27/06/2023

Menopausa precoce: come intervenire

Simona Lovati
A cura di Simona Lovati
Pubblicato il 27/06/2023 Aggiornato il 27/06/2023

Gli esperti la chiamano insufficienza ovarica prematura e può presentarsi anche prima dei 40 anni

menopausa precoce

Il traguardo dei 50 anni è ancora lontano, ma il ciclo inizia a essere irregolare, più corto o più lungo? Il primo passo è rivolgersi al ginecologo per sapere se stai affrontando quello che in termini medici viene definita insufficienza ovarica prematura o menopausa prematura, che può manifestarsi anche prima dei 40 anni. «In Italia l’età media della menopausa è di circa 51 anni ed è accertata quando la donna non ha più le mestruazioni per almeno 12 mesi consecutivi», precisa il dottor Carlo Gastaldi, Responsabile dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia all’Istituto Clinico Città di Brescia.

La menopausa è dovuta a un calo degli ormoni estrogeni, cioè femminili (in particolare dell’estradiolo) e a un aumento di quelli androgeni, cioè maschili.

Quando è in anticipo

Se la menopausa è prematura la riduzione degli estrogeni può iniziare già tra i 30 e i 40 anni, con possibili fluttuazioni del ciclo. «Altri sintomi da tenere in considerazione sono leggere vampate di calore, sudorazione aumentata durante la notte che compromette un buon riposo, ma anche una diminuzione dell’elasticità dei tessuti di vagina e uretra, l’organo che porta l’urina fuori dalla vescica, un po’ di incontinenza, secchezza vaginale, piccoli sanguinamenti durante il rapporto sessuale, calo della libido. Tutti fattori che si riflettono sullo stato di salute emozionale della donna», precisa lo specialista. Il cinque per cento delle donne italiane invece ha una menopausa precoce, tra i 40 e i 45 anni.

Le conseguenze

Le problematiche di una menopausa prematura sono le stesse di una menopausa canonica attorno ai 50 anni. Tra queste la perdita di massa ossea che aumenta il rischio di fratture, specie a carico di polso, colonna vertebrale e anca, incremento dei livelli di colesterolo, trigliceridi, pressione alta, deposito di grasso sull’area addominale, che possono portare allo sviluppo di malattie cardiovascolari.

Il trattamento

Per attenuare la sintomatologia, il gold standard è la TOS, ovvero la terapia ormonale sostitutiva, che prevede l’impiego di due ormoni, un estrogeno in associazione a un progestinico oppure a modulatori selettivi dei recettori degli estrogeni, che proteggono i tessuti dell’utero da un’eccessiva crescita, che sul lungo periodo potrebbe portare alla formazione di patologie che coinvolgono questo organo. I metodi di somministrazione sono diversi: compresse, cerotti, ovuli, oppure gel da applicare sulla pelle (alcuni di questi farmaci sono rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale). Prima di iniziare la TOS, il ginecologo prescrive alcuni esami del sangue per stabilire se la paziente è adatta a questo tipo di cura. «Se la TOS viene eseguita per cinque anni, che in genere è la durata consigliata, non ci sono rischi maggiori di sviluppare carcinoma alla mammella o altre neoplasie come erroneamente si pensa», sottolinea. Questa terapia è da escludere però se la paziente, nonostante l’età, abbia avuto un tumore al seno, all’endometrio, al colon retto, se ha patologie cardiovascolari o se è soggetta a sanguinamenti all’utero.

L’articolo completo è sul numero di Silhouette donna di luglio, ora in edicola.