24/05/2022

Beata solitudine

Veronica Colella Pubblicato il 24/05/2022 Aggiornato il 26/05/2022

Passare del tempo con gli altri rende felici, ma solo se è per scelta. Essere costretti a socializzare quando si vorrebbe stare da soli invece ottiene l’effetto contrario

Rome, Italy, August 13 -- A young woman enjoys the quiet of Rome while reading a book sitting on the pavement of Piazza Navona, in the baroque heart of the Eternal City. Piazza Navona is much loved by tourists for the presence of numerous typical restaurants and for the monumental and artistic treasures of one of the most famous squares in the world, where you can experience the essence and soul of Roman life. In the background the Fountain of the Four Rivers by Gian Lorenzo Bernini and the facade of the church of Sant'Agnese by Francesco Borromini. In 1980 the historic center of Rome was declared a World Heritage Site by Unesco. Image in high definition format.

Passare del tempo con sé stessi può essere piacevole e rinfrancante. Era così per Greta Garbo, diva incompresa il cui più grande desiderio era essere lasciata in pace.

Questo perché c’è solitudine e solitudine, quella coltivata per scelta e quella subita per via delle circostanze.

Nel primo caso amici e affetti non mancano, ma si ha la libertà di scegliere quando e come passare del tempo insieme senza sottovalutare il bisogno naturale di ricaricare le pile dell’interazione sociale.

Felici di scegliere

Non tutti amiamo essere l’anima della festa e per gli spiriti solitari il tempo passato in solitudine è spesso una fonte di benessere. Ecco perché essere costretti a uscire dal proverbiale guscio non è sempre piacevole. Anzi, a dirla tutta potrebbe essere un vero strazio. A suggerirlo è una ricerca pubblicata sul Journal of Happiness Studies, senza rinnegare la nostra natura di animali sociali. Sia cercando di immaginare diversi scenari che annotando le loro sensazioni nei diversi momenti della giornata, gli studenti hanno dimostrato di essere più felici quando avevano facoltà di scelta. Perché se è vero che i picchi di felicità e benessere si raggiungono in compagnia, è anche vero che sentirsi incastrati in una stanza piena di gente non è certo l’ideale.

Socializzare sì, ma senza forzarsi

La lezione che possiamo trarne, ipotizzano i ricercatori, è che socializzare faccia bene ma non quando diventa una forzatura. Meglio cercare una giusta via di mezzo, tanto più che la cattiva reputazione della solitudine andrebbe ridimensionata. Presa per il verso giusto, offre il conforto della stabilità e della riflessione. Sempre che si tratti di momenti di pausa dalle fatiche della conversazione e non di una scelta fatta per paura di non saper gestire i rapporti con gli altri.

Le ragioni dei solitari

Perché rimanere da soli ogni tanto fa stare bene? Se lo sono chiesto la professoressa Netta Weinstein dell’Università di Reading e le sue colleghe Thuy-vy Nguyen e Heather Hansen dell’Università di Durham, prendendo spunto dai primi tre mesi di lockdown per indagare sul modo in cui la solitudine è percepita nelle diverse fasi della vita, dall’adolescenza alla vecchiaia, in un articolo pubblicato su Frontiers in Psychology.

Stando alle loro osservazioni, basate sulla letteratura precedente e sull’analisi delle risposte ricevute da 2.035 partecipanti allo studio, l’adolescenza è il momento in cui si inizia ad apprezzare davvero il tempo dedicato a sé stessi. L’ansia da separazione da mamma e papà si placa e cresce invece il desiderio di libertà, di avventure anche in solitaria. Rimanere da soli favorisce introspezione e creatività, è sentirsi isolati dai propri amici (o non averne affatto) che risulta particolarmente doloroso, anche più che per gli adulti. Crescendo ancora un po’, la solitudine cercata e agognata è quella associata ai momenti di relax. Quella di quando i bambini sono a letto e si ha finalmente il tempo di riaprire il libro abbandonato sul comodino, o di quando si torna a casa dopo una lunga giornata con la prospettiva di mettersi comode e dedicarsi a una routine di self-care con tutti i crismi, oppure ancora quella che durante il famigerato lockdown ha permesso ai più fortunati di riscoprire il piacere di pasticciare in cucina e imparare cose nuove. Superata la boa della mezza età, scopriamo che godersi il silenzio, fare passeggiate solitarie in mezzo alla natura e avere degli hobby che non contemplano il dovere di fare quattro chiacchiere diventa quasi una necessità.

Quando fa male

Tutta un’altra storia invece la solitudine sofferta, a prescindere dall’età. La solitudine negativa è quella che fa sentire privi di uno scopo, se non addirittura di una buona ragione per alzarsi dal letto. Giornate passate a procrastinare e a rimuginare sui cattivi pensieri, confermando ancora una volta che la beata solitudine è quella a cui possiamo mettere fine quando vogliamo noi.