PLEGRIDY SC PEN 63MCG+PEN94MCG

834,78 €

Prezzo indicativo

Principio attivo: INTERFERONE BETA 1A PEGILATO (PEGINTERFERONE BETA 1A)
  • ATC: L03AB13
  • Descrizione tipo ricetta: RR - RIPETIBILE 10V IN 6MESI
  • Presenza Glutine:
  • Presenza Lattosio:

Data ultimo aggiornamento: 30/06/2015

Plegridy è indicato nei pazienti adulti per il trattamento della sclerosi multipla recidivante-remittente (vedere paragrafo 5.1).
Plegridy 63 microgrammi soluzione iniettabile in siringa preriempita (per uso sottocutaneo) Ciascuna siringa preriempita contiene 63 microgrammi di peginterferone beta-1a* in 0,5 mL di soluzione iniettabile. Plegridy 94 microgrammi soluzione iniettabile in siringa preriempita (per uso sottocutaneo) Ciascuna siringa preriempita contiene 94 microgrammi di peginterferone beta-1a* in 0,5 mL di soluzione iniettabile. Plegridy 125 microgrammi soluzione iniettabile in siringa preriempita (per uso sottocutaneo) Ciascuna siringa preriempita contiene 125 microgrammi di peginterferone beta-1a* in 0,5 mL di soluzione iniettabile. Plegridy 125 microgrammi soluzione iniettabile in siringa preriempita (per uso intramuscolare) Ciascuna siringa preriempita contiene 125 microgrammi di peginterferone beta-1a* in 0,5 mL di soluzione iniettabile. Plegridy 63 microgrammi soluzione iniettabile in penna preriempita (per uso sottocutaneo) Ciascuna penna preriempita contiene 63 microgrammi di peginterferone beta-1a* in 0,5 mL di soluzione iniettabile. Plegridy 94 microgrammi soluzione iniettabile in penna preriempita (per uso sottocutaneo) Ciascuna penna preriempita contiene 94 microgrammi di peginterferone beta-1a* in 0,5 mL di soluzione iniettabile. Plegridy 125 microgrammi soluzione iniettabile in penna preriempita (per uso sottocutaneo) Ciascuna penna preriempita contiene 125 microgrammi di peginterferone beta-1a* in 0,5 mL di soluzione iniettabile. La dose indica la quantità della porzione di interferone beta-1a del peginterferone beta-1a senza considerare la porzione di PEG attaccata. *Il principio attivo, il peginterferone beta-1a, è un coniugato covalente dell’interferone beta-1a, prodotto nelle cellule ovariche di criceto cinese, con metossi poli(etileneglicole) a 20 000 Dalton (20 kDa), utilizzando un linker di O-2-metilpropionaldeide. La potenza di questo medicinale non deve essere confrontata con quella di un’altra proteina pegilata o non-pegilata della stessa classe terapeutica. Per ulteriori informazioni vedere paragrafo 5.1. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

Controindicazioni

- Ipersensibilità all’interferone beta naturale o ricombinante o al peginterferone o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
- Pazienti con depressione grave e/o ideazione suicidaria (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).

