XELODA 120CPR RIV 500MG

532,98 €

Prezzo indicativo

XELODA 120CPR RIV 500MG

Principio attivo: CAPECITABINA
  • ATC: L01BC06
  • Descrizione tipo ricetta: RNRL - LIMITATIVA NON RIPETIB.
  • Presenza Glutine:
  • Presenza Lattosio: Il farmaco contiene lattosio

Data ultimo aggiornamento: 01/12/2013

Xeloda è indicato: - per la terapia adiuvante nei pazienti sottoposti a chirurgia per carcinoma del colon di stadio III (Dukes C) (vedere paragrafo 5.1); - per il trattamento del carcinoma del colon-retto metastatico (vedere paragrafo 5.1); - per il trattamento di prima linea del carcinoma gastrico avanzato in associazione a un regime a base di platino (vedere paragrafo 5.1); - in associazione a docetaxel (vedere paragrafo 5.1) per il trattamento di pazienti con carcinoma della mammella localmente avanzato o metastatico dopo fallimento della chemioterapia citotossica. La precedente terapia deve avere incluso un’antraciclina; - come monoterapia per il trattamento di pazienti con carcinoma della mammella localmente avanzato o metastatico dopo fallimento di un regime chemioterapico contenente taxani e un’antraciclina o per i quali non è indicata un’ulteriore terapia con antracicline.
Xeloda 150 mg compresse rivestite con film: Ogni compressa rivestita con film contiene 150 mg di capecitabina. Xeloda 500 mg compresse rivestite con film: Ogni compressa rivestita con film contiene 500 mg di capecitabina. Eccipiente(i) con effetti noti: Xeloda 150 mg compresse rivestite con film: Ogni compressa rivestita con film da 150 mg contiene 15,6 mg di lattosio anidro. Xeloda 500 mg compresse rivestite con film: Ogni compressa rivestita con film da 500 mg contiene 52 mg di lattosio anidro. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

Controindicazioni

• Anamnesi di reazioni gravi o inattese alla terapia con fluoropirimidine; • Ipersensibilità alla capecitabina o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1 o al fluorouracile; • Deficit totale notodi diidropirimidina deidrogenasi (DPD) (vedere paragrafo 4.4); • Durante la gravidanza e l’allattamento; • Nei pazienti affetti da forme gravi di leucopenia, neutropenia o trombocitopenia; • Nei pazienti con grave compromissione della funzione epatica; • Nei pazienti con grave compromissione della funzione renale (clearance della creatinina inferiore a 30 mL/min); • Trattamento recente o concomitante con brivudina (vedere paragrafi 4.4 e 4.5 per le interazioni farmacologiche); • Se esistono controindicazioni ad uno qualsiasi dei medicinali nel regime di associazione, tale medicinale non deve essere utilizzato.

