ENTECAVIR ARI 30CPR RIV 0,5MG

261,41 €

Prezzo indicativo

Principio attivo: ENTECAVIR MONOIDRATO
  • ATC: J05AF10
  • Descrizione tipo ricetta: RNRL - LIMITATIVA NON RIPETIB.
  • Presenza Glutine:
  • Presenza Lattosio: Il farmaco contiene lattosio

Data ultimo aggiornamento: 27/03/2018

Indicazione nell’adulto Trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite B (HBV) (vedere paragrafo 5.1) in adulti con: - malattia epatica compensata ed evidenza di replicazione virale attiva, livelli persistentemente elevati dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) ed evidenza istologica di infiammazione attiva e/o fibrosi. - malattia epatica scompensata (vedere paragrafo 4.4). Sia per la malattia epatica compensata che scompensata, questa indicazione si basa su dati clinici in pazienti mai trattati prima con nucleosidi, con infezione da virus dell’Epatite B, HBeAg positivi e HBeAg negativi. Per quanto riguarda i pazienti con epatite B refrattari alla lamivudina vedere i paragrafi 4.2, 4.4 e 5.1. Popolazione pediatrica Trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite B (HBV) in bambini e adolescenti mai trattati prima con nucleosidi, con malattia epatica compensata che hanno evidenza di replicazione virale attiva e livelli persistentemente elevati dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) o evidenza istologica, da moderata a severa, di infiammazione attiva e/o fibrosi. Per quanto riguarda la decisione di iniziare il trattamento nei pazienti pediatrici, vedere paragrafi 4.2, 4.4 e 5.1.
Entecavir Aristo 0,5 mg compresse rivestite con film Ogni compressa rivestita con film contiene entecavir monoidrato equivalente a 0,5 mg di entecavir. Entecavir Aristo 1 mg compresse rivestite con film Ogni compressa rivestita con film contiene entecavir monoidrato equivalente a 1 mg di entecavir. Eccipienti con effetti noti Ogni compressa rivestita con film da 0,5 mg contiene approssimativamente 122 mg di lattosio monoidrato. Ogni compressa rivestita con film da 1 mg contiene 242 mg di lattosio monoidrato. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

Controindicazioni

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.

