DEXMEDETOMIDINA TE 25FL 2ML

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Prezzo indicativo

DEXMEDETOMIDINA TE 25FL 2ML

Principio attivo: DEXMEDETOMIDINA CLORIDRATO
  • ATC: N05CM18
  • Descrizione tipo ricetta: OSP - USO OSPEDALIERO
  • Presenza Glutine:
  • Presenza Lattosio:

Data ultimo aggiornamento: 08/01/2021

Per la sedazione di pazienti adulti in unità di terapia intensiva (UTI) che necessitano di un livello di sedazione non più profondo del risveglio in risposta alla stimolazione verbale (corrispondente a un valore da 0 a - 3 nella scala Richmond sedazione-agitazione [Richmond Agitation-Sedation Scale, RASS]). Per la sedazione di pazienti adulti non intubati prima e/o nel corso di procedure diagnostiche o chirurgiche che richiedono la sedazione, ossia sedazione procedurale/cosciente.
Ogni ml di concentrato contiene dexmedetomidina cloridrato equivalente a 100 microgrammi di dexmedetomidina. Ogni flaconcino da 2 ml contiene 200 microgrammi di dexmedetomidina (come cloridrato). Ogni flaconcino da 4 ml contiene 400 microgrammi di dexmedetomidina (come cloridrato). Ogni flaconcino da 10 ml contiene 1000 microgrammi di dexmedetomidina (come cloridrato). La concentrazione della soluzione finale dopo la diluizione deve essere di 4 microgrammi/ml o di 8 microgrammi/ml. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

Controindicazioni

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati nel paragrafo 6.1.
Blocco cardiaco avanzato (grado 2 o 3) in assenza di pacemaker.
Ipotensione non controllata.
Condizioni cerebrovascolari acute.

