25/10/2017

Gli esami per il mal di schiena

Quando si avverte dolore alla schiena, soprattutto se esso tende a persistere nel tempo e a non migliorare con il riposo, è bene non fare finta di nulla, ma rivolgersi al medico per gli accertamenti del caso.

Il medico di base, attraverso la visita, cerca di individuare la zona interessata dal problema e di capire quali sono i sintomi avvertiti, in modo da fare una diagnosi e da escludere eventuali malattie serie della colonna vertebrale.

Per chiarire meglio la situazione, può chiedere al soggetto di compiere alcuni movimenti, come muovere la testa a destra e a sinistra e piegarla (per accertare se il problema interessa la regione cervicale).

Il medico può eseguire anche una serie di test per verificare i riflessi nervosi e la sensibilità di mani e piedi e, se lo ritiene necessario, indirizzare la persona da un fisiatra o un ortopedico.

Il medico di base (o lo specialista), per una diagnosi più corretta e certa, può richiedere alcuni esami. Ecco i principali.

La radiografia

È l’esame di base e utilizza un’apparecchio che emette raggi X. Essi passano attraverso i tessuti corporei, ma vengono fermati dalle ossa. In questo modo imprimono sulla pellicola la sagoma della colonna.

Il medico può così verificare se ci sono fratture nelle vertebre e deformazioni del rachide, ma non può vedere se ci sono problemi ai dischi e alle radici nervose.

La Tac

La Tac o Tc (tomografia computerizzata) si serve di un grande tubo, fonte di raggi X, che ruota attorno alla parte da esaminare e raccoglie, attraverso un particolare sistema elettronico di registrazione, centinaia di immagini che vengono elaborate da un calcolatore elettronico e ricostruite in immagini a più dimensioni. In questo modo è possibile vedere tutta la struttura della colonna.

La risonanza magnetica

La risonanza magnetica nucleare (Rmn) produce e invia al corpo della persona, inserito in un grande magnete a forma di cilindro, impulsi di radiofrequenza che vengono poi trasformati da un computer nelle immagini anatomiche delle porzioni analizzate, visualizzate attraverso un monitor.

Questo esame consente un’analisi ancora più approfondita della Tac. Infatti, si avvale dell’utilizzo di un mezzo di contrasto (inserito per via endovenosa) che fornisce una buona visualizzazione anche dei tessuti molli. Riesce così a visualizzare i punti compromessi.

È controindicata ai portatori di pace-maker, protesi acustiche od oculari, placche metalliche.

L’elettromiografia

In genere, viene prescritta nel caso in cui siano presenti deficit neurologici, con alterazioni nel movimento o nella sensibilità, perdita della forza muscolare e formicolii.

Per effettuare l’esame elettromiografico si utilizzano elettrodi applicati alle gambe o alle braccia (a seconda di dove si localizzano i sintomi) e/o aghi che inviano segnali al computer, consentendo una valutazione accurata della funzionalità della zona e uno studio della trasmissione degli impulsi nervosi fra nervo e muscolo.

La Moc

L’esame principale per la misurazione della densità minerale ossea è la mineralometria ossea computerizzata, più conosciuta come Moc.

Si tratta di un’indagine che si avvale dell’utilizzo di uno strumento che emette doppi raggi X, assorbiti dall’osso (in genere, l’esame viene fatto sulla colonna vertebrale o sul collo del femore) in misura proporzionale alla densità dei componenti. Un computer rielabora poi i dati, permettendo di conoscere la densità dell’osso e la quantità di minerali presente nella zona analizzata.

Minore è la massa ossea, maggiore è la probabilità di andare incontro a una frattura. Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), le persone sono a rischio se hanno una massa minerale ossea inferiore a -2,5. L’esame andrebbe ripetuto ogni due anni dopo i 65 anni, per individuare le situazioni a rischio.