PACLITAXEL SAN EV 5FL5ML6MG/ML
627,29 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 11/11/2009
Carcinoma ovarico: Nella chemioterapia di prima linea del carcinoma ovarico, il paclitaxel è indicato per il trattamento di pazienti con carcinoma avanzato o con malattia residua (>1 cm) dopo la laparotomia iniziale, in associazione con cisplatino. Nella chemioterapia di seconda linea del carcinoma ovarico, paclitaxel è indicato per il trattamento del carcinoma ovarico metastatico dopo fallimento della terapia standard a base di platino. Carcinoma della mammella: In ambito adiuvante, paclitaxel è indicato per il trattamento di pazienti con carcinoma della mammella linfonodi-positivo, dopo terapia con antracicline e ciclofosfamide (AC). Il trattamento adiuvante con paclitaxel deve essere considerato un’alternativa a una terapia protratta con AC. Paclitaxel è indicato per il trattamento iniziale del cancro della mammella localmente avanzato o metastatico, in associazione con antracicline nelle pazienti in cui quest’ultima terapia è adatta, o in associazione con trastuzumab in quelle che iperesprimono HER-2 a livello di 3+, quale determinato con metodo immunoistochimico, o in cui le antracicline non sono appropriate (vedere paragrafi 4.4 e 5.1). In monoterapia, paclitaxel è indicato nel trattamento del carcinoma della mammella metastatico nelle pazienti in cui la terapia standard a base di antracicline ha fallito o che non sono candidate ad essa. Cancro non a piccole cellule del polmone in stadio avanzato: Paclitaxel, in associazione con cisplatino, è indicato nel trattamento del cancro del polmone non a piccole cellule (NSCLC) nei pazienti che non sono candidati alla terapia chirurgica e/o radiante potenzialmente curativa. Sarcoma di Kaposi AIDS-correlato: Paclitaxel è indicato per il trattamento di pazienti con sarcoma di Kaposi (SK) avanzato AIDS-correlato, in cui una precedente terapia con antracicline liposomiali non ha avuto successo. Dati limitati di efficacia supportano questa indicazione; un riassunto degli studi attinenti è presentato nella sezione 5.1.
1ml di concentrato per soluzione per infusione contiene 6 mg di paclitaxel Ogni flaconcino da 5 ml contiene 30 mg di paclitaxel. Ogni flaconcino da 16,7 ml contiene 100 mg di paclitaxel. Ogni flaconcino da 25 ml contiene 150 mg di paclitaxel. Ogni flaconcino da 50 ml contiene 300 mg di paclitaxel. Ogni flaconcino da 100 ml contiene 600 mg di paclitaxel. Eccipienti con effetti noti: Olio di ricino polietossilato (macrogol glicerolo ricinoleato) (522,4 mg/ml), etanolo anidro (401,7 mg/ml). Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1, in particolare al macrogol glicerolo ricinoleato (vedere paragrafo 4.4).
Paclitaxel è controindicato durante la gravidanza e l’allattamento.
Paclitaxel non deve essere usato in pazienti con un numero basale di neutrofili <1.500/mm³ (<1.000/mm³ nei pazienti con SK).
Nel SK, paclitaxel è controindicato anche nei pazienti con infezioni concomitanti gravi e non controllate. Posologia
- Prima del trattamento con Paclitaxel Sandoz, in tutti pazienti va eseguita una premedicazione con corticosteroidi, antistaminici e H2-antagonisti, ad es.:
*8-20 mg nei pazienti con SK ** o un antistaminico equivalente, ad es., clorfeniramina Paclitaxel Sandoz deve essere somministrato attraverso un filtro “in linea” con una membrana a micropori, con dimensione dei pori di ≤0,22 mcm (vedere paragrafo 6.6).Farmaco Dose Somministrazione prima di Paclitaxel Desametasone 20 mg p.o.* o e.v. Per la somministrazione orale: circa 12 e 6 ore, oppure per somministrazione e.v.: 30-60 minuti Difenidramina** 50 mg e.v. 30-60 minuti Cimetidina o ranitidina 300 mg e.v.
o 50 mg e.v.30-60 minuti
Trattamento di prima linea del carcinoma ovarico: Sebbene altri regimi posologici siano oggetto di studio, si raccomanda il trattamento associato con paclitaxel e cisplatino.
A seconda della durata dell’infusione, vengono raccomandati due differenti dosaggi: paclitaxel 175 mg/m² somministrato endovena in 3 ore, seguito da cisplatino 75 mg/m², ogni 3 settimane, oppure paclitaxel 135 mg/m² in infusione della durata di 24 ore, seguito da cisplatino 75 mg/m², con un intervallo di 3 settimane tra i cicli (vedere paragrafo 5.1.).
