23/10/2017

Gli esami e le cure per l’insonnia

Le diverse cure di questo disturbo, dal cambio di abitudini fino ai possibili farmaci da assumere

Spesso, chi soffre di insonnia non si cura. Invece, il problema non va sottovalutato perché può alterare lo stato generale di salute, l’efficienza lavorativa e la qualità di vita. Per questo, in caso di disturbi è necessario rivolgersi al proprio medico che, se lo ritiene opportuno, può indirizzare la persona da uno specialista del sonno. Una volta stabiliti la natura e il tipo di problema, si possono prescrivere le cure più adatte.

L’anamnesi

Per prima cosa si procede con l’anamnesi, ossia un colloquio approfondito con la persona per conoscere i suoi sintomi, la sua storia clinica personale e quella famigliare. La persona deve descrivere in modo dettagliato le difficoltà che vive, per esempio se fa più fatica ad addormentarsi o a dormire a lungo. Deve elencare gli eventuali sintomi di cui soffre, per esempio stanchezza e scarsa lucidità diurne, e specificare la frequenza con cui è soggetto a insonnia. È importante poi che riferisca se altri famigliari hanno problematiche simili.

L’anamnesi deve comprendere anche domande sul sonno che consentano di definire l’ipnotipo (ossia se è lungo o breve dormitore) e il cronotipo (se è gufo o allodola) dell’individuo. Sulla base delle informazioni raccolte, il medico può chiedere esami di accertamento o essere già in grado di stabilire il trattamento più adatto al caso specifico.

Il diario del sonno

In molti casi il medico può chiedere al paziente di compilare un diario del sonno che permetta di chiarire la situazione. L’ideale è che la persona annoti ogni giorno, per almeno due settimane, le seguenti informazioni:

– l’orario in cui va a letto,

– il tempo impiegato per addormentarsi,

– il numero di ore dormite,

– i risvegli notturni,

– i risvegli precoci,

– la composizione dei pasti, le sostanze consumate e le attività svolte nell’arco della giornata,

– gli eventuali sintomi avvertiti,

– particolari eventi stressanti,

– le caratteristiche dell’ambiente dedicato al riposo (temperatura, umidità, luci, suoni),

– le attività svolte nelle due ore precedenti l’addormentamento.

La polisonnografia

Talvolta si ricorre alla polisonnografia, un esame specifico che permette di registrare che cosa succede durante il sonno. In pratica, la persona viene dotata di un’apparecchiatura composta da un registratore e alcuni sensori. Durante la notte, questa strumentazione è in grado di registrare alcuni parametri fisiologici, per esempio l’attività del cervello, l’attività del cuore, la respirazione, i movimenti di torace/addome e i movimenti degli arti inferiori.

Analizzando le registrazioni, si può chiarire che cosa succede mentre il soggetto riposa. In alcune condizioni, soprattutto quando occorre valutare anche il comportamento della persona, l’esame deve essere effettuato in ospedale.

La correzione dello stile di vita

L’anamnesi e i dati registrati dalla polisonnografia possono suggerire terapie specifiche. In ogni caso, un primo passo essenziale nel trattamento dell’insonnia è quello relativo alla correzione di stili di vita inadeguati.

È fondamentale adottare una serie di piccole strategie, sempre utili per favorire il sonno. Ecco le principali:

– andare a dormire alla stessa ora ogni sera e alzarsi alla stessa ora ogni mattina, indipendentemente da quanto

si è dormito la notte precedente;

– una volta svegli, non rimanere a letto, ma iniziare la giornata;

– coricarsi solo quando si ha sonno;

– se non si riesce a dormire, non rimanere a letto, ma alzarsi, e dedicarsi ad attività rilassanti, come la lettura di un libro;

– cercare di rilassarsi il più possibile prima di andare a letto, per esempio facendo un bagno caldo o eseguendo qualche esercizio “dolce”;

– se si ha fame all’ora di andare a letto, mangiare qualcosa purché sia leggero, come una tazza di latte, per non avere poi problemi di digestione;

– dormire in un letto comodo, in una camera protetta quanto più possibile dai rumori, a una temperatura ambiente né troppo fredda né troppo calda;

– utilizzare il letto solo per dormire;

– mangiare a orari regolari, evitando pasti abbondanti in prossimità del sonno. A cena dare

la preferenza ai cibi ricchi di carboidrati (pasta, pane, riso), che favoriscono il riposo notturno;

– svolgere con regolarità un’attività fisica durante il giorno, ma non nelle ore che precedono il momento di andare a letto;

– evitare i sonnellini diurni. Per chi soffre d’insonnia il pisolino pomeridiano è di solito controproducente, perché compromette il naturale ritmo sonno-veglia e interferisce con il sonno notturno.

La cura con i farmaci

Se, nonostante tutto, l’insonnia persiste oppure causa conseguenze importanti, il medico può decidere di prescrivere una cura farmacologica.

La categoria di medicinali più utilizzata in questi casi è quella degli ipnotici (benzodiazepine e non-benzodiazepine).

In base alla durata del loro effetto, si distinguono in ipnotici a breve, media e lunga emivita (il tempo che impiega un farmaco per essere eliminato dall’organismo). In linea generale, chi ha problemi ad addormentarsi e la necessità di essere lucido al mattino dovrebbe assumere un prodotto con emivita breve o brevissima, mentre chi si sveglia spesso di notte o ha un risveglio precoce al mattino dovrebbe magari ricorrere a un composto con emivita intermedia o lunga.

Gli ipnotici vanno assunti con grandissima prudenza, esclusivamente sotto controllo medico e nelle dosi prescritte. In caso contrario, infatti, possono generare effetti collaterali pericolosi (possono interferire con le capacità mentali, la memoria e la concentrazione e possono creare dipendenza).

I farmaci più comunemente prescritti in caso di insonnia sono i seguenti:

– le benzodiazepine: sono adatte contro l’insonnia passeggera, ma sconsigliate agli anziani, ai guidatori, alle donne in gravidanza, a chi soffre di depressione e a chi beve anche solo occasionalmente alcolici;

– le imidazopiridine: grazie alla breve emivita, inducono velocemente il sonno, senza dare grossi effetti collaterali. Particolarmente utili in caso di insonnia occasionale, sono però sconsigliate alle donne in gravidanza e a chi fa uso, anche moderato, di alcolici;

– i ciclopirroloni: anche questi farmaci danno buoni risultati a fronte di ridotti effetti collaterali. Consigliati soprattutto in caso di insonnia da jet-lag, non vanno assunti in gravidanza, durante l’allattamento e da chi soffre di problemi respiratori;

– gli antidepressivi: alcuni antidepressivi possono essere utilizzati anche per l’insonnia non associata a depressione. In questo caso, in genere, si prescrivono dosi molto ridotte, che sono efficaci soprattutto per il mantenimento del sonno, mentre lo sono meno per favorire l’addormentamento.