Posologia

La terapia deve essere iniziata da un medico con esperienza nel trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite B.
Posologia Malattia epatica compensata Pazienti mai trattati con nucleosidi: la dose raccomandata negli adulti è di 0,5 mg una volta al giorno, con o senza cibo.
Pazienti refrattari alla lamivudina (cioè con evidenza di viremia durante il trattamento con lamivudina o con la presenza di mutazioni che conferiscono resistenza alla lamivudina [LVDr]) (vedere paragrafi 4.4 e 5.1): la dose raccomandata negli adulti è di 1 mg una volta al giorno da assumere a stomaco vuoto (più di 2 ore prima e più di 2 ore dopo un pasto) (vedere paragrafo 5.2).
In presenza di mutazioni LVDr l’uso combinato di entecavir più un secondo agente antivirale (che non mostri resistenza crociata con lamivudina o entecavir) deve essere preferito rispetto alla monoterapia con entecavir (vedere paragrafo 4.4).
Malattia epatica scompensata La dose raccomandata per pazienti adulti con malattia epatica scompensata è di 1 mg una volta al giorno da assumere a stomaco vuoto (più di 2 ore prima e più di 2 ore dopo un pasto) (vedere paragrafo 5.2).
Per quanto riguarda i pazienti con epatite B refrattari alla lamivudina, vedere paragrafi 4.4 e 5.1.
Durata della terapia La durata ottimale del trattamento non è nota.
L’interruzione del trattamento può essere considerata come segue: • in pazienti adulti HBeAg positivi, il trattamento deve essere continuato almeno fino a 12 mesi dopo il raggiungimento della sieroconversione dell’HBe (perdita dell’HBeAg e negativizzazione dell’HBV DNA con comparsa di anti HBe in 2 misurazioni sieriche consecutive ripetute ad almeno 3 - 6 mesi di distanza) o fino a sieroconversione dell’HBs o in caso di perdita di efficacia (vedere paragrafo 4.4.).
• in pazienti adulti HBeAg negativi, il trattamento deve essere continuato almeno fino alla sieroconversione dell’HBs o se c’è evidenza di perdita di efficacia.
Nei trattamenti prolungati per più di 2 anni si raccomanda un aggiustamento per confermare che la continuazione della terapia scelta rimanga adatta per il paziente.
In pazienti con malattia epatica scompensata o cirrosi, l’interruzione del trattamento non è raccomandata.
Popolazione pediatrica Per il dosaggio appropriato nella popolazione pediatrica, è disponibile Entecavir Aristo 0,5 mg compresse rivestite con film e per dosi inferiori a 0,5 mg potrebbe essere disponibile la soluzione orale.
La decisione di trattare pazienti pediatrici deve essere basata su un’attenta considerazione delle esigenze individuali del paziente e riferendosi alle attuali linee guida di trattamento pediatriche compreso il valore delle informazioni di base istologica.
Con il proseguimento della terapia i vantaggi della soppressione virologica a lungo termine devono essere valutati considerando il rischio di trattamento prolungato, compresa la comparsa di resistenza del virus dell’epatite B.
I livelli dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) devono essere persistentemente elevati, per almeno 6 mesi prima del trattamento dei pazienti pediatrici con malattia epatica compensata dovuta a epatite B cronica con HBeAg positivo e per almeno 12 mesi in pazienti con infezione con HBeAg negativo.
Nei pazienti pediatrici con peso corporeo di almeno 32,6 kg deve essere somministrata una dose giornaliera di una compressa da 0,5 mg, con o senza cibo.
Una soluzione orale potrebbe essere disponibile per pazienti di peso corporeo inferiore a 32,6 kg.
Entecavir Aristo non è raccomandato nei bambini di peso inferiore a 32,6 kg poiché non è possibile ottenere un adeguato aggiustamento del dosaggio.
Per questi pazienti e per coloro che non riescono a deglutire le compresse, può essere verificata la disponibilità di una soluzione orale di entecavir.
Entecavir non deve essere usato nei bambini di età inferiore a 2 anni e con peso inferiore a 10 kg in quanto la sicurezza e l’efficacia non sono stati stabiliti in questa popolazione.
Durata della terapia nei pazienti pediatrici La durata ottimale del trattamento non è nota.
In accordo con le attuali linee guida pediatriche, il trattamento può essere interrotto come segue: • In pazienti pediatrici HBeAg positivi, il trattamento deve essere continuato per almeno 12 mesi dopo il raggiungimento della scomparsa di HBV DNA e alla sieroconversione dell’HBeAg (perdita dell’HBeAg e comparsa di anti HBe in 2 misurazioni sieriche consecutive ripetute ad almeno 3-6 mesi di distanza) o fino a sieroconversione dell’HBs o in caso di perdita di efficacia.
I livelli dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) e dell’HBV DNA devono essere controllati regolarmente dopo interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4) • In pazienti pediatrici HBeAg negativi, il trattamento deve essere continuato almeno fino alla sieroconversione dell’HBs o se c’è evidenza di perdita di efficacia.
La farmacocinetica nei pazienti pediatrici con danneggiamento renale o epatico non è stata studiata.
Anziani: non è richiesto alcun aggiustamento della dose in base all’età.
La dose deve essere aggiustata in accordo alla funzione renale del paziente (vedere le raccomandazioni per il dosaggio nell’insufficienza renale e paragrafo 5.2).
Sesso e razza: non sono richiesti aggiustamenti relativamente al sesso o alla razza.
Insufficienza renale: la clearance dell’entecavir diminuisce con il diminuire della clearance della creatinina (vedere paragrafo 5.2).
Si raccomanda l’aggiustamento del dosaggio nei pazienti con clearance della creatinina < 50 ml/min, compresi i pazienti in emodialisi o in dialisi peritoneale continua ambulatoriale (CAPD).
Utilizzando entecavir soluzione orale si raccomanda una riduzione della dose giornaliera, come descritto nella tabella.
In alternativa, nel caso non sia disponibile la soluzione orale, il dosaggio può essere aggiustato aumentando l’intervallo tra le dosi, anch’esso descritto nella tabella.
Se con Entecavir Aristo non è possibile ottenere adeguati aggiustamenti del dosaggio, può essere verificata la disponibilità di un entecavir soluzione orale.
Le modifiche proposte per il dosaggio si basano sull’estrapolazione di dati limitati e la relativa sicurezza ed efficacia non sono state valutate clinicamente.
Pertanto, la risposta virologica deve essere attentamente controllata.
Clearance della creatinina (ml/min) Dosaggio*di Entecavir Aristo
Pazienti mai trattati con nucleosidi Pazienti refrattari alla lamivudina o con malattia epatica scompensata
≥ 500,5 mg una volta al giorno1 mg una volta al giorno
30 - 490,25 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 48 ore0,5 mg una volta al giorno
10 - 290,15 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 72 ore0,3 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 48 ore
< 10 in emodialisi o CAPD**0,05 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 5-7 giorni0,1 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 72 ore
* per dosaggi < 0,5 mg entecavir, è raccomandato entecavir soluzione orale.
** nei giorni di emodialisi, somministrare entecavir dopo l’emodialisi.
Compromissione epatica: non è richiesto alcun aggiustamento del dosaggio in pazienti con compromissione epatica.
Modo di somministrazione Uso orale.