Trattamento di seconda linea del carcinoma ovarico: La dose di paclitaxel raccomandata è di 175 mg/m², somministrata in un periodo di 3 ore, con un intervallo di 3 settimane tra i cicli.
Chemioterapia adiuvante nel carcinoma della mammella: La dose di paclitaxel raccomandata è di 175 mg/m², somministrata in un periodo di 3 ore, ogni 3 settimane per 4 cicli, dopo la terapia con AC.
Trattamento di prima linea del carcinoma della mammella: Quando usato in associazione con doxorubicina (50 mg/m²), paclitaxel deve essere somministrato 24 ore dopo la doxorubicina.
La dose di paclitaxel raccomandata è di 220 mg/m², somministrata endovena in un periodo di 3 ore, con un intervallo di 3 settimane tra i cicli (vedere paragrafi 4.4 e 5.1).
Quando usato in associazione con trastuzumab, la dose di paclitaxel raccomandata è di 175 mg/m², somministrati endovena in un periodo di 3 ore, con un intervallo di 3 settimane tra i cicli (vedere paragrafo 5.1).
L’infusione di paclitaxel può essere iniziata il giorno dopo la prima dose di trastuzumab o subito dopo le successive dosi di trastuzumab, a condizione che la dose precedente di trastuzumab sia stata ben tollerata (per quanto riguarda i dettagli relativi alla posologia di trastuzumab, vedere il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Herceptin).
Trattamento di seconda linea del carcinoma della mammella: La dose di paclitaxel raccomandata è di 175 mg/m², somministrata in un periodo di 3 ore, con un intervallo di 3 settimane tra i cicli.
Trattamento del NSCLC avanzato: La dose di paclitaxel raccomandata è di 175 mg/m², somministrata in un periodo di 3 ore e seguita da cisplatino 80 mg/m², con un intervallo di 3 settimane tra i cicli.
Trattamento del SK AIDS-correlato: La dose di paclitaxel raccomandata è di 100 mg/m², somministrata in infusione endovenosa per un periodo di 3 ore ogni 2 settimane.
Le successive dosi di paclitaxel devono essere somministrate a seconda della tolleranza del singolo paziente.
Il trattamento con paclitaxel non deve essere ripetuto fino a quando la conta dei granulociti neutrofili sia ≥1.500/mm³ (≥1.000/mm³ nei pazienti con SK), e la conta delle piastrine non sia ≥100.000/mm³ (≥75.000/mm³ nei pazienti con SK).
I pazienti con neutropenia grave (conta dei neutrofili <500/mm³ per ≥7 giorni) o con neuropatia periferica grave, nei cicli successivi, devono ricevere una dose ridotta del 20% (del 25% nei pazienti con SK) (vedere paragrafo 4.4).
Pazienti con compromissione epatica: Non si dispone di dati sufficienti per poter raccomandare modificazioni posologiche nei pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).
I pazienti con compromissione epatica grave non devono essere trattati con paclitaxel.
Popolazione pediatrica: l’uso di Paclitaxel non è raccomandato nei bambini al di sotto dei 18 anni a causa della mancanza di dati sulla sicurezza ed efficacia. Avvertenze e precauzioni
- Paclitaxel deve essere somministrato sotto la supervisione di un medico esperto nell’uso di agenti chemioterapici.
Poiché possono verificarsi reazioni significative di ipersensibilità, occorre disporre di adeguate attrezzature per la terapia di supporto.
Data la possibilità di stravaso, si consiglia di monitorare attentamente il sito di infusione per possibile infiltrazione durante la somministrazione del farmaco.
I pazienti devono essere pretrattati con corticosteroidi, antistaminici e H2-antagonisti (vedere paragrafo 4.2).
Quando usato in associazione, paclitaxel deve essere somministrato prima del cisplatino (vedere paragrafo 4.5).
Reazioni significative di ipersensibilità , caratterizzate da dispnea e ipotensione e che richiedono trattamento, angioedema e orticaria generalizzata sono state osservate in meno dell’1% dei pazienti che hanno ricevuto paclitaxel dopo adeguata premedicazione.
Queste reazioni sono probabilmente mediate dall’istamina.
In caso di reazioni di ipersensibilità gravi, si deve sospendere immediatamente l’infusione di paclitaxel, iniziare la terapia sintomatica e il paziente non deve essere più riesposto al farmaco.
La depressione midollare (principalmente la neutropenia) è la tossicità dose-limitante.
Deve essere istituito un monitoraggio frequente dell’esame emocromocitometrico.
