24/02/2022

Gelosia: quanto sei obiettiva?

Veronica Colella Pubblicato il 24/02/2022 Aggiornato il 24/02/2022

La gelosia può fare strani scherzi, persino farti vedere quello che non c’è. Ecco qualche consiglio per recuperare lucidità

Image of woman feeling physical attraction to married man

Nessuno è davvero immune alla gelosia. C’è qualcosa in questo sentimento che risveglia la nostra parte più irrazionale, quella pronta a vedere dettagli incriminanti ovunque. Un tempo si pensava che la gelosia fosse una deriva morbosa dell’amore, ma le teorie più recenti tendono piuttosto a inquadrarla come la manifestazione della paura di essere abbandonati.

E avere paura di rimanere da soli è come scoperchiare il vaso di Pandora delle emozioni sgradevoli.

L’insicurezza, la rabbia, il risentimento, la vergogna e il senso di impotenza possono portare a una serie di errori di valutazione che trasformano un sassolino in una montagna.

La risposta a una minaccia

Per essere un sentimento universale la gelosia non è sempre facile da riconoscere. Forse sarebbe meglio considerarla una passione, suggerisce lo psicologo americano Robert Leahy in La cura della gelosia (Centro Studi Erickson), intesa come l’intreccio di diverse emozioni, pensieri, comportamenti e strategie che mettiamo in atto nel tentativo di sentirci di nuovo in controllo della situazione.

Da un punto di vista evolutivo la gelosia può essere interpretata come la risposta a una minaccia, ma è importante ricordare che i pensieri e le emozioni non corrispondono sempre alla realtà dei fatti. Per limitare i danni, Leahy suggerisce di imparare prima di tutto a riconoscere quei meccanismi che permettono alla gelosia di scatenare reazioni di cui è facile pentirsi.

Gli errori più comuni

Prima di procedere con il terzo grado, meglio fare un passo indietro e assicurarsi di non essere troppo di parte. Alcuni errori di ragionamento molto comuni possono alimentare la gelosia e sabotare anche la relazione più solida.

  1. Improvvisarsi telepatici. Dare per scontato di sapere cosa pensano gli altri è sempre rischioso, soprattutto se non glielo abbiamo mai chiesto.
  2. Cucirsi addosso profezie di sventura. Il fatalismo, si sa, non aiuta: convincersi che è solo questione di tempo prima dell’inevitabile rottura spinge a covare un risentimento ingiustificato.
  3. Cedere al pensiero catastrofico. È l’atteggiamento di chi sottovaluta le proprie risorse, credendo di non potersi riprendere da un eventuale tradimento o che basti il minimo tentennamento a far finire una relazione;
  4. Etichettare. Il vizio di ridurre una persona ai suoi tratti negativi, veri o presunti, senza possibilità d’appello;
  5. Sminuire i lati positivi. È la tendenza di chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto, ignorando o sminuendo i punti di forza della relazione o le proprie qualità.
  6. Pessimismo cosmico. Dare eccessiva importanza a quelli che possono essere normali momenti di stanca o litigi banali, convincendosi che rappresentino l’inizio della fine.
  7. Trasformare un incidente isolato in un pattern destinato a ripetersi.
  8. Entrare in modalità “tutto o niente”. Detto anche pensiero bianco o nero, è la tendenza a ragionare per estremi dimenticando che esistono anche le sfumature.
  9. Rincorrere un’ideale. Risentirsi perché l’altro non è all’altezza di aspettative irrealistiche, o perché la vita e fatta di altri e bassi anziché di perfezione costante.
  10. Prendere tutto sul personale. Non sempre le scelte e le reazioni degli altri hanno a che fare con noi, ma spesso chi è insicuro tende a mettersi al centro dell’universo.
  11. Puntare il dito. Dare all’altro tutta la responsabilità dei propri stati d’animo, usando la recriminazione come strategia per non affrontarli.
  12. Ragionamento emotivo. Lasciare che le emozioni prendano il sopravvento, utilizzandole come cartina di tornasole per confermare i propri sospetti.