Avvertenze e precauzioni

Danno renale: si raccomanda l’aggiustamento del dosaggio nei pazienti con danno renale (vedere paragrafo 4.2).
Le modifiche proposte per il dosaggio si basano sull’estrapolazione di dati limitati e la relativa sicurezza ed efficacia non sono state valutate clinicamente.
Pertanto, la risposta virologica deve essere attentamente controllata.
Riacutizzazione dell’epatite: nell’epatite B cronica sono relativamente comuni le riacutizzazioni, caratterizzate da incrementi transitori delle ALT sieriche.
Dopo l’inizio della terapia antivirale, in alcuni pazienti possono aumentare le ALT sieriche come diminuire i livelli di HBV DNA (vedere paragrafo 4.8).
Tra i pazienti trattati con entecavir le riacutizzazioni durante il trattamento hanno avuto un’insorgenza mediana di 4-5 settimane.
In pazienti con malattia epatica compensata, questi incrementi delle ALT sieriche generalmente non sono accompagnati da un aumento delle concentrazioni di bilirubina sierica o da scompenso epatico.
I pazienti con malattia epatica in fase avanzata o cirrosi possono essere a più alto rischio di scompenso epatico a seguito di riacutizzazione dell’epatite, e quindi dovranno essere strettamente controllati durante la terapia.
È stata riportata riacutizzazione acuta di epatite anche in pazienti che avevano interrotto la terapia per l’epatite B (vedere paragrafo 4.2).
Le riacutizzazioni dopo trattamento sono di solito associate con l’innalzamento dell’HBV DNA, e la maggior parte di esse è risultata auto-limitante.
Tuttavia, si sono osservate riacutizzazioni gravi, inclusi decessi.
Tra i pazienti trattati con entecavir che non hanno mai ricevuto nucleosidi, le riacutizzazioni dopo trattamento hanno avuto un’insorgenza mediana di 23-24 settimane e la maggior parte è stata riscontrata in pazienti HBeAG negativi (vedere paragrafo 4.8).
La funzionalità epatica deve essere controllata a intervalli ripetuti con esami clinici e di laboratorio almeno ogni 6 mesi dopo l’interruzione della terapia per l’epatite B.
Se del caso, si può riprendere la terapia per l’epatite B.
Pazienti con malattia epatica scompensata: è stata osservata un’alta percentuale di eventi avversi epatici gravi (indipendentemente dal nesso di causalità) in pazienti con malattia epatica scompensata, in particolare quelli con malattia Child-Turcotte-Pugh (CTP) di classe C, in confronto alle percentuali riscontrate in pazienti con funzionalità epatica compensata.
Inoltre, pazienti con malattia epatica scompensata possono avere un rischio più elevato di acidosi lattica ed eventi avversi renali specifici come la sindrome epatorenale.
Pertanto, i parametri clinici e di laboratorio devono essere strettamente monitorati in questa popolazione di pazienti (vedere anche paragrafi 4.8 e 5.1).
Acidosi lattica ed epatomegalia grave con steatosi: con l’uso di analoghi nucleosidici è stata riportata insorgenza di acidosi lattica (in assenza di ipossemia), a volte fatale, di solito associata a epatomegalia grave e a steatosi epatica.
Dato che entecavir è un analogo nucleosidico, questo rischio non può essere escluso.
Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essere interrotto in caso di aumento dei livelli di aminotransferasi, di epatomegalia progressiva o di acidosi metabolico/lattica di eziologia sconosciuta.
Sintomi digestivi benigni, come nausea, vomito e dolore addominale, possono indicare sviluppo di acidosi lattica.
Casi gravi, a volte con esito fatale, sono stati associati a pancreatite, insufficienza epatica/steatosi epatica, insufficienza renale e livelli elevati di acido lattico sierico.
Deve porsi attenzione nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (specialmente se donne obese) con epatomegalia, epatite o altri fattori di rischio noti per patologia epatica.
Questi pazienti devono essere seguiti attentamente.
Per differenziare gli incrementi delle aminotransferasi dovuti alla risposta al trattamento da quelli potenzialmente correlati all’acidosi lattica, i medici si dovranno accertare che le variazioni delle ALT siano associate a miglioramenti di altri marker di laboratorio dell’epatite B cronica.
Resistenza e precauzione particolare per pazienti refrattari alla lamivudina: mutazioni nella polimerasi dell’HBV che decodifica le sostituzioni della resistenza alla lamivudina possono condurre alla conseguente insorgenza di sostituzioni secondarie, incluse quelle associate a resistenza ad entecavir (ETVr).