Posologia

Xeloda deve essere prescritto esclusivamente da un medico specializzato nell’uso di medicinali antineoplastici.
Per tutti i pazienti è raccomandato un attento monitoraggio durante il primo ciclo di trattamento.
Il trattamento deve essere interrotto in caso di comparsa di tossicità grave o di progressione della malattia.
I calcoli della dose standard e ridotta in base alla superficie corporea per dosaggi iniziali di Xeloda di 1.250 mg/m² e 1000 mg/m² sono dettagliati rispettivamente nelle tabelle 1 e 2.
Posologia Posologia consigliata (vedere paragrafo 5.1): Monoterapia Carcinoma del colon, del colon-retto e della mammella Nel trattamento in monoterapia, la dose iniziale consigliata di capecitabina nel trattamento adiuvante del carcinoma del colon, del colon-retto metastatico o del carcinoma della mammella localmente avanzato o metastatico è 1.250 mg/m², somministrata due volte al giorno (mattino e sera; dose totale giornaliera pari a 2.500 mg/m²) per 14 giorni, seguita da un periodo di 7 giorni di intervallo.
La terapia adiuvante nei pazienti con carcinoma del colon in stadio III è consigliata per un totale di 6 mesi.
Terapia di associazione Carcinoma del colon, del colon-retto e gastrico Nel trattamento di associazione, la dose iniziale consigliata di capecitabina deve essere ridotta a 800 - 1.000 mg/m², se somministrata due volte al giorno per 14 giorni, seguiti da un periodo di 7 giorni di intervallo o a 625 mg/m² due volte al giorno se somministrata continuativamente (vedere paragrafo 5.1).
In associazione a irinotecan, la dose iniziale consigliata è 800 mg/m² se somministrata due volte al giorno per 14 giorni, seguiti da un periodo di 7 giorni di intervallo in associazione con irinotecan 200 mg/m² il giorno 1.
L’introduzione di bevacizumab in regime di associazione non ha effetto sulla dose iniziale di capecitabina.
Nei pazienti in trattamento con l’associazione capecitabina più cisplatino occorre iniziare, prima della somministrazione di cisplatino, una premedicazione per mantenere un’adeguata idratazione e un trattamento antiemetico, in conformità al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di cisplatino.
Nei pazienti in trattamento con l’associazione capecitabina più oxaliplatino si raccomanda di eseguire la premedicazione con antiemetici, in conformità al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di oxaliplatino.
Nei pazienti affetti da tumore del colon in stadio III si raccomanda una durata di 6 mesi del trattamento adiuvante.
Carcinoma della mammella In associazione a docetaxel, la dose iniziale consigliata di capecitabina nel trattamento del carcinoma della mammella metastatico è 1.250 mg/m² due volte al giorno per 14 giorni, seguiti da un periodo di 7 giorni di intervallo, in associazione a docetaxel 75 mg/m² in infusione endovenosa di 1 ora ogni 3 settimane.
Nei pazienti in trattamento con l’associazione capecitabina e docetaxel, prima della somministrazione di docetaxel, occorre iniziare una premedicazione con un corticosteroide orale, come desametasone, in conformità al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di docetaxel.
Calcolo della dose di Xeloda Tabella 1 Calcolo della dose standard e ridotta di capecitabina in base alla superficie corporea, alla dose iniziale di 1.250 mg/m²
  Dose di 1.250 mg/m (due volte al giorno)
  Dose piena 1250 mg/m² Numero di compresse da 150 mg e/o 500 mg per ciascuna somministrazione (da assumere al mattino e alla sera) Dose ridotta (75%) 950 mg/m² Dose ridotta (50%) 625 mg/m²
Superficie 2 corporea (m) Dose per singola somministrazio ne (mg) 150 mg 500 mg Dose per singola somministrazione (mg) Dose per singola somministrazione (mg)
≤1,26 1.500 - 3 1.150 800
1,27 - 1,38 1.650 1 3 1.300 800
1,39 - 1,52 1.800 2 3 1.450 950
1,53 - 1,66 2.000 - 4 1.500 1.000
1,67 - 1,78 2.150 1 4 1.650 1.000
1,79 - 1,92 2.300 2 4 1.800 1.150
1,93 - 2,06 2.500 - 5 1.950 1.300
2,07 - 2,18 2.650 1 5 2.000 1.300
≥2,19 2.800 2 5 2.150 1.450
Tabella 2 Calcolo della dose standard e ridotta di capecitabina in base alla superficie corporea, alla dose iniziale di 1000 mg/m²
  Dosaggio di 1.000 mg/m (due volte al giorno)
  Dose piena 1.000 mg/m² Numero di compresse da 150 mg e/o 500 mg per ciascuna somministrazione (da assumere al mattino e alla sera) Dose ridotta (75%) 750 mg/m² Dose ridotta (50%) 500 mg/m²
Superficie 2 corporea (m) Dose per singola somministrazio ne (mg) 150 mg 500 mg Dose per singola somministrazione (mg) Dose per singola somministrazione (mg)
≤1,26 1.150 1 2 800 600
1,27 - 1,38 1.300 2 2 1.000 600
1,39 - 1,52 1.450 3 2 1.100 750
1,53 - 1,66 1.600 4 2 1.200 800
1,67 - 1,78 1.750 5 2 1.300 800
1,79 - 1,92 1.800 2 3 1.400 900
1,93 - 2,06 2.000 - 4 1.500 1.000
2,07 - 2,18 2.150 1 4 1.600 1.050
≥2,19 2.300 2 4 1.750 1.100
Aggiustamenti posologici durante il trattamento: Generale La tossicità causata dalla somministrazione di capecitabina può essere gestita con trattamento sintomatico e/o modifica della dose (interruzione del trattamento o riduzione della dose).
Una volta ridotta, la dose non deve essere aumentata successivamente.
In caso di tossicità che a giudizio del medico curante difficilmente possono diventare serie o letali, come l’alopecia, l’alterazione del gusto, le alterazioni delle unghie, il trattamento può essere continuato alla stessa dose senza riduzione o interruzione.
I pazienti che assumono capecitabina devono essere informati sulla necessità di interrompere il trattamento immediatamente se si verifica una tossicità di grado moderato o grave.
Le dosi di capecitabina omesse a causa di tossicità non possono essere sostituite.
Qui di seguito sono riportate le modifiche della dose consigliate in caso di tossicità: Tabella 3 Schema di riduzione della dose di capecitabina (ciclo di 3 settimane o trattamento continuo)
Gradi di tossicità* Modifiche posologiche durante un ciclo di terapia Aggiustamento posologico per il ciclo/la dose successivo/a(% della dose iniziale)
Grado 1 Mantenere il livello della dose Mantenere il livello della dose
Grado 2
- Prima comparsa Interruzione del trattamento fino al raggiungimento del grado 0-1 100%
- Seconda comparsa 75%
- Terza comparsa 50%
- Quarta comparsa Interruzione permanente del trattamento Non applicabile
Grado 3
- Prima comparsa Interruzione del trattamento fino al raggiungimento del grado 0-1 75%
- Seconda comparsa 50%