Posologia

Per la sedazione di pazienti adulti in Unità di Terapia Intensiva (UTI) che necessitano di un livello di sedazione non più profondo del risveglio in risposta alla stimolazione verbale (corrispondente a un valore da 0 a -3 nella scala Richmond Sedazione-Agitazione [Richmond Agitation-Sedation Scale, RASS]).
Solo per uso ospedaliero.
Dexmedetomidina Teva deve essere somministrata da operatori sanitari specializzati nella gestione di pazienti che necessitano di terapia intensiva.
Posologia I pazienti già intubati e sedati possono passare a dexmedetomidina a una velocità di infusione iniziale di 0,7 microgrammi/kg/ora, successivamente modificabile gradualmente all’interno dell’intervallo posologico compreso tra 0,2 e 1,4 microgrammi/kg/ora fino al raggiungimento del livello desiderato di sedazione, a seconda della risposta del paziente.
Per i pazienti fragili deve essere presa in considerazione una velocità di infusione iniziale più bassa.
Dexmedetomidina è molto potente e la velocità di infusione è espressa per ora.
Dopo l’aggiustamento della dose non è possibile raggiungere un nuovo livello di sedazione allo stato stazionario prima di un’ora.
Dose massima La dose massima di 1,4 microgrammi/kg/ora non deve essere superata.
I pazienti che non raggiungono un adeguato livello di sedazione con la dose massima di dexmedetomidina devono passare al trattamento con un sedativo alternativo.
L’uso di una dose di carico di dexmedetomidina per la sedazione in UTI è sconsigliato e associato a un aumento delle reazioni avverse.
Se necessario, è possibile somministrare propofol o midazolam fino al raggiungimento degli effetti clinici di dexmedetomidina.
Durata Non c’è esperienza nell’uso di dexmedetomidina per più di 14 giorni.
L’uso di dexmedetomidina per un periodo di tempo superiore deve essere regolarmente rivalutato.
Per la sedazione di pazienti adulti non intubati prima e/o nel corso di procedure diagnostiche o chirurgiche che richiedono la sedazione, ossia sedazione procedurale/cosciente.
Dexmedetomidina Teva deve essere somministrato esclusivamente da operatori sanitari specializzati nella gestione anestesiologica di pazienti in sala operatoria o nel corso di procedure diagnostiche.
Quando la dexmedetomidina viene somministrata per la sedazione cosciente, i pazienti devono essere costantemente monitorati da persone che non intervengono nella procedura diagnostica o chirurgica.
I pazienti devono essere monitorati continuamente per poter rilevare segni precoci di ipotensione, ipertensione, bradicardia, depressione respiratoria, ostruzione delle vie aeree, apnea, dispnea e/o desaturazione di ossigeno (vedere paragrafo 4.8).
Si deve avere immediatamente a disposizione ossigeno supplementare, da somministrare quando indicato.
La saturazione di ossigeno deve essere monitorata mediante pulsossimetria.
Dexmedetomidina viene somministrata come infusione di carico seguita da infusione di mantenimento.
In base alla procedura, può essere necessaria un’anestesia o un’analgesia locale concomitante per ottenere l’effetto clinico desiderato.
Si raccomanda la somministrazione di un’ulteriore analgesia o sedativi (ad es.
oppioidi, midazolam o propofol) in caso di procedure dolorose o se è necessaria una sedazione più profonda.
L’emivita di distribuzione farmacocinetica di dexmedetomidina è stata stimata in circa 6 minuti; questo parametro deve essere tenuto in considerazione, insieme agli effetti di altri medicinali somministrati, nella valutazione del tempo corretto necessario per la titolazione fino a ottenere l’effetto clinico desiderato di dexmedetomidina.
Fase iniziale della sedazione procedurale Un’infusione di carico di 1,0 microgrammi/kg in 10 minuti.
Per procedure meno invasive come la chirurgia oftalmica, può essere adeguata un’infusione di carico di 0,5 microgrammi/kg in 10 minuti.
Mantenimento della sedazione procedurale L’infusione di mantenimento viene in genere iniziata a 0,6-0,7 microgrammi/kg/ora e titolata per ottenere l’effetto clinico desiderato con dosi comprese tra 0,2 e 1 microgrammo/kg/ora.
La velocità dell’infusione di mantenimento deve essere regolata per raggiungere il livello di sedazione desiderato.
Popolazioni speciali Anziani Generalmente non è necessario alcun aggiustamento della dose per i pazienti anziani (vedere paragrafo 5.2).
I pazienti anziani sembrano essere esposti a un rischio aumentato di ipotensione (vedere paragrafo 4.4), ma i dati limitati disponibili per la sedazione procedurale non suggeriscono una chiara dipendenza dalla dose.
Compromissione renale Non è necessario alcun aggiustamento della dose per i pazienti con compromissione renale.
Compromissione epatica Dexmedetomidina viene metabolizzata nel fegato e deve essere usata con cautela nei pazienti con compromissione epatica.
È possibile prendere in considerazione una dose di mantenimento ridotta (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).
Popolazione pediatrica La sicurezza e l’efficacia di dexmedetomidina nei bambini di età compresa tra 0 e 18 anni non sono state stabilite.
I dati al momento disponibili sono riportati nei paragrafi 4.8, 5.1 e 5.2 ma non può essere fatta alcuna raccomandazione riguardante la posologia.
Modo di somministrazione Dexmedetomidina Teva deve essere somministrata soltanto mediante infusione endovenosa diluita, con un dispositivo di infusione controllato.
Per le istruzioni sulla diluizione del medicinale prima della somministrazione, vedere paragrafo 6.6.

