03/03/2020

Asessualità: amore sì, sesso no

Veronica Colella Pubblicato il 03/03/2020 Aggiornato il 03/03/2020

Il sesso è importante in una relazione di coppia? Non per tutti. Le persone asessuali lo trovano poco interessante e non necessario per essere felici

no sex

Secondo lo psicologo canadese Anthony Bogaert, a identificarsi come asessuale è circa l’1-3% della popolazione. Il termine si è fatto strada nel linguaggio accademico, ma nel quotidiano questo orientamento sessuale suscita ancora reazioni di perplessità o scetticismo, rendendo più difficile dichiararsi. Sono in molti infatti a confondere l’asessualità con l’iposessualità, ovvero con il crollo del desiderio – transitorio o definitivo – dovuto a motivazioni psicologiche, biologiche o relazionali. Oppure c’è chi vede dietro a questa definizione il sintomo di un trauma o di un’educazione troppo rigida.

Al contrario, chiariscono gli esperti, le persone asessuali non sembrano avere alcun problema con il sesso. Semplicemente, lo trovano poco interessante e non necessario per una vita piena e felice.

Non significa rinunciare all’amore

Un fraintendimento comune nei confronti delle persone asessuali è che non abbiano alcun interesse per la vita di coppia. Questo perché siamo abituati a pensare all’attrazione fisica come ad una linea di demarcazione tra amicizia e amore, ma essere asessuale non significa non innamorarsi mai.
Una distinzione molto utile in questo caso è quella tra orientamento sessuale e orientamento romantico: il primo si riferisce all’attrazione fisica e alle sue dinamiche, il secondo alla sfera affettiva. A seconda delle sue inclinazioni sentimentali, quindi, una persona asessuale può definirsi eteroromantica, omoromantica, biromantica o panromantica, mentre per indicare il generale disinteresse per l’amore si utilizza il termine aromantico. Lo scenario meno complicato è ovviamente quello in cui ci si innamora di un’altra persona asessuale, ma non è così facile incontrarsi. È più probabile che si finisca a far parte di una coppia “mista”, in cui si dovranno negoziare le esigenze di entrambi. La mancanza di attrazione in realtà non dice molto sul comportamento di una persona asessuale, che può benissimo contemplare il sesso come momento di intimità.

L’area grigia della demisessualità

Tra le nuove definizioni coniate per esprimere la propria sessualità, c’è anche quella adottata da chi prova un’attrazione molto selettiva, pur non identificandosi strettamente come asessuale. Prendendo in prestito il francese “demi” (ovvero metà), demisessuale è chi sente risvegliarsi il desiderio solo in casi particolari, di solito nei confronti di una persona con cui si è formato un legame emotivo profondo.
Non si tratta proprio di attendere il grande amore, quanto di creare il giusto livello di affinità che riaccenda l’interesse verso il sesso. Può sembrare un eccesso di zelo da parte di chi è particolarmente timido e riservato, ma questa definizione intermedia è utile per creare uno spazio di aggregazione e di confronto in una società percepita come ipersessualizzata, con cui è difficile entrare in sintonia.

L’asessualità nei media

La ricerca di inclusività nei media potrebbe rendere la vita più facile alle persone asessuali e demisessuali, almeno per quanto riguarda i riferimenti da utilizzare per accompagnare il proprio coming out.
Per fare qualche esempio recente, la seconda stagione di Sex Education è riuscita a toccare questo tema in maniera molto delicata e diretta, spiegando che si tratta di un orientamento come tanti altri e non di un problema da risolvere, e persino una serie irriverente come Bojack Horseman ha saputo dare una rappresentazione ironica e sincera delle difficoltà di un asessuale alla ricerca dell’amore.