In una piccola percentuale di pazienti refrattari alla lamivudina, le mutazioni ETVr, ai residui rtT184, rtS202 o rtM&SUP2;50, erano presenti al basale.
Pazienti con HBV resistenti alla lamivudina sono ad alto rischio di sviluppare una successiva resistenza a entecavir rispetto a pazienti non resistenti alla lamivudina.
La probabilità cumulativa di emergenza di genotipi resistenti a entecavir dopo 1, 2, 3, 4 e 5 anni di trattamento in studi su pazienti refrattari a lamivudina è stata, rispettivamente, del 6%, 15%, 36%, 47% e 51%.
La risposta virologica deve essere controllata frequentemente nella popolazione refrattaria alla lamivudina e devono essere effettuati appropriati test di resistenza.
In pazienti con una risposta virologica subottimale dopo 24 settimane di trattamento con entecavir, si deve prendere in considerazione un aggiustamento del trattamento (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).
Quando si inizia una terapia in pazienti con una storia documentata di HBV lamivudina-resistente, l’uso combinato di entecavir più un secondo agente antivirale (che non mostri resistenza crociata con lamivudina o entecavir) deve essere preferito rispetto alla monoterapia con entecavir.
La pre-esistenza di HBV lamivudina-resistente è associata ad un aumento del rischio di successiva resistenza ad entecavir indipendentemente dal grado di malattia epatica; in pazienti con malattia epatica scompensata il "breakthrough virologico" può essere associato a complicazioni cliniche gravi della malattia epatica di base.
Pertanto, in pazienti con malattia epatica scompensata e HBV lamivudina-resistente, l’uso combinato di entecavir più un secondo agente antivirale (che non mostri resistenza crociata con lamivudina o entecavir) deve essere preferito rispetto alla monoterapia con entecavir.
Popolazione pediatrica: un minore tasso di risposta virologica (HBV DNA < 50 UI/ml) in pazienti pediatrici con HBV DNA basale ≥ 8,0 log10 UI/ml (vedere paragrafo 5.1).
Entecavir deve essere usato in questi pazienti solo se i potenziali benefici giustificano i potenziali rischi nel bambino (es.
resistenza).
Poichè alcuni pazienti pediatrici possono richiedere un trattamento a lungo termine oppure il trattamento a vita dell’epatite B cronica attiva, deve essere considerato l’effetto di entecavir sulle future opzioni di trattamento.
Trapianto di fegato: la funzione renale deve essere attentamente valutata prima e durante la terapia con entecavir nei trapiantati di fegato in terapia con ciclosporina o tacrolimus (vedere paragrafo 5.2).
Co-infezione con epatite C o D: non ci sono dati sull’efficacia di entecavir in pazienti co-infetti dai virus dell’epatite C o D.
Pazienti co-infetti da virus dell’immunodeficienza umana (HIV)/HBV non sottoposti contemporaneamente a terapia antiretrovirale: entecavir non è stato valutato in pazienti co-infetti da HIV/HBV non sottoposti contemporaneamente ad un efficace trattamento per l’HIV.
È stata osservata insorgenza di resistenza all’HIV quando entecavir è stato usato per trattare l’infezione da epatite cronica B in pazienti con infezione da virus dell’HIV che non ricevevano terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) (vedere paragrafo 5.1).
Pertanto, la terapia con entecavir non deve essere utilizzata per pazienti co-infetti da HIV/HBV che non siano in trattamento con HAART.
Entecavir non è stato studiato per il trattamento dell’infezione da virus dell’HIV e non è raccomandato per quest’uso.
Pazienti co-infetti da HIV/HBV sottoposti contemporaneamente a terapia antiretrovirale: entecavir è stato studiato su 68 adulti co-infetti da HIV/HBV in trattamento con HAART contenente lamivudina (vedere paragrafo 5.1).
Non sono disponibili dati sull’efficacia di entecavir in pazienti HBeAg negativi co-infetti dal virus dell’HIV.
Ci sono dati limitati su pazienti co-infetti dal virus dell’HIV con bassa conta cellulare dei CD4 (< 200 cellule/mm³).
Generali: i pazienti devono essere informati che la terapia con entecavir non ha dimostrato di essere in grado di ridurre il rischio di trasmissione dell’HBV e pertanto devono continuare ad essere adottate adeguate precauzioni.
Lattosio: ogni dose giornaliera da 0,5 mg di questo medicinale contiene 122 mg di lattosio monoidrato mentre ogni dose giornaliera da 1 mg contiene 242 mg di lattosio monoidrato.
Pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, di deficienza della Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.

