23/10/2017

Mal di testa nelle donne

Cosa è, come si manifesta, i sintomi e le cause, le possibili cure e la prevenzione di questa tipologia di mal di testa

Secondo la medicina di genere, un’area innovativa della ricerca biomedica, uomini e donne non si ammalano delle stesse malattie e allo stesso modo. In effetti, l’organismo maschile e quello femminile si differenziano per la suscettibilità ai vari disturbi, la sintomatologia presentata e la reazione alle cure impostate. Questo vale anche per il mal di testa: si tratta, infatti, di una problematica prettamente femminile che colpisce con maggiore frequenza il sesso “debole”. Ecco perché.

Il ruolo degli ormoni

La categoria più vulnerabile alla cefalea è rappresentata dalle donne in età fertile. La ragione? Probabilmente le variazioni ormonali che si verificano ogni mese, in relazione al ciclo mestruale.

Il meccanismo di interazione non è ancora del tutto chiaro. Tuttavia, secondo gli esperti gli estrogeni e il progesterone, ormoni sessuali femminili, svolgono un ruolo importante in questo senso: quando i loro livelli sono alti, in genere, le crisi dolorose sono meno frequenti, mentre quando sono bassi le donne sono più vulnerabili al mal di testa.
In particolare, è deleterio il brusco calo di estrogeni che si verifica in alcuni momenti della vita e in concomitanza con le mestruazioni. Infatti, causa una riduzione delle beta endorfine, sostanze prodotte dal cervello che svolgono un ruolo determinante nell’abbassare la sensibilità al dolore. Di contro provoca un aumento di ossido nitrico, che causa dolore, e di prostaglandine, sostanze che intervengono sia nell’induzione sia nel mantenimento del dolore alla testa e nelle modificazioni vascolari che sono alla base degli attacchi soprattutto di emicrania.

I periodi più a rischio

Il mal di testa compare più spesso in due momenti tipici del ciclo femminile.

– Nel periodo premestruale: in quei giorni scende, infatti, il livello del progesterone, fenomeno che causa la cosiddetta “emicrania premestruale”. Inoltre, la ritenzione idrica tipica di questo periodo aumenta il dolore muscolare e intensifica il mal di testa.

– Durante il ciclo mestruale: con l’arrivo del ciclo si verifica un brusco calo degli estrogeni. Secondo l’Ache (The American Headache Society Committee on Headache Education), la società americana del mal di testa, almeno il 60% delle donne che soffrono di mal di testa lamenta un aumento del numero di attacchi durante il periodo mestruale e il 10% riferisce di accusare crisi di emicrania solo in corrispondenza dei giorni del ciclo. Inoltre, occorre sapere che in fase mestruale le crisi sono più intense e dolorose.

Il doppio ruolo della pillola

Le donne che fanno uso di contraccettivi orali spesso soffrono di attacchi di cefalea più intensi e più seri, soprattutto durante la settimana di sospensione mensile. Si suppone che in quei giorni l’organismo risenta dei bassi livelli di estrogeni (derivanti proprio dalla sospensione). Tuttavia, occorre considerare che in alcuni casi si verifica il fenomeno opposto: ci sono donne che beneficiano di un miglioramento dell’emicrania durante l’assunzione della pillola (ma sono una netta minoranza). In genere, il mal di testa che peggiora con l’impiego della pillola, migliora nell’arco di tre-sei mesi dopo la sua sospensione.

È bene sapere che la combinazione di emicrania con aura, utilizzo della pillola e fumo aumenta il rischio di ictus. Per questo il ricorso al contraccettivo orale è controindicato nelle donne che soffrono di emicrania con aura.

La gravidanza? Un toccasana

Durante la gravidanza, di solito, il mal di testa migliora nettamente o addirittura scompare. Infatti, il livello di estrogeni si mantiene alto e costante per tutto il secondo e terzo trimestre, di conseguenza non si verificano i bruschi cali tanto deleteri per la comparsa della cefalea.

… con qualche eccezione

Tuttavia, va detto che in una piccola percentuale di casi, nei primi tre mesi di gestazione possono verificarsi crisi di emicrania con aura, che talora possono esordire proprio in questo periodo. Se il mal di testa compare improvvisamente con forti dolori verso la fine della gravidanza, non va sottovalutato perché potrebbe essere un segnale della gestosi. Si tratta di un disturbo tipico della gestazione, caratterizzato da pressione alta, ritenzione idrica (edema), presenza di albumina nelle urine (a causa di alterazioni renali) e gonfiore al viso o alle mani. Solitamente si evidenzia dopo la 25esima settimana di gestazione e scompare dopo il parto. In caso di gestosi la pressione sanguigna è decisamente alta e i rischi sono elevati sia per la mamma sia per il feto: per questo occorre rivolgersi subito al medico.

E quando arriva la menopausa?

Solitamente, nel periodo che precede la menopausa la frequenza e l’intensità delle crisi peggiorano. Al contrario, con l’arrivo della menopausa la cefalea tende ad attenuarsi: tutto merito della scomparsa delle variazioni ormonali che si verificano durante le mestruazioni. Tuttavia, ci sono delle eccezioni: alcune donne presentano attacchi più frequenti e intensi quando entrano in menopausa, soprattutto quelle che seguono la terapia ormonale sostitutiva (in particolare, quelle che assumono estrogeni per bocca).

La percezione del dolore nei due sessi

Uomini e donne vivono in maniera molto diversa il dolore. In presenza di uno stimolo doloroso, il cervello femminile si attiva soprattutto nelle regioni limbiche, dove sono elaborate le emozioni, mentre in quello maschile si attivano di più le regioni cognitive. Le donne, di conseguenza, tendono a vivere con maggiore emotività le sensazioni dolorose.

Non solo: il sesso femminile, nel corso della vita, prova più spesso il dolore (si pensi a mestruazioni dolorose, travaglio e parto). Inoltre, lo sperimenta in maniera più intensa rispetto agli uomini. Colpa degli estrogeni (ormoni sessuali femminili), che rendono il sistema nervoso più reattivo agli stimoli, anche a quelli dolorosi.

La minore sensibilità degli uomini, invece, sarebbe dovuta al testosterone (ormone maschile), che ha un effetto analgesico. Le donne, comunque, hanno imparato meglio a far fronte al dolore con strategie preventive e cure non farmacologiche.