa ripetere parola per parola come un pappagallo le sue stesse frasi, ma solo offrire all’altro l’opportunità per correggere eventuali fraintendimenti prima di dire la nostra. Questo espediente è particolarmente utile quando si toccano temi controversi o quando l’altro ha solo bisogno di sfogarsi: per essere una buona spalla su cui piangere non è necessario avere sempre soluzioni brillanti, a volte basta essere presenti.
  3. Fai domande aperte. La curiosità rende le conversazioni più interessanti per entrambi. Prendere spunto dalle osservazioni dell’altro per fare domande che richiedono risposte più articolate di un semplice “sì” o “no” mantiene viva la conversazione, ma bisogna saperle inserire al momento giusto. Altrimenti si rischia di partire per la tangente, perdendosi in parentesi infinite, o di interrompere il filo dei pensieri dell’altro.
  4. Cerca di essere neutrale. Ognuno è libero di avere la sua opinione, ma questo non significa che sia sempre il caso di dispensare giudizi tranchant. Anche e soprattutto se si parla di preferenze personali, dai gusti musicali a quelli gastronomici. Ricordando sempre che il disaccordo può essere manifestato anche in maniera ironica e educata.