- Terza comparsa Interruzione permanente del trattamento Non applicabile
Grado 4
- Prima comparsa Interruzione permanente o Qualora la continuazione del trattamento rappresentasse un vantaggio reale per il paziente, interrompere il trattamento fino al raggiungimento del grado 0-1 50%
- Seconda comparsa Interruzione permanente Non applicabile
*Secondo i Criteri Comuni di Tossicità (versione 1) del National Cancer Institute of Canada Clinical Trial Group (NCIC CGT) o i Criteri Comuni di Terminologia per gli Eventi Avversi (CTCAE) del Cancer Therapy Evaluation Program, US National Cancer Institute, versione 4.0.
Per la sindrome mano-piede e l’iperbilirubinemia, vedere paragrafo 4.4.
Ematologia I pazienti con conta dei neutrofili al basale <1,5 x 109/l e/o conta piastrinica <100 x 109/l non devono essere trattati con capecitabina.
Nel caso in cui esami di laboratorio non pianificati durante un ciclo di trattamento mostrino che la conta dei neutrofili scende al di sotto di 1,0 x 109/l o che la conta piastrinica scende al di sotto di 75 x 109/l, il trattamento con capecitabina deve essere interrotto.
Modifiche della dose per tossicità quando capecitabina è utilizzata come ciclo di 3 settimane in associazione ad altri medicinali Quando capecitabina è utilizzata in cicli di 3 settimane in associazione ad altri medicinali, le modifiche della dose per tossicità devono essere eseguite in conformità alla precedente tabella 3 per capecitabina e in conformità al relativo Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto per l’altro/gli altri medicinale/i.
All’inizio del ciclo di trattamento, se è indicato un posticipo del trattamento o per capecitabina o per l’altro/gli altri medicinale/i, la somministrazione di tutti i medicinali deve essere posticipata fino al raggiungimento dei requisiti per la ripresa della somministrazione di tutti i medicinali.
Durante il ciclo di trattamento, per quelle tossicità considerate dal medico curante non correlate a capecitabina, il trattamento con capecitabina deve essere continuato e la dose dell’altro medicinale aggiustata secondo le relative informazioni prescrittive.
Se l’altro/gli altri medicinale/i deve/devono essere interrotto/i definitivamente, il trattamento con capecitabina può essere ripreso una volta raggiunti i requisiti per la reintroduzione di capecitabina.
Questo approccio si applica a tutte le indicazioni e a tutte le popolazioni particolari di pazienti.
Modifiche della dose per tossicità quando capecitabina è utilizzata come trattamento continuo in associazione ad altri medicinali Le modifiche della dose per tossicità quando capecitabina è utilizzata come trattamento continuo in associazione ad altri medicinali devono essere eseguite secondo la precedente tabella 3 per capecitabina e in conformità al relativo Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto per l’altro/gli altri medicinale/i.
Aggiustamenti posologici in particolari popolazioni di pazienti: Compromissione della funzione epatica Non vi sono sufficienti dati di sicurezza ed efficacia per poter fornire indicazioni sugli aggiustamenti posologici per i pazienti con compromissione della funzione epatica.
Non esistono dati relativi all’insufficienza epatica dovuta a cirrosi o ad epatite.
Compromissione della funzione renale Capecitabina è controindicata in pazienti affetti da insufficienza renale grave (clearance della creatinina inferiore a 30 mL/min [Cockcroft e Gault] al basale).
L’incidenza di reazioni avverse di grado 3 o 4 in pazienti con moderata compromissione della funzione renale (clearance della creatinina pari a 30-50 mL/min al basale) è maggiore rispetto alla popolazione totale.
Si raccomanda una riduzione al 75% per una dose iniziale pari a 1.250 mg/m² nei pazienti con moderata compromissione della funzione renale al basale.
Non è richiesta una riduzione della dose per una dose iniziale di 1.000 mg/m² in pazienti con insufficienza renale moderata al basale.
Non si raccomanda alcun aggiustamento della dose iniziale nei pazienti con lieve compromissione della funzione renale (clearance della creatinina pari a 51-80 mL/min al basale).
Se il paziente sviluppa un evento avverso di grado 2, 3 o 4 durante il trattamento, sono consigliabili un attento monitoraggio e l’interruzione immediata del trattamento, e la dose successiva deve essere aggiustata come indicato nella precedente Tabella 3.
Se durante il trattamento la clearance della creatinina calcolata scende al di sotto di 30 mL/min, Xeloda deve essere interrotto.
Queste raccomandazioni sugli aggiustamenti posologici in caso di compromissione della funzione renale si applicano sia alla monoterapia che all’uso in associazione (vedere anche paragrafo “Anziani” riportato di seguito).
Anziani Durante l’utilizzo di capecitabina in monoterapia non è necessario alcun aggiustamento della dose iniziale.
Tuttavia, i pazienti di età ≥ 60 anni, rispetto ai soggetti più giovani, hanno riportato con maggiore frequenza reazioni avverse di grado 3 o 4 correlate al trattamento.
Quando capecitabina è stata usata in associazione ad altri agenti, i pazienti anziani (≥ 65 anni) hanno manifestato più reazioni avverse al farmaco di grado 3 e 4, comprese quelle che hanno portato all’interruzione del trattamento, rispetto ai pazienti più giovani.
È consigliabile un attento monitoraggio dei pazienti di età ≥ 60 anni.
- In associazione a docetaxel: nei pazienti di età uguale o superiore a 60 anni si è osservato un aumento dell’incidenza di reazioni avverse di grado 3 o 4 correlate al trattamento e di reazioni avverse serie correlate al trattamento (vedere paragrafo 5.1).
Si raccomanda un dosaggio iniziale di capecitabina ridotto al 75% (950 mg/m² due volte al giorno) in pazienti di età uguale o superiore a 60 anni.
Se non si manifesta tossicità in pazienti di età ≥ 60 anni trattati con una dose iniziale ridotta di capecitabina in associazione a docetaxel, la dose di capecitabina può essere cautamente incrementata a 1.250 mg/m² due volte al giorno.
Popolazione pediatrica Non c'è un uso rilevante di capecitabina nella popolazione pediatrica nelle indicazioni del carcinoma del colon, colon-retto, gastrico e della mammella.
Modo di somministrazione Le compresse di Xeloda devono essere ingerite intere con acqua entro 30 minuti dalla fine del pasto.
Le compresse di Xeloda non devono essere frantumate né tagliate.

