22/11/2019

Lettura veloce: funziona davvero?

Veronica Colella Pubblicato il 22/11/2019 Aggiornato il 22/11/2019

Esistono tante tecniche, più o meno fantasiose, ma secondo gli psicologi nessuna permette di raggiungere i risultati della lettura profonda

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Se potessimo leggere tomi voluminosi come Via col vento e Guerra e Pace in soli 20 minuti le nostre possibilità sarebbero davvero illimitate. La ricerca di trucchi per velocizzare la lettura è in discussione dagli anni ’50, ma le ricerche più recenti dei cognitivisti sostengono che queste scorciatoie non siano davvero efficaci.

Leggere in maniera più intelligente si può, ma solo a patto di superare la nostra “impazienza cognitiva” e ritrovare il piacere della lettura profonda.

Il miraggio della lettura rapida

A rendere popolari i corsi di lettura veloce è stata Evelyn Wood, insegnante e imprenditrice americana con uno spiccato senso religioso, che negli anni ’50 e ’60 pubblicizzò il suo metodo come una vera e propria crociata contro l’ignoranza. La durata di questi corsi si è progressivamente accorciata, finendo con l’evolversi della tecnologia a doversi difendere dalla feroce concorrenza del mercato delle app. Gli esercizi di training visivo garantiscono gli stessi risultati con il minimo sforzo, facendo sembrare lo studio una pittoresca reminiscenza di tempi più faticosi.

Scorrere il testo anziché leggere

I sostenitori dell’approccio intensivo promettono di insegnare in meno di sette giorni come ottimizzare i movimenti oculari. L’obiettivo è duplicare o anche triplicare la velocità di lettura, senza alcun costo in termini di comprensione. Il cosiddetto “chunking” consiste nel suddividere il testo in blocchi, sfruttando la visuale periferica per imparare a riconoscere velocemente gruppi di parole anziché essere costretti a focalizzarsi su una parola alla volta. I corsi cercano anche di correggere le nostre abitudini poco “performative”, come la subvocalizzazione: il nostro narratore interno ripete mentalmente il suono delle parole mentre leggiamo e mettendolo a tacere, in teoria, risparmieremmo preziosi millisecondi. Di fatto con la lettura rapida ci si limita a scorrere il testo alla ricerca di parole chiave, il che permette di cogliere il senso generale ma sacrifica le sfumature.

Perché per diventare bravi lettori bisogna leggere tanto

Gli psicologi Keith Rayner, Elizabeth Schotter e Michael Masson hanno messo alla prova l’efficacia dei metodi di lettura rapida, arrivando alla conclusione che tutte queste tecniche – temerarie e addirittura un po’ folli – non possano davvero sostituire la lettura profonda. Dal punto di vista fisiologico, l’idea che esistano movimenti superflui degli occhi durante la lettura è semplicemente sbagliata. Un buon lettore legge in media 400 parole al minuto e chi sostiene di poter triplicare questo risultato sta esagerando. Secondo Schotter, l’unico trucco davvero efficace per diventare più veloci nella lettura è familiarizzare con le parole, anche quelle più difficili, espandendo il proprio vocabolario con tanto allenamento. Bisogna anche imparare a concentrarsi, dedicando alla lettura spazi senza distrazioni.

Un cervello “bi-alfabetizzato”

Il dubbio che la lettura su supporti digitali sia più dispersiva è effettivamente fondato. Maryanne Wolf, scienziata cognitivista, sostiene che leggere aiuti a sviluppare l’empatia, la capacità deduttiva, l’analisi critica e l’intuito. Il passaggio dalla cultura della stampa a quella digitale rischia di interferire con questo processo, danneggiando il circuito memoriale della lettura esperta e rendendo le nuove generazioni incapaci di affrontare i testi più complessi e di identificarsi con i sentimenti degli altri.
La soluzione è coltivare un nuovo tipo di cervello “bi-alfabetizzato”, selezionando con cura le nostre fonti di informazione e accettando più spesso la sfida dei testi impegnativi.