Relazioni tossiche: esistono anche in famiglia
Le dinamiche disfunzionali nei rapporti non sono presenti solo nella coppia, ma spesso si manifestano anche fra genitori e figli, creando i presupposti di disagi emotivi futuri
Se pensate che le relazioni tossiche siano presenti solo in ambito sentimentale, vi sbagliate. Se ne parla molto, sui media e sui social, ponendo a fuoco prevalentemente le situazioni di disagio, sofferenza o abuso all’interno della coppia: ma i legami sbilanciati, in cui una delle parti cerca più o meno consciamente o subdolamente di controllare, sopraffare e manipolare l’altra, esistono anche in famiglia. L’ha evidenziato un’analisi realizzata da Babbel, la piattaforma per l’apprendimento delle lingue, in collaborazione con la psicologa e psicoterapeuta Valentina Trespi.
In famiglia non sono sane le situazioni in cui sono presenti confusione dei ruoli, sfruttamento della disponibilità di un famigliare più empatico o imposizioni (anche se nate senza intento di sopraffazione).
Riconoscere e rispettare i confini
Come sottolinea l’esperta, l’intimità familiare viene spesso vissuta come uno spazio dove “tutto è permesso”, ma per il benessere psicologico di tutti i componenti è fondamentale saper riconoscere (e rispettare) i confini.
Attraverso alcune definizioni inglesi nate soprattutto sul web, e diventate poi comuni nel dibattito su questi temi, scopriamo insieme alla psicoterapeuta tre situazioni emblematiche di rapporti disfunzionali all’interno della famiglia
Toxic enmeshment. Si tratta di una condizione in cui i confini tra genitori e figli diventano sfocati, con una forte dipendenza emotiva e ruoli confusi, un vero e proprio “coinvolgimento tossico”. È il caso, ad esempio, della “mamma-confidente”, una dinamica in cui il genitore assume un ruolo amicale che può compromettere l’autonomia emotiva dei propri figli. Il prefisso “toxic” sottolinea il fatto che, anche se il legame può sembrare affettuoso o “molto unito” dall’esterno, in realtà può ostacolare la crescita personale e l’autonomia emotiva dei figli.
Emotional dumping. Letteralmente significa “scaricamento emotivo” ed è un comportamento critico che si verifica quando una persona riversa tutte le proprie emozioni negative, come paura, frustrazione o rabbia, su un altro membro della famiglia (spesso più empatico o vulnerabile), senza preoccuparsi dell’effetto che questo può avere. A lungo andare, il dumping emotivo può logorare i rapporti e creare forti squilibri relazionali.
Sharenting. Questo neologismo formato dalle parole “sharing” (“condividere”) e “parenting” (“essere genitori”) indica la pratica dei genitori di pubblicare sui social foto, video o informazioni riguardanti i propri figli, condividendo con i follower momenti della loro crescita. Se da un lato nasce da un desiderio di condivisione o orgoglio, dall’altro può violare la privacy del minore, costruendogli un’identità digitale non scelta e potenzialmente ingombrante nel futuro. Lo sharenting solleva inoltre interrogativi importanti legati a limiti, consenso e tutela dell’immagine dei più piccoli.
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