Avvertenze e precauzioni

Monitoraggio Dexmedetomidina deve essere usata nei reparti di terapia intensiva, in sala operatoria e nel corso di procedure diagnostiche.
È sconsigliato il suo utilizzo in altri contesti.
Durante l’infusione di dexmedetomidina, tutti i pazienti devono essere sottoposti a monitoraggio cardiaco costante.
Nei pazienti non intubati occorre monitorare la respirazione a causa del rischio di depressione respiratoria e in alcuni casi apnea (vedere paragrafo 4.8).
Il tempo di ripresa riferito dopo l’uso di dexmedetomidina è di circa un’ora.
Se utilizzata in un contesto ambulatoriale, si deve proseguire con un attento monitoraggio per almeno un’ora (o più a lungo in base alle condizioni del paziente), con una supervisione medica continua per almeno un’altra ora per garantire la sicurezza del paziente.
Precauzioni generali Dexmedetomidina non deve essere somministrata in bolo, e in UTI la dose di carico è sconsigliata.
Coloro che utilizzano questo medicinale devono pertanto essere pronti a usare un sedativo alternativo per il controllo acuto dell’agitazione o durante le procedure, soprattutto durante le prime ore di trattamento.
Durante la sedazione procedurale è possibile utilizzare un piccolo bolo di un altro sedativo se si rende necessario un rapido aumento del livello di sedazione.
Alcuni pazienti trattati con dexmedetomidina sono risvegliabili e vigili quando stimolati.
In assenza di altri segni e sintomi clinici, questo fattore non deve essere considerato una prova della mancanza di efficacia.
Solitamente, dexmedetomidina non causa sedazione profonda e i pazienti possono essere facilmente risvegliati.
Pertanto, dexmedetomidina non è adatta nei pazienti che non tollerano questo tipo di effetti, ad esempio quelli che necessitano di una sedazione profonda continua.
Dexmedetomidina non deve essere usata come anestetico generale di induzione per l’intubazione o per la sedazione durante l’uso di miorilassanti.
Dexmedetomidina non esercita l’azione anticonvulsivante di alcuni altri sedativi e, pertanto, non sopprime l’attività epilettica sottostante.
Occorre prestare attenzione nella somministrazione concomitante di dexmedetomidina con altre sostanze ad azione sedativa o con attività cardiovascolare, in quanto si possono verificare effetti additivi.
Dexmedetomidina è sconsigliata per la sedazione controllata dal paziente.
Non sono disponibili dati adeguati.
Quando dexmedetomidina viene utilizzata in un contesto ambulatoriale, i pazienti devono essere normalmente affidati alle cure di una terza persona adeguata.
Si deve indicare ai pazienti di astenersi dalla guida o da altre attività pericolose e, ove possibile, di evitare l’uso di altri agenti potenzialmente sedativi (ad es.
benzodiazepine, oppioidi, alcol) per un periodo di tempo adeguato in base agli effetti osservati di dexmedetomidina, alla procedura, ai medicinali concomitanti, all’età e alle condizioni del paziente.
Si deve usare cautela durante la somministrazione di dexmedetomidina a pazienti anziani.
I pazienti anziani di età superiore a 65 anni possono essere più predisposti all’ipotensione in seguito alla somministrazione di dexmedetomidina, compresa una dose di carico, per le procedure.
Si deve considerare una riduzione della dose.
Vedere paragrafo 4.2.
Mortalità nei pazienti in ICU di età ≤ 65 anni Nello studio SPICE III Pragmatic randomizzato controllato su 3.904 pazienti adulti ricoverati in condizioni critiche in ICU, la dexmedetomidina è stata utilizzata come sedativo primario e confrontata con le cure standard.
Non vi era alcuna differenza complessiva nella mortalità a 90 giorni tra il gruppo dexmedetomidina e il gruppo di trattamento standard (mortalità 29,1% in entrambi i gruppi), ma è stata osservata un'eterogeneità dell'effetto sulla mortalità in base all’età.
La dexmedetomidina è stata associata a un aumento della mortalità nel gruppo di età ≤ 65 anni (odds ratio 1,26; 95% CI 1,02 -1,56) rispetto ai sedativi alternativi.
Sebbene il meccanismo non sia ancora chiaro, l'eterogeneità dell'effetto sulla mortalità per età era più evidente nei pazienti ricoverati per motivi diversi dall'assistenza postoperatoria e aumentava con l'aumento dei punteggi APACHE II e con la diminuzione dell'età.
Questi risultati devono essere valutati nel considerare il beneficio clinico atteso della dexmedetomidina rispetto ai sedativi alternativi nei pazienti più giovani.
Effetti cardiovascolari e precauzioni Dexmedetomidina riduce la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa attraverso un’azione simpaticolitica centrale.