Avvertenze e precauzioni

Tossicità limitanti la dose Le tossicità che limitano la dose comprendono diarrea, dolore addominale, nausea, stomatite e sindrome mano-piede (reazione cutanea mano-piede, eritrodisestesia palmo-plantare).
La maggior parte delle reazioni avverse è reversibile e non necessita di interruzione permanente della terapia, anche se può rendersi necessaria una sospensione o riduzione dei dosaggi. Diarrea I pazienti con diarrea grave devono essere attentamente monitorati e, in caso di disidratazione, devono essere loro somministrati liquidi ed elettroliti.
Possono essere somministrati trattamenti antidiarroici standard (ad es.
loperamide).
Per diarrea di grado 2 secondo i Criteri Comuni di Tossicità del NCIC si intende un incremento da 4 a 6 scariche al giorno o scariche notturne, per diarrea di grado 3 un incremento da 7 a 9 scariche al giorno o incontinenza e malassorbimento, e per diarrea di grado 4 un incremento ≥10 scariche al giorno o diarrea molto emorragica o necessità di supporto parenterale.
Se necessario si deve effettuare una riduzione della dose (vedere paragrafo 4.2).
Disidratazione La disidratazione deve essere prevenuta o corretta quando insorge.
I pazienti con anoressia, astenia, nausea, vomito o diarrea possono rapidamente andare incontro a disidratazione.
La disidratazione può causare insufficienza renale acuta, specialmente in pazienti con una preesistente compromissione della funzionalità renale o quando la capecitabina viene somministrata in associazione a medicinali nefrotossici noti.
L’insufficienza renale acuta secondaria a disidratazione potrebbe essere potenzialmente fatale.
Se si verifica disidratazione di grado 2 (o superiore), il trattamento con capecitabina deve essere immediatamente interrotto e la disidratazione corretta.
Il trattamento non deve essere ripreso finché il paziente non è stato reidratato e ogni causa precipitante corretta o controllata.
Modifiche della dose devono essere effettuate per l’evento avverso precipitante secondo necessità (vedere paragrafo 4.2).
Sindrome mano-piede Sindrome mano-piede (nota anche come reazione cutanea mano-piede o eritrodisestesia palmo- plantare o eritema delle estremità indotto da chemioterapia).
La sindrome mano-piede di grado 1 è definita come intorpidimento, disestesia/parestesia, formicolio, edema o eritema indolori delle mani e/o dei piedi e/o fastidio che non impedisce il normale svolgimento delle attività del paziente.
La sindrome mano-piede di grado 2 è definita come eritema ed edema dolorosi alle mani e/o ai piedi e/o fastidio che influisce sullo svolgimento delle attività quotidiane del paziente.
La sindrome mano-piede di grado 3 è definita come desquamazione umida, ulcerazione, formazione di vesciche e forti dolori alle mani e/o ai piedi e/o grave fastidio che rende impossibile l’attività lavorativa del paziente o lo svolgimento delle attività quotidiane.
Una persistente o severa sindrome mano-piede (Grado 2 o superiore) può portare alla perdita delle impronte digitali che può incidere nell’identificazione del paziente.
Se dovesse verificarsi sindrome mano-piede di grado 2 o 3, sospendere la somministrazione di capecitabina fino alla risoluzione o alla riduzione dell’intensità dei sintomi al grado 1.
A seguito della manifestazione della sindrome mano-piede di grado 3, le dosi successive di capecitabina devono essere diminuite.
Quando capecitabina e cisplatino sono utilizzati in associazione, non è raccomandato l’uso della vitamina B6 (piridoxina) per il trattamento sintomatico o di profilassi secondaria della sindrome mano-piede, in quanto casi pubblicati hanno dimostrato che può ridurre l’efficacia di cisplatino.
Ci sono alcune evidenze che dexpantenolo è efficace per la profilassi della sindrome mano-piede in pazienti trattati con Xeloda.
Cardiotossicità La terapia con fluoropirimidine è stata associata a cardiotossicità, comprendente infarto del miocardio, angina, aritmia, shock cardiogeno, morte improvvisa e alterazioni elettrocardiografiche (inclusi casi molto rari di prolungamento dell’intervallo QT).
Tali reazioni avverse possono verificarsi più comunemente nei pazienti con precedente anamnesi di coronaropatia.
In pazienti che assumevano capecitabina sono stati segnalati aritmia cardiaca (comprendente fibrillazione ventricolare, torsione di punta e bradicardia), angina pectoris, infarto del miocardio, insufficienza cardiaca e cardiomiopatia.
In caso di pazienti con anamnesi di cardiopatia, aritmia e angina pectoris significative occorre prestare particolare cautela (vedere paragrafo 4.8).
Ipo- o ipercalcemia Durante il trattamento con capecitabina sono stati segnalati casi di ipo- o ipercalcemia.
In caso di pazienti con pre-esistente storia di ipo- o ipercalcemia occorre prestare particolare cautela (vedere paragrafo 4.8).
Malattie del sistema nervoso centrale o periferico I pazienti affetti da malattie del sistema nervoso centrale o periferico, per esempio metastasi cerebrale o neuropatia, devono essere considerati con cautela (vedere paragrafo 4.8).
Diabete mellito o disturbi elettrolitici I pazienti affetti da diabete mellito o disturbi elettrolitici, vista la possibilità di aggravamento durante il trattamento con capecitabina, devono essere considerati con cautela.
Anticoagulanti cumarino-derivati In uno studio sull’interazione con la somministrazione di una singola dose di warfarin, si è registrato un significativo incremento dell’AUC media (+57%) di S-warfarin.
Questi dati suggeriscono un’interazione, probabilmente dovuta all’inibizione dell’isoenzima 2C9 del citocromo P450 da parte della capecitabina.
I pazienti che assumono anticoagulanti orali cumarino-derivati insieme a capecitabina devono essere monitorati regolarmente per l’eventuale verificarsi di alterazioni dei parametri della coagulazione (INR o tempo di protrombina) e la dose degli anticoagulanti deve essere aggiustata di conseguenza (vedere paragrafo 4.5).
Brivudina Brivudina non deve essere somministrata in concomitanza con capecitabina.
A seguito di questa interazione tra farmaci sono stati segnalati casi fatali.
È necessario attendere almeno 4 settimane tra la fine del trattamento con brivudina e l’inizio della terapia con capecitabina.
Il trattamento con brivudina può essere iniziato 24 ore dopo l’ultima dose di capecitabina (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).
In caso di somministrazione accidentale di brivudina ai pazienti in trattamento con capecitabina, misure efficaci per ridurre la tossicità di capecitabina devono essere adottate.
Si raccomanda il ricovero immediato in ospedale.
È necessario istituire tutte le misure opportune a prevenire infezioni sistemiche e disidratazione.
Compromissione della funzione epatica In assenza di dati sulla sicurezza e l’efficacia in pazienti con compromissione della funzione epatica, l’utilizzo di capecitabina deve essere attentamente monitorato in pazienti con disfunzione epatica da lieve a moderata, indipendentemente dalla presenza o dall’assenza di metastasi del fegato.
La somministrazione di capecitabina deve essere interrotta se si verificano aumenti della bilirubina, correlati al trattamento, maggiori di 3,0 x LSN o aumenti delle aminotransferasi epatiche (ALT, AST), correlati al trattamento, maggiori di 2,5 x LSN.
Il trattamento con capecitabina in monoterapia può essere ripreso quando la bilirubina si riduce a ≤3,0 x LSN o le aminotransferasi epatiche si riducono a ≤2,5 x LSN.
Compromissione della funzione renale L’incidenza di reazioni avverse di grado 3 o 4 in pazienti affetti da moderata compromissione della funzione renale (clearance della creatinina pari a 30-50 mL/min) è maggiore rispetto alla popolazione globale (vedere paragrafi 4.2 e 4.3).
Deficit di diidropirimidina deidrogenasi (DPD): L’attività della DPD è limitante la velocità nel catabolismo del 5-fluorouracile (vedere paragrafo 5.2).
I pazienti con deficit di DPD sono pertanto a maggior rischio di tossicità correlata alle fluoropirimidine, incluse per esempio stomatite, diarrea, mucosite, neutropenia e neurotossicità.
La tossicità correlata al deficit di DPD generalmente si manifesta durante il primo ciclo di trattamento o dopo l’aumento della dose.
Deficit completo di DPD Il deficit completo di DPD è raro (0,01-0,5% dei caucasici).
I pazienti con deficit completo di DPD sono ad alto rischio di tossicità in grado di mettere in pericolo la vita o essere fatali e non devono essere trattati con Xeloda (vedere paragrafo 4.3).
Deficit parziale di DPD Si stima che il deficit parziale di DPD colpisca il 3-9% della popolazione caucasica.
I pazienti con deficit parziale di DPD sono a maggior rischio di tossicità severa e in grado di mettere in pericolo la vita.
Deve essere presa in considerazione una dose iniziale ridotta per limitare questa tossicità.
Il deficit di DPD deve essere considerato un parametro di cui tenere conto insieme ad altre misure di routine per la riduzione della dose.
La riduzione della dose iniziale può influire sull’efficacia del trattamento.
In assenza di tossicità grave, le dosi successive possono essere aumentate con un attento monitoraggio.
Analisi di determinazione del deficit di DPD Prima dell’inizio del trattamento con Xeloda si raccomanda l’analisi per la determinazione del fenotipo e/o del genotipo, nonostante le incertezze relative alle metodologie ottimali di analisi.
Occorre prendere in considerazione le linee guida cliniche applicabili.
Caratterizzazione genotipica del deficit di DPD L’analisi pre-trattamento della determinazione di mutazioni rare del gene DPYD può identificare i pazienti con deficit di DPD.
Le quattro varianti di DPYD c.1905+1G>A [detta anche DPYD*2A], c.1679T>G [DPYD*13], c.2846A>T e c.1236G>A/HapB3 possono causare un’assenza completa o la riduzione dell’attività enzimatica della DPD.
Altre varianti rare potrebbero essere altresì associate a un maggior rischio di tossicità severa o in grado di mettere in pericolo la vita.
Certe mutazioni omozigoti o eterozigoti composte del locus genico DPYD (per es.
combinazioni delle quattro varianti con almeno un allele di c.1905+1G>A o c.1679T>G) causano l’assenza completa o quasi completa dell’attività enzimatica della DPD.
I pazienti con alcune varianti eterozigoti di DPYD (incluse le varianti c.1905+1G>A, c.1679T>G, c.2846A>T e c.1236G>A/HapB3) hanno un maggior rischio di tossicità severa quando trattati con fluoropirimidine.
La frequenza del genotipo eterozigote c.1905+1G>A nel gene DPYD nei pazienti caucasici è di circa 1%, 1,1% per la variante c.2846A>T, 2,6-6,3% per la variante c.1236G>A/HapB3 e 0,07-0,1% per la variante c.1679T>G.
I dati sulla frequenza delle quattro varianti di DPYD in popolazioni diverse da quella caucasica sono limitati.
Al momento, le quattro varianti di DPYD (c.1905+1G>A, c.1679T>G, c.2846A>T e c.1236G>A/HapB3) sono considerate praticamente assenti nelle popolazioni di origine africana (afro- americana) o asiatica.
Caratterizzazione fenotipica del deficit di DPD Per la caratterizzazione fenotipica del deficit di DPD, si raccomanda la misurazione dei livelli ematici pre-trattamento del substrato endogeno della DPD, l’uracile (U) nel plasma.
Concentrazioni elevate di uracile pre-trattamento sono associate a un maggior rischio di tossicità.
Nonostante le incertezze relative alle soglie di uracile che definiscono il deficit completo e parziale di DPD, un livello ematico di uracile ≥16 ng/mL e <150 ng/mL va considerato indicativo di deficit parziale di DPD e associato ad un maggior rischio di tossicità delle fluoropirimidine.
Un livello ematico di uracile ≥150 ng/mL va considerato indicativo di deficit completo di DPD ed associato ad un rischio di tossicità delle fluoropirimidine in grado di mettere in pericolo la vita o fatale.
Complicanze oftalmologiche I pazienti devono essere attentamente monitorati per complicanze oftalmologiche come cheratite e disturbi corneali, soprattutto se hanno una precedente storia di disturbi agli occhi.
Il trattamento dei disturbi oculari deve essere iniziato in maniera clinicamente appropriata.
Reazioni cutanee gravi Xeloda può indurre reazioni cutanee gravi, quali sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica.
Nei pazienti che manifestano una reazione cutanea grave durante il trattamento con Xeloda, si deve procedere all’interruzione permanente di questo medicinale.
Lattosio I pazienti affetti da rariproblemiereditari di intolleranza al galattosio, da deficit totale di lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.
Sodio Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per compressa, cioè essenzialmente ‘senza sodio’.
Le compresse di Xeloda non devono essere frantumate né tagliate.
In caso di esposizione del paziente o di colui che lo assiste a compresse di Xeloda frantumate o tagliate, potrebbero manifestarsi reazioni avverse al farmaco (vedere paragrafo 4.8).