I pazienti non devono essere ritrattati fino a quando il numero di neutrofili non ritorni a valori ≥1.500/mm³ (≥1.000/mm³ nei pazienti con SK), e quello delle piastrine a ≥10.000/mm³ (≥75.000/mm³ nei pazienti con SK).
Nello studio clinico condotto nel SK, la maggior parte dei pazienti venivano trattati con il fattore stimolante la formazione di colonie di granulociti (G-CSF).
Anomalie gravi della conduzione cardiaca sono state riportate raramente con paclitaxel in monoterapia.
Se durante la somministrazione di paclitaxel il paziente sviluppa anomalie significative della conduzione (ad es., blocco atrioventricolare, tachicardia ventricolare), deve essere iniziata un’appropriata terapia e, durante le successive somministrazioni di paclitaxel, deve essere eseguito il monitoraggio cardiaco continuo.
Ipotensione, ipertensione e bradicardia sono state osservate durante la somministrazione di paclitaxel; i pazienti sono di solito asintomatici e in genere non richiedono alcun trattamento.
Si raccomanda di monitorare frequentemente i parametri vitali, particolarmente nel corso della prima ora dell’infusione di paclitaxel.
Eventi cardiovascolari gravi sono stati osservati con maggiore frequenza nei pazienti con NSCLC che nelle donne con carcinoma della mammella o dell’ovaio.
Nello studio clinico del SK AIDS-correlato si è riscontrato un solo caso di insufficienza cardiaca in rapporto con il paclitaxel.
Quando paclitaxel è usato in associazione con doxorubicina o trastuzumab nel trattamento iniziale del cancro della mammella metastatico, si deve considerare con grande attenzione il monitoraggio della funzione cardiaca.
I pazienti candidati al trattamento con paclitaxel in questi regimi di associazione vanno sottoposti a una valutazione cardiaca basale, comprendente, anamnesi, esame obiettivo, ECG, ecocardiogramma e/o scintigrafia MUGA.
La funzione cardiaca deve essere ulteriormente controllata nel corso del trattamento (ad es., ogni 3 mesi).
Il monitoraggio può aiutare ad identificare i pazienti che sviluppano una disfunzione cardiaca e, per decidere la frequenza con cui valutare la funzione ventricolare, i medici curanti devono valutare attentamente la dose cumulativa (mg/m²) di antracicline somministrata.
Quando i test indicano un deterioramento, sia pure asintomatico, di tale funzione, i medici curanti devono valutare con gran cura i vantaggi clinici della prosecuzione della terapia contro la possibilità che essa produca danni cardiaci, compresi quelli potenzialmente irreversibili.
Qualora il trattamento venga continuato, occorre aumentare la frequenza del monitoraggio della funzione cardiaca (ad es., ogni 1-2 cicli).
Per maggiori dettagli si veda il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Herceptin e doxorubicina.
Sebbene spesso si verifichi una neuropatia periferica , raramente si sviluppano sintomi gravi.
Nei casi gravi, si raccomanda di ridurre del 20% (del 25% nei pazienti con SK) la dose di paclitaxel in tutti i successivi cicli.
Nei pazienti con NSCLC e nelle donne con cancro dell’ovaio trattati in prima linea, la somministrazione di paclitaxel in infusione della durata di 3 ore, in associazione con cisplatino, ha avuto quale conseguenza un’incidenza di neurotossicità grave maggiore di quella osservata rispetto sia a paclitaxel che a ciclofosfamide in monoterapia, seguiti da cisplatino.
I pazienti con compromissione epatica possono essere ad aumentato rischio di tossicità, in particolare di mielosoppressione di grado III-IV.
Non esistono evidenze che indichino un aumento di tossicità di paclitaxel somministrato in infusione della durata di 3 ore a pazienti con funzione epatica lievemente alterata.
Una aumentata mielosoppressione si può osservare quando il paclitaxel viene somministrato sotto forma di infusione di maggiore durata a soggetti con compromissione epatica da moderata a grave.
I pazienti devono essere attentamente monitorati per lo sviluppo di una profonda mielosoppressione (vedere paragrafo 4.2).
Non sono disponibili dati adeguati per raccomandare variazioni del dosaggio nei pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata (vedere paragrafo 5.2).
Non sono disponibili dati relativi a pazienti con colestasi grave al basale.
I pazienti con compromissione epatica grave non devono essere trattati con paclitaxel.
Poiché paclitaxel contiene etanolo (401,7 mg/ml), va presa in considerazione la possibilità di effetti sul SNC e di altro tipo.
Si deve prestare speciale attenzione onde evitare la somministrazione intra-arteriosa di paclitaxel, poiché in studi di tolleranza locale condotti in animali sono state osservate reazioni tessutali gravi dopo questo tipo di applicazione.