Interazioni

Dal momento che entecavir viene eliminato soprattutto attraverso i reni (vedere paragrafo 5.2), la co-somministrazione con medicinali che riducono la funzione renale o che competono con la secrezione tubulare attiva può aumentare le concentrazioni sieriche di ambedue i medicinali.
A parte lamivudina, adefovir dipivoxil e tenofovir disoproxil fumarato, non sono stati valutati gli effetti della co-somministrazione di entecavir con medicinali che vengono eliminati per via renale o che interessano la funzione renale.
I pazienti devono essere controllati attentamente per gli effetti indesiderati che possono insorgere durante la co-somministrazione di entecavir con tali medicinali.
Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche tra entecavir e lamivudina, adefovir o tenofovir.
Entecavir non è un substrato, un induttore o un inibitore degli enzimi del citocromo P450 (CYP450) (vedere paragrafo 5.2).
Pertanto è improbabile che si verifichino con entecavir interazioni farmacologiche veicolate dal CYP450.
Popolazione pediatrica Studi di interazione sono stati eseguiti solo negli adulti.

Effetti indesiderati

a.
Riassunto del profilo di sicurezza
In studi clinici su pazienti con malattia epatica compensata, le reazioni avverse più comuni di qualsiasi gravità, con almeno una possibile relazione con entecavir, sono state: cefalea (9%), affaticamento (6%), capogiro (4%) e nausea (3%).
È stata riportata riacutizzazione dell’epatite durante e dopo l’interruzione della terapia con entecavir (vedere paragrafo 4.8 c.
Descrizione di reazioni avverse selezionate).
b.
Elenco delle reazioni avverse
La valutazione delle reazioni avverse si basa sull’esperienza della sorveglianza postmarketing e su quattro studi clinici nei quali 1.720 pazienti con infezione da virus dell’epatite B cronica e malattia epatica compensata sono stati trattati in doppio cieco con entecavir (n = 862) o lamivudina (n = 858) fino a 107 settimane (vedere paragrafo 5.1).
In questi studi, i profili di sicurezza, incluse le alterazioni dei parametri di laboratorio, sono risultati simili per entecavir 0,5 mg una volta al giorno (679 pazienti HBeAg positivi o negativi mai trattati con nucleosidi per una mediana di 53 settimane), entecavir 1 mg una volta al giorno (183 pazienti refrattari alla lamivudina trattati per una mediana di 69 settimane) e lamivudina.
Le reazioni avverse considerate almeno possibilmente correlate al trattamento con entecavir sono elencate per classificazione sistemica organica.
La frequenza è definita come molto comune (≥ 1/10); comune (da ≥ 1/100 a < 1/10); non comune (da ≥ 1/1.000 a < 1/100); raro (da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000).
All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
Disturbi del sistema immunitario: raro: reazioni anafilattoide Disturbi psichiatrici: comune: insonnia Patologie del sistema nervoso: comune: cefalea, capogiro, sonnolenza Patologie gastrointestinali: comune: vomito, diarrea, nausea, dispepsia Patologie epatobiliari: comune: innalzamento delle transaminasi Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: non comune: eruzione cutanea, alopecia Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione:comune: affaticamento Sono stati riportati casi di acidosi lattica, spesso associati a scompenso epatico, altre gravi condizioni mediche o esposizione a farmaci (vedere sezione 4.4).
Trattamento oltre le 48 settimane: il trattamento con entecavir continuato per una durata mediana di 96 settimane non ha mostrato alcun nuovo segnale sulla sicurezza.
c.
Descrizione di reazioni avverse selezionate
Alterazioni dei test di laboratorio: in studi clinici in pazienti mai trattati con nucleosidi il 5% ha avuto innalzamenti delle ALT > 3 volte rispetto ai valori basali e una percentuale di pazienti < 1% ha avuto innalzamenti delle ALT > 2 volte rispetto ai valori basali insieme alla bilirubina totale > 2 volte i limiti superiori della norma (Upper Limit of Normal, ULN) e > 2 volte rispetto ai valori basali.
Livelli di albumina < 2,5 g/dl si sono verificati in < 1% dei pazienti, livelli di amilasi > 3 volte rispetto ai valori basali nel 2%, livelli di lipasi > 3 volte rispetto ai valori basali nell’ 11% e piastrine < 50.000/mm³nell’1%.
In studi clinici in pazienti refrattari alla lamivudina, il 4% ha avuto innalzamenti delle ALT > 3 volte rispetto ai valori basali e una percentuale di pazienti < 1% ha avuto innalzamenti delle ALT > 2 volte rispetto ai valori basali insieme alla bilirubina totale > 2 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali.
I livelli di amilasi > 3 volte rispetto ai valori basali si sono verificati nel 2% dei pazienti, livelli di lipasi > 3 volte rispetto ai valori basali nel 18% e piastrine < 50.000/mm³nell’1%.
Riacutizzazioni durante il trattamento: in studi su pazienti mai trattati con nucleosidi, durante il trattamento si sono verificati innalzamenti delle ALT > 10 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali nel 2% dei pazienti trattati con entecavir versus il 4% di pazienti trattati con lamivudina.
