25/10/2017

La tubercolosi

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) considera la tubercolosi la malattia infettiva più diffusa a livello mondiale. Solo in Italia, ogni anno si registrano circa 6-7 mila casi, circa 7/8 ogni 100 mila abitanti.

Secondo gli esperti, però, fra qualche tempo le persone contagiate saranno ancora più numerose. Le ragioni? Essenzialmente tre: l’aumento dell’immigrazione (chi arriva in Italia dalle zone a rischio può portare il batterio con sé), la comparsa di microrganismi resistenti alla terapia tradizionale e l’abbandono delle terapie.

Per questo, è importante sapere come bisogna comportarsi.

Di che cosa si tratta

La tubercolosi, nota anche con la sigla Tbc, è una malattia provocata da un micobatterio, il Bacillo di Koch o Micobacterium tubercolosis, che può colpire persone di tutte le età. Il microrganismo è particolarmente diffuso in alcune aree del mondo, come Perù, Filippine, Paesi dell’Europa dell’Est, Africa Sub-sahariana.

Il batterio può aggredire diversi organi del corpo, principalmente ossa, laringe, intestino, ghiandole e linfonodi, apparato urinario o genitali. In relazione alla zona colpita, la malattia assume connotazioni precise.

Occorre sapere comunque che nella maggior parte dei casi il batterio si insinua nei polmoni, distruggendo progressivamente gli alveoli polmonari, le piccole “sacche” situate al termine dei bronchioli (la diramazione più sottile dei bronchi), nelle quali avvengono gli scambi tra ossigeno e anidride carbonica. Di conseguenza la respirazione diventa sempre più difficoltosa.

La modalità di trasmissione

Il contagio avviene quasi sempre in seguito al contatto prolungato con una persona malata, che può trasmettere il batterio soprattutto per via aerea, attraverso starnuti, saliva o colpi di tosse.

Se non adeguatamente trattata, ogni persona affetta da tubercolosi può contagiare mediamente 10-15 persone ogni anno. Gli adulti sono solitamente più contagiosi dei bambini.

In realtà, non tutte le persone infette sono malate. Infatti, quando l’organismo entra in contatto per la prima volta con il bacillo tubercolare produce anticorpi specifici, che in molti casi riescono a tenere sotto controllo il “nemico”, impedendone la crescita e la diffusione. In questo caso si parla di infezione tubercolare latente. Gli individui infetti ma non malati non hanno sintomi e non possono trasmettere la Tbc.

Più del 90% delle persone che hanno contratto l’infezione tubercolare non svilupperanno mai la malattia. In queste persone il bacillo, quindi, rimane inattivo per tutta la vita.

In altri casi, invece, subentra la malattia. Succede soprattutto se la persona infetta diventa immunodepressa, con difese basse (per esempio per altre infezioni): il batterio può prendere il sopravvento e scatenare la malattia vera e propria. Il passaggio da infezione a malattia può avvenire anche a distanza di anni.

In una minoranza di casi, il sistema di difesa non riesce a contenere il microrganismo e la persona si ammala di tubercolosi.

Come si manifesta

La forma più frequente di tubercolosi è quella polmonare. Ecco perché uno dei sintomi più diffusi riguarda l’apparato respiratorio ed è la tosse, solitamente secca. Se la malattia non viene trattata, con il tempo può comparire anche sangue nell’espettorato.

Altre manifestazioni abbastanza comuni sono la febbre, il dolore al torace, l’aumento della sudorazione, la perdita di peso e l’inappetenza.

Essendo disturbi tipici anche di altre malattie, spesso la tubercolosi non viene riconosciuta tempestivamente.

La diagnosi è complicata anche dal fatto che si tratta di una patologia che era quasi scomparsa e poi è ritornata, per cui molti medici non hanno particolare esperienza e sensibilità verso di essa.

Le cure

Fortunatamente la tubercolosi è una malattia curabile. Si utilizzano farmaci specifici, essenzialmente antibiotici (tipo l’isoniazide, la pirazinamide e la rifampicina), che vanno assunti in combinazione. È il medico a stabilire le associazioni migliori in relazione alla situazione.

La cura va continuata necessariamente per almeno sei mesi, anche se la sintomatologia migliora. La lunga durata costituisce spesso un ostacolo. Molti pazienti, infatti, smettono di prendere i farmaci, ignorando il fatto che in questo modo possono sviluppare forme di tubercolosi multi-resistente per le quali non si hanno cure, senza contare che così facendo diventano un veicolo di contagio fortemente rischioso per la collettività.

Secondo l’Oms, nel 2014 sono stati identificati in totale 33.009 casi di tubercolosi multi-resistente, che corrisponde al 45,2% dei casi stimati.

Anche le persone infette ma non malate in genere vengono trattate con gli antibiotici, in modo da evitare che il batterio possa prendere il sopravvento. In genere, però in questi casi si utilizza solo un farmaco.

La prevenzione

Contro la tubercolosi esiste da tempo un vaccino, chiamato Bcg. Purtroppo è piuttosto datato, creato attorno agli anni 40 del secolo scorso, e non garantisce una protezione efficace e di lunga durata.

Viene usato soprattutto nei bambini e neonati dei Paesi più poveri, dove la Tbc è ancora molto comune. Infatti, protegge principalmente contro le forme gravi di malattia nei bambini sotto i cinque anni di età, mentre è poco efficace nella prevenzione della tubercolosi nell’adulto.

La prevenzione è incentrata più che altro sulla diagnosi precoce e sul trattamento efficace e immediato delle persone con tubercolosi attiva.