28/07/2020

Uomini, così fragili e vulnerabili

Veronica Colella Pubblicato il 28/07/2020 Aggiornato il 28/07/2020

La fragilità non è una prerogativa solo femminile, anche i maschi si devono misurare con le loro debolezze senza nasconderle

depressione maschile

Le aspettative di genere possono rendere gli uomini riluttanti ad ammettere le proprie fragilità, rendendo loro più difficile chiedere aiuto quando soffrono di ansia o depressione. I segnali fisici ed emotivi vengono ignorati perché aumentano il senso di inadeguatezza, o addirittura non vengono riconosciuti.

Un problema da non sottovalutare, soprattutto tenendo conto delle stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che vedono la depressione affermarsi come prima causa di disabilità al mondo entro il 2030.

Una contraddizione solo apparente

C’è una ragione per cui di depressione si parla quasi sempre al femminile. Sempre secondo l’OMS, gli studi epidemiologici suggeriscono che le donne ne siano colpite in misura maggiore e continuativa rispetto agli uomini, anche per via della maggiore esposizione a eventi drammatici come guerre civili, povertà, violenza domestica e sessuale. Eppure, esiste anche una netta divergenza tra i due sessi in fatto di suicidio, con una prevalenza al maschile di tentativi riusciti. Se la depressione risulta più letale per gli uomini, è anche perché molti sono ancora convinti di dover tenere per sé sentimenti come la tristezza, il disagio o la sensazione di non essere all’altezza. Lo fanno per il bene della famiglia, per non mostrarsi deboli sul lavoro e anche perché credono di dover dimostrare di farcela da soli.

La maschera della rabbia

Riconoscerne i sintomi può essere difficile anche perché gli uomini tendono a esprimere il loro disagio in termini di rabbia e irascibilità. Nel campo delle emozioni gli scatti d’ira sono certamente più “virili” rispetto alla paura e alla tristezza, la cui manifestazione continua a essere scoraggiata anche nei bambini. Chi pensa che ormai questo stereotipo sia superato e che agli uomini sia già stato restituito il diritto alla lacrima facile, riflette Matt Haig in Ragioni per continuare a vivere (Edizioni e/o), non tiene conto del fatto che queste emozioni bisogna anche imparare a gestirle. Chi si ammala di depressione spreca molte energie cercando di sembrare normale, o rimproverandosi perché non riesce a esserlo davvero. In particolare, alcuni uomini ritengono di dover essere in grado di “aggiustarsi da soli”, al limite con l’aiuto di qualche litro di alcol. Ecco perché, tra i segnali a cui prestare attenzione, ci sono anche l’abuso di sostanze e la tendenza a nascondersi da tutte quelle situazioni familiari o sociali che potrebbero rendere visibile la propria sofferenza.

Parlare e ascoltare

Parlare apertamente di ansia e depressione, prosegue Haig, è già una forma di terapia. Incoraggiare chi ne soffre a cercare un aiuto professionale è importante, ma lo è anche creare un clima sereno in cui sentirsi appoggiati e sostenuti. Per evitare sensi di colpa, le esortazioni a “tirarsi su” dovrebbero essere evitate a meno di non avere consigli dettagliati e infallibili su come fare. Essere amorevolmente severi non funziona, mentre può essere utile alleviare la pressione del lavoro e della vita dimostrando di non avere fretta di vedere miglioramenti.