A concentrazioni più elevate provoca tuttavia vasocostrizione periferica comportante ipertensione (vedere paragrafo 5.1).
Pertanto, dexmedetomidina non è adatta nei pazienti con profonda instabilità cardiovascolare.
Occorre prestare cautela quando si somministra dexmedetomidina a pazienti con bradicardia preesistente.
I dati sugli effetti di dexmedetomidina nei pazienti con frequenza cardiaca < 60 sono molto limitati.
Con questi pazienti è necessario prestare particolare attenzione.
La bradicardia non richiede di norma un trattamento, ma ha frequentemente risposto agli anticolinergici o alla riduzione della dose ove necessario.
I pazienti con elevata preparazione atletica e bassa frequenza cardiaca a riposo possono essere particolarmente sensibili agli effetti bradicardizzanti degli agonisti dei recettori alfa-2 e sono stati segnalati casi di arresto sinusale transitorio.
Sono stati segnalati anche casi di arresto cardiaco, spesso preceduti da bradicardia o blocco atrioventricolare (vedere paragrafo 4.8).
Gli effetti ipotensivi di dexmedetomidina possono essere più significativi nei pazienti con preesistente ipotensione (soprattutto se non rispondono ai vasopressori), ipovolemia, ipotensione cronica o ridotta riserva funzionale, come nel caso degli anziani e dei pazienti con disfunzione ventricolare grave; questi casi meritano particolare attenzione (vedere paragrafo 4.3).
L’ipotensione non richiede di norma un trattamento specifico, ma, ove necessario, coloro che utilizzano questo medicinale devono essere pronti a intervenire con riduzione della dose, liquidi e/o vasocostrittori.
I pazienti con ridotta attività periferica del sistema nervoso autonomo (ad es.
a causa di lesioni del midollo spinale) possono presentare variazioni emodinamiche più pronunciate dopo aver iniziato il trattamento con dexmedetomidina e devono essere pertanto trattati con attenzione.
È stata osservata ipertensione transitoria concomitante agli effetti di vasocostrizione periferica principalmente durante la dose di carico che, pertanto, non è raccomandata per la sedazione in UTI.
Di norma, il trattamento dell’ipertensione non è necessario, ma può essere consigliabile diminuire la velocità di infusione continua.
A concentrazioni più elevate, la vasocostrizione locale può essere più significativa nei pazienti con cardiopatia ischemica o grave malattia cerebrovascolare, i quali, pertanto, devono essere attentamente monitorati.
Nei pazienti che sviluppano segni di ischemia miocardica o cerebrale è necessario prendere in considerazione la riduzione della dose o l’interruzione del trattamento.
Si consiglia di usare cautela quando si somministra dexmedetomidina in concomitanza con l’anestesia spinale o epidurale per il possibile aumento del rischio di ipotensione o bradicardia.Pazienti con compromissione epatica In caso di compromissione epatica grave occorre prestare attenzione, in quanto il dosaggio eccessivo può aumentare il rischio di reazioni avverse, eccesso di sedazione o effetto prolungato come conseguenza della ridotta clearance di dexmedetomidina.Pazienti con patologie neurologiche L’esperienza sull’uso di dexmedetomidina nelle patologie neurologiche gravi, come in presenza di trauma cranico e dopo neurochirurgia, è limitata.
In questi casi, il medicinale deve essere usato con cautela, soprattutto se è necessaria una sedazione profonda.
Dexmedetomidina può ridurre il flusso ematico cerebrale e la pressione intracranica.
Questo aspetto deve essere preso in considerazione nella scelta della terapia.
Altro In casi rari, quando il loro utilizzo è stato sospeso bruscamente dopo un uso prolungato, gli alfa-2 agonisti sono stati associati a reazioni da astinenza.
Se il paziente sviluppa agitazione e ipertensione poco dopo la sospensione del trattamento con dexmedetomidina, occorre prendere in considerazione questa possibilità.
La dexmedetomidina può indurre ipertermia che può essere resistente ai metodi di raffreddamento tradizionali.
Il trattamento con dexmedetomidina deve essere sospeso in caso di febbre persistente di origine sconosciuta e non è raccomandato per l'uso in pazienti sensibili all'ipertermia maligna.
In associazione al trattamento con dexmedetomidina è stato riportato diabete insipido.
Se si verifica poliuria, si raccomanda di interrompere la dexmedetomidina e controllare il livello sierico di sodio e l’osmolalità delle urine.
Eccipiente Sodio Questo medicinale contiene meno di 1 mmol di sodio (23 mg) per ml di concentrato, vale a dire che è fondamentalmente “privo di sodio”.