Interazioni

Sono stati effettuati studi di interazione solo negli adulti.
Interazioni con altri medicinali Brivudina È stata riportata un’interazione clinicamente significativa tra brivudina e le fluoropirimidine (per es.
capecitabina, 5-Fluorouracile, tegafur) dovuta all’inibizione della diidropirimidina deidrogenasi da parte di brivudina.
Questa interazione, che comporta un aumento della tossicità delle fluoropirimidine, è potenzialmente fatale.
Per questo motivo, brivudina non deve essere somministrata in concomitanza con capecitabina (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
È necessario attendere almeno 4 settimane tra la fine del trattamento con brivudina e l’inizio della terapia con capecitabina.
Il trattamento con brivudina può essere iniziato 24 ore dopo l’ultima dose di capecitabina.
Substrati del citocromo P-450 2C9 Oltre agli studi su warfarin, non sono stati condotti altri studi formali di interazione tra capecitabina e altri substrati di CYP2C9.
Occorre esercitare la debita cautela nel somministrare capecitabina insieme ai substrati di 2C9 (ad esempio la fenitoina).
Vedere anche interazione con anticoagulanti cumarino- derivati e paragrafo 4.4.
Anticoagulanti cumarino-derivati In pazienti trattati contemporaneamente con capecitabina e anticoagulanti cumarino-derivati, come per esempio warfarin e fenprocumone, sono state riferite alterazioni dei parametri della coagulazione e/o emorragie.
Tali reazioni si sono verificate in un arco di tempo compreso tra qualche giorno e diversi mesi dall’inizio della terapia con capecitabina e, in alcuni casi, entro un mese dall’interruzione della terapia con capecitabina.
In uno studio clinico sull’interazione farmacocinetica, dopo la somministrazione di una singola dose di 20 mg di warfarin, il trattamento con capecitabina ha incrementatato del 57% l’AUC di S-warfarin con un aumento del 91% del valore di INR.
Poiché il metabolismo di R-warfarin non è stato alterato, questi dati suggeriscono che la capecitabina riduce l’isoenzima 2C9 ma non ha effetti sugli isoenzimi 1A2 e 3A4.
I pazienti che assumono anticoagulanti cumarino-derivati in concomitanza con capecitabina devono essere monitorati regolarmente per l’eventuale verificarsi di alterazioni dei parametri della coagulazione (PT o INR) e il dosaggio degli anticoagulanti deve essere aggiustato di conseguenza.
Fenitoina Durante l’uso concomitante di capecitabina e fenitoina sono stati registrati incrementi delle concentrazioni plasmatiche di fenitoina, con conseguente comparsa di sintomi da intossicazione da fenitoina in singoli casi.
I pazienti che assumono fenitoina in concomitanza con capecitabina devono essere monitorati regolarmente per l’eventuale verificarsi di incremento delle concentrazioni plasmatiche di fenitoina.
Acido folinico/acido folico Uno studio sull’associazione di capecitabina e acido folinico ha mostrato che l’acido folinico non ha effetti significativi sulla farmacocinetica di capecitabina e dei suoi metaboliti.
Tuttavia, l’acido folinico produce effetti sulla farmacodinamica di capecitabina la cui tossicità può risultare incrementata dall’acido folinico: la dose massima tollerata (MTD) di capecitabina in monoterapia a regimi intermittenti è 3.000 mg/m² al giorno, mentre quando la capecitabina era associata ad acido folinico (30 mg p.o.
due volte al giorno) la dose massima tollerata scendeva a soltanto 2.000 mg/m² al giorno.
L’incremento di tossicità può essere rilevante quando si passa da 5-FU/LV ad un regime a base di capecitabina.
A causa della somiglianza tra l’acido folinico e l’acido folico la tossicità incrementata può anche essere rilevante con l’integrazione di acido folico nel trattamento di deficit da folati.
Antiacidi È stato studiato l’effetto di un antiacido contenente idrossido di alluminio e idrossido di magnesio sulla farmacocinetica della capecitabina.
Si è verificato un lieve aumento delle concentrazioni plasmatiche della capecitabina e di un metabolita (5’-DFCR); non si è verificato alcun effetto sui 3 metaboliti principali (5’-DFUR, 5-FU e FBAL).
Allopurinolo Sono state osservate interazioni del 5-FU con allopurinolo, con possibile diminuzione dell’efficacia del 5-FU.
Si deve evitare l’uso concomitante di allopurinolo e capecitabina.
Interferone alfa La dose massima tollerata (MTD) di capecitabina è risultata pari a 2.000 mg/m² al giorno quando assunta in associazione a interferone alfa-2a (3 MUI/m² al giorno), rispetto a 3.000 mg/m² al giorno quando capecitabina era somministrata da sola.
Radioterapia La dose massima tollerata (MTD) di capecitabina in monoterapia utilizzando il regime intermittente è di 3.000 mg/m² al giorno mentre, quando combinata con radioterapia per il carcinoma del retto, la dose massima tollerata (MTD) di capecitabina è 2.000 mg/m² al giorno, usando o una somministrazione continua o una somministrazione giornaliera da lunedì a venerdì in concomitanza al ciclo di trattamento radioterapico di 6 settimane.
Oxaliplatino Non si è verificata alcuna differenza clinicamente significativa nell’esposizione alla capecitabina o ai suoi metaboliti, platino libero o platino totale quando la capecitabina è stata somministrata in associazione a oxaliplatino o in associazione a oxaliplatino e bevacizumab.
Bevacizumab Non si è verificato alcun effetto clinicamente significativo del bevacizumab sui parametri farmacocinetici della capecitabina o dei suoi metaboliti in presenza di oxaliplatino.
Interazione con il cibo In tutti gli studi clinici i pazienti erano stati informati di dover assumere capecitabina nei 30 minuti successivi al pasto.
Poiché gli attuali dati relativi alla sicurezza e all’efficacia si basano sulla somministrazione del medicinale con cibo, si raccomanda di somministrare capecitabina con il cibo.
La somministrazione con il cibo diminuisce la percentuale di assorbimento di capecitabina (vedere paragrafo 5.2).

