13/02/2018

La cistite interstiziale

Detta anche “sindrome della vescica dolorosa”, secondo quanto stabilito dalla Società internazionale della continenza, la cistite interstiziale è una malattia (per fortuna non troppo frequente) difficile da diagnosticare.

Come anticipa il suo nome, determina una condizione che peggiora sensibilmente la qualità della vita. Maggiormente colpite sono le donne, in un rapporto 5 a 1, e, curiosamente, è rarissima nella popolazione nera.

Una malattia cronica

La cistite interstiziale è una malattia cronica: può essere controllata, ma non curata fino a guarigione completa. Fino a un passato non troppo lontano era misconosciuta e, quindi, non era presa in considerazione in sede di diagnosi.

Così, chi ne soffriva il più delle volte si sentiva dire che i sintomi che descriveva, alcuni dei quali simili a quelli di una normale cistite, fossero conseguenza di un generico stress.

La ragione è semplice: l’urinocoltura risultava sempre negativa (quindi non si poteva pensare a un’infezione della vescica) e le cure con antibiotico prescritte come tentativo di risolvere una situazione di fatto misteriosa risultavano del tutto inutili.

I sintomi

Di seguito i sintomi che caratterizzano il problema.

Dolore costante, spesso molto forte, nella zona della vescica, che si avverte prevalentemente appena sopra il pube. Si aggrava quando la vescica si riempie ed è piena, diminuisce quando la vescica si svuota.

Possibile dolore nella zona della vagina, del perineo, del pube.

Stimolo frequente a urinare, seguito dall’emissione di piccole quantità di urina.

Stimolo frequente di urinare durante la notte (nicturia).

Urinocoltura negativa (assenza di batteri nell’urina).

Comparsa di lesioni rosso scuro chiamate “ulcere di Hunner” sulla mucosa vescicale, il tessuto di rivestimento interno della vescica. Sono rilevabili con la cistoscopia (vedi il capitolo sugli esami) e quando ci sono autorizzano automaticamente la diagnosi clinica di cistite interstiziale.

Le cause

Le cause non sono del tutto note. L’ipotesi più accreditata è che sia un disturbo multifattoriale, ossia che dipenda da una serie di cause non necessariamente associate. Eccone alcune.

Potrebbe essere una malattia autoimmune: il sistema di difesa naturale attacca la vescica, non riconoscendola come parte dell’organismo da difendere.

Una maggiore vulnerabilità della parete della vescica, dovuta alla carenza di sostanze protettive, può consentire a sostanze nocive non ben identificate di attaccare la mucosa.

Potrebbe dipendere da una predisposizione genetica.

Potrebbe dipendere da infezioni batteriche ricorrenti nel passato che hanno poi scatenato un’ infiammazione cronica.

Potrebbe avere una relazione con un’intolleranza o allergia alimentare severa.

La diagnosi

La diagnosi di cistite interstiziale si pone “per esclusione”, cioè dopo aver verificato che i sintomi non siano dovuti ad altre malattie che possono esprimersi con un analogo tipo di dolore.

Ecco allora che a volte l’urologo, lo specialista a cui in genere ci si rivolge, chiama in causa ginecologo, neurologo, gastroenterologo.

Vanno escluse infatti malattie di loro competenza, tra cui l’endometriosi (disturbo ginecologico caratterizzato dalla crescita dell’endometrio, il tessuto di rivestimento interno dell’utero, in altre sedi), le infiammazioni intestinali croniche, le malattie neurologiche.

Quando non è interstiziale

Esistono elementi che consentono agli specialisti di escludere con sicurezza che si tratti di cistite interstiziale. Eccone alcuni:

età inferiore a 18 anni;

presenza di tumori della vescica;

cistiti batteriche (urinocoltura positiva);

vaginiti;

carcinomi a carico di utero, vagina, cervice;

presenza di calcoli della vescica o dell’uretra;

meno di cinque minzioni nell’arco di 12 ore;

necessità di alzarsi a urinare non più di due volte per notte;

scomparsa o anche solo diminuzione dei sintomi dopo l’assunzione di antibiotici o disinfettanti delle vie urinarie.

Le cure

Non esiste una cura che riesca a risolvere il problema completamente.

L’American urologic association parla di vari tipi di intervento, dal più semplice al più complesso, a seconda del caso.

L’approccio più semplice è di tipo psicologico e punta a far comprendere con chiarezza alla persona le caratteristiche del disturbo, per poi aiutarla a gestire lo stress che ne deriva.

Sono inoltre state messe a punto metodiche manuali, eseguite da operatori: sono massaggi mirati sui cosiddetti trigger point, in italiano “punti grilletto” (zone dove si concentra il dolore).

Infine, nei casi gravissimi, quando nulla riesce a far diminuire i sintomi e la qualità della vita della persona è a livelli infimi, può diventare necessario ricorrere alla chirurgia.

Le operazioni possibili sono due: l’ampliamento (cistoplastica) o l’asportazione della vescica (cistectomia con derivazione urinaria).

Va detto che, anche in seguito a un intervento così radicale come l’asportazione della vescica, il dolore può permanere: per questa ragione la scelta chirurgica è davvero un’ultima spiaggia.

[new_accordion_slh_item title="I farmaci utili"]

Ci sono vari preparati farmacologici da prescrivere a seconda del caso. Si tratta di: acido ialuronico, lidocaina, eparina, tossina botulinica; la scelta spetta ovviamente all’urologo.

I farmaci possono essere somministrati attraverso instillazioni o infiltrazioni direttamente in vescica.