19/06/2022

Annoiati cronici: come cambiare atteggiamento

Veronica Colella Pubblicato il 19/06/2022 Aggiornato il 19/06/2022

Chi non è troppo critico verso se stesso e si sa trattare con compassione e gentilezza si annoia di meno. Mindfulness e meditazione posso essere d'aiuto

Young woman drinking cocktail at sidewalk cafe and checking the time

Perché alcune persone si annoiano più facilmente di altre? La risposta a questa domanda potrebbe avere insospettabili risvolti esistenziali, almeno secondo uno studio pubblicato di recente sulla rivista Personality and Individual Differences.

Se infatti pensiamo alla noia cronica come a una sensazione di insoddisfazione legata alla monotonia e all’apatia, pare che la gentilezza e la compassione verso se stessi siano un ottimo antidoto.

Se niente ha senso

Tutti ci annoiamo, ogni tanto. Succede quando siamo privi di stimoli, o quando siamo costretti a rimanere in attesa di qualcuno o qualcosa. Quando poi si scende nel reame delle conversazioni, la noia diventa una questione ancora più soggettiva. Argomenti di nicchia, come la vita segreta dei funghi o i tecnicismi del calcio, possono risultare terribilmente affascinanti per una persona e mortalmente noiosi per un’altra. Stesso si può dire per il gossip, l’interpretazione dei sogni e i racconti delle vacanze o dei matrimoni a cui non siamo stati.

Un pizzico di noia ogni tanto può anche fare bene alla creatività, o così sostengono alcuni studi. Per i bambini avere la possibilità di annoiarsi è sano, non solo perché insegna a trovarsi qualcosa di meglio da fare ma anche perché apre la porta ai primi tentativi di introspezione.

Il problema è quando la noia diventa cronica, come un buco nero che risucchia ogni entusiasmo. Essere costantemente annoiati e insoddisfatti porta a dubitare del senso stesso della vita, perché nulla sembra essere rilevante o interessante.

I vantaggi della compassione

Sappiamo che imparare a essere gentili con se stessi è generalmente una buona strategia di vita. Chi è eccessivamente critico finisce per chiudersi in una gabbia di inadeguatezza e senso di colpa, mentre praticare la compassione insegna che i fallimenti non ci definiscono. Si può sbagliare tutto e continuare a volersi bene, consapevolezza che permette di essere anche meno duri con gli altri e di sviluppare una certa resilienza.

Per i ricercatori, questo atteggiamento positivo alimenta la convinzione che la vita sia ricca di senso e così facendo mitiga gli effetti deleteri di quella noia cronica che tinge tutto di grigio.

E in effetti sembra che le persone abituate a darsi un po’ di tregua siano anche quelle che si annoiano di meno, ipotesi testata in tre indagini: nello studio pilota i ricercatori hanno preso in considerazione un campione di 49 studenti, per poi passare a due gruppi di partecipanti reclutati online, rispettivamente di 265 e 191 soggetti.

Come si pratica

Praticare la compassione di sé significa parlarsi con lo stesso tono gentile, amorevole e non giudicante che utilizzeremmo con una sorella minore o una migliore amica a cui teniamo da una vita. Non vuol dire quindi farsi andare bene tutto, ma solo imparare ad accogliere difetti, emozioni spiacevoli e incidenti di percorso come una parte di noi.

Mindfulness e meditazione possono far parte delle tecniche proposte dai terapeuti per diventare più compassionevoli, ma c’è anche chi suggerisce di scriversi lettere o tenere un diario.