13/10/2017

Il glaucoma

Solo in Italia il glaucoma riguarda più di 500 mila persone e, secondo le previsioni, i numeri sono destinati ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione. Si tratta di una malattia subdola e pericolosa: nelle fasi iniziali molte volte passa inosservata e, quando iniziano a comparire i primi segnali, spesso l’integrità dell’occhio è già compromessa. Ecco perché è importante sottoporsi con regolarità ai controlli oculistici.

A rischio il campo visivo

Il glaucoma è una malattia degli occhi che interessa fra l’uno e il due per cento della popolazione sopra i 40 anni (più l’età avanza e più la frequenza aumenta). Consiste in una compromissione del campo visivo e della papilla ottica.
Il campo visivo rappresenta la parte del mondo esterno visibile quando si fissa un punto, la papilla ottica invece è il punto in cui le fibre nervose (che trasportano l’informazione visiva) convergono per formare il nervo ottico, il nervo fondamentale per la visione.
Questo spiega perché il glaucoma è una malattia seria e invalidante che può portare a difficoltà visive o addirittura a cecità.

Aumenta la pressione oculare

Alla base del glaucoma c’è un’alterazione dell’equilibrio tra produzione e deflusso dell’umor acqueo (il liquido trasparente contenuto nell’occhio), da cui deriva la pressione oculare.
In pratica, in caso di glaucoma, l’umore acqueo non riesce a defluire e finisce con l’accumularsi nell’occhio. Di conseguenza, la pressione interna all’occhio aumenta e supera la soglia limite, che è intorno ai 20 millimetri di mercurio (mmHg).
Questa situazione determina una compressione delle fibre nervose della retina e dei vasi che irrorano la papilla ottica. A lungo andare si può arrivare alla degenerazione delle fibre nervose dell’occhio e, quindi, alla perdita parziale o completa della vista.

I fattori di rischio

Le probabilità di soffrire di glaucoma aumentano in presenza di alcuni fattori di rischio. I principali sono:

  • – età superiore ai 40 anni;
  • – altri famigliari affetti dalla stessa malattia;
  • – presenza di alcuni disturbi oculari, come infiammazioni interne, difetti elevati della vista, trombosi dei vasi retinici, cataratte;
  • – forti traumi: possono alterare la struttura dell’occhio al punto da portare a glaucoma;
  • – esercizi ginnici non corretti o seguiti in modo errato;
  • – emicrania: è stato notato che quasi la metà delle persone che soffrono di glaucoma è soggetta ad attacchi di emicrania;
  • – malattie generali che causano una compromissione o alterazione della circolazione sanguigna e quindi anche dell’apporto di sangue al nervo ottico (diabete, ipertensione, arteriosclerosi);
  • – abuso di alcuni farmaci, in special modo quelli a base di cortisone.

Quattro tipi di disturbo

Si distinguono vari tipi di glaucoma. I più comuni sono quattro.

  • Primario ad angolo aperto
    È la forma più diffusa: colpisce circa la metà delle persone che soffrono di glaucoma e, dopo i 70 anni, riguarda più del tre per cento dell’intera popolazione.
    È una malattia cronica che interessa generalmente entrambi gli occhi. Le cause non sono del tutto conosciute, ma sicuramente sono legate a una riduzione della filtrazione dell’umore acqueo da parte delle strutture dell’occhio deputate a questa funzione.
    Purtroppo la presenza dell’alterazione non provoca dolore. La riduzione della vista, unico campanello d’allarme, avviene in modo molto graduale e lento e la persona può anche non rendersene conto fino a quando la situazione è già molto compromessa.
  • Primario ad angolo chiuso
    Si tratta di una malattia che riguarda circa il 10 per cento delle persone che soffrono di glaucoma.
    È dovuta a un’ostruzione totale delle vie di deflusso dell’umor acqueo a causa di una predisposizione anatomica: in pratica, l’area compresa tra cornea, iride e cristallino (angolo camerulare) risulta ridotta.
    Si manifesta in modo improvviso, imprevedibile e violento, spesso di notte o al buio. Causa un dolore fortissimo, frequentemente associato a nausea e/o vomito, con drastica riduzione dell’acuità visiva dovuta a edema (gonfiore) corneale.
  • Neovascolare
    È una forma di glaucoma pericolosissima. Rappresenta la complicazione di altre malattie dell’occhio, quali la retinopatia (malattia della retina) diabetica, la trombosi della vena centrale della retina, il distacco di retina e i traumi oculari.
  • Congenito
    È una malattia cronica presente fin dalla nascita, che in genere interessa entrambi gli occhi. Colpisce circa un bambino su 10 mila. In questo caso, il glaucoma è dovuto all’alterazione delle parti dell’occhio che dovrebbero far defluire i liquidi e che invece non sono in grado di assolvere questo compito. Si tratta di una malformazione genetica della persona.
    Il soggetto manifesta un evidente fastidio verso la luce e tende di continuo a proteggere gli occhi, spesso umidi e lacrimosi. Questi con il tempo diventano esageratamente grandi.