Raramente è stata riportata colite pseudomembranosa , inclusi casi verificatisi in pazienti non trattati contemporaneamente con antibiotici.
Questa reazione deve essere tenuta presente nella diagnosi differenziale dei casi di diarrea grave o persistente che si verificano durante o subito dopo il trattamento con paclitaxel.
L’associazione di paclitaxel e radioterapia del polmone, indipendentemente dal loro ordine cronologico, può contribuire allo sviluppo di polmonite interstiziale .
Nei pazienti con SK, una grave mucosite è rara.
Se si verificano reazioni gravi, la dose di paclitaxel deve essere ridotta del 25%.
Paclitaxel Sandoz contiene macrogolglicerolo ricinoleato ed etanolo Questo medicinale contiene macrogolglicerolo ricinoleato, che può causare gravi reazioni allergiche.
Questo medicinale contiene 401,7 mg di etanolo in ogni ml.
La quantità in 1 ml di questo medicinale è equivalente a 10 ml di birra o 4 ml di vino.
Può essere dannoso per chi soffre di alcolismo.
Da tenere in considerazione nei bambini e nei gruppi ad alto rischio come le persone affette da patalogie del fegato o epilessia.
Una dose di 396 mg di questo medicinale somministrata a un adulto del peso di 70 kg comporterà un’esposizione di etanolo di 379 mg/kg/dose che può causare un aumento della concentrazione di alcol nel sangue di circa 63 mg/100 ml.
In confronto, in un adulto che beve un bicchiere di vino o 500 ml di birra, la concentrazione di alcol nel sangue è probabile che sia di circa 50 mg/100 ml.
Poichè questo medicinale viene solitamente somministrato lentamente nell’arco di 3 ore, gli effetti dell’alcol possono essere ridotti.
La quantità di alcol in questo medicinale può alterare gli effetti di altri medicinali.
La co-somministrazione con medicinali contenenti ad es.
propilene glicole o etanolo può portare all’accumulo di etanolo e indurre effetti avversi, in particolare nei bambini piccoli con capacità metabolica bassa o immatura.
La quantità di alcol in questo medicinale può alterare la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. Interazioni
- La clearance di paclitaxel non è influenzata dalla premedicazione con cimetidina.
Nella chemioterapia di prima linea del carcinoma ovarico, il regime di somministrazione consigliato per paclitaxel è che esso sia somministrato prima del cisplatino.
Quando paclitaxel viene somministrato prima del cisplatino, il suo profilo di sicurezza è sovrapponibile a quello riportato per l’impiego in monoterapia.
Quando paclitaxel è stato invece somministrato dopo il cisplatino, i pazienti mostravano una mielosoppressione più profonda ed una diminuzione di circa il 20% della sua clearance.
Le pazienti con neoplasie ginecologiche trattate con paclitaxel e cisplatino possono essere ad aumentato rischio di insufficienza renale, rispetto a quelle trattate con il solo cisplatino.
Poiché l’eliminazione della doxorubicina e dei suoi metaboliti attivi può essere ridotta quando paclitaxel e doxorubicina sono somministrati in tempi ravvicinati, nel trattamento iniziale del cancro della mammella metastatico paclitaxel deve essere somministrato 24 ore dopo la doxorubicina (vedere paragrafo 5.2).
Il metabolismo di paclitaxel è catalizzato, in parte, dagli isoenzimi CYP2C8 e CYP3A4 del citocromo P450.
Pertanto, in assenza di uno studio sulla farmacocinetica (pharmacokinetics, PK) dell’interazione farmacofarmaco, si deve prestare attenzione nel somministrare paclitaxel in associazione a medicinali noti per inibire CYP2C8 o CYP3A4 (ad es., ketoconazolo e altri antifungini imidazolici, eritromicina, fluoxetina, gemfibrozil, clopidogrel, cimetidina, ritonavir, saquinavir, indinavir e nelfinavir) dal momento che ci potrebbe essere un aumento della tossicità di paclitaxel dovuto ad una maggiore esposizione a paclitaxel.
Si sconsiglia la somministrazione concomitante di paclitaxel con medicinali noti per la loro induzione di CYP2C8 o CYP3A4 (ad es., rifampicina, carbamazepina, fenitoina, efavirenz, nevirapina) poiché l’efficacia potrebbe essere compromessa per via della minore esposizione di paclitaxel.
Studi condotti in pazienti con SK che contemporaneamente assumevano numerosi altri farmaci indicano che la clearance sistemica di paclitaxel era significativamente ridotta in presenza di nelfinavir e ritonavir, ma non con indinavir.