Posologia

Il trattamento deve essere iniziato sotto la supervisione di un medico esperto nel trattamento della sclerosi multipla.
Plegridy può essere somministrato per via sottocutanea (SC) usando una penna monouso preriempita o una siringa monouso preriempita o per via intramuscolare (IM) usando una siringa monouso preriempita.
L’efficacia del peginterferone beta-1a somministrato per via sottocutanea è stata dimostrata rispetto al placebo.
Non sono disponibili dati comparativi diretti tra il peginterferone beta-1a e l’interferone beta non pegilato né dati sull’efficacia del peginterferone beta-1a dopo il passaggio da un interferone beta non pegilato.
Ciò va considerato quando i pazienti passano dal trattamento con l’interferone pegilato a quello con l’interferone non pegilato e viceversa (vedere paragrafo 5.1).
Posologia La dose raccomandata di Plegridy è di 125 microgrammi iniettati SC o IM ogni 2 settimane (14 giorni).
Inizio del trattamento Si raccomanda in genere che i pazienti inizino il trattamento SC o IM con 63 microgrammi alla dose 1 (giorno 0), aumentando a 94 microgrammi alla dose 2 (giorno 14), raggiungendo la dose piena di 125 microgrammi alla dose 3 (giorno 28) e continuando successivamente con la dose piena (125 microgrammi) ogni 2 settimane (14 giorni) (vedere la Tabella 1a per l’uso SC o la Tabella 1b per l’uso IM).
Via sottocutanea È disponibile una confezione di inizio trattamento contenente le prime 2 dosi (63 microgrammi e 94 microgrammi).
Tabella 1a: Schema di titolazione all’inizio del trattamento per via SC
Dose Tempo* Quantità (microgrammi) Etichetta della siringa
1a dose Giorno 0 63 Arancione
2a dose Giorno 14 94 Blu
3a dose Giorno 28 125 (dose piena) Grigia
*Somministrazione ogni 2 settimane (14 giorni) Via intramuscolare La confezione da una dose di somministrazione contiene la dose piena di 125 microgrammi in 1 siringa preriempita.
Le clip di titolazione di Plegridy, progettate per l’uso con la siringa preriempita, hanno lo scopo di limitare la dose somministrata a 63 microgrammi [dose 1 (1/2 dose), clip di titolazione gialla] e 94 microgrammi [dose 2 (3/4 dose), clip di titolazione viola], per il giorno 0 e il giorno 14 rispettivamente.
Ciascuna clip di titolazione di Plegridy deve essere utilizzata una sola volta e smaltita con l’eventuale farmaco residuo.
I pazienti devono utilizzare la dose piena di 125 microgrammi (senza uso di clip) a partire dal giorno 28 (somministrazione ogni 14 giorni).
Tabella 1b Schema di titolazione all’inizio del trattamento per via IM
Dose Tempo* Quantità (microgrammi) Clip di titolazione
Dose 1 Giorno 0 63 Giallo
Dose 2 Giorno 14 94 Viola
Dose 3 Giorno 28 125 (dose piena) Senza uso di clip
*Somministrazione ogni 2 settimane (14 giorni) La titolazione della dose all’inizio del trattamento può contribuire a migliorare i sintomi simil-influenzali che possono verificarsi all’inizio del trattamento con gli interferoni.
L’uso profilattico e concomitante di trattamenti con medicinali anti-infiammatori, analgesici e/o antipiretici può prevenire o migliorare i sintomi simil-influenzali che insorgono a volte durante il trattamento con l’interferone (vedere paragrafo 4.8).
Il passaggio tra le vie di somministrazione SC e IM e viceversa non è stato studiato.
In base alla bioequivalenza dimostrata tra le due vie di somministrazione si prevede che non sia necessaria una titolazione della dose nel passaggio da SC a IM o viceversa (vedere paragrafi 5.1 e 5.2).
Se si salta una dose, questa deve essere somministrata al più presto possibile.
• Se mancano 7 o più giorni alla dose successiva prevista: i pazienti devono assumere la dose saltata immediatamente.
Il trattamento può poi proseguire con la dose successiva programmata, come previsto.
• Se mancano meno di 7 giorni alla dose successiva prevista: i pazienti devono iniziare un nuovo schema posologico di 2 settimane, a partire dal momento in cui somministrano la dose saltata.
Un paziente non deve assumere due dosi di peginterferone beta-1a entro 7 giorni l’una dall’altra.
Popolazioni speciali Popolazione anziana La sicurezza e l’efficacia di peginterferone beta-1a nei pazienti di età superiore ai 65 anni non sono state sufficientemente studiate a causa del numero limitato di questi pazienti inclusi negli studi clinici.
Compromissione renale Non sono necessari aggiustamenti del dosaggio nei pazienti con compromissione renale in base ai dati degli studi sulla compromissione renale di grado lieve, moderato e severo e sulla malattia renale allo stadio terminale (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).
Compromissione epatica Peginterferone beta-1a non è stato studiato nei pazienti con compromissione epatica (vedere paragrafo 4.4).
Popolazione pediatrica La sicurezza e l’efficacia di peginterferone beta-1a nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra 0 e 18 anni non sono state stabilite nella sclerosi multipla.
Non ci sono dati disponibili.
Modo di somministrazione Si raccomanda che i pazienti siano adeguatamente istruiti da parte di un operatore sanitario riguardo alla corretta tecnica di autosomministrazione delle iniezioni sottocutanee utilizzando la siringa preriempita/penna preriempita per iniezione SC o delle iniezioni intramuscolari usando le siringhe preriempite per iniezione IM, a seconda dei casi.
I pazienti devono essere avvertiti di alternare i siti delle iniezioni sottocutanee o intramuscolari ogni due settimane.
I siti abituali per somministrare le iniezioni sottocutanee includono l’addome, il braccio e la coscia.
Il sito abituale per somministrare le iniezioni intramuscolari è la coscia.
Ciascuna penna/siringa di Plegridy preriempita per SC viene fornita con l’ago precollegato.
La siringa di Plegridy preriempita per uso IM viene fornita come siringa preriempita con un ago separato per uso IM.
Sia le siringhe preriempite per uso IM e SC che le penne preriempite per uso SC sono esclusivamente monouso e devono essere gettate dopo l’uso.
Precauzioni che devono essere prese prima della manipolazione o della somministrazione del medicinale. Una volta tolto dal frigorifero, lasciare che Plegridy si riscaldi a temperatura ambiente (fino a 25 °C) per circa 30 minuti prima di eseguire l’iniezione.
Non devono essere usate fonti esterne di calore, come acqua calda, per scaldare il medicinale.
Plegridy in siringa preriempita non deve essere utilizzato se il liquido è colorato, torbido o contiene particelle in sospensione.
Il liquido nella siringa deve essere limpido e incolore.
Plegridy in penna preriempita non deve essere utilizzato a meno che le strisce verdi siano visibili nella finestra di visualizzazione dello stato dell’iniezione della penna preriempita.
Plegridy in penna preriempita non deve essere utilizzato se il liquido è colorato, torbido o contiene particelle in sospensione.
Il liquido nella finestra del medicinale deve essere limpido e incolore.

