Terapia ormonale sostitutiva: conosci le novità?

Redazione Pubblicato il 21/08/2023 Aggiornato il 18/09/2023

Oggi abbiamo a disposizione molecole sempre più sicure e combinazioni terapeutiche personalizzate per vivere la menopausa con serenità e in salute

terapia ormonale sostitutiva

Buone notizie per le donne in menopausa. Dopo anni di paura che hanno tenuto tante di loro lontano dalla Terapia Ormonale Sostitutiva (la cosiddetta TOS) nonostante soffrissero di sintomi invalidanti, sembra che le cose stiano finalmente cambiando. I dati che sono emersi via via dagli studi di settore, le nuove molecole che oggi abbiamo a disposizione e la possibilità di creare combinazioni terapeutiche sempre più personalizzate aprono la strada a un diverso approccio, basato su un’attenta valutazione del rapporto costi benefici, ma senza inutili e ingiustificati allarmismi.

Le nuove linee guida dicono infatti che, in presenza di sintomi e in assenza di controindicazioni, può essere assunta e continuata a lungo se viene modulata correttamente sulle esigenze della donna.

Il tutto a vantaggio della salute e della qualità della vita, anche sessuale.

In sicurezza

«Oggi possiamo finalmente lavorare in sicurezza con la TOS» spiega la dottoressa Micaela Petrone ginecologa presso l’Unità di Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele. «L’indicazione attuale della Società Italiana di Menopausa è di trattare solo le donne sintomatiche e di iniziare la terapia il più precocemente possibile in modo da mantenere l’effetto protettivo, dal punto di vista cardiovascolare, degli estrogeni prodotti dal corpo. Il dosaggio va sempre personalizzato e ridotto progressivamente nel tempo per mantenere la copertura sui sintomi minimizzando i rischi. Si deve usare il minimo dosaggio efficace e si può fare perché, mentre prima lavoravamo con dosaggi elevati, oggi sappiamo che, anche con dosaggi bassi e ultra bassi, abbiamo un buon controllo».

L’inganno americano

Sono ormai passati vent’anni dalla pubblicazione del famoso studio americano “Women’s Health Initiative” (WHI) che da una parte è stato il più grande studio osservazionale di prevenzione primaria sulla menopausa e ci ha dato tantissime informazioni importanti, dall’altra non ha però permesso di avere un approccio sereno al tema per via delle criticità emerse. All’epoca venne interrotto anticipatamente per un riscontro di aumentata incidenza di tumore al seno nelle donne che facevano la terapia e di aumentato rischio di patologia coronarica. Questo studio, che l’oncologo Umberto Veronesi definì “l’inganno americano”, venne ripreso da tutti i media ed ebbe molta risonanza, dettando le successive linee guida ma i suoi risultati sono stati rivisti e molte cose nel frattempo sono cambiate.

Un nuovo farmaco

«La novità è rappresentata da una preparazione combinata di estrogeno naturale e di progesterone naturale» continua Petrone. «Con questo farmaco, uscito subito prima dell’emergenza Covid, abbiamo a disposizione una combinazione di ormoni identici a quelli prodotti dalla donna nell’età fertile. Sono i veri ormoni bioidentici ma farmacologicamente controllati, e questo conferisce loro una marcia in più rispetto alle preparazioni galeniche in cui dosaggi e additivi non sono sempre certi. Nei prodotti galenici, sui quali la comunità scientifica ha molte riserve, troviamo i cosiddetti compounded Bioidentical Hormones (cBHT) che si ricavano da una pianta, la Discorrea villosa. Tutt’altra cosa sono invece i rBHRT: Regulated Bioidentical Hormones che sono sempre ormoni bioidentici ma prodotti dalle case farmaceutiche, precisi nella composizione e approvati dagli enti regolatori competenti».

 L’articolo completo è sul numero di Silhouette donna di settembre, ora in edicola.