Non ci sono informazioni sufficienti sulle interazioni con altri inibitori delle proteasi.
Di conseguenza, paclitaxel deve essere somministrato con cautela nei pazienti che ricevono inibitori delle proteasi quale terapia concomitante. Effetti indesiderati
- Se non altrimenti specificato, quanto segue fa riferimento a un database globale sulla sicurezza relativo a 812 pazienti con tumori solidi trattati con paclitaxel in monoterapia nell’ambito di studi clinici.
Poiché la popolazione con SK è molto particolare, un capitolo speciale riguardante uno studio clinico condotto in 107 pazienti è presentato alla fine di questo paragrafo.
A meno che non sia altrimenti riportato, la frequenza e la gravità degli effetti indesiderati sono in genere simili nei pazienti che ricevono paclitaxel per il trattamento del carcinoma ovarico, del carcinoma della mammella o dell’NSCLC.
Nessuna delle tossicità osservate era chiaramente influenzata dall’età.
Il più frequente effetto indesiderato significativo di paclitaxel era la mielosoppressione.
Neutropenia grave (<500 cellule/mm³) si è verificata nel 28% dei pazienti, peraltro non associata ad episodi febbrili.
Soltanto l’1% dei pazienti hanno avuto neutropenia grave per ≥7 giorni.
Trombocitopenia è stata riportata nell’11% dei pazienti.
Il 3% dei pazienti ha presentato un nadir della conta di piastrine <50.000/mm³ almeno una volta nel corso dello studio.
Anemia è stata osservata nel 64% dei pazienti, ma è stata considerata grave (Hb <5 mmol/L) solo nel 6% dei pazienti.
Incidenza e gravità dell’anemia sono correlate ai valori basali di emoglobina.
La neurotossicità, e soprattutto la neuropatia periferica , sono apparse più frequenti e più gravi con una infusione di 175 mg/m² in 3 ore (85% neurotossicità, 15% gravi) che con una di 135 mg/m² in 24 ore (25% neurotossicità, 3% gravi), quando paclitaxel era associato con il cisplatino.
Nei pazienti con NSCLC e nelle donne con cancro dell’ovaio, trattate con paclitaxel per 3 ore, seguito da cisplatino, c’era un apparente aumento dell’incidenza di neurotossicità grave.
Una neuropatia periferica può verificarsi dopo il primo ciclo e peggiorare con la crescente esposizione a paclitaxel.
In pochi casi la neuropatia periferica è stata la causa dell’interruzione di paclitaxel.
I sintomi sensoriali sono di solito migliorati o si sono risolti entro alcuni mesi dall’interruzione di paclitaxel.
Preesistenti neuropatie dovute a precedenti terapie non costituiscono una controindicazione alla terapia con paclitaxel.
Inoltre, è stato dimostrato che le neuropatie periferiche possono persistere oltre 6 mesi dopo l’interruzione dell’assunzione di paclitaxel.
Artralgie o mialgie hanno colpito il 60% dei pazienti, e nel 13% erano gravi.
Una reazione di ipersensibilità significativa a possibile esito fatale (definita quale ipotensione di grado tale da richiedere terapia, angioedema, distress respiratorio tale da rendere necessario l’impiego di broncodilatatori, od orticaria generalizzata) si è verificata in 2 (<1%) dei pazienti.
Reazioni minori di ipersensibilità si sono manifestate nel 34% dei pazienti (17% di tutti i cicli).
Queste reazioni lievi, principalmente vampate e rash cutanei, non hanno richiesto alcun intervento terapeutico né hanno impedito la continuazione della terapia con paclitaxel.
Le reazioni nel sito di iniezione durante la somministrazione endovenosa possono portare ad edema localizzato, dolore, eritema ed indurimento; talvolta lo stravaso può dare origine a cellulite.
Sono stati descritti cambiamento e/o esfoliazione della cute, talvolta correlati a stravaso.
Può anche verificarsi scolorimento della cute.
Raramente è stato riportato il ripetersi di reazioni cutanee nella sede di un precedente stravaso, dopo somministrazione di paclitaxel in un sito differente, cioè il “recall”.
Non si conosce per ora un trattamento specifico delle reazioni da stravaso.
In alcuni casi, l'inizio della reazione al sito di iniezione si è verificato durante un'infusione prolungata o è stato ritardato da una settimana a 10 giorni.
La tabella che segue elenca, a prescindere dalla loro gravità, gli effetti indesiderati associati alla somministrazione di paclitaxel in monoterapia come infusione della durata di 3 ore nel trattamento della malattia metastatica (812 pazienti trattati in studi clinici), e secondo quanto riportato nella sorveglianza postmarketing* di paclitaxel.
