19/06/2023

Obesità: una questione di chimica

Lucia Fino
A cura di Lucia Fino
Pubblicato il 19/06/2023 Aggiornato il 19/06/2023

Dalla polvere alle padelle, ai cibi trattati: le sostanze dannose con cui entriamo in contatto ci fanno anche ingrassare

obesità - chimica

E se il “mondo” intorno a noi contribuisse a farci ingrassare? Il dubbio, abbastanza inquietante, arriva da una ricerca recentissima pubblicata sul portale Chemistry World della Royal Society of Chemistry inglese, che ha analizzato ben 50 sostanze chimiche potenzialmente “obesogene”, ovvero coinvolte direttamente nei meccanismi del sovrappeso e dell’obesità.

Oltre al numero, davvero notevole, quello che più colpisce è che queste sostanze sono ovunque: fanno parte della nostra vita di ogni giorno, entrano in contatto con il nostro corpo, con il nostro cibo, a volte addirittura sono già negli alimenti che consumiamo.

Un motivo per individuarle e cercare di difendersi, in nome non solo della linea ma della salute.

I nemici (nascosti) di ogni giorno

Dalla polvere alle padelle, passando per una merendina o un piatto pronto. Che il nostro “ambiente” sia fatto anche di molte sostanze chimiche artificiali, create per assecondare il nostro comfort e rendere più facile la nostra vita, non è una novità. «Già da anni si parla per esempio di interferenti endocrini (fra cui il bisfenolo A e alcuni ftalati) sostanze già note, soprattutto ai pediatri, per l’azione negativa sugli ormoni sessuali e sulla fertilità» spiega il professor Andrea Vania, pediatra, Responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica del Dipartimento di Pediatria del’Università La Sapienza, componente del direttivo della SIO (Società Italiana Obesità). «La novità è che queste 50 sostanze che secondo i ricercatori della NY University sono obesogene sono praticamente ovunque: nell’acqua, nella polvere di casa, nei cibi processati, negli incarti dei cibi, nei cosmetici, nei mobili, negli apparecchi elettronici, nei pesticidi. Per non parlare poi delle temute “microplastiche”, che entrano nella catena alimentare e che finiamo per ingerire. Il problema è che gli effetti del contatto con questi composti chimici rimangono “poco noti”: in particolare sappiamo ancora pochissimo proprio dell’effetto sull’accumulo di grasso corporeo e sulla salute del nostro microbiota»

Come agiscono gli obesogeni

Ma come agiscono le sostanze “obesogene”? «Il discorso, complesso, è stato studiato soprattutto dall’americano Bruce Blumberg, farmacologo esperto di genomica funzionale, che fra l’altro è proprio il creatore del termine obesogeno» dice il professor Vania. «Gli indizi che la chimica c’entri qualcosa ci sono tutti: in generale rispetto al passato mangiamo meno e a volte meglio, eppure anche se il bilancio calorico è in pareggio, la persona è normalmente attiva e magari il pasto è perfino un po’ iperproteico, il grasso corporeo aumenta comunque. Anche gli animali domestici intorno a noi tendono a prendere peso più facilmente. I dati sperimentali cominciano a far capire che varie sostanze chimiche interferiscono negativamente col microbiota intestinale, con il metabolismo basale e con i meccanismi ormonali e neuroendocrini che regolano fame e sazietà».

Metabolismo meno attivo

L’azione sul metabolismo basale è particolarmente interessante. «Si sostiene spesso che il metabolismo basale “invecchia” naturalmente e che, con l’avanzare dell’età, fisiologicamente, si riduce. E se invece questa riduzione non fosse – o non fosse solo – effetto dell’invecchiamento, ma ci fosse anche lo zampino dell’accumulo di composti chimici obesogeni e interferenti endocrini? Sempre Blumberg afferma che le persone con più alti livelli di PFAS (sostanze contaminanti dipserse nell’acqua e derivanti da alcune lavorazioni industriali) hanno più un metabolismo basale più basso. Questo accade probabilmente perché alcune sostanze chimiche obesogene influiscono sul recettore dell’ormone tiroideo fT4. Se ricordiamo che in una persona media il metabolismo basale rappresenta circa il 70% della spesa energetica giornaliera, è evidente che abbassando quella percentuale si interferisce, e non poco, sul peso. E sempre queste sostanze potrebbero spingere le cellule adipose a stoccare più grassi».

L’articolo completo è sul numero di Silhouette donna di giugno, ora in edicola.