13/01/2020

Tutto sul PRX-T33

Professor Paolo Pigatto Pubblicato il 13/01/2020 Aggiornato il 13/01/2020

Il nuovo peeling a base di acido tricloroacetico (TCA) è indicato per il viso nella sua totalità, il collo, dove spesso sono presenti fenomeni di fotoaging e il decollété.

Una domanda di: Elena
Vorrei sapere se le sedute con PRX-T33 per le macchie cutanee scure dovute all’ invecchiamento della pelle risolvono definitivamente il problema oppure sono cicli che devono essere ripetuti nel tempo. Grazie.
Professor Paolo Pigatto
Professor Paolo Pigatto

Le radiazioni elettromagnetiche (raggi gamma, raggi Roentgen, UV, raggi luminosi, infrarossi, IR etc.) vengono assorbite nei vari tessuti della pelle: epidermide, derma, ipoderma, ma il nostro organismo è in grado di autoproteggersi attraverso vari meccanismi, principalmente:
* melanina
* acido urocanico
* aumento di spessore del corneo.
In particolare, la produzione di cheratine e melanina sono i due fondamentali meccanismi di difesa della pelle.
Gli UV sono distinti in tre fasci: UVA, UVB, UVC a seconda della lunghezza d’onda.
I raggi UV-C sono interamente assorbiti dallo strato di ozono dell’atmosfera (ecco la pericolosità dei temuti buchi dell’ozono), ed anche una gran parte dei raggi infrarossi, che sono raggi essenzialmente termici, distinti in vicini (fino a 2000 nm.) e lontani (oltre i 2000 nm.), sono assorbiti dall’atmosfera. I raggi che raggiungono il suolo sono compresi fra i 280-290 nm. e i 405. Lunghezze d’onda maggiori sono le radiazioni luminose.
I raggi UV colpiscono i melanociti che producono la melanina, una macromolecola proteica con spiccata proprietà di assorbire i raggi UV.
La tendenza a subire eritemi solari o ad avere forme di cancro cutaneo sono inversamente proporzionali alla quantità di melanina presente.
L’aumento di produzione della melanina porta all’abbronzatura. In genere l’irradiazione UV violenta e/o ripetuta provoca una moltiplicazione dei melanociti incontrollata e le melanosi da essi derivanti le macchie melaniche, efelidi che abbruttiscono la nostra pelle.
Gli UVA invece sono meno energetici, ma più penetranti e raggiungono il derma papillare dove danneggiano collagene ed elastina da cui il tanto temuto fotoaging o invecchiamento della pelle causato dall’esposizione solare.
Nel lungo tempo i danni ripetuti da fotoesposizione, cioè il foto invecchiamento, sono:
* cute assottigliata, che perde la sua elasticità
* irregolare disposizione del pigmento melanico, da cui formazione di macchie pigmentarie
* perdita della capacità dei tessuti di trattenere acqua, da cui pelle ruvida, arida.
Una rapida ed intensa abbronzatura è sempre accompagnata da modificazioni negative del derma, forte arrossamento o eritema, gonfiore o edema, che si traducono con il passare degli anni in un invecchiamento precoce della pelle; dal momento che la cute ha una forte memoria degli eventi negativi e li assomma.
Questi fenomeni sono presenti in egual frequenza tra gli uomini e le donne
L’azione protettiva verso le radiazioni solari è garantita dal pigmento cutaneo, melanina, presente nello strato basale dell’epidermide. I melanociti secernono il pigmento di colore scuro, detto melanina, sottoforma di piccoli granuli che si dispongono in tutti gli strati più superficiali della pelle.
La pigmentazione melaninica della pelle è senza dubbio il più importante meccanismo di protezione contro le radiazioni solari, ma non assoluta nella difesa anti arrossamento.
La degradazione enzimatica dell’istidina conduce alla formazione dell’acido urocanico che si trova incluso nello strato corneo dell’epidermide ed assorbe una notevole quantità di radiazioni UV.
Nella pelle delle persone di colore si trova un contenuto di acido urocanico dieci volte superiore che nei bianchi, che è pure più spessa e pigmentata.
L’acido urocanico è riversato sulla superficie cutanea con il sudore.
I cosmetici antisolari rispondono alla necessità di costituire uno schermo atto a difendere l’epidermide dalle radiazioni eritematogene e di favorire l’abbronzatura della pelle.
Pertanto la difesa dalla luce viene attuata da: colore della pelle e dalla costituzione genetica colpendo le zone ovviamente fotoesposte: viso, collo scollato, cuoio capelluto e dorso mani in età medio avanzata.
Il PRX – T33 è un nuovo peeling a base di TCA (acido tricloroacetico), sostanza ben conosciuta in medicina perché utilizzata da tempo a concentrazioni differenti per le sue proprietà ristrutturanti, ma poco proponibile a chi desidera un recupero immediato perché provoca una forte esfoliazione.
Nel PRX – T33 l’acido tricloroacetico é utilizzato al 33% in combinazione con il 5% di acido cogico e perossido di idrogeno, che penetra rapidamente nelle membrane cellulari dei cheratinociti e neutralizza subito l’effetto esfoliante del TCA provocando anche una riduzione della pigmentazione.
Ciò consente di ottenere una valida alternativa alla biorivitalizzazione iniettiva che sfrutta appieno l’azione ristrutturante dell’acido tricolaretico per innescare nei fibroblasti e nel collagene un vero e proprio processo rigenerativo.
Le zone in cui il PRX – T33 trova maggiori indicazioni, oltre al viso nella sua totalità, sono il collo, dove spesso sono presenti fenomeni di fotoaging e il decollété che presenta maggiormente i segni dell’invecchiamento cutaneo, quali pieghe longitudinali, cute poco idratata, macchie scure e capillari capillari dilatati dovute ad una esposizione solare esagerata. Con cordialità.

Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.


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