Interazioni

Gli studi di interazione sono stati condotti solo negli adulti.
La somministrazione concomitante di dexmedetomidina con anestetici, sedativi, ipnotici e oppiacei tende a comportare un aumento degli effetti, inclusi gli effetti sedativi, anestetici e cardiorespiratori.
Studi specifici hanno confermato un incremento degli effetti con isoflurano, propofol, alfentanil e midazolam.
Tra dexmedetomidina e isoflurano, propofol, alfentanil e midazolam non è stata dimostrata alcuna interazione farmacocinetica.
Tuttavia, a causa delle possibili interazioni farmacodinamiche, in caso di co-somministrazione con dexmedetomidina può essere necessaria una riduzione del dosaggio di dexmedetomidina o dell’anestetico, del sedativo, dell’ipnotico o dell’oppioide concomitante.
L’inibizione degli enzimi CYP, incluso il CYP2B6, da parte di dexmedetomidina è stata studiata mediante incubazioni con microsomi epatici umani.
Uno studio condotto in vitro suggerisce l’esistenza di una potenziale interazione in vivo tra dexmedetomidina e substrati con metabolismo dominante da parte del CYP2B6.
In vitro è stata osservata un’induzione da parte di dexmedetomidina su CYP1A2, CYP2B6, CYP2C8, CYP2C9 e CYP3A4, e non può essere esclusa un’induzione in vivo.
La significatività clinica non è nota.
Anche se in uno studio di interazione con esmololo gli effetti aggiuntivi sono stati modesti, occorre prendere in considerazione la possibilità di osservare effetti ipotensivi e bradicardizzanti maggiori nei pazienti trattati con altri medicinali che causano effetti di questo tipo, ad esempio betabloccanti.

