Se le palpebre vanno in fiamme

Redazione Pubblicato il 11/01/2024 Aggiornato il 11/01/2024

Le piccole infezioni in questa zona così delicata e sensibile possono creare forti disagi. Le soluzioni, tradizionali e verdi, però ci sono

palpebre

Ciglia e palpebre sono il punto di forza di uno sguardo seducente. Talvolta però può capitare che a rovinare l’intensità e la profondità dello sguardo intervengano delle piccole infiammazioni che “fioriscono” tra le ciglia, provocando un antiestetico rossore e un fastidioso prurito.

Sono le malattie delle palpebre, come orzaiolo, calazio e blefarite, infezioni di breve durata che si “accendono” tra le ghiandole poste vicino alle ciglia, per la presenza di un batterio, o per un’allergia (a un mascara o a un eye-liner) o per un periodo di particolare stress.

L’orzaiolo

Ha l’aspetto e le dimensioni di un grano d’orzo (da cui infatti deriva il nome) e matura in poco tempo proprio come un qualsiasi brufolo. «In realtà, l’orzaiolo è piccolo ascesso che colpisce una delle ghiandole poste all’esterno o all’interno della palpebra, provocandone l’ostruzione e la conseguente infiammazione. Quando è “esterno”, significa che interessa una ghiandola sebacea di Zeiss posta tra le ciglia, mentre quando è “interno” ha colpito una ghiandola sebacea di “Meibomio”, posta all’interno della congiuntiva e pertanto a contatto con l’occhio» spiega la dottoressaBarbara Prandi, oculista, specialista in oftalmologia di Clinica Baviera a Milano.

I rimedi

A livello locale si possono fare degli impacchi con del cotone imbevuto di acqua bollente o di camomilla, due volte al giorno per una settimana: in questo modo verrà favorita la maturazione dell’orzaiolo e la fuoriuscita del sebo. Se invece l’infezione persiste, è necessario applicare una pomata oftalmica antibiotica.

Il calazio

Assomiglia in tutto e per tutto a un orzaiolo, ma non lo è. «Il calazio si manifesta con un piccolo gonfiore sulla palpebra, senza però provocare né dolore né prurito. Come per l’orzaiolo, nasce per l’infiammazione di una delle ghiandole sebacee di “Meibomio” poste nella parte interna della palpebra. A differenza del primo non colpisce mai le ghiandole Zeiss poste sul margine esterno della palpebra, ma solo quelle a ridosso della congiuntiva interna» dice la specialista.

 I rimedi

«La difficoltà a secernere esternamente il grasso accumulato nella ghiandola determina la cronicità dell’infiammazione, che può persistere anche per un mese. L’applicazione di pomate a base di antibiotico o di cortisone e di impacchi con cotone imbevuto di acqua o camomilla bollente favorisce la dilatazione della ghiandola facendo uscire il sebo accumulato» sottolinea la dottoressa Prandi. Se nel giro di due o tre settimane non si sono ottenuti significativi miglioramenti, è necessario che l’oculista asporti chirurgicamente il calazio.

La blefarite

Il margine della palpebra si arrossa, provocando bruciore e prurito: è la blefarite, un’infiammazione che si diffonde lungo l’intero bordo palpebrale in maniera uniforme, senza alcuna escrescenza localizzata. Si accompagna sempre a una certa secrezione di liquido, che in particolare al mattino fa sì che le palpebre sembrino “incollate” tra loro e che le ciglia si sporchino. Proprio a causa di questa secrezione, viene spesso confusa con la congiuntivite, che provoca la stessa fuoriuscita di liquido, ma dipende invece dall’infiammazione della congiuntiva interna.

I rimedi

Come per l’orzaiolo e il calazio, sono utili gli impacchi con il cotone imbevuto di acqua o camomilla bollente oppure le applicazioni di pomate o di colliri antibiotici. Si possono anche fare dei particolari lavaggi delle palpebre con apposite soluzioni liquide disinfettanti.

Rafforzare le difese

Per rafforzare le difese immunitarie e contrastare l’infiammazione può risultare utile l’utilizzo di preparazioni a base piante officinali e gemmoderivati. Per la fase acuta sono raccomandati la tintura madre di echinacea e il gemmoderivato di Ribes Nigrum. L’echinacea aumenta le difese organiche, è antisettica e può contribuire a facilitare il processo di guarigione. Se ne raccomandano 30-50 gocce diluite in acqua 2-3 volte al giorno. Il gemmoderivato di Ribes nigrum (ribes nero), da assumere 50 gocce prima di colazione diluite in acqua e sorseggiate lentamente 1-2 volte al giorno per almeno 2 settimane, ha una spiccata azione antinfiammatoria. In caso di recidiva, la tintura madre di va associata al gemmoderivato di rosa canina. Se ne assumono 50 gocce diluite in acqua 1-2 volte al giorno. La rosa canina stimola le difese immunitarie.

L’articolo completo è sul numero di Silhouette donna di gennaio/febbraio, ora in edicola.