Avvertenze e precauzioni

Tracciabilità Al fine di migliorare la tracciabilità dei medicinali biologici, il nome e il numero di lotto del medicinale somministrato devono essere chiaramente registrati.
Danno epatico Livelli elevati di transaminasi epatiche nel siero, epatite, epatite autoimmune e casi rari di insufficienza epatica severa sono stati riferiti con medicinali a base di interferone beta.
Aumenti degli enzimi epatici sono stati osservati con l’uso di peginterferone beta-1a.
I pazienti devono essere monitorati per i segni di danno epatico (vedere paragrafo 4.8).
Depressione Peginterferone beta-1a deve essere somministrato con cautela nei pazienti con disturbi depressivi pregressi (vedere paragrafo 4.3).
La depressione si verifica con maggiore frequenza nella popolazione affetta da sclerosi multipla e in associazione con l’uso di interferone.
I pazienti devono essere avvertiti di riferire immediatamente qualsiasi sintomo di depressione e/o ideazione suicidaria al proprio medico.
I pazienti che presentano segni di depressione devono essere strettamente monitorati durante la terapia e trattati in modo appropriato.
Deve essere presa in considerazione l’interruzione della terapia con peginterferone beta-1a (vedere paragrafo 4.8).
Reazioni di ipersensibilità Gravi reazioni di ipersensibilità, tra cui casi di anafilassi, sono state riferite come una complicanza rara del trattamento con l’interferone beta, compreso peginterferone beta-1a.
I pazienti devono essere avvertiti di interrompere il trattamento con peginterferone beta-1a e di chiedere assistenza medica immediata nel caso in cui si manifestino segni o sintomi di anafilassi o ipersensibilità severa.
Il trattamento con peginterferone beta-1a non deve essere ripreso (vedere paragrafo 4.8).
Reazioni nel sito d’iniezione Reazioni nel sito d’iniezione, compresa la necrosi nel sito d’iniezione, sono state riferite con l’uso sottocutaneo di interferone beta.
Per ridurre al minimo il rischio di reazioni al sito d’iniezione i pazienti devono essere istruiti all’uso di una tecnica di iniezione asettica.
La procedura per l’autosomministrazione da parte del paziente deve essere riverificata periodicamente, specialmente se si sono verificate reazioni nel sito d’iniezione.
Se il paziente manifesta una rottura della pelle, che può essere accompagnata da gonfiore o fuoruscita di liquido dal sito d’iniezione, il paziente deve essere avvisato di consultare il proprio medico.
Negli studi clinici, un paziente trattato con peginterferone beta-1a ha presentato una necrosi nel sito d’iniezione con peginterferone beta-1a per uso SC La decisione di interrompere la terapia dopo necrosi in un unico sito, dipende dall’entità della necrosi stessa (vedere paragrafo 4.8).
Riduzione delle conte ematiche periferiche La riduzione delle conte ematiche periferiche in tutte le linee cellulari, comprendente pancitopenia rara e trombocitopenia severa, è stata riferita nei pazienti che hanno ricevuto interferone beta.
Casi di citopenia, compresi rari casi di neutropenia severa e trombocitopenia, sono stati osservati nei pazienti trattati con peginterferone beta-1a.
I pazienti devono essere monitorati per i sintomi o i segni della riduzione delle conte ematiche periferiche (vedere paragrafo 4.8).
Disturbi renali e urinari Sindrome nefrosica (effetti di classe) Durante il trattamento con prodotti a base di interferone beta sono stati segnalati casi di sindrome nefrosica con diverse nefropatie sottostanti, tra cui la glomerulosclerosi focale e segmentaria collassante (focal segmental glomerulosclerosis, FSGS), la malattia a lesioni minime (minimal change disease, MCD), la glomerulonefrite membrano-proliferativa (membranoproliferative glomerulonephritis, MPGN) e la glomerulopatia membranosa (membranous glomerulopathy, MGN).
Gli eventi sono stati segnalati in tempi diversi nel corso del trattamento e possono manifestarsi dopo diversi anni di trattamento con interferone beta.
Si raccomanda il monitoraggio periodico dei segni o sintomi precoci, quali ad esempio edema, proteinuria e compromissione della funzione renale, in particolare nei pazienti a maggior rischio di malattia renale.
La sindrome nefrosica deve essere trattata tempestivamente e deve essere presa in considerazione l’interruzione della terapia con peginterferone beta-1a.
Compromissione renale severa È necessario usare cautela quando si somministra peginterferone beta-1a a pazienti con compromissione renale severa.
Microangiopatia trombotica (Thrombotic microangiopathy, TMA) (effetti di classe) Sono stati segnalati casi di TMA, che si manifesta come porpora trombotica trombocitopenica (thrombotic thrombocytopenic purpura, TTP) o sindrome uremica emolitica (haemolytic uraemic syndrome, HUS), compresi casi fatali con prodotti a base di interferone beta.