Le seconde possono essere attribuite a paclitaxel indipendentemente dal regime di trattamento. La frequenza degli effetti indesiderati elencati di seguito è definita usando la seguente convenzione: molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
All'interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
** Alopecia: l’alopecia è stata osservata nell’87% dei pazienti ed è insorta improvvisamente.Infezioni ed infestazioni: Molto comune: infezioni (soprattutto delle vie urinarie o delle vie respiratorie superiori), con casi descritti di esito fatale Non comune: shock settico Raro*: polmonite, peritonite, sepsi Patologie del sistemaemolinfopoietico Molto comune: mielosoppressione, neutropenia, anemia, trombocitopenia, leucopenia, sanguinamento Raro*: neutropenia febbrile Molto raro*: leucemia mieloide acuta, sindrome mielodisplastica Disturbi del sistema immunitario Molto comune: reazioni minori di ipersensibilità (principalmente vampate ed eruzione cutanea) Non comune: reazioni significative di ipersensibilità che richiedono terapia (ad es., ipotensione, edema angioneurotico, distress respiratorio, orticaria generalizzata, brividi, dolore dorsale, dolore toracico, tachicardia, dolori addominali, dolori agli arti, diaforesi e ipertensione) Raro*: reazioni anafilattiche Molto raro*: shock anafilattico Disturbi del metabolismo e della nutrizione: Molto raro*: anoressia Non nota: sindrome da lisi tumorale* Disturbi psichiatrici: Molto raro*: stato confusionale Patologie del sistema nervoso Molto comune: neurotossicità (principalmente neuropatia periferica)*** Raro*: neuropatia motoria (con risultante debolezza distale minore) Molto raro*: neuropatia autonomica (con conseguenti ileo paralitico e ipotensione ortostatica), grande male, convulsioni, encefalopatia, capogiro, cefalea, atassia Patologie dell’occhio Molto raro*: disturbi a carico del nervo ottico e/o disturbi visivi (scotomi scintillanti), particolarmente in pazienti che hanno ricevuto dosi superiori a quelle raccomandate Non nota: edema maculare*, fotopsia*, mosche volanti nel vitreo* Patologie dell’orecchio e del labirinto: Molto raro*: ototossicità, perdita dell’udito, tinnito, vertigini Patologie cardiache: Comune: bradicardia Non comune: cardiomiopatia, tachicardia ventricolare asintomatica, tachicardia con bigeminismo, blocco AV e sincope, infarto miocardico Raro: insufficienza cardiaca Molto raro*: fibrillazione atriale, tachicardia sopraventricolare Patologie vascolari: Molto comune: ipotensione Non comune: ipertensione, trombosi, tromboflebite Molto raro*: shock Non nota: flebite*, coagulazione intravascolare disseminata (CID) sono state riportate spesso in associazione a sepsi o insufficienza multiorgano Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche: Raro*: dispnea, versamento della pleura, polmonite interstiziale, fibrosi polmonare, embolia polmonare, insufficienza respiratoria Molto raro*: tosse Patologie gastrointestinali: Molto comune: nausea, vomito, diarrea, infiammazione delle mucose Raro*: ostruzione intestinale, perforazione intestinale, colite ischemica, pancreatite Molto raro*: trombosi mesenterica, colite pseudomembranosa, esofagite, stipsi, ascite, colite neutropenica Patologie epatobiliari Molto raro*: necrosi epatica, encefalopatia epatica (entrambi con casi riportati di esito fatale) Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Molto comune: alopecia** Comune: alterazioni lievi e transitorie delle unghie e della cute Raro*: prurito, eruzione cutanea, eritema Molto raro*: sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica, eritema multiforme, dermatite esfoliativa, orticaria, onicolisi (i pazienti in terapia devono proteggere mani e piedi con una protezione solare) Non nota: scleroderma* Sindrome da eritrodisestesia palmo-plantare* Patologie del sistema muscolo- scheletrico e del tessuto connettivo e osseo: Molto comune: artralgia, mialgia Non nota: lupus eritematoso sistemico* Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: Comune: reazioni nel sito di iniezione (inclusi edema localizzato, dolore, eritema, e indurimento; talvolta lo stravaso può dare origine a cellulite, fibrosi cutanea e necrosi cutanea) Raro*: astenia, piressia, disidratazione, edema, malessere Esami diagnostici Comune: aumento di grado severo di AST (SGOT) e aumento di grado severo della fosfatasi alcalina Non comune: Aumento di grado severo della bilirubina sierica Raro*: Aumento della creatinina sierica
Per la maggior parte dei pazienti affetti da alopecia si prevede una notevole perdita di capelli ≥50%.