Come si interviene

Il glaucoma è una malattia silenziosa: non dà sintomi e quando li provoca, spesso, è già a uno stadio molto avanzato. Infatti, solo quando ha già compromesso le strutture dell’occhio può manifestarsi con problemi alla vista (la visione centrale viene conservata fino all’ultimo).
Per questa ragione, è fondamentale la diagnosi precoce: solo facendosi controllare con frequenza è possibile tenere sotto controllo la malattia e la sua evoluzione, scongiurando le sue temibili conseguenze.
Gli specialisti consigliano di sottoporsi a una visita annuale di controllo passata la soglia dei 40-45 anni.

Le cure con i farmaci

Le cure cambiano a seconda del tipo di glaucoma e del suo grado di serietà. È sempre il medico a stabilire la procedura più adatta al caso specifico. Quando ci sono altre malattie, per risolvere la situazione è necessario innanzitutto curare queste ultime.
Altrimenti, in genere, si preferisce iniziare con una cura di tipo farmacologico, a base di farmaci ipotonizzanti, in grado di abbassare la pressione all’interno dell’occhio.
Questi medicinali si trovano sotto forma di colliri, da instillare negli occhi una o più volte al giorno a seconda delle indicazioni dell’oculista. Il trattamento farmacologico va seguito con costanza e mai sospeso di propria iniziativa.
le soluzioni chirurgiche

La chirurgia

Quando la cura farmacologica non riesce a ridurre la pressione all’interno dell’occhio occorre optare per la cura chirurgica. Ecco le tecniche impiegate oggi.

Il laser

Si basa sull’utilizzo di un laser particolare, l’argon laser, che emette una luce particolare. L’intervento dura pochi minuti e può essere eseguito ambulatorialmente, cioè senza bisogno di ricovero ospedaliero. Inoltre, non è necessaria alcuna anestesia.
La luce del laser è in grado di allargare i canali da cui defluisce l’umore acqueo, ristabilendo così una pressione normale all’interno dell’occhio.
Nel caso di glaucoma acuto, il laser viene impiegato per creare un foro all’interno dell’iride (iridotomia), creando quindi una via alternativa di sfogo dell’umor acqueo.
Il trattamento riesce a ridurre la pressione dell’occhio in una percentuale elevata dei casi. A volte, però, con il passare del tempo i canali tendono a richiudersi.
Dopo l’intervento, è possibile riprendere le normali attività quotidiane, con l’accortezza però di applicare per tre-quattro giorni un collirio che serve a evitare un aumento della pressione interna all’occhio, effetto collaterale dell’operazione.

L’intervento tradizionale

La chirurgia tradizionale, cosiddetta “filtrante”, viene utilizzata quando la cura farmacologica e/o il laser non sono in grado di bloccare l’evoluzione della malattia, soprattutto nel caso di glaucoma cronico con angolo aperto (un disturbo che ha la tendenza a ripresentarsi).
In anestesia locale, il chirurgo crea una comunicazione tra la sclera e l’interno dell’occhio in modo da favorire la filtrazione dell’umore acqueo e la conseguente riduzione della pressione intraoculare.
Nella maggioranza dei casi con questo intervento si ottiene una netta diminuzione della pressione interna all’occhio ed è quindi possibile sospendere la cura con i farmaci.
Dopo l’operazione è bene non toccare o strofinare l’occhio, per non causare danni al bulbo oculare. Nelle prime tre settimane dall’intervento è anche importante evitare di affaticarsi.