22/03/2019

Alluce valgo: i tacchi alti c’entrano?

Dottor Giuseppe Andreoletti Pubblicato il 22/03/2019 Aggiornato il 16/04/2019

Nella comparsa dell'alluce valgo sono implicati vari fattori, quindi non si può attribuire la piena resonsabilità ai tacchi alti, che pure possono favorirla.

Una domanda di: Maddalena
Gentile dottore,
vorrei rivolgerle una domanda riguardo all’alluce valgo. Ho 37 anni e mi si è manifestato per la prima volta sul piede destro mentre ero in gravidanza, tre anni fa: c’è una relazione tra le due cose o è stata solo una coincidenza? Nella mia famiglia nessuna donna lo ha avuto, quindi mi chiedo se possa aver influito sulla sua comparsa l’uso dei tacchi (li ho sempre portati alti, fin da ragazzina) o qualche altro “errore”. Attualmente è solo brutto da vedere, perché mi deforma il piede ma non mi fa male. Lei consiglierebbe di operarlo lo stesso per le soli ragioni estetiche o è meglio di no? Quando cioè c’è l’indicazione a operare? Un’ultima cosa: rischio che prima o poi si evidenzi anche nell’altro piede o può interessare un piede solo? La ringrazio anticipatamente, se vorrà rispondermi.
Dottor Giuseppe Andreoletti
Dottor Giuseppe Andreoletti

Carissima lettrice, lei pone una serie di quesiti interessanti che riguardano una patologia, quella dell’alluce valgo, sulla quale ancora molti sono i dubbi e gli aspetti da chiarire. Cercherò come sempre faccio con i miei pazienti di essere chiaro e breve.
Quando si opera un alluce valgo? Ebbene, raramente se questi non sia doloroso o non presenti una deformità meccanicamente insostenibile per il piede: in genere la persona che giunge all’intervento ha dolore oltre alla deformità, alle deformità, molto spesso perchè si tratta di più segmenti coinvolti nell’anomala meccanica del piede. Una gravidanza, con l’aumento del peso, può aver reso evidente una situazione latente e ben tollerata; il sovraccarico determinato dal peso può aver destabilizzato una situazione di alterazione dell’appoggio dell’avampiede che già comunque doveva essere presente, anche senza una specifica familiarità. L’utilizzo dei tacchi alti ahimè può aver sensibilmente contribuito all’insorgenza della deformità per lo spostamento del peso sull’avampiede, molto spesso in associazione con una calzatura stretta in punta, ma non si tratta dell’elemento determinante: nella patogenesi (comparsa) dell’alluce valgo sono implicati sicuramente fattori che riguardano forma e reciproci rapporti tra avampiede e retropiede che di certo sono precedenti e più determinanti rispetto all’utilizzo dei tacchi, e di questo si consoli… Certamente l’utilizzo di calzature con punta ampia, ben allacciate e comode, possono rendere più tollerabile la deformità e nello stesso tempo evitare che si possa passare ad un analogo problema per il piede controlaterale, ipotesi per altro presente in gran numero di casi e spesso però caratterizzata da familiarità… Insomma, io attenderei ad operare e porrei in atto tutti i presidi utili a ritardare la comparsa del dolore e di ulteriori deformità: in ambiente domestico piede libero con calze antiscivolo per “allenare” la muscolatura del piede e della gamba, fuori calzature comode e ben calzanti, con suola in gomma o para, e qualche manipolazione manuale e un po’ di mobilizzazione in acqua, con esercizi di nuoto, per mantenerne l’elasticità. Presidi semplici alla portata di tutti. E pure le concederei, se seguisse attentamente questi consigli, l’utilizzo talvolta dei tacchi che, se sono stati compagni della sua giovinezza, non debbono esserle vietati ora a 37 anni, visto che la sua giovinezza non è affatto terminata: con giudizio, per poco tempo, in occasioni limitate. Per concludere cerchi di mantenere una buona funzione del suo piede per evitare poi quegli squilibri che, risalendo dal piede verso l’alto, potrebbero poi influenzare negativamente altri settori dell’apparato locomotore come ginocchio, anca, colonna.
Movimento allora e passeggio, con calzature da running, a passo deciso e regolare: faccia fare al suo piede ciò che meglio sa fare: camminare!

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