***Può persistere oltre 6 mesi dopo l’interruzione dell’assunzione di paclitaxel Pazienti con cancro della mammella trattate con paclitaxel in ambito adiuvante dopo la terapia AC hanno presentato maggiori tossicità neurosensoriali, reazioni di ipersensibilità, artralgia/mialgia, anemia, infezioni, febbre, nausea/vomito e diarrea, rispetto alle pazienti trattate soltanto con AC.
Comunque, la frequenza di questi eventi era conforme a quella osservata con l’uso di paclitaxel in monoterapia, come sopra riportato.
Trattamento associato Quanto segue si riferisce ai due principali studi clinici di trattamento di prima linea del carcinoma ovarico (paclitaxel + cisplatino: oltre 1.050 pazienti), a due studi clinici di Fase III di trattamento di prima linea del cancro della mammella metastatico, di cui uno ha preso in esame l’associazione con doxorubicina (paclitaxel + doxorubicina: 267 pazienti) e l’altro l’associazione con trastuzumab (analisi pianificata del sottogruppo paclitaxel + trastuzumab: 188 pazienti), ed ai due studi clinici di Fase III per il trattamento dell’NSCLC avanzato (paclitaxel + cisplatino: oltre 360 pazienti) (vedere paragrafo 5.1).
Somministrato con uno schema di infusione della durata di 3 ore per il trattamento di prima linea del carcinoma ovarico, neurotossicità, artralgia/mialgia e ipersensibilità sono state riscontrate più frequentemente e con caratteristiche di maggiore gravità nelle pazienti trattate con paclitaxel seguito da cisplatino, rispetto a quelle trattate con ciclofosfamide seguita da cisplatino.
La mielosoppressione è apparsa meno frequente e meno grave con l’infusione di 3 ore di paclitaxel seguita da cisplatino, rispetto al trattamento con ciclofosfamide seguita da cisplatino.
Quando paclitaxel (220 mg/m²) è stato somministrato con uno schema di infusione della durata di 3 ore, 24 ore dopo la doxorubicina (50 mg/m²), nella chemioterapia di prima linea del carcinoma della mammella metastatico, sono stati riportati più frequentemente e con caratteristiche di maggiore gravità: neutropenia, anemia, neuropatia periferica, artralgia/mialgia, astenia, febbre e diarrea, rispetto alla terapia standard FAC (5-FU 500 mg/m², doxorubicina 50 mg/m², ciclofosfamide 500 mg/m²).
Durante il trattamento con il regime paclitaxel (220 mg/m²)/doxorubicina (50 mg/m²), nausea e vomito sono stati riportati con minori frequenza e gravità rispetto alla terapia standard FAC.
L’uso di corticosteroidi può aver contribuito alle minori frequenza e gravità di nausea e vomito nel braccio paclitaxel/doxorubicina.
Quando il paclitaxel è stato somministrato con uno schema di infusione della durata di 3 ore, in associazione con trastuzumab per il trattamento di prima linea di pazienti con cancro della mammella metastatico, i seguenti eventi (indipendentemente dal rapporto con paclitaxel o trastuzumab) sono stati riportati più frequentemente che non con paclitaxel in monoterapia: insufficienza cardiaca (8% vs 1%), infezioni (46% vs 27%), brividi (42% vs 4%), febbre (47% vs 23%), tosse (42% vs 22%), rash (39% vs 18%), artralgia (37% vs 21%), tachicardia (12% vs 4%), diarrea (45% vs 30%), ipertonia (11% vs 3%), epistassi (18% vs 4%), acne (11% vs 3%), herpes simplex (12% vs 3%), lesioni accidentali (13% vs 3%), insonnia (25% vs 13%), rinite (22% vs 5%), sinusite (21% vs 7%), e reazione nel sito di iniezione (7% vs 1%).
In alcuni casi le differenze nella frequenza possono essere dovute all’incremento del numero e della durata dei trattamenti con l’associazione paclitaxel/trastuzumab, rispetto a paclitaxel in monoterapia.
Eventi gravi sono stati riportati con percentuali simili in pazienti trattate con paclitaxel/trastuzumab o con paclitaxel in monoterapia.
Quando doxorubicina è stata somministrata in associazione con paclitaxel nel cancro della mammella metastatico, anomalie della contrazione cardiaca (riduzione ≥20% della frazione di eiezione ventricolare sinistra) sono state osservate nel 15% delle pazienti, rispetto al 10% con il trattamento del regime standard FAC.
Insufficienza cardiaca congestizia è stata osservata in meno dell’1% dei casi in entrambi i bracci trattati con paclitaxel/doxorubicina e con la terapia standard FAC.