Effetti indesiderati

Riassunto del profilo di sicurezza Sedazione di pazienti adulti in UTI (unità di terapia intensiva) Le reazioni avverse segnalate con maggiore frequenza con dexmedetomidina in UTI sono ipotensione, ipertensione e bradicardia, le quali si manifestano rispettivamente nel 25%, nel 15% e nel 13% circa dei pazienti.
Ipotensione e bradicardia sono state anche le reazioni avverse gravi più frequenti correlate a dexmedetomidina, verificatesi rispettivamente nell’1,7% e nello 0,9% dei pazienti randomizzati in unità di terapia intensiva (UTI).
Sedazione procedurale/cosciente Le reazioni avverse più frequentemente riferite a dexmedetomidina nella sedazione procedurale sono elencate di seguito (i protocolli degli studi di fase III contenevano soglie predefinite per la segnalazione di variazioni della pressione sanguigna, della frequenza respiratoria e della frequenza cardiaca come eventi avversi).
- Ipotensione (55% nel gruppo trattato con dexmedetomidina vs 30% nel gruppo placebo che ha ricevuto la terapia di salvataggio con midazolam e fentanil) - Depressione respiratoria (38% nel gruppo trattato con dexmedetomidina vs 35% nel gruppo placebo che ha ricevuto la terapia di salvataggio con midazolam e fentanil) - Bradicardia (14% nel gruppo trattato con dexmedetomidina vs 4% nel gruppo placebo che ha ricevuto la terapia di salvataggio con midazolam e fentanil) Elenco riepilogativa delle reazioni avverse Le reazioni avverse elencate di seguito sono state raccolte dai dati combinati degli studi clinici condotti in terapia intensiva.
Le reazioni avverse sono classificate in ordine di frequenza, le più frequenti per prime, secondo la seguente convenzione: molto comune (≥ 1/10); comune (≥ 1/100, < 1/10); non comune (≥ 1/1.000, < 1/100); raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000); molto raro (< 1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Reazioni avverse Patologie endocrine.
Non nota: Diabete insipido.
Disturbi del metabolismo e della nutrizione.
Comune: iperglicemia, ipoglicemia; Non comune: acidosi metabolica, ipoalbuminemia.
Disturbi psichiatrici.
Comune: agitazione; Non comune: allucinazioni.
Patologie cardiache.
Molto comune: bradicardia1,2; Comune: ischemia o infarto del miocardio, tachicardia; Non comune: blocco atrioventricolare¹, ridotta gittata cardiaca, arresto cardiaco¹.
Patologie vascolari.
Molto comune: ipotensione1,2, ipertensione1,2.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche.
Molto comune: depressione respiratoria2,3; Non comune: dispnea, apnea.
Patologie gastrointestinali.
Comune: nausea², vomito, bocca secca²; Non comune: distensione addominale.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione.
Comune: sindrome da astinenza, ipertermia; Non comune: inefficacia del medicinale, sete.
¹ Vedere paragrafo sulla descrizione di reazioni avverse selezionate.
² Reazione avversa osservata anche negli studi di sedazione procedurale.
³ Incidenza “comune” negli studi di sedazione in UTI.
Descrizione di reazioni avverse selezionate L’ipotensione o la bradicardia clinicamente significativa deve essere trattata come descritto nel paragrafo 4.4.
In soggetti relativamente sani, non ricoverati in UTI e trattati con dexmedetomidina, la bradicardia ha talvolta comportato arresto o pausa sinusale.
I sintomi hanno risposto al sollevamento delle gambe e all’uso di anticolinergici come atropina o glicopirrolato.
In casi isolati, la bradicardia è progredita a periodi di asistolia nei pazienti con bradicardia preesistente.
Sono stati segnalati anche casi di arresto cardiaco, spesso preceduti da bradicardia o blocco atrioventricolare.
L’ipertensione è stata associata all’uso di una dose di carico.
Questa reazione può essere ridotta evitando tale dose di carico o riducendo la velocità di infusione o la quantità della dose di carico.
Popolazione pediatrica Sono stati valutati bambini di età > 1 mese, prevalentemente nella fase post-operatoria, per il trattamento fino a 24 ore in UTI ed è stato dimostrato un profilo di sicurezza simile a quello degli adulti.
I dati nei neonati lattanti (28-44 settimane di gestazione) sono molto ridotti e limitati a dosi di mantenimento ≤ 0,2 microgrammi/kg/h.
In letteratura è stato riportato un solo caso di bradicardia ipotermica in un neonato.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

Gravidanza e allattamento

Gravidanza Non esistono dati o solo dati limitati sull’uso di dexmedetomidina nelle donne in gravidanza.
Gli studi sugli animali hanno evidenziato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3).
Dexmedetomidina non deve essere usata durante la gravidanza, salvo nel caso in cui le condizioni cliniche della donna richiedano il trattamento con dexmedetomidina.
Allattamento Dexmedetomidina è escreta nel latte materno, tuttavia i livelli saranno inferiori al limite di rilevazione entro 24 ore dall’interruzione del trattamento.
Non possono essere esclusi rischi per i lattanti.
La decisione di interrompere l’allattamento oppure la terapia con dexmedetomidina deve essere presa tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento per il bambino e quello della terapia per la donna.
Fertilità Nello studio sulla fertilità del ratto, dexmedetomidina non ha avuto alcun effetto sulla fertilità maschile o femminile.
Non sono disponibili dati sulla fertilità umana.

Conservazione

Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
Per le condizioni di conservazione dopo la diluizione del medicinale, vedere paragrafo 6.3.

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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.

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