Pregare fa vivere meglio: ecco perché

Redazione Pubblicato il 06/06/2018 Aggiornato il 06/06/2018

La prayer therapy è praticabile da tutti, semplice e senza controindicazioni. Favorisce ottimismo e buonumore. Anche cuore e cervello ringraziano

pregare

Fin dalla notte dei tempi, l’uomo si rivolge al divino per cercare sostegno, conforto e aiuto, soprattutto nei momenti difficili. Gli scienziati si sono interrogati a lungo sui reali o presunti effetti della fede sul benessere e la salute delle persone.

I benefici psicologici sono certi: la spiritualità genera fiducia, speranza, ottimismo che favoriscono uno stile di vita sano, il desiderio di prendersi cura di sé.

Nel caso di disturbi e malattie, stimola l’aderenza alle cure e il rispetto delle indicazioni del medico, migliorando i sintomi. Tiene a bada la paura perché risponde a un bisogno di rassicurazione umana primordiale.

Secondo uno studio dell’università di Torino, un atteggiamento fiducioso può innescare il rilascio di endorfine, gli ormoni del buonumore, che rilassano i muscoli e alleviano i dolori. L’importante, sottolineano i medici, è non rinunciare a trattamenti e medicine, affidandosi ciecamente a un’entità superiore per uscire dal proprio malessere.

I benefici per l'”io”

Sono riscontrati i vantaggi sull’umore in caso di disturbi d’ansia e depressione: in questo caso l’effetto sarebbe dovuto alla condivisione della preghiera con altre persone. Uno studio del National Institutes of Health (Stati Uniti) sostiene che le donne che si rivolgono a Dio regolarmente hanno un rischio dimezzato di sviluppare demenze senili o malattia di Alzheimer, perché la ripetizione di formule e litanie stimola lo sforzo mnemonico e la concentrazione, come una sorta di “allenamento mentale”.

I benefici per il corpo

Non mancano gli sforzi di indagare anche gli effetti sulla salute fisica. Ricercatori dell’Università di Pavia, per esempio, hanno scoperto che recitare una preghiera regolarizza il ritmo respiratorio migliorando l’attività cardiaca, con una migliore ossigenazione del sangue e una riduzione della pressione arteriosa.
Gli studi quarantennali dell’americano Herbert Benson, confermati da ricerche moderne internazionali, dimostrano invece che la preghiera e la meditazione riescono a modificare il profilo genico e a depotenziare le sequenze cellulari pericolose per la salute, riducendo il rischio di ipertensione, malattie cardiache, malattie infiammatorie intestinali e alcuni tumori.
Al contrario le sequenze di geni benefiche per la salute sono risultate più attive, producendo dei miglioramenti nell’efficienza dei mitocondri, le “centraline energetiche” delle cellule: miglior controllo della glicemia, ridotta produzione dei radicali liberi, rallentamento dei processi di invecchiamento.
Amen.