La somministrazione di trastuzumab in associazione con paclitaxel in pazienti precedentemente trattate con antracicline ha provocato un aumento della frequenza e della gravità della disfunzione cardiaca, rispetto alle pazienti trattate con paclitaxel in monoterapia (NYHA Classi I/II 10% vs 0%; NYHA Classi III/IV 2% vs 1%), e raramente è stata associata a morte (vedere il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di trastuzumab).
In tutti, tranne che in questi rari casi, le pazienti hanno risposto ad un appropriato trattamento medico.
Polmonite da radiazioni è stata descritta in pazienti contemporaneamente sottoposti a radioterapia.
Sarcoma di Kaposi AIDS-correlato Sulla base di uno studio clinico che ha incluso 107 pazienti, frequenza e gravità degli effetti indesiderati, ad eccezione di quelli ematologici ed epatici (vedi oltre), sono generalmente simili tanto nei soggetti trattati per SK quanto in quelli trattati con paclitaxel in monoterapia per altri tipi di tumori solidi.
Disturbi a carico del sangue e del sistema linfatico: la mielosoppressione è stata la tossicità dose-limitante più importante.
La neutropenia è la più importante tossicità ematologica.
Nel corso del primo ciclo di trattamento, neutropenia grave (<500 cellule/mm³) si è verificata nel 20% dei pazienti.
Durante l’intero periodo di trattamento neutropenia grave è stata osservata nel 39% dei pazienti.
La durata della neutropenia è stata di oltre 7 giorni nel 41%, e di 30-35 giorni nell’8% dei pazienti.
In tutti i pazienti seguiti, essa si è risolta entro 35 giorni.
L’incidenza di neutropenia di Grado 4 di durata ≥7 giorni è stata del 22%.
Febbre neutropenica correlata a paclitaxel è stata osservata nel 14% dei pazienti e nell’1,3% dei cicli di trattamento.
Durante la somministrazione di paclitaxel ci sono stati 3 episodi settici (2,8%), correlati al medicinale, che sono risultati fatali.
Trombocitopenia è stata osservata nel 50% dei pazienti, ed è stata grave (<50.000 cellule/mm³) nel 9%.
Solo nel 14% dei casi si è verificata, almeno una volta durante il trattamento, una riduzione del numero di piastrine a <75.000/mm³.
Episodi di sanguinamento correlati a paclitaxel sono stati riportati in meno del 3% dei pazienti, ma si è trattato di episodi emorragici localizzati.
Anemia (Hb <11 g/dL) è stata osservata nel 61% dei pazienti ed è stata grave (Hb <8 g/dL) nel 10%.
La trasfusione di globuli rossi si è resa necessaria nel 21% dei pazienti.
Alterazioni a carico del sistema epatobiliare: tra i pazienti (>50% in trattamento con inibitori delle proteasi) con normale funzione epatica al basale, si è registrato, nel 28%, 43% e 44%, rispettivamente, un aumento dei livelli ematici di bilirubina, fosfatasi alcalina e AST (SGOT).
Per ciascuno di questi parametri, gli incrementi sono stati gravi nell’1% dei casi.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- Gravidanza Non ci sono dati adeguati provenienti dall'uso di paclitaxel in donne in gravidanza.
Paclitaxel ha dimostrato di essere sia embriotossico che fetotossico nei conigli e riduce la fertilità nei ratti.
Come con altri medicinali citotossici, paclitaxel può causare danno fetale quando somministrato a donne in gravidanza.
Pertanto, paclitaxel non deve essere usato durante la gravidanza se non strettamente necessario.
Le donne in età fertile che ricevono paclitaxel devono essere avvertite di evitare una gravidanza e di informare immediatamente il medico se ciò dovesse accadere.
Allattamento Paclitaxel è controindicato durante l'allattamento (vedere paragrafo 4.3 Controindicazioni).
Non è noto se paclitaxel sia escreto nel latte umano.
L'allattamento deve essere sospeso per tutta la durata della terapia.
Fertilità Pazienti di sesso femminile e maschile in età fertile e/o i loro partner devono usare metodi contraccettivi per almeno 6 mesi dopo il trattamento con paclitaxel.
I pazienti di sesso maschile devono chiedere consiglio per quanto riguarda la crioconservazione dello sperma prima del trattamento con paclitaxel a causa della possibilità di infertilità. Conservazione
- Flaconcino prima dell’apertura: tenere il flaconcino nell’imballaggio esterno per proteggere il medicinale dalla luce.
Questo medicinale non richiede alcuna temperatura particolare di conservazione.
Per le condizioni di conservazione dopo la diluizione vedere paragrafo 6.3.
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Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.

