23/09/2021

Musica da pelle d’oca

Veronica Colella Pubblicato il 23/09/2021 Aggiornato il 28/09/2021

Le emozioni suscitate dalla musica possono essere così intense da far venire i brividi. Un fenomeno curioso che affascina i ricercatori

Shot of a young woman using headphones while relaxing on the sofa at home

L’amore per la musica riesce a mettere d’accordo gli opposti più inconciliabili. Dal filosofo nichilista Friedrich Nietzsche, per cui senza musica la vita stessa sarebbe un errore, allo scrittore umanista Kurt Vonnegut, scherzosamente convinto che la musica sia l’unica prova necessaria dell’esistenza di Dio. Per alcune persone una bella canzone non è che un piacevole sottofondo, ma per altri è quasi un’esperienza mistica.

Chi vive la musica così intensamente può lasciarsi coinvolgere al punto da farsi venire la pelle d’oca per l’emozione.

Un fenomeno che affascina tanto gli psicologi quanto i neuroscienziati e che a quanto pare non conosce confini culturali.

Se l’aspettativa aumenta il piacere

In uno studio pubblicato lo scorso novembre sulla rivista Frontiers in Neuroscience, i ricercatori dell’Università della Borgogna-Franca Contea hanno osservato l’attività cerebrale di 18 volontari per risalire alle origini dei brividi di piacere provati dagli animi più sensibili. Scoprendo che nel processo di rielaborazione della musica è coinvolto anche il sistema di ricompensa, soprattutto quando le note sono familiari e al piacere dell’ascolto si unisce quello dell’aspettativa. Aree diverse del cervello – corteccia orbitofrontale, area motoria supplementare e lobo temporale destro – lavorano insieme e portano al rilascio della dopamina, il famoso neurotrasmettitore del piacere.

Familiare e universale

Quanto deve essere familiare un brano per far venire la pelle d’oca a chi lo ascolta? Secondo lo studio della dottoressa Eleonora J. Beier e colleghi dell’Università di California Davis, pubblicato sulla rivista Psychology of Aesthetics, Creativity and the Arts, brani appartenenti a tradizioni musicali diverse possono avere lo stesso effetto. Mettendo insieme un gruppo multiculturale di 62 studenti, la cui preparazione musicale variava dalla musica classica occidentale a quella tradizionale cinese o indostana, hanno scoperto che le emozioni veicolate dalla musica trascendono le differenze stilistiche. Se è vero che l’aspettativa accentua l’effetto pelle d’oca, la familiarità non è sempre necessaria per provare questa sensazione. I brividi sulla pelle sembrano essere direttamente collegati all’aumento di volume, alle sonorità brillanti o ruvide, che ci permettono di interpretare a grandi linee il contenuto emotivo di un brano anche se appartiene a uno stile a noi lontano.

Lo strano caso dell’anedonia musicale

C’è anche chi dalla musica non riesce a trarre alcun piacere. Secondo alcuni esperti, l’anedonia musicale ha a che fare proprio con una mancata attivazione del sistema della ricompensa. Chi non trae alcun piacere dalla musica potrebbe semplicemente non essere sensibile a quel tipo di stimolazione, pur avendo capacità uditive e percettive del tutto normali. Forse non si innamorerà mai di una canzone, ma questo non significa essere degli insensibili. Il circuito della ricompensa potrebbe attivarsi in risposta ad altre esperienze, magari culinarie o finanziarie.