09/10/2020

La prostata

Solo negli uomini a livello addominale si trova una ghiandola esocrina fondamentale per la vita sessuale: la prostata. Ecco qual è il suo ruolo e a quali problemi può andare incontro.

UNA GHIANDOLA SESSUALE MASCHILE

La prostata è una ghiandola sessuale accessoria del sistema riproduttivo maschile. Si trova sotto la vescica e circonda l’uretra, il canale che porta l’urina verso l’esterno e ha le dimensioni di una castagna. 

La sua funzione principale è quella di produrre una parte del liquido seminale che viene espulso con l’eiaculazione. Questa frazione contiene sostanze che arricchiscono lo sperma e rendono vitali gli spermatozoi.

LE MALATTIE DELLA PROSTATA

Anche la prostata, come tutte le ghiandole dell’organismo, può andare incontro a problematiche più o meno serie. Una delle più comuni è l’iperplasia prostatica benigna, seguita da altre malattie come la prostatite e il tumore.

L’iperplasia prostatica benigna

Per iperplasia prostatica benigna o ipertrofia della prostata si intende un ingrossamento della parte centrale della ghiandola, che così finisce con il comprimere l’uretra, il canale che collega la vescica al pene e che serve per trasportare l’urina e il liquido seminale verso l’esterno.
Si tratta di una condizione quasi fisiologica dopo i 50 anni, quando la prostata tende a ingrossarsi naturalmente. Probabilmente il fenomeno è connesso con le variazioni ormonali che subentrano dopo una certa età.

I sintomi

Non è una condizione preoccupante, ma può essere molto fastidiosa. Infatti, può causare disturbi sia di svuotamento sia di riempimento vescicale, che impattano sulla qualità della vita. I principali? L’allungamento dei tempi di minzione, la diminuzione del getto, l’impossibilità di svuotare completamente la vescica, l’aumento della frequenza della minzione, la necessità di spingere per far fuoriuscire l’urina, lo stimolo impellente di fare pipì che costringe ad alzarsi di notte e a correre in bagno.

Le cure

Nei casi meno complessi di iperplasia prostatica benigna si opta solitamente per la terapia farmacologica, a base di farmaci specifici che consentono di alleviare i disturbi urinari associati alla malattia.
Se l’ingrossamento della prostata è significativo, tanto da provocare un’ostruzione urinaria, spesso è necessario un intervento chirurgico disostruttivo, che permetta di ridurre la parte centrale della prostata.
Esistono anche tecniche innovative, come l’urolift, una metodica mini-invasiva che prevede l’inserimento di speciali “mollette” all’interno della prostata, in grado di stringere i lobi ingrossati e, quindi, di ridurre il volume della ghiandola e la compressione a carico dell’uretra.

La prostatite

Per prostatite si intende un’infiammazione acuta o cronica della prostata.

Alla base della malattia possono esserci cause diverse. Spesso è tutta colpa dell’azione di un batterio, di un protozoo o, in casi più rari, di un virus. In alcuni casi la malattia deriva da precedenti infiammazioni alle vie urinarie o all’apparato genitale non curate.

Anche abitudini di vita scorrette, come alimentazione sregolata, uso di alcol, lavoro sedentario, eccesso di sport “seduti”, tipo ciclismo o equitazione, pigrizia possono contribuire all’infiammazione della prostata.

I sintomi

La forma acuta si manifesta con febbre, difficoltà e bruciori a urinare, calo del desiderio sessuale, dolori durante i rapporti intimi e l’eiaculazione, tensione fastidiosa della vescica e senso di peso addominale.
Nel caso di prostatite cronica i sintomi sono più attenuati ma durevoli nel tempo. Non si associano a stati febbrili e tendono a comparire e ad aggravarsi in modo più subdolo, soprattutto ai cambi di stagione.

Le cure

La forma acuta si tratta con antibiotici mirati, farmaci sedativi utili per alleviare il dolore e somministrazione di liquidi. È importante anche seguire alcune regole dietetiche, come evitare i cibi piccanti e gli alcolici.
Nella forma cronica si ricorre ad antibiotici specifici e antinfiammatori ma, in questo caso, l’effetto è minore. È indispensabile quindi evitare ogni possibile fonte di rischio per la ghiandola, che ne favorisca l’infiammazione, come andare in bicicletta, in moto o a cavallo.

Il tumore

Quello alla prostata è il cancro più frequente nel sesso maschile. Basti pensare che secondo gli esperti la quasi totalità dei novantenni ne è affetto, sebbene solo una minima parte lo sappia, dato che si tratta di una malattia spesso silente.
Uno dei principali fattori di rischio è l’età: le possibilità di ammalarsi aumentano sensibilmente dopo i 50 anni.
Anche la famigliarità per la malattia, determinate mutazioni genetiche, sbalzi ormonali, dieta scorretta, obesità, mancanza di esercizio fisico giocano un ruolo sfavorevole.

I sintomi

Quello alla prostata non è un tumore facilmente riconoscibile. Nella maggior parte dei casi non dà segni, se non in fase avanzata, e anche quando si manifesta lo fa in modo poco caratteristico.

Tuttavia, non bisogna sottovalutare eventuali sintomi, anche se sfumati o poco specifici. Se l’uomo nota un cambiamento nelle abitudini urinarie, come ripetuti e improvvisi episodi di difficoltà a iniziare a urinare, bisogno di urinare spesso, sensazione di non riuscire a urinare in modo completo, dolore mentre si urina, deve sempre rivolgersi al medico.
Anche presenza di sangue nelle urine o nel liquido seminale, disfunzione erettile, dolore alle ossa sono segnali che devono indurre a farsi controllare.

Le cure

In casi selezionati, il paziente non viene curato, ma inserito in un protocollo di controlli regolari (sorveglianza attiva).

Nei tumori di classi di rischio più avanzate, la sorveglianza attiva non è indicata. Si opta allora per la chirurgia o la radioterapia, in tutte le loro declinazioni. Gli studi hanno dimostrato che entrambe hanno la stessa efficacia nei confronti del tumore.
Nei tumori più aggressivi, specialmente quando sono comparse metastasi in altri organi, in genere è necessario iniziare una cura farmacologica, chiamata ormonoterapia, che si basa sull’uso di farmaci in grado di bloccare la produzione o l’attività del testosterone, un ormone che influenza la crescita del tumore e che viene prodotto anche dalle cellule malate.
Nei pazienti che non rispondono più all’ormonoterapia si possono utilizzare i farmaci chemioterapici, che agiscono eliminando o tenendo sotto controllo le cellule tumorali. Da qualche anno, per i casi più complessi, sono disponibili anche nuove cure ormonali.