09/10/2020

Le ghiandole salivari

Le ghiandole salivari sono ghiandole esocrine addette alla produzione della saliva, che si trovano a livello delle guance e della bocca. Ecco come funzionano e a quali malattie sono soggette.

CE NE SONO VARI TIPI

Situate nella parte posteriore della guancia, nell’area compresa tra il padiglione auricolare e la mandibola, sotto e dietro il lobo dell’orecchio, hanno il compito di produrre la saliva, un liquido ricco di enzimi e di anticorpi, necessario ad avviare il processo di digestione dei cibi e a proteggere bocca e gola dalle infezioni.
Le ghiandole salivari si distinguono in maggiori e minori:
– le ghiandole salivari maggiori sono presenti in coppia e comprendono le parotidi (ai lati del volto), le ghiandole sottomandibolari (sotto la mandibola) e le ghiandole sottolinguali (sotto il pavimento boccale e la lingua);
– le ghiandole salivari minori sono presenti in diverse regioni del volto, incluso anche il naso e i seni paranasali e sono molto numerose.

LE MALATTIE DELLE GHIANDOLE SALIVARI

Una delle malattie che più frequentemente interessano le ghiandole salivari è la parotite. Ma le stesse ghiandole possono essere soggette anche ai calcoli salivari.

La parotite

La parotite, comunemente detta “orecchioni”, è un’infezione virale contagiosa che interessa le parotidi.

In genere, l’infezione colpisce prima una parotide e dopo un paio di giorni l’altra, ma non è raro che riguardi un solo lato. In circa il 10% dei casi si ha il coinvolgimento anche delle altre ghiandole salivari.

La parotite è causata da un virus della famiglia dei Paramyxovirus, il Myxovirus Parotiditis, e interessa soprattutto i bambini, specialmente quelli in età scolare, dai 5 ai 14 anni, anche a causa del più alto rischio di contagio. Sebbene più raramente, comunque, la malattia può esordire anche durante l’adolescenza e l’età adulta.
Dopo la comparsa dell’infezione e la successiva guarigione, l’organismo rimane immunizzato: significa che è protetto dal rischio di contrarre in futuro un’eventuale nuova parotite.

I sintomi

I primi sintomi sono poco specifici e possono essere confusi con quelli di una malattia influenzale. Possono comparire febbre lieve, brividi, mal di testa, perdita del normale appetito e sensazione di malessere generale.
Solo in un secondo tempo, si manifestano i segnali dell’infezione in atto: la tumefazione e l’ingrossamento delle ghiandole salivari parotidee, che fanno sembrare le guance e le orecchie più voluminose (da qui la definizione di orecchioni), accompagnate da un aumento della febbre, che può raggiungere anche temperature molto elevate, fino a 39-40°.
Quando le ghiandole si gonfiano e la temperatura sale, spesso subentrano ulteriori fastidi, come il dolore in corrispondenza delle parotidi e le difficoltà nella deglutizione e nella masticazione, che si traducono anche in problemi di alimentazione.
Occorre tenere presente però che in circa 1/3 degli infetti la malattia non manifesta sintomi.

Le cure

Non esiste una cura specifica contro la malattia, che in genere si risolve spontaneamente nell’arco di 10-20 giorni: dopo due o tre giorni, la tumefazione tende a diminuire e, progressivamente, si riducono anche gli altri sintomi.

È possibile comunque assumere farmaci sintomatici per alleviare i disturbi. I medicinali più usati in questi casi sono gli analgesici, gli antinfiammatori e gli antifebbrili.

Il modo migliore per combattere gli orecchioni è giocare d’anticipo, con il ricorso al vaccino specifico, che può essere somministrato in combinazione con altri due, quello contro la rosolia e quello il morbillo (è il cosiddetto Mpr).

Attenzione alle complicanze

Nei bambini la malattia si risolve quasi sempre in pochi giorni. In un numero limitato ma comunque significativo di malati, però, può provocare danni all’udito. La parotite, in effetti, rappresenta la principale causa di sordità neurosensoriale infantile acquisita.

Solo in rarissimi casi può causare complicazioni serie, come encefaliti, meningiti, pancreatiti (infiammazioni del pancreas). Negli adulti queste complicanze sono più frequenti, specialmente tra il quinto e decimo giorno dall’insorgenza dei primi sintomi.
Nel 20-30% dei ragazzi può subentrare l’orchite, una malattia infiammatoria molto dolorosa, caratterizzata dal gonfiore di uno o di entrambi i testicoli. L’orchite, sebbene raramente, può dare sterilità.
Se contratta da una donna incinta da meno di tre mesi, la parotite può causare aborto.

I calcoli salivari

All’interno delle ghiandole salivari si possono anche formare calcoli (detti scialoliti), simili a quelli che colpiscono cistifellea e reni.

Nella maggior parte dei casi, a essere interessate dal problema sono le sottomandibolari, meno frequentemente sono colpite le parotidi.

All’origine c’è spesso un’infiammazione (chiamata scialoadenite) conseguente a una cattiva igiene del cavo orale e a un’alterazione della composizione salivare, che risulta più densa del normale.

I sintomi

I calcoli di dimensioni ridotte possono non dare sintomi. Se sono grandi, invece, può comparire un ingrossamento, anche visivo, della ghiandola infiammata.

In alcune persone si verifica un’ostruzione dei dotti (i canali) che portano la saliva in bocca: in questi casi possono subentrare coliche, che si manifestano con un dolore acuto e improvviso, specie durante i pasti.

Le cure

I calcoli piccoli possono anche essere espulsi in modo spontaneo. Per facilitare la loro eliminazione è utile succhiare del limone o delle caramelle aspre ogni due-tre ore.
Talvolta, i calcoli localizzati proprio all’orifizio del dotto possono essere espulsi ricorrendo alla spremitura manuale con la punta delle dita. La dilatazione del dotto con una piccola sonda può facilitare il tutto. Nei casi più seri si può ricorrere all’intervento chirurgico.