Gli eventi sono stati segnalati in tempi diversi nel corso del trattamento e possono manifestarsi da diverse settimane a diversi anni dopo l’inizio del trattamento con interferone beta.
Le caratteristiche cliniche iniziali comprendono trombocitopenia, ipertensione di nuova insorgenza, febbre, sintomi a carico del sistema nervoso centrale (ad esempio confusione, paresi) e funzione renale compromessa.
I risultati di laboratorio che suggeriscono la presenza di TMA comprendono la riduzione delle conte piastriniche, l’aumento della lattato-deidrogenasi (lactate dehydrogenase, LDH) nel siero dovuta a emolisi e la presenza di schistociti (frammentazione degli eritrociti) su uno striscio ematico.
Di conseguenza, se si osservano le caratteristiche cliniche della TMA si raccomanda l’effettuazione di ulteriori esami dei livelli delle piastrine nel sangue, della LDH nel siero, degli strisci ematici e della funzione renale.
Nel caso di diagnosi di TMA è necessario un trattamento tempestivo (considerando lo scambio plasmatico) ed è raccomandata l’interruzione immediata di peginterferone beta-1a.
Anomalie di laboratorio Anomalie di laboratorio sono associate all’uso degli interferoni.
Oltre a quegli esami di laboratorio normalmente richiesti per il monitoraggio dei pazienti con sclerosi multipla, si raccomanda di eseguire l’emocromo completo con conta differenziale delle cellule del sangue, le conte piastriniche e le analisi chimiche del sangue, comprendenti i test di funzionalità epatica (ad esempio aspartato aminotransferasi (AST), alanina aminotransaminasi (ALT)), prima dell’inizio della terapia e a intervalli regolari dopo l’introduzione della terapia con peginterferone beta-1a e poi periodicamente in assenza di sintomi clinici.
Per i pazienti con mielosoppressione può essere necessario il monitoraggio più intensivo dell’esame emocromocitometrico completo, con le conte differenziali e piastriniche.L’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo sono stati osservati con l’uso di medicinali a base di interferone beta.
Si raccomanda l’effettuazione di esami regolari della funzionalità tiroidea nei pazienti con anamnesi di disfunzione tiroidea o come clinicamente indicato.
Crisi epilettiche Peginterferone beta-1a deve essere somministrato con cautela nei pazienti con anamnesi di crisi epilettiche, in quelli trattati con medicinali anti-epilettici, specialmente se la loro epilessia non è adeguatamente controllata con gli anti-epilettici (vedere paragrafo 4.8).
Patologie cardiache Il peggioramento delle patologie cardiache è stato riferito nei pazienti trattati con interferone beta.
L’incidenza degli eventi cardiovascolari è risultata simile tra i gruppi trattati con peginterferone beta1a (125 microgrammi ogni 2 settimane) e con placebo (7% in ciascun gruppo).
Non sono stati segnalati eventi cardiovascolari gravi nei pazienti trattati con peginterferone beta-1a nello studio ADVANCE.
Ciò nonostante, i pazienti con significative patologie cardiache preesistenti, ad esempio insufficienza cardiaca congestizia, arteriopatia coronarica o aritmia, devono essere monitorati per il peggioramento delle loro condizioni cardiache, in particolare durante l’inizio del trattamento.
Immunogenicità I pazienti possono sviluppare anticorpi verso peginterferone beta-1a.
I dati ottenuti da pazienti trattati fino a 2 anni con peginterferone beta-1a somministrato SC suggeriscono che meno dell’1% (5/715) ha sviluppato anticorpi persistenti-neutralizzanti alla porzione di interferone beta-1a del peginterferone beta-1a.
Gli anticorpi neutralizzanti potenzialmente possono ridurre l’efficacia clinica.
Tuttavia, lo sviluppo di anticorpi contro la frazione di interferone del peginterferone beta-1a non ha avuto alcun impatto percepibile sulla sicurezza o sull’efficacia clinica, nonostante l’analisi fosse limitata dalla bassa incidenza di immunogenicità.
Il tre percento dei pazienti (18/681) ha sviluppato anticorpi persistenti alla frazione di PEG del peginterferone beta-1a.
Nello studio clinico condotto, lo sviluppo di anticorpi contro la frazione di PEG del peginterferone beta-1a non ha avuto alcun impatto percepibile sulla sicurezza o sull’efficacia clinica (compresi il tasso annualizzato di recidive, le lesioni osservate con risonanza magnetica (magnetic resonance imaging, MRI)) e la progressione della disabilità).
Compromissione epatica È necessario usare cautela e considerare il monitoraggio stretto quando peginterferone beta-1a è somministrato a pazienti con compromissione epatica severa.
I pazienti devono essere monitorati per i segni di danno epatico ed è necessario usare cautela quando gli interferoni sono utilizzati contemporaneamente ad altri medicinali associati a danno epatico (vedere paragrafi 4.8 e 5.2).
Contenuto di sodio Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio, cioè essenzialmente ‘senza sodio’.