Effetti indesiderati

Riassunto del profilo di sicurezza Il profilo globale di sicurezza di capecitabina si basa sui dati relativi a più di 3.000 pazienti trattati con capecitabina in monoterapia o con capecitabina in associazione a differenti regimi chemioterapici in molteplici indicazioni.
I profili di sicurezza della monoterapia con capecitabina nelle popolazioni di pazienti con carcinoma metastatico della mammella, carcinoma colorettale metastatico e carcinoma del colon in ambito adiuvante sono simili.
Vedere paragrafo 5.1 per i dettagli sugli studi principali, inclusi i disegni degli studi e i risultati di efficacia più importanti.
Le reazioni avverse al farmaco (ADR) correlate al trattamento più comunemente segnalate e/o clinicamente rilevanti sono state disturbi gastrointestinali (specialmente diarrea, nausea, vomito, dolore addominale, stomatite), sindrome mano-piede (eritrodisestesia palmo-plantare), affaticamento, astenia, anoressia, cardiotossicità, peggioramento della funzionalità renale ove la funzione fosse già precedentemente alterata e trombosi/embolia.
Lista delle reazioni avverse in forma tabulare Le ADR considerate dallo sperimentatore come possibilmente, probabilmente o lontanamente correlate alla somministrazione di capecitabina sono elencate nella tabella 4 per l’assunzione di capecitabina in monoterapia e nella tabella 5 per l’assunzione di capecitabina in associazione a differenti regimi chemioterapici in molteplici indicazioni.
Per classificare le ADR in base alla loro frequenza sono usati i seguenti termini: molto comune (≥ 1/10), comune (≥ 1/100, < 1/10), non comune (≥ 1/1.000, < 1/100), raro (≥1/10.000, <1/1.000), molto raro (<1/10.000).
All’interno di ciascuna classe di frequenza, le ADR sono riportate in ordine di gravità decrescente.
Capecitabina in monoterapia La tabella 4 elenca le ADR associate all’uso di capecitabina in monoterapia sulla base di un’analisi aggregata dei dati sulla sicurezza relativi a tre studi principali che hanno incluso oltre 1.900 pazienti (studi M66001, SO14695 e SO14796).
Le ADR sono state inserite nello specifico gruppo di frequenza secondo l’incidenza globale derivante dall’analisi aggregata.
Tabella 4 Riassunto delle ADR correlate riportate in pazienti trattati con capecitabina in monoterapia.
Sistema corporeo Molto comune Comune Non comune Raro/Molto Raro
  Tutti i gradi Tutti i gradi Gravi e/o pericolosi per la vita (grado 3-4) o considerati clinicamente rilevanti (Esperienza post commercializz azione)
Infezioni ed infestazioni  Infezione virale erpetica, Nasofaringite, Infezione delle basse vie aeree Sepsi, Infezione delle vie urinarie, Cellulite, Tonsillite, Faringite, Candidiasi orale, Influenza, Gastroenterite, Infezione micotica, Infezione, Ascesso dentale 
Tumori benigni, maligni e non specificati   Lipoma 
Patologie del sistema emolinfopoietico  Neutropenia, Anemia Neutropenia febbrile, Pancitopenia, Granulocitopenia, Trombocitopenia, Leucopenia, Anemia emolitica, Rapporto internazionale normalizzato (INR) aumentato/ Tempo di protrombina prolungato 
Disturbi del sistema immunitario   Ipersensibilità Angioedema (raro)
Disturbi del metabolismo e della nutrizione Anoressia Disidratazione, Peso diminuito Diabete, Ipokaliemia, Disturbi dell’appetito, Malnutrizione, Ipertrigliceridemia 
Disturbi psichiatrici  Insonnia, Depressione Stato confusionale, Attacco di panico, Umore depresso, Libido diminuita 
Patologie del sistema nervoso  Cefalea, Letargia, Capogiro, Parestesia Disgeusia Afasia, Compromissione della memoria, Atassia, Sincope, Disturbi dell’equilibrio, Disturbi della sensibilità, Neuropatia periferica Leucoencefalopat ia tossica (molto raro)
Patologie dell’occhio  Lacrimazione aumentata, Congiuntivite, Irritazione oculare Acuità visiva ridotta, Diplopia Stenosi del dotto lacrimale (raro), Disturbi della cornea (raro), Cheratite (raro), Cheratite puntata (raro)
Patologie dell'orecchio e del labirinto   Vertigini, Dolore all’orecchio 
Patologie cardiache   Angina instabile, Angina pectoris, Ischemia miocardica/Infarto, Fibrillazione atriale, Aritmia, Tachicardia, Tachicardia sinusale, Palpitazioni Fibrillazione ventricolare (raro), Prolungamento dell’intervallo QT (raro), Torsione di punta (raro), Bradicardia (raro), Vasospasmo (raro)
Patologie vascolari  Tromboflebite Trombosi venosa profonda, Ipertensione, Petecchie, Ipotensione, Vampate di calore, Sensazione di freddo alle estremità 
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche  Dispnea, Epistassi, Tosse, Rinorrea Embolia polmonare, Pneumotorace, Emottisi, Asma, Dispnea da sforzo 
Patologie gastrointestinali Diarrea, Vomito, Nausea, Stomatite, Dolore addominale Emorragia gastrointestinale, Stipsi, Dolore all’addome superiore, Dispepsia, Flatulenza, Bocca secca Ostruzione intestinale, Ascite, Enterite, Gastrite, Disfagia, Dolore all’addome inferiore, Esofagite, Disturbi addominali, Malattia da reflusso gastroesofageo, Colite, Sangue nelle feci 
Patologie epatobiliari  Iperbilirubinemia, Anomalie nei test di funzionalità epatica Itterizia Insufficienza epatica (raro), Epatite colestatica (raro)
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Sindrome da eritrodisestesia palmo- plantare** Eruzione cutanea, Alopecia, Eritema, Cute secca, Prurito, Iperpigmentazione cutanea, Eruzione cutanea maculare, Desquamazione cutanea, Dermatite, Disturbi della pigmentazione, Patologia delle unghie Vescicola, Ulcera cutanea, Eruzione cutanea, Orticaria, Reazione di fotosensibilità, Eritema palmare, Tumefazione del viso, Porpora, Sindrome da richiamo da radiazioni Lupus eritematoso cutaneo (raro), Gravi reazioni cutanee quali sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica (molto raro) (vedere paragrafo 4.4)
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo  Dolore a un arto, Dolore dorsale, Artralgia Tumefazione articolare, Dolore osseo, Dolore facciale, Rigidità muscoloscheletrica, Debolezza muscolare 
Patologie renali e urinarie   Idronefrosi, Incontinenza urinaria, Ematuria, Nicturia, Creatinina ematica aumentata 
Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella   Emorragia vaginale 
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Affaticamento, Astenia Piressia, Edema periferico, Malessere, Dolore toracico Edema, Brividi, Malattia simil-influenzale, Rigidità, Temperatura corporea aumenatata 
** Sulla base dell’esperienza post- marketing, una persistente o severa Sindrome da eritrodisestesia palmo- plantare può portare alla perdita delle impronte digitali (vedere paragrafo 4.4).
Capecitabina nella terapia di associazione La tabella 5 elenca le ADR correlate all’uso di capecitabina in associazione a differenti regimi chemioterapici in molteplici indicazioni sulla base dei dati di sicurezza relativi a oltre 3.000 pazienti.
Le ADR sono state inserite nello specifico gruppo di frequenza (Molto comune o Comune) in base all’incidenza più elevata osservata negli studi clinici principali e solo se aggiuntive a quelle osservate con capecitabina in monoterapia o se appartenenti a un gruppo di frequenza più elevata rispetto a capecitabina in monoterapia (vedere tabella 4).
Le ADR non comuni riportate per capecitabina nella terapia di associazione sono in linea con le ADR riportate per capecitabina in monoterapia o per la monoterapia con i medicinali di associazione (in letteratura e/o nei rispettivi riassunti delle caratteristiche del prodotto).
Alcune delle ADR sono reazioni che si osservano di frequente con il medicinale di associazione (ad es.
la neuropatia sensoriale periferica con docetaxel o oxaliplatino, l’ipertensione con bevacizumab); tuttavia non si può escludere un peggioramento indotto dalla terapia con capecitabina.
Tabella 5 Riassunto delle ADR segnalate in pazienti trattati con capecitabina nella terapia di associazione in aggiunta a quelle osservate con capecitabina in monoterapia o osservate in un gruppo di frequenza più elevata rispetto a capecitabina in monoterapia
Sistema corporeo Molto comune Tutti i gradi Comune Tutti i gradi Raro/Molto Raro (Esperienza post commercializzazione)
Infezioni ed infestazioni  Herpes zoster, Infezione delle vie urinarie, Candidiasi orale, Infezione delle vie aeree superiori, Rinite, Influenza, +Infezione, Herpes orale 
Patologie del sistema emolinfopoietico +Neutropenia, +Leucopenia, +Anemia, +Febbre neutropenica, Trombocitopenia Depressione midollare, +Neutropenia febbrile 
Disturbi del sistema immunitario  Ipersensibilità 
Disturbi del metabolismo e della nutrizione Riduzione dell’appetito Ipokaliemia, Iponatremia, Ipomagnesemia, Ipocalcemia, Iperglicemia 
Disturbi psichiatrici  Disturbi del sonno, Ansia 
Patologie del sistema nervoso Parestesia, Disestesia, Neuropatia periferica, Neuropatia sensoriale periferica, Disgeusia, Cefalea Neurotossicità, Tremore, Nevralgia, Reazione da ipersensibilità, Ipoestesia 
