02/07/2019

Lo farò domani. Ma smettere di rimandare si può. In 5 mosse

Veronica Colella Pubblicato il 02/07/2019 Aggiornato il 02/07/2019

Procrastinare non fa sparire i compiti sgradevoli. Stabilite le priorità, riducete le distrazioni, rassegnatevi al fatto che la perfezione non esiste... e rispettare gli impegni sarà più facile

procrastinare

Saper rimandare gli impegni al momento giusto è un’arte: chi la sa praticare è in grado di gestire il proprio tempo in maniera flessibile, destreggiandosi tra le scadenze con la grazia di un giocoliere.

Per molti di noi, sfortunatamente, si tratta solo di procrastinare, una pessima abitudine che ci porta a rimandare i compiti sgradevoli sperando che spariscano da soli, con la grazia dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia.

Una differenza importante

Che le cause della procrastinazione siano genetiche (come suggerisce uno studio di Daniel Gustavson dell’Università di Boulder, che mette in correlazione procrastinazione e impulsività) o figlie dell’abitudine, un buon primo passo per migliorare è cercare di capire che tipo di procrastinatore si è, se il genere che rimanda perché troppo ansioso o il genere che rimanda perché è allergico alle imposizioni.
Un ansioso potrebbe voler rimandare un impegno finché non si sente pronto ad affrontarlo, aumentando ad ogni “più tardi” il livello di stress e le paure irrazionali che gli impediscono di andare avanti. In questo caso, più che sforzarsi di reprimere questo lato del proprio carattere, una buona soluzione può essere scomporre ogni compito in step da seguire e crearsi una piccola confortante routine.
Per altre persone invece la routine è la peggior nemica: i compiti troppo ripetitivi uccidono l’entusiasmo e la voglia di impegnarsi, facendo insorgere un desiderio di ribellione. Aggiungere più prevedibilità può solo peggiorare le cose: meglio ritagliarsi dei piccoli spazi di improvvisazione che rendano meno tedioso lo svolgimento di incombenze a cui non si può sfuggire.

5 consigli per smettere di procrastinare

  1. Andare alla radice del problema. A volte si rimanda per un motivo molto preciso, un ostacolo che ci tiene fermi ai blocchi di partenza. Anziché cercare subito di arrivare a una soluzione può essere utile imparare ad ascoltarsi e individuare con precisione cosa rende così spaventoso (o così antipatico) il compito da svolgere.
  2. Tenere sotto controllo il perfezionismo. Chi ha standard elevati vorrebbe rimandare finché non ha la garanzia assoluta di successo, ma qualche volta è necessario venire a patti con il rischio e non entrare in modalità “tutto o niente”. Non si può essere sempre assolutamente brillanti, ma saper rispettare le tempistiche è altrettanto apprezzato.
  3. Stabilire delle priorità. Se si è costretti a rimandare per disorganizzazione, la buona notizia è che stabilire priorità chiare aiuta a finire più velocemente, accontentando sia gli ansiosi che i ribelli di natura. Codice rosso per le cose urgenti (come le scadenze a brevissimo termine), arancione per le cose che possono essere differite di un giorno senza gravi conseguenze, giallo per quello che va finito entro la settimana, bianco per tutto quello che si può delegare o annullare.
  4. Andare incontro alle proprie inclinazioni. I mattinieri non dovrebbero essere costretti a lavorare fino a tardi e le persone che faticano a ingranare non dovrebbero essere costrette a concentrarsi troppo presto. Quando si può, è meglio organizzarsi il lavoro secondo i propri ritmi.
  5. Ridurre le distrazioni. Sembra una banalità, ma lavorare concentrati per meno tempo rende di più che lavorare più tempo con la testa altrove e aiuta a non cedere alla tentazione di fare letteralmente qualsiasi altra cosa. Si dice che Victor Hugo mettesse i vestiti buoni sottochiave per non farsi venire voglia di uscire lasciando un romanzo a metà: a noi forse basta non aprire YouTube e togliere la suoneria al cellulare.