14/02/2021

Dating online: come trovare l’amore senza lasciare il divano

Veronica Colella Pubblicato il 14/02/2021 Aggiornato il 14/02/2021

Le app di incontri non sono più solo il regno del mordi-e-fuggi. Incontrarsi online è sempre più comune. Ed è una buona soluzione per conoscere persone nuove in tempi di lockdown

Attractive young women puckering while taking selfie at home

C’è chi preferisce l’approccio avventuroso di Tinder, che ti incoraggia a sperimentare il più possibile, e chi quello rassicurante di Once, che offre agli utenti un modello di slow-dating più vicino a quello delle agenzie matrimoniali, proponendo un solo match al giorno senza stress. Non tutti sono alla ricerca del grande amore, ma non è più un controsenso cercarlo online. Anzi, qualcuna direbbe che è più ragionevole rimanere sul divano a caricare nuove foto profilo che uscire con l’amico di un cugino con cui si ha in comune giusto il fatto di essere single.

Lo conferma un recente studio dell’Università di Ginevra pubblicato su PLOS ONE, secondo cui le coppie formate online funzionano proprio perché la compatibilità di interessi e obiettivi non è lasciata al caso.

L’amore ai tempi della gamification

Se le app piacciono è anche perché a usarle ci si diverte. Tutto programmato, dal momento che prendono in prestito alcuni elementi di game design per rendere tutto più accattivante. Si potrebbero addirittura applicare agli utenti le stesse categorie proposte da Bartle per classificare i giocatori di videogame, come fa notare Jane Seidel su Medium. Nelle app di dating manca il conflitto, che è alla base del divertimento del giocatore “killer”, ma c’è comunque un elemento di sfida e degli obiettivi da sbloccare (come piace ai giocatori “achiever”), un elemento di esplorazione (che piace agli “explorer”, motivati dalla curiosità di scoprire cos’altro c’è là fuori) e uno di socializzazione, ovvero la bellezza di conoscere sempre persone nuove, come piace ai “socializer”. Chi le critica sostiene che siano proprio i punti in comune con il gioco (incluso quello d’azzardo) a decretare la morte del romanticismo. Ma è davvero così?

Patti chiari e relazioni durature

A dispetto dei luoghi comuni, c’è anche chi va alla ricerca del match perfetto con intenzioni serissime. L’idea è proprio quella di trovare qualcuno con cui condividere appartamenti e animali domestici, gite all’Ikea e passeggini. Da questo punto di vista non c’è alcuna differenza tra incontrarsi a un matrimonio, a un party aziendale o su internet, perché non è quello a determinare la riuscita della relazione. Anzi, il vantaggio delle app di dating, secondo lo studio svizzero, è che permettono di oltrepassare barriere geografiche e professionali ampliando il bacino di potenziali partner. Su più di 3.000 intervistati, tutti impegnati in relazioni a lungo termine con una persona conosciuta negli ultimi 10 anni, la maggior parte ha conosciuto il partner attraverso metodi più tradizionali – tramite un amico, un parente o sul posto di lavoro – ma tra gli over 40 ce ne sono tanti che si sono iscritti proprio perché avevano intenzione di andare a convivere o mettere su famiglia in tempi brevi. E lo hanno fatto, anche più velocemente rispetto alle coppie che si sono conosciute offline. Anche in termini di soddisfazione e stabilità non sembrano esserci grandi differenze, spiega la ricercatrice Gina Potarca, quindi il panico morale di chi si aspettava che le app ci rendessero tutti libertini sembra ingiustificato.

L’effetto collaterale dello swipe

Qualche difetto però la gamification degli appuntamenti ce l’ha. Il più noto è quello descritto da un altro studio recente, pubblicato questa volta su Social Psychology and Personality Science, secondo cui avere a disposizione una scelta virtualmente infinita di partner può far sentire sotto pressione. Il paradosso dell’abbondanza di scelta che getta nello sconforto si applica anche al dating, soprattutto nella fascia d’età tra i 18 e i 30 anni. Sfumato l’entusiasmo iniziale, più immagini si scorrono e più si accentua il pessimismo sulle possibilità di essere scelti, alimentando la tendenza a rifiutare anche persone che in altri contesti non sarebbero sembrate poi tanto male.