24/10/2017

Spondilite anchilosante

La spondilite anchilosante è una malattia infiammatoria cronica della colonna vertebrale: per questo è detta anche artrite della spina dorsale. In alcuni casi può coinvolgere anche le articolazioni periferiche e i tendini che le tengono unite.

Interessa prevalentemente i giovani uomini: compare, di solito, fra i 17 e i 30 anni ed è caratterizzata da un dolore persistente e duraturo alla colonna vertebrale. Il dolore riguarda soprattutto la parte bassa della colonna e può coinvolgere anche il gluteo.

I fattori di rischio

Ancora oggi le cause di questa forma di artrite sono poco chiare. Gli esperti ritengono, però, che alla base vi siano fattori diversi.

Innanzitutto, una predisposizione genetica. Si è visto infatti che, nel 90% delle persone bianche malate di spondilite, sulla superficie dei globuli bianchi è presente una particolare proteina, la HLA-B27.

All’origine della malattia potrebbe esserci anche un’anomalia del sistema immunitario, il naturale sistema di difesa dell’organismo che, per ragioni ancora sconosciute, aggredisce determinate componenti interne, come le articolazioni.

I sintomi

Alcuni campanelli di allarme possono far sospettare la presenza della malattia.

Innanzitutto, nella spondilite anchilosante, il dolore alla schiena persiste da almeno sei mesi e tende a scomparire con il movimento e l’esercizio fisico.

In genere, poi, la persona soffre di una rigidità articolare mattutina, che tende a migliorare con il passare delle ore. Più la malattia avanza, più le difficoltà di movimento al risveglio si accentuano e durano a lungo.

I dolori e la rigidità mattutina tipica della spondilite trovano sollievo dopo una doccia calda.

La persona malata di spondilite può avere un sonno disturbato, soprattutto verso il mattino, a causa dei dolori alla colonna.

La spondilite si associa con frequenza ad altre malattie, in particolare all’uveite, ossia un’infiammazione dell’occhio che provoca arrossamento e visione annebbiata, alla psoriasi, una malattia della pelle che causa squame argentee, e a malattie infiammatorie croniche dell’intestino.

Purtroppo la spondilite anchilosante è ancora poco conosciuta e spesso sottovalutata, anche dai medici. Per questo, in molti casi, la diagnosi viene fatta a distanza di parecchi anni dalla comparsa dei sintomi. Il problema è che più passa il tempo, più la situazione peggiora. La malattia, infatti, ha un’evoluzione negativa: le vertebre, con il passare degli anni, tendono a fondersi le une alle altre, provocando una curvatura innaturale del rachide.

Non bisogna dimenticare, poi, che la malattia ha un forte impatto psicologico sui malati. Anche per questo, la situazione andrebbe affrontata il prima possibile.

Le cure

Al momento non esiste ancora una cura per la spondilite anchilosante, ma sono comunque disponibili vari trattamenti che aiutano a ridurre il dolore e la rigidità e a contenere il danno articolare.

Il medico può consigliare innanzitutto una cura a base di antinfiammatori, che offrono sollievo, attenuando il dolore e l’infiammazione. Se l’infiammazione non riguarda la colonna vertebrale, ma le altre articolazioni, gli antinfiammatori non sempre sono efficaci. In questi casi può essere necessario prescrivere i farmaci antireumatici modificanti la malattia (i cosiddetti “Dmard”), che agiscono regolando l’azione del sistema immunitario.

Infine, nel dolore alla colonna che non risponde alle molecole antinfiammatorie, possono essere utili i farmaci biologici di ultima generazione, prodotti grazie alle biotecnologie. Si tratta di molecole in grado di agire in maniera mirata contro un “bersaglio”.

Considerato che le persone con malattie immunitarie come la spondilite anchilosante presentano aumentati livelli di Tnf (tipo di proteina aggressiva prodotta dal sistema immunitario), nel loro caso sono indicati gli anti Tnf. Questi farmaci agiscono bloccando il Tnf e, quindi, limitando l’azione della malattia.

La cura farmacologica, comunque, non è l’unica arma in grado di ostacolare l’evoluzione della malattia e migliorare la qualità di vita dei malati. È importantissimo anche mantenere una corretta postura ed effettuare con regolarità un’attività sportiva “dolce”, che non sovraccarichi le articolazioni, ma le tenga in movimento. Per esempio, è perfetto il nuoto. In questo modo si evita che la colonna vertebrale si “irrigidisca”.

Il medico può prescrivere anche dei cicli di riabilitazione, che aiutano a gestire meglio la malattia.