Interazioni

Non sono stati effettuati studi d’interazione.
Gli studi clinici indicano che i pazienti con sclerosi multipla possono ricevere peginterferone beta-1a e corticosteroidi durante le recidive.
È stato riportato che gli interferoni riducono l’attività degli enzimi epatici dipendenti dal citocromo P450 nell’uomo e negli animali.
Deve esser usata cautela quando peginterferone beta-1a viene somministrato in associazione con medicinali che hanno uno stretto indice terapeutico e la cui clearance è largamente dipendente dal sistema del citocromo P450 epatico, ad esempio alcune classi di antiepilettici e di antidepressivi.

Effetti indesiderati

Riassunto del profilo di sicurezza Le reazioni avverse al medicinale (adverse drug reactions, ADR) più comuni (con un’incidenza superiore rispetto al placebo) per peginterferone beta-1a y 125 microgrammi somministrato per via sottocutanea ogni 2 settimane sono state eritema in sede di iniezione, malattia simil-influenzale, piressia, cefalea, mialgia, brividi, dolore in sede di iniezione, astenia, prurito in sede di iniezione e artralgia.
La reazione avversa con conseguente interruzione della terapia riferita più comunemente nei pazienti trattati con peginterferone beta-1a 125 microgrammi somministrato per via sottocutanea ogni 2 settimane è stata la malattia simil-influenzale (< 1%).
Tabella delle reazioni avverse alla somministrazione per via sottocutanea Negli studi clinici, 1 468 pazienti in totale hanno ricevuto peginterferone beta-1a SC per un massimo di 278 settimane, con un’esposizione complessiva equivalente a 4.217 anni-persona.
1 285 pazienti hanno ricevuto almeno 1 anno, 1 124 pazienti hanno ricevuto almeno 2 anni, 947 pazienti hanno ricevuto almeno 3 anni e 658 pazienti hanno ricevuto almeno 4 anni di trattamento con peginterferone beta-1a y.
L’esperienza nella fase non controllata randomizzata (2° anno) dello studio ADVANCE e nello studio di estensione ATTAIN (trattamento ricevuto per un periodo fino a 4 anni) è risultata coerente con l’esperienza nella fase controllata con placebo di 1 anno dello studio ADVANCE.
La Tabella 2 riassume le reazioni avverse al medicinale (ADR) (incidenza superiore al placebo e con una possibilità ragionevole di causalità) di 512 pazienti trattati con peginterferone beta-1a 125 microgrammi somministrato per via SC ogni 2 settimane e 500 pazienti che hanno ricevuto il placebo per un massimo di 48 settimane, nonché i dati post marketing.
Le ADR sono presentate secondo la terminologia MedDRA raccomandata nella classificazione per sistemi e organi secondo MedDRA.
L’incidenza delle reazioni avverse riportate di seguito è espressa secondo la seguente convenzione: - Molto comune (≥1/10) - Comune (≥1/100, <1/10) - Non comune (≥1/1 000, <1/100) - Raro (≥1/10 000, <1/1 000) - Molto raro (<1/10 000) - Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili) Tabella 2.
Riassunto delle reazioni avverse al medicinale
Classificazione per sistemi e organi secondo MedDRA Reazione avversa Categoria di frequenza
Patologie del sistema emolinfopoietico Trombocitopenia Non comune
Microangiopatia trombotica, comprendente porpora trombotica trombocitopenica/sindrome uremica emolitica* Raro
Disturbi del sistema immunitario Angioedema Non comune
Ipersensibilità
Anafilassi¹ Non nota
Disturbi psichiatrici Depressione Comune
Patologie del sistema nervoso Cefalea Molto comune
Crisi convulsiva Non comune
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Ipertensione arteriosa polmonare+ Non nota
Patologie gastrointestinali Nausea Comune
Vomito
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Alopecia$ Comune
Prurito
Orticaria Non comune
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Mialgia Molto comune
Artralgia
Patologie renali e urinarie Sindrome nefrosica, glomerulosclerosi Raro