In studi su pazienti refrattari alla lamivudina, durante il trattamento si sono verificati innalzamenti delle ALT > 10 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali nel 2% dei pazienti trattati con entecavir verso l’11% di pazienti trattati con lamivudina.
Tra i pazienti trattati con entecavir, durante il trattamento gli innalzamenti delle ALT hanno avuto un tempo medio di elevazione di 4-5 settimane, generalmente risolti col proseguimento del trattamento e, nella maggior parte dei casi, sono stati associati con una riduzione della carica virale ≥ 2 log10/ml che ha preceduto o è coinciso con l’innalzamento delle ALT.
Durante il trattamento, si raccomanda un controllo periodico della funzione epatica.
Riacutizzazioni dopo l’interruzione del trattamento: nei pazienti che hanno interrotto il trattamento contro il virus dell’epatite B, inclusa la terapia con entecavir (vedere paragrafo 4.4), sono state riportate esacerbazioni acute dell’epatite.
In studi su pazienti mai trattati con nucleosidi, il 6% dei pazienti trattati con entecavir e il 10% dei pazienti trattati con lamivudina hanno avuto esperienza di innalzamenti delle ALT (> 10 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte i valori di riferimento [valori minimi al basale o misurazioni all’ultima dose somministrata]) durante il follow-up successivo al trattamento.
Tra i pazienti mai trattati con nucleosidi trattati con entecavir, gli innalzamenti delle ALT hanno avuto un tempo medio di elevazione di 23-24 settimane, e l’ 86% (24/28) degli innalzamenti delle ALT si sono verificati in pazienti HBeAg negativi.
In studi su pazienti refrattari alla lamivudina, solo un numero limitato di pazienti ha avuto un follow-up, l’11% dei pazienti trattati con entecavir e nessuno dei pazienti trattati con lamivudina ha sviluppato innalzamenti delle ALT durante il follow-up successivo al trattamento.
Negli studi clinici il trattamento con entecavir è stato interrotto se i pazienti avevano raggiunto una risposta pre-specifica.
Se il trattamento è interrotto indifferentemente dalla risposta alla terapia, la percentuale degli innalzamenti delle ALT dopo trattamento potrebbe essere superiore.
d.
Popolazione pediatrica
La sicurezza di entecavir in pazienti pediatrici da 2 fino a 8 anni di età è basata su due studi clinici in corso in soggetti con infezione cronica da HBV; uno studio di Fase 2 di farmacocinetica (studio 028) e uno studio di Fase 3 (studio 189).
Questi studi hanno coinvolto 195 soggetti HBeAg positivi mai trattati prima con nucleosidi e in trattamento con entecavir per una durata mediana di 99 settimane.
Le reazioni avverse osservate nei soggetti pediatrici che sono stati in trattamento con entecavir erano coerenti con quelle osservate negli studi clinici di entecavir negli adulti (vedere a.
Riassunto del profilo di sicurezza e paragrafo 5.1).
e.
Altre popolazioni speciali
Esperienza in pazienti con malattia epatica scompensata: il profilo di sicurezza di entecavir in pazienti con malattia epatica scompensata è stato valutato in uno studio comparativo, randomizzato, in aperto in cui i pazienti sono stati trattati con entecavir 1 mg/giorno (n = 102) o adefovir dipivoxil 10 mg/giorno (n = 89) (studio 048).
Rispetto alle reazioni avverse riportate nella sezione b.
Elenco delle reazioni avverse, un’ulteriore reazione avversa [riduzione del bicarbonato ematico (2%)] è stata osservata nei pazienti trattati con entecavir fino alla settimana 48.
Il tasso di mortalità cumulativa nel corso dello studio è stato del 23% (23/102), e le cause di morte in genere sono state correlate al fegato, come prevedibile in questa popolazione.
Il tasso cumulativo di carcinoma epatocellulare (HCC) nel corso dello studio è stato del 12% (12/102).
Eventi avversi gravi sono stati in genere correlati al fegato, con una frequenza cumulativa del 69% nel corso dello studio.
Pazienti con un punteggio CTP elevato al basale hanno avuto un rischio maggiore di sviluppare eventi avversi gravi (vedere paragrafo 4.4).
Alterazioni dei test di laboratorio: tra i pazienti con malattia epatica scompensata trattati con entecavir fino alla settimana 48, nessuno ha avuto innalzamenti dell’ALT > 10 volte rispetto al limite superiore della norma (ULN) e > 2 volte rispetto ai valori basali, e l’1% dei pazienti ha avuto innalzamenti dell’ALT > 2 volte rispetto ai valori basali insieme alla bilirubina totale > 2 volte rispetto al limite superiore della norma (ULN) e > 2 volte rispetto ai valori basali.
Livelli di albumina < 2,5 g/dl si sono verificati nel 30% dei pazienti, livelli di lipasi > 3 volte rispetto ai valori basali nel 10% e piastrine < 50.000/mm³nel 20%.
Esperienza in pazienti co-infettati con HIV: il profilo di sicurezza dell’entecavir in un numero limitato di pazienti co-infettati con HIV/HBV sottoposti ad un trattamento HAART (terapia antiretrovirale altamente attiva) è stato simile al profilo di sicurezza di pazienti mono-infettati con HBV (vedere paragrafo 4.4).
Sesso/età: non c’è stata differenza apparente nel profilo di sicurezza di entecavir per quanto riguarda il sesso (≈ 25% donne negli studi clinici) o l’età (≈ 5% dei pazienti > 65 anni di età).
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/content/come-segnalare-una-sospetta-reazione-avversa.