Patologie dell’occhio Lacrimazione aumentata Disturbi della vista, Secchezza oculare, Dolore oculare, Compromissione della visione, Vista offuscata 
Patologie dell'orecchio e del labirinto  Tinnito, Ipoacusia 
Patologie cardiache  Fibrillazione atriale, Ischemia cardiaca/infarto 
Patologie vascolari Edema degli arti inferiori, Ipertensione, +Embolia e trombosi Rossore, Ipotensione, Crisi ipertensiva, Vampate di calore, Flebiti 
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Mal di gola, Disestesia della faringe Singhiozzo, Dolore faringolaringeo, Disfonia 
Patologie gastrointestinali Stipsi, Dispepsia Emorragia del tratto gastrointestinale superiore, Ulcerazione della bocca, Gastrite, Distensione dell’addomee, Malattia da reflusso gastroesofageo, Dolore orale, Disfagia, Emorragia rettale, Dolore addominale inferiore, Disestesia orale, Parestesia orale, Ipoestesia orale, Dolore addominale 
Patologie epatobiliari  Funzione epatica anormale 
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Alopecia, Disturbi ungueali Iperidrosi, Esantema eritematosa, Orticaria, Sudorazione notturna 
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Mialgia, Artralgia, Dolore a un arto Dolore mandibolare, Spasmi muscolari, Trisma, Debolezza muscolare 
Patologie renali e urinarie  Ematuria, Proteinuria, Clearance renale della creatinina ridotta, Disuria Insufficienza renale acuta secondaria alla disidratazione (raro)
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Piressia, Debolezza, +Letargia, Intolleranza alla temperatura Infiammazione delle mucose, Dolore ad un arto, Dolore, Brividi, Dolore toracico, Sindrome simil- influenzale, +Febbre, Reazioni correlate all’infusione, Reazioni in sede di iniezione, Dolore in sede di infusione, Dolore in sede di iniezione 
Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura  Contusione 
+ Per ciascun termine, la frequenza è stata calcolata sulla base delle ADR di tutti gradi.
Per i termini contrassegnati da un “+”, la frequenza è stata calcolata sulla base delle ADR di grado 3-4.
Le ADR sono state inserite in base all’incidenza più elevata osservata negli studi clinici principali sulla terapia di associazione.
Descrizione di una selezione di reazioni avverse Sindrome mano-piede (vedere paragrafo 4.4) Negli studi sulla capecitabina in monoterapia (compresi gli studi sulla terapia adiuvante nel carcinoma del colon, sul trattamento del carcinoma del colon retto metastatico e sul trattamento del carcinoma della mammella), con la dose di 1.250 mg/m² di capecitabina due volte al giorno nei giorni da 1 a 14 ogni 3 settimane, la sindrome mano-piede di qualunque grado è stata osservata con una frequenza compresa tra il 53% e il 60%; nel braccio capecitabina/docetaxel per il trattamento del carcinoma della mammella metastatico la frequenza è stata del 63%.
Nella terapia con capecitabina in associazione, con la dose di 1.000 mg/m² di capecitabina due volte al giorno nei giorni da 1 a 14 ogni tre settimane, la sindrome mano-piede di qualunque grado è stata osservata con una frequenza compresa tra il 22% e il 30%.
Nell'ambito di una meta-analisi su 14 studi clinici, con dati relativi a più di 4.700 pazienti trattati con capecitabina in monoterapia o capecitabina in associazione a diversi regimi chemioterapici in molteplici indicazioni (carcinoma del colon, del colon retto, gastrico e della mammella), la sindrome mano-piede di qualunque grado si è manifestata in 2.066 pazienti (43%) dopo un periodo mediano di 239 giorni (IC al 95%: 201, 288) dall'inizio del trattamento con capecitabina.
In tutti gli studi combinati è emersa un’associazione statisticamente significativa tra le seguenti covariate e un aumento del rischio di sviluppare la sindrome mano-piede: aumento del dosaggio iniziale di capecitabina (grammo), riduzione della dose cumulativa di capecitabina (0,1*kg), aumento dell'intensità di dose relativa nelle prime 6 settimane, aumento della durata del trattamento in studio (settimane), avanzamento dell’età (incrementi di 10 anni), sesso femminile e buon performance status secondo l'ECOG al basale (0 vs ≥1).
Diarrea (vedere paragrafo 4.4) Capecitabina può indurre la comparsa di diarrea, che è stata osservata fino a un massimo del 50% dei pazienti.
I risultati di una meta-analisi su 14 studi clinici con dati relativi a più di 4.700 pazienti trattati con capecitabina hanno dimostrato che in tutti gli studi combinati è emersa un'associazione statisticamente significativa tra le seguenti covariate e un aumento del rischio di sviluppare diarrea: aumento della dose iniziale di capecitabina (grammo), aumento della durata del trattamento in studio (settimane), avanzamento dell'età (incrementi di 10 anni) e sesso femminile.
È stata osservata un'associazione statisticamente significativa tra le seguenti covariate e una riduzione del rischio di sviluppare diarrea: aumento della dose cumulativa di capecitabina (0,1*kg) e aumento dell'intensità di dose relativa nelle prime 6 settimane.
Cardiotossicità (vedere paragrafo 4.4) Oltre alle ADR descritte nelle tabelle 4 e 5, sulla base di un'analisi aggregata dei dati sulla sicurezza clinica relativi a 7 studi clinici che hanno incluso 949 pazienti (2 studi di fase III e 5 studi di fase II nel carcinoma metastatico del colon retto e nel carcinoma metastatico della mammella), in associazione all’uso di capecitabina in monoterapia sono state osservate le seguenti ADR con un’incidenza inferiore allo 0,1%: cardiomiopatia, scompenso cardiaco, morte improvvisa ed extrasistole ventricolari.
Encefalopatia Oltre alle ADR descritte nelle tabelle 4 e 5, sulla base della suddetta analisi aggregata dei dati sulla sicurezza clinica relativi a 7 studi clinici, all'uso di capecitabina in monoterapia è associata anche encefalopatia, con un'incidenza inferiore allo 0,1%.
Esposizione a compresse di capecitabina frantumate o tagliate In caso di esposizione a compresse di capecitabina frantumate o tagliate sono state segnalate le seguenti reazioni avverse al farmaco: irritazione o gonfiore oculare, rash cutaneo, mal di testa, parestesia, diarrea, nausea, irritazione gastrica e vomito.
Popolazioni speciali Pazienti in età avanzata (vedere paragrafo 4.2) Un'analisi dei dati sulla sicurezza in pazienti di età ≥ 60 anni trattati con capecitabina in monoterapia e un’analisi dei pazienti trattati con l’associazione terapeutica di capecitabina e docetaxel hanno mostrato un aumento dell’incidenza delle reazioni avverse di grado 3 e 4 correlate al trattamento e delle reazioni avverse serie correlate al trattamento rispetto ai pazienti di età inferiore a 60 anni.
Inoltre, i pazienti di età ≥60 anni trattati con capecitabina e docetaxel hanno interrotto prematuramente il trattamento a causa di reazioni avverse più frequentemente riportate rispetto ai pazienti di età inferiore a 60 anni.
I risultati di una meta-analisi su 14 studi clinici con dati relativi a più di 4.700 pazienti trattati con capecitabina hanno dimostrato che in tutti gli studi combinati è emersa un’associazione statisticamente significativa tra l’avanzamento dell'età (incrementi di 10 anni) e un aumento del rischio di sviluppare la sindrome mano-piede e diarrea, e una riduzione del rischio di sviluppare neutropenia.
Sesso I risultati di una meta-analisi su 14 studi clinici con dati relativi a più di 4.700 pazienti trattati con capecitabina hanno dimostrato che in tutti gli studi combinati è emersa un’associazione statisticamente significativa tra il sesso femminile e un aumento del rischio di sviluppare la sindrome mano-piede e diarrea, e una riduzione del rischio di sviluppare neutropenia.
Pazienti con compromissione della funzione renale (vedere paragrafi 4.2, 4.4 e 5.2): Un'analisi dei dati sulla sicurezza in pazienti trattati con capecitabina in monoterapia (carcinoma del colon retto) con compromissione della funzione renale al basale ha mostrato un aumento dell'incidenza delle reazioni avverse di grado 3 e 4 correlate al trattamento rispetto ai pazienti con funzione renale normale (36% nei pazienti senza compromissione della funzione renale n= 268 vs rispettivamente 41% nella compromissione lieve n= 257 e 54% in quella moderata n= 59) (vedere paragrafo 5.2).
Nei pazienti con funzione renale moderatamente compromessa è stato osservato un aumento del tasso di riduzione della dose (44%) vs il 33% e il 32% nei pazienti con compromissione della funzione renale lieve o assente e un aumento dell'interruzione prematura del trattamento (21% di interruzioni nel corso dei primi due cicli) vs 5% e 8% nei pazienti con compromissione della funzione renale lieve o assente.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione: Agenzia Italiana del Farmaco Sito web: https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