Patologie generali e condizioni relative alla sede di somministrazione Malattia simil-influenzale Molto comune
Piressia
Brividi
Eritema in sede di iniezione
Dolore in sede di iniezione
Prurito in sede di iniezione
Astenia
Ipertermia Comune
Infiammazione in sede di iniezione
Dolore
Ematoma nel sito dell’iniezione
Tumefazione in sede di iniezione
Edema nel sito d’iniezione
Eruzione cutanea in sede di iniezione
Calore in sede di iniezione
Alterazione del colore in sede di iniezione
Necrosi in sede di iniezione Raro
Esami diagnostici Alanina aminotransferasi aumentata Comune
Aspartato aminotransferasi aumentata
Gamma-glutamiltransferasi aumentata
Conta dei leucociti diminuita
Emoglobina diminuita
Temperatura corporea aumentata
Conta delle piastrine diminuita Non comune
* Effetto di classe per i prodotti a base di interferone-beta (vedere paragrafo 4.4) + Effetto di classe per i medicinali contenenti interferone, vedere di seguito Ipertensione arteriosa polmonare.
$ Effetto di classe per i prodotti a base di interferone ¹ Reazioni avverse derivate unicamente dall’esperienza post-marketing Descrizioni di reazioni avverse selezionate alla somministrazione per via sottocutanea Sintomi simil-influenzali La malattia simil-influenzale ha colpito il 47% dei pazienti che hanno ricevuto peginterferone beta-1a 125 microgrammi ogni 2 settimane e il 13% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo.
L’incidenza dei sintomi simil-influenzali (ad esempio malattia simil-influenzale, brividi, iperpiressia, dolore muscoloscheletrico, mialgia, dolore, piressia) è risultata più alta all’inizio del trattamento ed è in genere diminuita nel corso dei primi 6 mesi.
Il 90% dei pazienti che hanno riferito sintomi similinfluenzali, li ha ritenuti di gravità lieve o moderata.
Nessun sintomo è stato considerato di natura grave.
Meno dell’1% dei pazienti che hanno ricevuto peginterferone beta-1a durante la fase controllata con placebo dello studio ADVANCE ha interrotto il trattamento a causa dei sintomi simil-influenzali.
Uno studio in aperto in pazienti passati dalla terapia con interferone beta a peginterferone beta-1a ha valutato l’insorgenza e la durata dei sintomi simil-influenzali trattati in via profilattica.
Nei pazienti che hanno manifestato sintomi simil-influenzali, il tempo mediano all’insorgenza è stato di 10 ore (intervallo interquartile, da 7 a 16 ore) dopo l’iniezione, mentre la durata mediana è stata di 17 ore (intervallo interquartile, da 12 a 22 ore).
Reazioni nel sito d’iniezione (ISR) Le reazioni nel sito d’iniezione (ad esempio eritema, dolore, prurito o edema nel sito d’iniezione) sono state segnalate dal 66% dei pazienti che hanno ricevuto peginterferone beta-1a 125 microgrammi ogni 2 settimane rispetto all’11% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo.
L’eritema nel sito d’iniezione è risultato la reazione più comunemente segnalata nel sito d’iniezione.
Dei pazienti che hanno presentato reazioni nel sito d’iniezione, il 95% le ha riferite di gravità lieve o moderata.
Uno dei 1 468 pazienti che hanno ricevuto peginterferone beta-1a negli studi clinici ha presentato una necrosi nel sito d’iniezione che si è risolta con il trattamento medico standard.
Anormalità delle transaminasi epatiche L’incidenza degli aumenti delle transaminasi epatiche è risultata superiore nei pazienti trattati con peginterferone beta-1a rispetto al placebo.
La maggior parte degli aumenti degli enzimi è stata < 3 volte il limite superiore al normale (upper limit of normal, ULN).
Aumenti dell’alanina aminotransferasi e dell’aspartato aminotransferasi (> 5 volte ULN) sono stati segnalati rispettivamente nell’1% e < 1% dei pazienti trattati con il placebo e nel 2% e < 1% dei pazienti trattati con peginterferone beta-1a.