Gravidanza e allattamento

Donne potenzialmente fertili: dato che i rischi potenziali per lo sviluppo del feto non sono conosciuti, le donne potenzialmente fertili devono fare uso di un contraccettivo efficace.
Gravidanza: non vi sono studi adeguati riguardanti l’uso di entecavir in donne in gravidanza.
Gli studi condotti su animali hanno evidenziato una tossicità riproduttiva ad alti dosaggi (vedere paragrafo 5.3).
Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto.
Entecavir Aristo non deve essere usato durante la gravidanza, se non in caso di assoluta necessità.
Non ci sono dati sugli effetti di entecavir sulla trasmissione dell’HBV dalla madre al neonato.
Pertanto, si deve intervenire in modo appropriato per prevenire l’acquisizione neonatale dell’HBV.
Allattamento: non è noto se entecavir venga escreto nel latte umano.
I dati tossicologici disponibili negli animali hanno evidenziato escrezione di entecavir nel latte materno (per i dettagli vedere paragrafo 5.3).
Non si possono escludere rischi per i bambini.
L’allattamento al seno deve essere interrotto durante la terapia con Entecavir Aristo.
Fertilità: studi di tossicologia negli animali, ai quali è stato somministrato entecavir, non hanno mostrato evidenza di perdita di fertilità (vedere paragrafo 5.3).

Conservazione

Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.

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