27/07/2021

La pandemia ci ha reso migliori?

Veronica Colella Pubblicato il 27/07/2021 Aggiornato il 27/07/2021

Tutti questi mesi di emergenza ci porteranno a cambiare davvero le nostre abitudini? I più sono scettici, ma gli analisti sono insospettabilmente ottimisti

hot of a beautiful young woman riding her bike in the park in the autumn

“Andrà tutto bene” è stato il mantra del primo lockdown. Quando eravamo certi che saremo diventati migliori, più solidali e meno egocentrici. A un anno e mezzo di distanza c’è chi sostiene che siamo addirittura riusciti a peggiorare, ma gli analisti sono più positivi.

Almeno sul piano delle intenzioni siamo più ricettivi a temi come l’ecosostenibilità, la giustizia sociale e il consumo consapevole. Sarà vero?

La sensibilità fa tendenza?

Il rapporto annuale di Google Trends ce la mette tutta per essere incoraggiante. A quanto pare, tra una quarantena e l’altra non siamo stati impegnati solo a scoprire i misteri della panificazione a lievitazione naturale o a cercare tutorial per tagliare i capelli in casa. Una volta tanto ha fatto tendenza anche l’altruismo, con un risvolto pratico. Ci siamo chiesti come ringraziare i lavoratori essenziali, in particolare gli insegnanti, gli infermieri, gli autisti di autobus e i dottori (ma in quanti l’avranno fatto davvero?), come sostenere le piccole imprese e come offrire il nostro supporto anche a cause che ci toccano indirettamente. Insieme agli evergreen “come diventare influencer” e “come diventare milionario”, tra le chiavi di ricerca si sono dimostrate piuttosto popolari anche “come diventare un buon alleato”, “come fermare il cambiamento climatico” e “come diventare antirazzista”, almeno nei periodi in cui le manifestazioni di piazza hanno dato risalto a questi temi. Più informati non equivale a migliori, ma non è detto che questa nuova sensibilità non possa mettere radici.

Consumatori più consapevoli

Secondo gli analisti di Mintel nel Global Consumer Trends 2021, scrive Agnese Ferrara nello speciale Ansa dedicato ai consumi, possiamo dire addio agli acquisti di impulso. L’incertezza economica potrebbe renderci meno consumisti, o almeno indirizzare i nostri acquisti verso il benessere più che verso il lusso. In più, ora che la maggior parte dello shopping si fa online non ci sono davvero più scuse per non approfondire i risvolti etici di ogni carrello riempito per noia o per necessità. I consumatori si aspettano che rivenditori e brand siano trasparenti sull’impatto ambientale di beni e servizi e che supportino cause giuste, punendo ogni scivolone sui social. Torna anche l’attenzione per la qualità dei prodotti e quella per le condizioni dei lavoratori, l’elogio dell’essenziale e della praticità.

Il ritorno della comunità

Un altro effetto collaterale del Covid, secondo Mintel, è il risveglio del nostro senso di comunità. La solitudine ci ha portato a rivalutare l’appartenenza a un gruppo, criticando a posteriori lo sfrenato individualismo della vita di prima. Secondo Mintel saranno premiati i marchi che sapranno andare incontro a questa nuova esigenza, affrontando la sfida della sostenibilità e offrendo condizioni di lavoro dignitose ai lavoratori. E quelli che sapranno offrire chiarezza e garanzia di tutela dei dati sensibili degli utenti, sempre più ambivalenti nei confronti della tecnologia.