Aumenti delle transaminasi epatiche nel siero combinati con elevazione della bilirubina sono stati osservati in due pazienti che presentavano anormalità preesistenti degli esami epatici prima di ricevere peginterferone beta-1a negli studi clinici.
Entrambi i casi si sono risolti dopo l’interruzione del medicinale.
Disturbi ematologici Riduzioni delle conte leucocitarie (white blood cell, WBC) di < 3,0 x 109/L sono state osservate nel 7% dei pazienti trattati con peginterferone beta-1a e nell’1% di quelli trattati con il placebo.
Le conte WBC medie sono rimaste entro i limiti normali nei pazienti trattati con peginterferone beta-1a.
Le riduzioni delle conte WBC non sono risultate associate ad un aumento del rischio di infezioni o di infezioni gravi.
L’incidenza delle riduzioni potenzialmente clinicamente significative delle conte linfocitarie (< 0,5 x 109/L) (< 1%), delle conte neutrofile (≤ 1,0 x 109/L) (< 1%) e delle conte piastriniche (≤ 100 x 109/L) (≤ 1%) è risultata simile nei pazienti trattati con peginterferone beta-1a rispetto a quelli trattati con il placebo.
Due casi gravi sono stati segnalati nei pazienti trattati con peginterferone beta-1a: un paziente (< 1%) ha presentato una trombocitopenia severa (conta piastrinica < 10 x 109/L), un altro paziente (< 1%) ha presentato una neutropenia severa (conta neutrofila < 0,5 x 109/L).
In entrambi i pazienti, le conte cellulari si sono riprese dopo l’interruzione di peginterferone beta-1a.
Leggere riduzioni delle conte eritrocitarie (red blood cell, RBC) medie sono state osservate nei pazienti trattati con peginterferone beta-1a.
L’incidenza delle riduzioni potenzialmente clinicamente significative nelle conte RBC (< 3,3 x 1012/L) è risultata simile nei pazienti trattati con peginterferone beta-1a rispetto ai pazienti trattati con il placebo.
Reazioni di ipersensibilità Eventi di ipersensibilità sono stati segnalati nel 16% dei pazienti trattati con peginterferone beta-1a 125 microgrammi ogni 2 settimane e nel 14% dei pazienti trattati con il placebo.
Meno dell’1% dei pazienti trattati con peginterferone beta-1a ha avuto un evento di ipersensibilità grave (ad esempio angioedema, orticaria) e i pazienti si sono ripresi prontamente dopo il trattamento con antistaminici e/o corticosteroidi.
Nell’esperienza post-marketing, eventi di ipersensibilità grave, tra cui casi di anafilassi (frequenza non nota), sono stati segnalati dopo la somministrazione di peginterferone beta-1a.
Ipertensione arteriosa polmonare Casi di ipertensione arteriosa polmonare (IAP) sono stati segnalati con i medicinali contenenti interferone beta.
Gli eventi sono stati segnalati in tempi diversi, anche diversi anni dopo l’inizio del trattamento con interferone beta.
Via di somministrazione intramuscolare In uno studio di crossover, in aperto sono stati arruolati 136 soggetti per valutare la bioequivalenza di dosi singole di 125 microgrammi di peginterferone beta-1a somministrato SC e IM in volontari sani.
Le reazioni avverse (AE) più comuni (con un’incidenza >10% per braccio) in entrambi i periodi di trattamento sono state brividi (35,6% per IM rispetto a 26,9% per SC), dolore (22,0% per IM rispetto a 14,2% per SC), dolore nel sito di iniezione (11,4% per IM rispetto a 14,9% per SC), eritema nel sito di iniezione (2,3% per IM rispetto a 25,4% per SC) e cefalea (35,6% per IM rispetto vs 41,0% per SC).
Le reazioni nel sito di iniezione sono state riportate con una frequenza minore per IM (14,4%) rispetto a SC (32,1%).
Livelli anomali di proteine nelle urine sono stati riportati in 1/130 (0,8%) pazienti per il braccio SC e in 4/131 (3,1%) nel gruppo IM senza reazioni avverse al medicinale associate.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite l’Agenzia Italiana del Farmaco.
Sito web: https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioniavverse.

