Leggere e raccontare storie è un training per il cervello

Redazione Pubblicato il 13/04/2018 Aggiornato il 14/04/2018

Leggere o ascoltare e poi riportare un racconto richiede al cervello di attivare numerosi processi cognitivi: attenzione, working memory, comprensione, capacità di fare collegamenti

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Le storie esercitano un fascino particolare sulle persone, fin da bambini. Ora le ricerche sottolineano i benefici scientifici dei racconti negli adulti: l’atto di leggere (o ascoltare) e poi raccontare esercita sulla mente una funzione di allenamento, come la palestra per i muscoli.

Aumenta l’attenzione

La lettura sollecita le aree cerebrali dedicate alla discriminazione del testo, l’attenzione selettiva per la focalizzazione delle parole, l’attenzione sostenuta per mantenersi concentrati per un periodo prolungato, il vocabolario e la fluidità verbale. In più, richiede le abilità di comprensione del testo, l’attivazione di associazioni e il recupero dei significati legati alle parole, le immagini visive e le emozioni sottostanti al brano. La lettura fornisce anche un esempio su come si possono raccontare i fatti, riferire i propri pensieri, conoscere quelli degli altri e come le persone si relazionano tra loro.

La possibilità per il lettore di immedesimarsi nei personaggi della storia, di sentirne le emozioni e di cimentarsi nelle avventure, di percorrerne i sentieri e le relazioni, costituisce un arricchimento della propria esperienza di vita.

Sviluppa le abilità mentali

Anche ascoltare un racconto fatto da altri rafforza una serie di abilità mentali. L’apprendimento di una storia è infatti un’attività complessa. Bisogna ascoltare con un’adeguata “presenza mentale”. Solo così la storia staziona  nella memoria di lavoro (working memory) che segnala alla memoria a lungo termine la presenza di nuove informazioni da elaborare. La memoria semantica – che è parte della memoria a lungo termine – si attiva e aggancia le nuove informazioni a quelle già presenti e ne facilita l’apprendimento.Il cervello mette in atto una serie di processi cognitivi che rimandano sia a componenti dell’attenzione uditiva (selettiva e sostenuta), sia delle memorie (memoria di lavoro, memoria a lungo termine, verbale e semantica), sia del linguaggio (comprensione) che permettono di cogliere i collegamenti e farci registrare le informazioni ritenute salienti. Tra queste abilità, l’attenzione gioca un ruolo cruciale: quanto più si ascolta attentamente, tanto più è probabile che l’informazione venga registrata e possa poi venir riportata.