03/05/2023

Gambe: come prevenire la malattia venosa cronica

Alberta Mascherpa Pubblicato il 03/05/2023 Aggiornato il 03/05/2023

Capillari evidenti, pesantezza e gonfiore sono i campanelli d’allarme. Il disturbo va affrontato tempestivamente per preservare la salute non solo degli arti inferiori ma dell’organismo intero

disturbo venoso cronico

I numeri sono importanti. 19 milioni di persone solo in Italia, più della metà della popolazione femminile, soffre di MVC, la malattia cronica venosa, una patologia legata alla difficoltà del sangue a risalire dalla periferia al cuore. Spesso banalizzata e ridotta a un semplice disturbo estetico delle gambe, in realtà la è una condizione complessa che va trattata nel modo corretto e in maniera tempestiva per evitare che evolva verso stadi più avanzati e pericolosi per la salute.

Dai piedi fino al cuore

La prima mossa? Fare attenzione ai campanelli di allarme che segnalano la presenza di una problematica circolatoria. Si va dalle gambe pesanti alle sensazioni di dolore e di gonfiore, dai crampi alla percezione di un calore localizzato o diffuso. Il progredire della malattia comporta segni più evidenti come la presenza di un edema duro e consistente, la comparsa di capillari e di vene dilatate che possono diventare evidenti e tortuose, di arrossamenti e macchie scure. Negli stadi avanzati la scarsa ossigenazione della cute dovuta alle difficoltà circolatorie porta a lesioni e ulcere localizzate in genere a livello della caviglia e del polpaccio.

Come affrontare il problema

«La prima strategia per affrontare il problema sicuramente è rivolgersi allo specialista per una valutazione complessiva del problema attraverso una visita accurata e un ecocolorDoppler» commenta il professor Gianluigi Rosi, angiologo e responsabile dell’ambulatorio di flebologia all’Anthea Hospital di Bari. «Sulla base dei dati raccolti il professionista stende un piano di intervento che prevede diversi step, dall’uso delle calze elastiche a compressione graduata al controllo della postura». La terapia farmacologica che può essere suggerita prevede l’impiego di farmaci di origine vegetale o sintetica, tra i quali vantano particolare efficacia i flavonoidi come la diosmina e l’esperidina: migliorano il tono della parete venosa, agiscono sul microcircolo capillare e linfatico e riducono lo stress ossidativo che aumenta lo stato infiammatorio cronico, dannoso per le vene e per l’organismo intero.

I trattamenti innovativi

Se i trattamenti conservativi sono fondamentali per frenare il progredire della malattia, quando si presenta la necessità si può intervenire in maniera correttiva sia sulle teleangectasie che sulle varici.

Per “cancellare” i capillari dilatati

«Le teleangectasie, i piccoli capillari dilatati, sono un problema non solo estetico ma anche funzionale» commenta il professor Rosi. «In questi casi si può intervenire attraverso la classica scleroterapia oppure con la nuova scleromousse. In quest’ultimo caso si procede a iniettare nella vena interessata una sostanza che ne irrita la parete (più piccolo è il vaso e minore è la concentrazione del prodotto usato): si forma una cicatrice che porta alla sclerosi del vaso trattato. Al termine dell’intervento è sufficiente indossare una calza compressiva per 48 ore e procedere in seguito a rivalutare la situazione clinica».

Per eliminare le varici

«Gli interventi per le vene varicose hanno visto nell’ultimo ventennio una grande evoluzione» continua il professor Rosi. «Dal traumatico stripping della vena grande safena si è passati a tecniche meno invasive come quelle di ablazione con il laser e la radiofrequenza che, sia pur in maniera diversa, producono un calore responsabile di un danno termico della parete venosa con conseguente sclerosi. Efficace, rapida e sicura, la tecnica di ablazione chimica con l’utilizzo della scleromousse risulta ad oggi una delle più utilizzate in sostituzione della tradizionale tecnica chirurgica dello stripping». In tutti i casi si tratta di procedure mininvasive, eseguite in anestesia locale in regime ambulatoriale, con scarse complicanze e risultati che si mantengono nel tempo. Il decorso post-intervento è poco doloroso e consente di riprendere velocemente le consuete attività. In particolare, l’intervento con la schiuma sclerosante può essere eseguito a tutte le età, anche in pazienti anziani e in terapia con anticoagulanti. Uniche controindicazioni sono la gravidanza e l’allergia nota a prodotti sclerosanti.

 L’articolo completo è sul numero di Silhouette donna di maggio, ora in edicola.