Gravidanza e allattamento

Gravidanza Un ampio numero di dati (oltre 1 000 esiti di gravidanza) dai registri e dall’esperienza post-marketing non indica alcun aumento del rischio di anomalie congenite maggiori dopo esposizione all'interferone beta pre-concepimento o durante il primo trimestre di gravidanza.
Tuttavia, la durata dell'esposizione durante il primo trimestre è incerta, poiché i dati sono stati raccolti quando l'uso di interferone beta era controindicato durante la gravidanza e il trattamento probabilmente è stato interrotto quando la gravidanza è stata individuata e/o confermata.
L'esperienza sull'esposizione durante il secondo e il terzo trimestre è molto limitata.
Sulla base dei dati sugli animali (vedere paragrafo 5.3) esiste un rischio potenzialmente aumentato di aborto spontaneo.
Il rischio di aborti spontanei in donne in gravidanza esposte all'interferone beta non può essere adeguatamente valutato sulla base dei dati attualmente disponibili, ma i dati non suggeriscono finora un aumento del rischio.
Se clinicamente necessario, l’uso di peginterferone beta-1a durante la gravidanza può essere preso in considerazione.
Allattamento Limitate informazioni disponibili relative al passaggio dell’interferone beta-1a/peginterferone beta-1a nel latte materno, unitamente alle caratteristiche chimico-fisiologiche dell'interferone beta, suggeriscono che i livelli di interferone beta-1a/peginterferone beta-1a escreti nel latte materno sono trascurabili.
Non sono previsti effetti dannosi sul neonato/bambino allattato al seno.
Peginterferone beta-1a può essere usato durante l’allattamento.
Fertilità Non sono disponibili informazioni sugli effetti del peginterferone beta-1a sulla fertilità umana.
Negli animali sono stati osservati effetti anovulatori a dosi molto alte (vedere paragrafo 5.3).
Non sono disponibili informazioni sugli effetti del peginterferone beta-1a sulla fertilità maschile negli animali.

Conservazione

Conservare in frigorifero (2 °C - 8 °C).
Non congelare.
Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce.
Vedere paragrafo 6.3 per altre informazioni sulla conservazione a temperatura ambiente.

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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.