23/10/2017

Le risposte ai dubbi più comuni sulle cefalee

Domande e risposte più comuni sulle diverse forme di mal di testa e le possibili cause

Il mal di testa è un argomento così ampio che chiarire tutti i dubbi e le perplessità è molto difficile. Cerchiamo di dare una risposta ai quesiti più diffusi.

Il cioccolato è dannoso?

Forse non tutti sanno che il cioccolato contiene caffeina. Ebbene, la caffeina ha un effetto vasocostrittore, che viene sfruttato anche come analgesico in alcuni farmaci “di combinazione”, per trattare in modo sintomatico gli attacchi emicranici.

Nei soggetti che però assumono 200 mg di caffeina per più di due settimane (che equivale a tre tazzine di caffè al giorno, ma anche a 200 mg di cioccolato) e che ne sospendono di colpo l’introduzione, può svilupparsi una vera e propria cefalea da astinenza, con la comparsa di un dolore che ha le caratteristiche tipiche dell’emicrania.

In definitiva, il cioccolato (così come gli alimenti che contengono caffeina in generale), fino a una certa dose non è da considerarsi in grado di scatenare attacchi di cefalea e di esserne quindi causa responsabile.

Il gelato fa male?

Tutti i cibi troppo freddi possono agire da fattore scatenante. Quando si mangia un gelato o un ghiacciolo, si può manifestare un dolore lancinante e improvviso, dovuto all’eccessiva sollecitazione delle terminazioni nervose del palato. Se non si vuole rinunciare ai cibi troppo freddi, quindi, bisogna cercare di mangiarli lentamente.

In montagna si è più a rischio di cefalea?

Sì. Con l’aumento dell’altitudine, infatti, l’aria diventa più rarefatta e può provocare mal di testa, vertigini e nausea.

Chi non vuole rinunciare alle gite in alta quota, deve prevedere tempi più lunghi: è bene camminare piano e fare delle soste ogni mezzora, in modo da abituarsi gradualmente alle variazioni.

Qual è il primo passo per evitare il mal di testa?

Il primo passo per prevenire, ma anche per curare la cefalea, di qualunque tipo, consiste nell’eliminare o quanto meno ridurre l’esposizione ai fattori scatenanti. Spesso, è sufficiente questa manovra per limitare sul nascere una crisi o ridurne la durata.

Se l’eliminazione o il controllo dei fattori scatenanti sono stati inefficaci per impedire o alleviare il dolore e la crisi è intensa e impedisce di svolgere le normali attività, si deve ricorrere alla cura farmacologica.

Perché bisogna sempre rivolgersi al medico?

È fondamentale evitare l’autocura e attenersi scrupolosamente alle indicazioni del medico. In caso contrario si rischia di vanificare l’effetto dei medicinali, se non addirittura di creare dipendenza o tolleranza verso il farmaco. Oltretutto, occorre considerare che alcune sostanze possono provocare effetti collaterali o essere controindicate in chi soffre di altre malattie (come disturbi cardiaci, circolatori o renali).

È vero che non bisogna mangiare salumi?

I nitrati addizionati a molti salumi per garantirne la colorazione rosa e altre sostanze come la tiramina contenuta nei formaggi stagionati e fermentati sono in grado di provocare dilatazione dei vasi sanguigni. Questa caratteristica sembra essere in grado di contribuire alla comparsa delle cefalee, specie di tipo emicranico. Tuttavia, non ci sono certezze assolute, e comunque la risposta è del tutto individuale.

Chi usa la pillola e ha spesso mal di testa deve sospenderla?

Le donne che usano la pillola anticoncezionale e soffrono di cefalea mestruale possono valutare con il medico e/o il ginecologo l’opportunità di una terapia di profilassi nella fase del ciclo. Potrebbe essere, per esempio, una cura a base di magnesio, un minerale che tende a ridursi nel periodo mestruale, rendendo più facile l’insorgenza del dolore.

Esistono anche cure non farmacologiche?

Sì, esistono anche particolari manovre e determinati comportamenti che in alcuni casi, se adottati durante l’attacco, possono aiutare ad attenuare il dolore. I più efficaci sembrano essere:

– esercitare una pressione locale sulla sede del dolore;

– applicare sul punto dolente la borsa del ghiaccio o una pezza di cotone imbevuta di acqua fredda;

– isolarsi da suoni e luci;

– fare un riposino o stendersi, in caso di emicrania, oppure muoversi in caso di cefalea a grappolo e tensiva;

– fare degli esercizi di respirazione o di rilassamento muscolare.

La psicoterapia può essere d’aiuto?

In determinate situazioni, soprattutto quando il mal di testa è cronico o comunque molto invalidante, può essere consigliato anche un trattamento psicoterapico. Infatti, l’umore gioca un ruolo importante nello sviluppo del mal di testa: l’ansia e lo stress possono agire da trigger (fattori scatenanti). Non solo: le persone ansiose e depresse tendono a essere più vulnerabili al dolore, anche se non si sa esattamente per quale meccanismo.

Il soggetto, grazie all’aiuto dello psicologo, impara a gestire meglio le tensioni e il dolore. In casi selezionati, può essere utile anche il ricorso a farmaci antidepressivi e ansiolitici.

Se compare anche vomito cosa si può fare?

Nel caso in cui siano presenti anche nausea e vomito, il medico può prescrivere dei farmaci coadiuvanti, come gli antiemetici.

Che cos’è la cefalea ipnica?

Si tratta di una forma di mal di testa che deve il suo nome al fatto che compare solo durante il sonno notturno. In alcuni casi può manifestarsi anche durante la pennichella pomeridiana, ma mai quando l’individuo è sveglio. Colpisce soprattutto le persone con più di 50 anni, di entrambi i sessi. È caratterizzata da un dolore sordo, paragonabile a un “peso alla testa”, di intensità moderata, che colpisce entrambi i lati. La crisi dura da 15 minuti a 180 minuti (in media 30-60 minuti) e può ripresentarsi anche più giorni al mese.

Si può curare prendendo una tazza di caffè forte prima di andare a letto: con questo semplice rimedio, la persona non ha più dolore e dorme, riposando meglio, anche se c’è da dire che la caffeina potrebbe ridurre la profondità del sonno.

Il mal di testa può colpire anche i bambini?

Sì, nella prima infanzia il mal di testa colpisce ugualmente maschi e femmine, mentre dopo i 10 anni è più comune nelle femmine.

I bambini più a rischio sono quelli con genitori che soffrono dello stesso disturbo. Esiste, infatti, una certa familiarità, soprattutto per quanto riguarda l’emicrania. Poiché ogni bimbo ha un suo modo di vivere e riferire il dolore è importante analizzare ogni caso a sé e non generalizzare, ancor più che negli adulti.

Nei ragazzi da cosa dipende?

Tra i 12 e i 17 anni, l’emicrania è spesso legata a causa di stili di vita irregolari. Gli esperti, infatti, si sono resi conto che nel 30% dei casi, l’entità, la frequenza e l’intensità del mal di testa migliorano seguendo alcune buone abitudini. In particolare, è utile avere un buon ritmo sonno-veglia e una certa regolarità nell’alimentazione. Questo significa non solo cercare di mangiare in maniera sana, ma soprattutto consumare tutti i pasti principali, specialmente la prima colazione.