26/10/2021

Credi ai fantasmi? Sei una persona emotiva

Veronica Colella Pubblicato il 26/10/2021 Aggiornato il 26/10/2021

Cosa ci spinge a credere negli spiriti, nell’oroscopo e nella scaramanzia? Le emozioni hanno un ruolo chiave

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Spiritismo e occultismo non sono più l’anima della festa come a fine Ottocento, ma la credenza nel paranormale è ancora piuttosto diffusa. Persino gli scettici più convinti hanno i loro punti deboli: l’oroscopo, i reality sulle case stregate, i documentari sulla parapsicologia, quell’impulso irrefrenabile che porta a gettarsi alle spalle un pizzico del sale rovesciato, i riti scaramantici prima di un esame o di una partita importante.

Piccole concessioni al pensiero magico che in fondo rendono la vita più interessante, perché le spiegazioni razionali sono spesso noiose. E che secondo alcuni ricercatori costituiscono una testimonianza del potere delle emozioni sulla logica.

Realtà e fantasia

Per i bambini il confine tra realtà e fantasia è spesso sfumato. Credere alle fate e alla generosità di Babbo Natale è facile come credere che il sole sorgerà ogni mattina. Da adulti questa capacità di accettare l’esistenza del meraviglioso e dell’invisibile dovrebbe attenuarsi, se non addirittura scomparire. Eppure, molti adulti conservano credenze e superstizioni che sulla carta non dovrebbero più trovare spazio in una società dominata dalla mentalità empirica e scientifica. Ecco perché un gruppo di ricercatori, guidato dalla psicologa Lise Lesaffre, ha ideato un esperimento per sondare la propensione degli studenti universitari a cedere al fascino del paranormale.

Se ci sei batti un colpo

Per lo studio, pubblicato su Psychological Reports, sono stati reclutati 419 studenti svizzeri a cui è stata proposta l’ultima versione del Paranormal Belief Scale, questionario di autovalutazione ideato per misurare la predisposizione di un soggetto a credere in ciò che non si può vedere o toccare. In questo modo i ricercatori si sono potuti fare un’idea delle loro convinzioni religiose e in tema di stregoneria, superstizione, spiritualismo, esistenza di forme di vita straordinarie e abilità come la telecinesi o la precognizione (oroscopi inclusi).

Gli studenti sono stati poi invitati ad assistere a una seduta spiritica, in cui un medium si è rivolto a un complice nel pubblico per mettersi in contatto con lo spirito di un caro estinto. Lo spettacolo è stato messo a punto per risultare più commovente che spaventoso: il medium, in realtà un prestigiatore dilettante, ha svelato dettagli sulla vita del defunto ottenendo dal complice una reazione sempre più emotiva.

Al termine della performance, agli studenti è stato chiesto di attribuire un punteggio alla probabilità di aver assistito a un evento sovrannaturale, a un miracolo o a un banale trucco di magia. Poi sono stati invitati a sottoporsi nuovamente al questionario iniziale, con l’aggiunta di una domanda a risposta aperta in cui condividere liberamente le loro impressioni.

La forza delle emozioni

Non solo il 65% degli studenti era effettivamente convinto di aver assistito a un evento sovrannaturale, ma le convinzioni di chi già si era detto propenso a credere negli spiriti ne sono uscite rafforzate. Solo il 10% ha optato per il trucco di magia e il 25% ha rifiutato tutte le spiegazioni proposte. Quanto alle risposte aperte, circa la metà degli studenti sono usciti da questa esperienza con più dubbi che certezze e un terzo ha riportato emozioni contrastanti. Chi non ha fatto cenno alle sue emozioni nella risposta aperta si è dimostrato più scettico, dato che ha portato i ricercatori a ipotizzare che siano proprio le emozioni a farci accettare più facilmente l’esistenza del paranormale.