28/10/2021

Amici immaginari: servono anche agli adulti

Veronica Colella Pubblicato il 28/10/2021 Aggiornato il 28/10/2021

Fare amicizia con i nostri personaggi preferiti aiuta a calmare ansia e insicurezze. Ecco perché alcune persone ne hanno bisogno più di altre

amici immaginari

Gli amici immaginari degli adulti? Per alcuni esperti si tratta dei personaggi di romanzi, film e serie tv con cui entriamo in sintonia fino a intessere con loro vere e proprie relazioni parasociali. Sono quelli a cui ci rivolgiamo in cerca di conforto nel momento del bisogno, o quelli a cui sentiamo di assomigliare nel profondo del cuore.

Un legame così stretto che non si interrompe con i titoli di coda, ma che diventa una risorsa a cui attingere nella vita di tutti i giorni.

E non è detto che si tratti sempre di personaggi rassicuranti. Per ogni ragazza con la testa sulle spalle che ritrova pace e tranquillità pensando a come sarebbe prendersi un caffè con Sanem di Daydreamer o con Rachel Green di Friends, ce n’è sicuramente una che ha come spirito affine la terribile e indipendente Rossella O’Hara di Via col vento.

Chi ne ha più bisogno

Secondo un recente studio pubblicato sul Journal of Social and Personal Relationships, il modo in cui entriamo in relazione con i personaggi immaginari rispecchia in parte il modo in cui ci rapportiamo con le persone nel mondo reale. Partendo dalla teoria dell’attaccamento di Bowlby, i ricercatori hanno scommesso sul fatto che a legarsi di più ai personaggi di finzione sia proprio chi vive i rapporti con gli altri nel segno dell’insicurezza.

Da un lato ci gli ansiosi, in cerca di continue rassicurazioni e con un forte bisogno di intimità, dall’altro gli evitanti, ovvero chi ha imparato a proteggersi dal rifiuto tenendo gli altri a distanza e fa molta fatica a mostrarsi vulnerabile, attribuendo invece un grande valore all’autonomia e all’indipendenza.
Se nella vita quotidiana il rischio di esasperare o ferire gli altri è sempre da mettere in conto, spiegano i ricercatori, il bello dei personaggi di fantasia è che non perdono mai la pazienza. Da questo punto di vista immergersi in una storia è una piacevole alternativa alle tante complicazioni che nascono quando le proprie insicurezze si riversano sui rapporti reali.

Amicizia o immedesimazione?

Mentre gli ansiosi tendono più facilmente a stringere legami simili all’amicizia con i loro personaggi preferiti, gli evitanti si identificano con quei personaggi che rispecchiano il loro modo di porsi. Una personalità forte e indipendente come quella di Rosa Diaz in Brooklyn 99, o magari come Fern, il personaggio di Frances McDormand in Nomadland (2020), è il comfort character ideale di chi mette al primo posto la capacità di cavarsela in ogni situazione. Allo stesso modo, chi ha bisogno di sentirsi accolto e accettato tende a essere attratto da quei personaggi che mostrano empatia e altruismo. Chi non vorrebbe avere un’amica come Aimee di Sex Education? Ci sono poi i grandi miti che possono assumere il ruolo di vero e proprio spirito guida, un po’ come succede nella simpatica commedia di Leonardo Pieraccioni Io e Marilyn.

Effetto pandemia

Non stupirà, ma la possibilità di trovare conforto in legami immaginari si è rivelata preziosa anche per superare il primo lockdown. Lo suggerisce una seconda ricerca pubblicata sul Journal of Social and Personal Relationship, rassicurando anche sulla solidità delle amicizie in carne e ossa. Se è vero che durante il periodo di rigido isolamento vissuto tra aprile e giugno 2020 i legami parasociali con i personaggi di finzione sono diventati più stretti, non hanno sostituito le amicizie più convenzionali. Al massimo hanno fatto tampone, aiutando a colmare in parte la mancanza di socialità.