Gravidanza e allattamento

Donne in età fertile /Contraccezione in uomini e donne Alle donne in età fertile va consigliato di evitare una gravidanza durante il trattamento con capecitabina.
In caso di gravidanza durante il trattamento con capecitabina, la paziente dovrà essere informata relativamente al rischio potenziale per il feto.
Durante il trattamento e per 6 mesi dopo l’ultima dose di capecitabina deve essere utilizzato un metodo contraccettivo efficace.
In base ai risultati sulla tossicità genetica, durante il trattamento e per 3 mesi dopo l’ultima dose di capecitabina i pazienti maschi con partner di sesso femminile in età fertile devono utilizzare metodi contraccettivi efficaci.
Gravidanza Non sono stati effettuati studi con capecitabina su donne in gravidanza; si può tuttavia ritenere che capecitabina, se somministrata a donne in stato di gravidanza, possa provocare danni al feto.
In studi sulla tossicità a livello della riproduzione svolti sugli animali, la somministrazione di capecitabina ha provocato letalità embrionale e teratogenicità.
Questi risultati sono gli effetti attesi dei derivati della fluoropirimidina.
Capecitabina è controindicata in gravidanza.
Allattamento Non è noto se capecitabina sia escreta nel latte materno.
Non sono stati condotti studi per valutare l’impatto di capecitabina sulla produzione di latte o la sua presenza nel latte materno.
Nel latte del topo durante il periodo dell’allattamento sono state rinvenute notevoli quantità di capecitabina e dei suoi metaboliti.
Poiché il rischio di potenziale danno al lattante non è noto, l’allattamento deve essere sospeso durante il trattamento con capecitabina e per 2 settimane dopo l’ultima dose.
Fertilità Non vi sono dati su Xeloda e sul suo impatto sulla fertilità.
Gli studi registrativi di Xeloda hanno incluso donne in età fertile e uomini solo se disponibili ad utilizzare per tutta la durata dello studio e per un periodo successivo ragionevole un metodo contraccettivo adeguato per evitare la gravidanza.
Negli studi sugli animali sono stati osservati effetti sulla fertilità (vedere paragrafo 5.3).

Conservazione

Non conservare a temperatura superiore ai 30°C, conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall’umidità.

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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.